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“Un uomo a pezzi” di Francesco Muzzopappa leggi la recensione

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“Un uomo a pezzi” di Francesco Muzzopappa leggi la recensione

Titolo: Un uomo a pezzi
Autore: Francesco Muzzopappa
Genere: narrativa
Editore: Fazi Editore
Pagine: 160
Prezzo: Euro 15
Prezzo E-book: 7,99

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Trama: Se si è nati al Sud, quanto coraggio occorre per tornare a casa durante le vacanze? Come ci si procura del caffè decente quando si è all’estero? È possibile uscire vittoriosi dopo l’immancabile chiamata di un call-center? Cresciuto in Puglia, dove ogni anno la famiglia metteva in piedi un’efficiente catena di montaggio per preparare pentoloni di salsa fatta in casa.

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Il narratore si è fatto strada in mezzo a idraulici maschilisti e coinquilini di ogni tipo per approdare infine a Milano. Una moderna metropoli in cui la vita è scandita da hair stylist e frigoriferi vuoti, dove per sopravvivere occorre tener testa alla sarta cinese del quartiere ed evitare di finire schiacciati dalla libreria storta ma chic raccattata al mercatino dell’usato.

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“Un uomo a pezzi ” è una raccolta di racconti, uno più divertente dell’altro. In ogni storia è sempre presente la vena ottimistica e scanzonata di Muzzopappa. Lo scrittore, infatti, ha la capacità di saper scrivere e intrattenere il lettore con poche parole, con un linguaggio diretto e scorrevole. E ognuno può ritrovarsi in questi racconti.

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In alcuni, quello sulla salsa su tutti, è impossibile trattenere le risate e viene spontaneo dover leggerne una parte a chi si ha vicino. Piacevolissimo anche il racconto sulla libreria storta. Muzzopappa anche quando parla d’amore riesce a far sorridere. Ma il punto più alto lo raggiunge con il racconto “Come montare un tagadà”.

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Anche qui è sempre presente il suo umorismo pungente, il sapersi prendere in giro. Ma c’è anche tanta malinconia e poesia nel ricordare la sua adolescenza. E proprio in questo racconto che si nota l’ottima capacità di scrittura di Muzzopappa: non è mai banale e riesce a toccare le corde dei ricordi di ognuno di noi.

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“Un uomo a pezzi” è una divertentissima raccolta di racconti che racchiude lo scrittore e l’uomo Muzzopappa, che conferma la sua originalità nel mondo degli scrittori italiani. Per chi già lo conosce è un ulteriore modo per apprezzarlo. Chi, invece, per la prima volta si trova tra le mani un suo libro, avrà voglia di recuperare gli altri.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“SOLO DIO E’ INNOCENTE” DI MICHELE NAVARRA LEGGI LA RECENSIONE

“Solo Dio è innocente” di Michele Navarra leggi la recensione

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“Solo Dio è innocente” di Michele Navarra leggi la recensione

Titolo: Solo Dio è innocente
Autore: Michele Navarra
Genere: legal thriller
Editore: Fazi Editore
Pagine: 250
Prezzo: Euro 16
Prezzo E-book: 7,99

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Trama: Nella Sardegna profonda, tra le alture della Barbagia, l’omicidio a sangue freddo di un quindicenne riapre vecchie ferite. La faida implacabile che oppone da sempre due famiglie rivali sembra non risparmiare proprio nessuno. Il principale sospettato del delitto, Mario Serra, ha già alle spalle una lunga storia di crudeltà e di sangue, forse troppo per poter credere che vi sia ancora un briciolo di umanità in lui.

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Questo è il dubbio che tormenta l’avvocato incaricato della sua difesa, Alessandro Gordiani, che, dal suo studio di Roma, parte per l’isola in vista di un processo che minerà le sue convinzioni sulla natura umana e sulla giustizia, che non sempre coincide con il giudizio espresso in tribunale. Costretto a immergersi in una società antiquata e omertosa, Gordiani si sposterà tra Roma e la Sardegna per prepararsi, anche emotivamente, a un complicato processo penale.

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Con “Solo Dio è innocente” Navarra ci porta in un piccolo paese della Sardegna (Fonni), in un ambiente semplice, ma dove l’onore e il rispetto la fanno da padrone. Infatti, è ancora ‘in uso’ il codice barbaricino: la vendetta dopo un torto subito. Sin da subito il lettore si trova di fronte alla rivalità tra le famiglie Rutzu e Serra. Tutti sanno tutto, ma nessuno parla, eppure la morte del giovane Gregorio cambierà il corso della storia.

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In questo legal thriller il lettore si trova davanti ad una storia asciutta e senza fronzoli, proprio come il lavoro di un avvocato. Infatti Gordiani inizia subito a lavorare per il suo assistito, ma non è un legale freddo e distaccato, ha anche lui un suo codice.

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Navarra coinvolge il lettore nella storia, che non è un semplice thriller, ma è un vero tuffo nella procedura penale e nelle singole fasi di un processo. Il tutto usando un linguaggio si tecnico, ma mai incomprensibile e proprio per questo il lettore non può che divorare le pagine per arrivare alla conclusione del caso.

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“Solo Dio è innocente” è un ottimo legal thriller. Navarra non abusa mai delle immagini splatter, anzi le scene più ‘forti’ servono al racconto e all’avvocato Gordiani per arrivare alla verità. I singoli personaggi sono ben costruiti e funzionali alla storia. E’ un libro che verrà molto apprezzato dagli appassionati del genere, ma sarà anche una piacevolissima lettura per chi vorrà addentrarsi per la prima volta in un bel thriller.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“NOI” DI PAOLO DI STEFANO LEGGI LA RECENSIONE

“Noi” di Paolo Di Stefano leggi la recensione

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“Noi” di Paolo Di Stefano leggi la recensione

Titolo: Noi
Autore: Paolo Di Stefano
Genere: Narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 608
Prezzo: Euro 22
Prezzo E-book: 12,99

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Trama: Lo scherzo tormentoso inflitto a un fratellino minore, un frutto mangiato insieme al nonno sotto un albero di mandorle, l’intercalare di un padre – “picciotti mei!”. Ma soprattutto un giorno dell’aprile 1967 in cui piove, Patty Pravo compie diciannove anni, a San Siro Burgnich segna il secondo gol contro il Bologna. E un bimbo di cinque anni muore per una malattia che di lì a pochi mesi diventerà curabile. Ci sono nella vita infiniti momenti che scorrono senza che ne conserviamo memoria. E altri invece destinati a imprimersi nella mente in modo così vivido da renderli misteriosamente compresenti a ogni istante che verrà.

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“Noi” è un romanzo molto intimo. Di Stefano racconta la storia della sua famiglia e lo fa con una delicatezza e una malinconia struggente che arriva al cuore. Nel corso del racconto non viene mai tralasciato nulla: dai momenti più allegri e felici agli eventi dolorosi che cadono addosso come macigni e lasciano il segno.

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Per il lettore è impossibile staccarsi dalle vicende dei Di Stefano e Confalonieri, che partono dal Ventennio fino ad arrivare ai giorni nostri. E per tutto il racconto il filo conduttore è il legame fortissimo tra Di Stefano e il padre: spesso conflittuale ma sempre ricco d’amore.

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Altro legame fortissimo presente in tutto il libro è quello tra lo scrittore e il fratellino Claudio, morto troppo presto. Piacevolissime le parti ‘lasciate’ al piccolo Claudio (in rosso come le brutte macchine sulla sua pelle), molto intime, ma di notevole impatto e spesso divertenti, come solo un bimbetto di 5 anni sa essere.

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Di Stefano scrive molto bene e riesce ad essere estremamente coinvolgente. Il lettore entra a far parte della sua famiglia e non si sente un estraneo, proprio come accade nella loro casa: sempre piena di parenti e amici. Intensissime, poi, le pagine sul piccolo Claudio. Il racconto della sua morte è un colpo al cuore ed è necessario fermarsi un attimo con la lettura per cercare di metabolizzarla. E come per Di Stefano, anche per il lettore è difficile lasciar andare Claudio.

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“Noi” è un bellissimo romanzo su una famiglia: il luogo dove ognuno trova la propria dimensione tra alti e bassi. La felicità è quella vera e genuina e la nostra famiglia ci fa sentire sempre meno soli in una società dove ormai conta solo l’individualismo.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“IL SOGNO” DI FRANCK THILLIEZ LEGGI LA RECENSIONE

“Il sogno” di Franck Thilliez leggi la recensione

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“Il sogno” di Franck Thilliez leggi la recensione

Titolo: Il sogno
Autore: Franck Thilliez
Genere: thriller
Editore: Fazi editore
Pagine: 510
Prezzo: Euro 18,50
Prezzo E-book: 12,99

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Trama: Se non fosse per le sue cicatrici e le strane foto che tappezzano le pareti del suo ufficio, si direbbe che Abigael sia una donna come le altre. Se non fosse per i momenti in cui sprofonda nel mondo dei sogni, si giurerebbe che dica il vero. Ma Abigael, la psicologa che tutti si contendono per risolvere i casi criminali più intricati, soffre di una grave narcolessia che le rende tutto più difficile. Spesso per lei il confine tra sogno e realtà si confonde, ed è costretta a ricorrere a bruciature e tatuaggi per assicurarsi di essere sveglia e che quello che vede stia realmente accadendo. L’indagine a cui sta lavorando insieme al fidanzato poliziotto Frédéric riguarda un rapitore seriale di bambini, Freddy.

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I piccoli scomparsi finora sono tre, a quattro mesi di distanza l’uno dall’altro. Ogni rapimento viene annunciato con uno spaventapasseri che indossa gli abiti del bambino rapito precedentemente. Intanto, Abigael è l’unica sopravvissuta a un terribile incidente d’auto di cui non ricorda nulla e dove hanno perso la vita suo padre e sua figlia. Presto capirà che molte cose di quell’episodio non tornano. E si renderà conto che Freddy sa più di quanto dovrebbe. E non è il solo. Ma per Abigael il nemico più pericoloso rimane uno: se stessa.

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“Il sogno” di Franck Thilliez è un thriller psicologico e investigativo con un intreccio ben strutturato, dove nulla è lasciato al caso. Per il lettore questo tipo di libro è un ottimo esercizio di attenzione, non bisogna mai tralasciare nulla. Thilliez in questo è veramente un maestro: tutto è funzionale alla storia, anche un oggetto o un personaggio che appare per pochi secondi.

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Il romanzo è incentrato tutto tra il labile confine tra sogno e realtà, il tutto portato fino all’estremo per una grave malattia della protagonista. Nel corso della lettura spesso il lettore si chiede se quello che sta leggendo sia reale o frutto di un sogno di Abigael. In ogni pagina è sempre presente quello stato di confusione non solo per la narcolessia della protagonista, ma anche per i continui salti temporali.

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C’è pero da dire che per un lettore amante del genere questo lavoro di Thilliez potrebbe lasciare un po’ di amaro in bocca. Già a metà libro si riesce ad intuire qualcosa di troppo e questo potrebbere deludere, tanto più che lo scrittore francese è un vero maestro nello spiazzare chi legge.

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Thilliez ama sempre giocare con il lettore, renderlo partecipe e anche questa volta lo ha fatto, però personalmente mi ha molto infastidita. Probabilmente perchè avevo già abbastanza chiara la vicenda, ma la soluzione dell’enigma non mi ha dato quel guizzo in più, né quel qualcosa che mi facesse dire: “Ecco come è andata!”

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“Il sogno” è un buon thriller con una scrittura chiara e scorrevole, è sempre piacevole leggere un libro di Thilliez. Forse il lettore rimane sorpreso più per la costruzione della storia che della vicenda in sé (sin troppo chiara), ma senza dubbio lo scrittore ha un’ottima capacità di tenere il lettore incollato alle pagine fino alla fine. Pur con qualche difetto è una lettura piacevole e sicuramente adatta al periodo estivo.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“L’INCONVENIENTE DI ESSERE AMATI” DI ALCIDE PIERANTOZZI LEGGI LA RECENSIONE

“L’inconveniente di essere amati” di Alcide Pierantozzi leggi la recensione

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“L’inconveniente di essere amati” di Alcide Pierantozzi leggi la recensione

Titolo: L’inconveniente di essere amati
Autore: Alcide Pierantozzi
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 256
Prezzo: Euro 16
Prezzo E-book: 1,99

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Trama: Vivere in provincia è come vivere su un ottovolante emotivo: gesti, atteggiamenti, sguardi, soprattutto gli sguardi. Ogni cosa oscilla inesorabile tra una dolcezza semplice, quasi struggente, e una violenza carica di rabbia e frustrazioni. Tutti sanno tutto di tutti, ma che cosa sanno? Quando Paride lascia Milano per tornare a Calanchi, sulla Riviera delle Palme, è in fuga da una relazione distruttiva con il suo produttore musicale. Cerca un posto per rimettersi in sesto, per tornare a scrivere canzoni. Cerca casa. E risale sull’ottovolante.

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A casa infatti trova lo zio Beppe, un uomo insoddisfatto e violento che trascura la moglie ed è un pessimo padre. Ma soprattutto trova Sonia, la zia, una donna bellissima e se ne innamora contro ogni logica e previsione. Poi trova il cuginetto Gianmaria, ostile al mondo, e a ragione; poi trova l’amica d’infanzia con la nonna malata che crede di avere ancora ventun anni e fugge di casa. Trova Margherita, ragazzina polemica e spiccia armata della sua sedia a rotelle; trova Manolo, che tra codino, Harley Davidson e palestra sembra incarnare un cliché ma invece rivela un’umanità onesta e profonda.

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“L’inconveniente di essere amati” è un romanzo molto intimo sul cercare di trovare una propria dimensione nel mondo. Tutto reso ancora più complesso, perchè tutto si svolge in una classica provincia italiana. Quest’ultima ha un ruolo importante nella storia, è sempre difficile vivere e prendere delle decisioni, senza passare sotto lo sguardo curioso degli altri. Tutti sanno tutto di tutti, e spesso anche prima del diretto interessato.

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Paride è arrivato ad un momento della sua vita, dove è necessario fare chiarezza. Il ritorno a casa potrebbe essergli d’aiuto, non senza paure e dolore. Ma quello che lo attanaglia è un senso di forte colpa verso la madre per non esserle stato vicino in un momento molto difficile.

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E proprio il rapporto viscerale tra madre e figlio è una delle parti più belle di tutto il romanzo. Ogni suo ricordo dei momenti con la mamma è intimo ed anche carico di sofferenza. Un rapporto simile ma molto più istintivo è quello tra Sonia e il piccolo Gianmaria. Il bambino è molto arrabbiato con il mondo, eppure con la sua mamma è totalmente diverso.

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La scrittura di Pierantozzi è assolutamente scorrevole e diretta. Il lettore, infatti, si ritrova subito coinvolto nella vita di provincia e si appassiona immediatamente, tanto da non riuscire a staccare lo sguardo dalle pagine. In tutto il romanzo ci sono tanti riferimenti musicali e sicuramente anche nel lettore scatterà un pizzico di nostalgia. E’ un romanzo ricco d’amore: dal più passionale al più semplice. E Pierantozzi riesce a toccare il cuore.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“TORNARE A CASA” DI DORTE HANSEN LEGGI LA RECENSIONE

“Tornare a casa” di Dörte Hansen leggi la recensione

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Titolo: Tornare a casa
Autore: Dörte Hansen
Genere: narrativa
Editore: Fazi editore
Pagine: 312
Prezzo: Euro 18,50
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Quando un bambino nasce in un paesino di provincia dove di bellezza non c’è neanche l’ombra, è figlio di una ragazzina affetta da ritardo mentale. E fin da piccolissimo viene messo in piedi su una cassa a spillare birra al bancone di una locanda, il fatto che da adolescente frequenti il liceo è piuttosto sorprendente. Se poi diventa un professore universitario e decide di lasciarsi tutto alle spalle, l’evento è più unico che raro, e in paese c’è chi lo vive come un tradimento. Nel momento in cui, alla soglia dei cinquant’anni, l’uomo fugge da una vita accademica insoddisfacente.

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E da un’ambigua convivenza a tre in un appartamento in cui non si diventa mai adulti per tornare a casa e prendersi cura dei nonni: Sönke, l’oste arroccato nella sua locanda semi abbandonata, ed Ella, che la vecchiaia ha reso capricciosa e imprevedibile. Due realtà apparentemente inconciliabili si scontrano, dando vita a una crepa profonda dalla quale tutto torna a galla. Il ritorno a Brinkebüll diventa così un’occasione per riscoprirsi e reinventarsi: ci sono conti da saldare, ruoli da invertire e tante tappe da rivisitare prima di muovere il primo passo verso il cambiamento.

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“Tornare a casa” è un romanzo che racconta la vita di uno dei tanti paesi di provincia, dove tutto sembra immobile. Ma è solo un’impressione, perchè l’evoluzione di Brinkebüll va di pari passo con l’emancipazione dei suoi abitanti. Ognuno di loro ha la sua importanza e un ruolo ben definito, grazie anche all’abilità della Hansen che li caratterizza con un accurato studio sulla lingua.

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Nel romanzo ci sono continui flashback carichi di malinconia. Si soffre nel vedere il passato contrapposto al presente, sempre più freddo e distaccato. Nel paese tutti si conoscono e ogni giorno tutti hanno dei rituali, che danno quella stabilità e calma che nel presente spesso si perde. L’anno sabbatico di Ingwer è la rappresentazione perfetta della storia. Per trovare una giusta stabilità è fondamentale tornare a casa e affrontare il passato.

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Una menzione particolare, poi, va fatta per Ella, Sonke e Marret. Quest’ultima è l’anima pura e candida che vive si a Brinkebüll, ma in realtà ha un suo mondo. E’ poco interessata al progresso e al presente. I due anziani, invece, vengono raccontati con una delicatezza e un garbo che provocano nel lettore tanta tenerezza. Bellissimi i loro momenti che nemmeno Ingwer vuole interrompere.

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Con “Tornare a casa” Dörte Hansen ha voluto raccontare uno spaccato tipico tedesco. Dove il passaggio alla modernità spezza quasi un legame con ciò che è stato, ma senza il passato, i ricordi delle piccole certezze è impossibile andare avanti. Un piacevole spaccato ormai perduto.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“SPACE INVADERS” DI NONA FERNANDEZ LEGGI LA RECENSIONE

“Space Invaders” di Nona Fernández leggi la recensione

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“Space Invaders” di Nona Fernández leggi la recensione leggi la recensione

Titolo: Space Invaders
Autore: Nona Fernández
Genere: romanzo breve
Editore: Edicola Ediciones
Pagine: 96
Prezzo: Euro 10
Prezzo E-book: 3,99

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Trama: Chi è la nuova alunna che siede silenziosa nell’ultima fila di banchi? Chi è la ragazzina che scrive lettere accorate? Chi è realmente Estrella González? Sono i personaggi di Space Invaders – i compagni di classe di Estrella – a rivelarci pagina dopo pagina la sua identità e la sua storia, in una sequenza di brevi e folgoranti scene, il cui montaggio scrupoloso sviluppa l’intero racconto.

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“Space invaders” racconta la tragedia della dittatura cilena di Pinochet attraverso gli occhi e gli aneddoti dei bambini. Il pretesto per fare ciò è capire chi era la piccola Estrella Gonzalez. Della bambina non si sa nulla e saranno proprio i suoi compagni di scuola che cercheranno di farla conoscere.

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L’11 settembre del 1973 è una data che il popolo cileno non potrà mai dimenticare: l’inizio della dittatura di Pinochet. Ogni regime totalitario viene vissuto in completa repressione, la popolazione non può fare molto e la soppressione è ancora più violenta. E un bambino come la vive e cosa percepisce?

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La risposta arriva da questo romanzo breve di Nona Fernandez. I piccoli protagonisti vivono e subiscono la dittatura, ovviamente non capendo quello che succede. E questo rende il loro racconto quasi tutto un sogno: i fatti reali vengono si raccontanti, ma sono completamente amalgamati coi loro sogni. Le paure prendono il sopravvento e, tra un sogno e un incubo, il lettore viene a conoscenza delle atrocità della dittatura.

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Il titolo di questo romanzo breve è un omaggio all’omonimo videogioco nato nel 1978 dove il giocatore non può fare altro che sparare per sconfiggere gli alieni. Lo stesso modo di affrontare la realtà sia da parte dei piccoli protagonisti, sia di tutta la popolazione cilena.

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“Space invaders” è un piccolo gioiellino di poche pagine, ma in ognuna troviamo un carico di angoscia e piccole speranze, che aiutano a vivere sotto una dittatura. La Fernandez, infatti, ci fa conoscere uno spaccato di vita cilena. La storia del Cile non è molto nota, ma grazie ad artisti e scrittori, come Nona Fernandez, il lettore può approfondire e conoscere dall’interno tutto quello che è realmente accaduto.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“LA NOSTRA FOLLE, FURIOSA CITTA'” DI GUY GUNARATNE LEGGI LA RECENSIONE

“La nostra folle furiosa città” di Guy Gunaratne leggi la recensione

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“La nostra folle furiosa città” di Guy Gunaratne leggi la recensione

Titolo: La nostra folle, furiosa città
Autore: Guy Gunaratne
Genere: narrativa
Editore: Fazi Editore
Pagine: 288
Prezzo: Euro 18,50
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Per Selvon, Ardan e Yusuf, figli di immigrati, cresciuti nella periferia disagiata di Londra, estate significa quello che significa per tutti i loro coetanei: calcio, musica, ragazze. E amicizia, naturalmente. Quell’amicizia totale come può esserlo solo un legame fra adolescenti, quasi una fratellanza, l’unico punto fermo in un mondo complicato dal quale non sembra esserci possibilità di fuga. Quando un soldato bianco viene ucciso da un ragazzo di colore, la violenza sotterranea che da sempre abita la città e la ferocia che ne avvelena l’aria esplodono. Nessuno è più al sicuro.

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Nonostante i ragazzi cerchino di restarne fuori, il mondo esterno finisce per travolgere anche loro, ricordandogli in modo brutale la loro drammatica condizione di stranieri nella nazione in cui sono nati. Tanto diversi dai terroristi e dai fanatici religiosi, quanto estranei rispetto al popolo inglese purista e nazionalista. Mentre attorno a loro la furia si scatena, Yusuf viene risucchiato in un altro vortice ancora più pericoloso. L’ondata di radicalismo che sta dilagando nella sua moschea e minaccia di trascinare con sé il problematico fratello Irfan.

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“La nostra folle, furiosa città” di Guy Gunaratne parte da un fatto realmente accaduto a Londra nel 2013 per raccontare le successive 48 ore dei tre giovani: Selvon, Yusuf e Ardan. E tutto quello che accade viene raccontato dal loro punto di vista. Ogni singolo personaggio racconta lo stesso fatto dalla sua visuale e con le sue idee e convinzioni. Ai loro racconti si aggiungono le storie di due adulti che ricordano il loro passato.

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Tutti noi siamo abituati a una visione di Londra patinata, invece nel romanzo il lettore si trova davnti un ambiente degradato. Quasi un mondo a sè stante rispetto alla capitale inglese. In ogni pagina la violenza, la paura e il disagio la fanno da padrone ed è impossibile liberarsene. Si percepisce sin da subito che accadrà qualcosa che cambierà per sempre la vita dei protagonisti.

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Guy Gunaratne utilizza una scrittura sporca senza giri di parole. Nella versione italiana si perde un po’ lo slang dei ragazzi, ma nel complesso Giacomo Cuva ha realizzato una traduzione molto curata e quanto più possibile vicina al testo. E sicuramente non è stato un lavoro facilissimo.

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Gli amanti del cinema troveranno dei punti in comune con il bellissimo film di Mathieu Kassovitz, “L’Odio”. Sia nel film che nel romanzo i giovani protagonisti si scontrano con la realtà dura e crudele. E purtroppo è inevitabile portare addosso delle cicatrici profonde e dolorose per riuscire ad andare avanti.

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Guy Gunaratne ha scritto un romanzo molto potente, un esordio che lascia un segno pesante e il suo racconto è un continuo pugno allo stomaco per il lettore. Fino ad arrivare ad un finale straziante che difficilmente lascerà indifferente il lettore. E’ un romanzo attualissimo che bisogna leggere, per cercare di contrastare con tutti i mezzi possibili il dilagare del razzismo e del sovranismo, che stanno trovando terreno fertile in questo periodo nel mondo.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“UNA POSIZIONE SCOMODA” DI FRANCESCO MUZZOPAPPA LEGGI LA RECENSIONE

“Una posizione scomoda” di Francesco Muzzopappa leggi la recensione

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“Una posizione scomoda” di Francesco Muzzopappa leggi la recensione

Titolo: Una posizione scomoda
Autore: Francesco Muzzopappa
Genere: narrativa
Editore: Fazi Editore
Pagine: 221
Prezzo: Euro 14,50
Prezzo E-book: 6,99

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Sinossi: Fabio è un giovane sceneggiatore di talento diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Un ragazzo destinato a grandi cose, una promessa del cinema italiano. Dopo diversi tentativi andati a vuoto, purtroppo l’unico modo che ha per sbarcare il lunario è scrivere copioni per il cinema a luci rosse. Tacendo del suo lavoro ai genitori e agli amici che lo immaginano autore di teatro.

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Così, invece di veder realizzato Il Cielo di piombo, un’opera che nasconde da anni nel cassetto, a Fabio tocca scrivere sceneggiature come I ragazzi del culett0. Ma anche A volte ritromban0 e L’importanza di chiavarsI Ernesto, quest’ultimo candidato al Festival del Porn0 di Cannes dove Fabio sarà in lizza per il famoso Zizi d’or. Lì avrà inizio il disastro…

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“Una posizione scomoda” affronta tematiche serissime, per certi versi addirittura tragiche, quali, ad esempio, la generazione dei trentenni, completamente dimenticata dal mondo del lavoro. Ma anche il disagio nel vivere in una società tutt’altro che meritocratica, fenomeno tipicamente italiano. Lo fa, però, in maniera esilarante.

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Fin dalle primissime righe, infatti, Muzzopappa cattura l’attenzione del lettore con una scrittura agile e scorrevole. Le sfigatissime vicissitudini del protagonista, Fabio Loiero, sono raccontate con la giusta carica di vetriolo, disinnescato, sapientemente, con fulminanti titoli di parodie porn0. Una punteggiatura fondamentale per stemperare il clima serissimo e, soprattutto, per far esplodere chi legge in sonore risate.

Muzzopappa si diverte coi paradossi, ci sguazza e ne riempie le pagine del suo primo romanzo.

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In “Una posizione scomoda”, Muzzopappa racconta un mondo, quello del porn0, non con il morboso voyeurismo che sarebbe lecito aspettarsi. Al contrario, lo indaga fin nei minimi dettagli e senza risparmiare nulla, ma in maniera assolutamente asettica e fredda. Ne viene fuori una vis comica poderosa, perché restituisce l’esibizione della nudità, in particolare dei genitali maschili e femminili, ad una dimensione di tristezza, di mancanza di dignità, di ultima spiaggia.

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Lo scrittore, inoltre, costella l’acidissimo mondo di Fabio Loiero di personaggi surreali eppure, incredibilmente, frequenti nella vita di ciascuno di noi. Chiunque, infatti, potrà facilmente ricordare di aver avuto un’amica identica a Smadonna, o un coinquilino come Giovanni Settemacchie. Chi, poi, non avrà mai incontrato una coppia simile a quei Ned e Maude Flanders di simpsoniana memoria che il protagonista ha per genitori.

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Muzzopappa si diverte coi paradossi, ci sguazza e ne riempie le pagine del suo primo romanzo. Un’opera prima potente e divertentissima, capace di coniugare lo spasso con le tematiche sociali. Tutto fila liscio e scorrevole fino al finale, un pochino deludente perché non riesce a mantenere sana quella carica di cattiveria che permea tutto il racconto.

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Peccato, perché il sottotitolo ideale poteva essere “Il primo tragico Loiero” e, invece, nelle ultime pagine l’autore non tiene il confronto con Paolo Villaggio. Poteva essere il nuovo Fantozzi (finalmente!). Non lo è, ma rimane consigliatissimo a chi non rinuncia alla riflessione nemmeno quando vuole divertirsi

Francesco G. Balzano
(account Instagram: lamantino_della_lettura)

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“IL GIOCO DELLA VITA” DI MAZO DE LA ROCHE LEGGI LA RECENSIONE

“Il gioco della vita” di Mazo de la Roche leggi la recensione

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“Il gioco della vita” di Mazo de la Roche leggi la recensione

Titolo: Il gioco della vita
Autore: Mazo de la Roche
Genere: narrativa
Editore: Fazi Editore
Pagine: 480
Prezzo: Euro 18
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: È trascorso un anno da quando abbiamo lasciato la turbolenta Jalna. Eden è scomparso e non si hanno più notizie di lui, Alayne è tornata a New York, Pheasant ha avuto un figlio da Piers e lo ha chiamato Maurice, come suo padre. Ritroviamo la famiglia riunita attorno al tavolo davanti a un invitante soufflé al formaggio e una bottiglia di rum di quelle buone per gli uomini. Manca solo Adeline. La nonna ormai passa la maggior parte del tempo a letto. Quello stesso letto che è stato testimone di concepimenti, nascite e addii, e che ora sembra attendere un commiato. Difficile credere che la complicata trama tessuta da Adeline nelle stanze di Jalna possa squarciarsi. Ma una preoccupazione domina su tutte: a chi andrà l’eredità?

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Per tenere tutti in pugno, la furbissima nonna ha dichiarato che sarà destinata a una sola persona. Così, fra gelosie e sospetti reciproci, scatta la rincorsa all’ingente patrimonio. Finirà forse nelle mani di Renny, per cui tutte le donne, nonna compresa, perdono la testa? O il fortunato sarà Nicholas, il più anziano, il figlio preferito? O l’adorabile piccolo Wakefield? Nel frattempo, il giovane Finch ha ben altro a cui pensare e coltiva in gran segreto la sua passione per le arti. Nell’attesa di entrare finalmente a far parte del gruppo degli uomini Whiteoak, mentre Renny non riesce a dimenticare l’affascinante Alayne, che tornerà a rimescolare le carte.

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“Il gioco della vita” è il secondo capitolo della saga “Jalna” e Mazo de la Roche ci riprende per mano e ci riporta dentro la magione canadese dei Whiteoak che domina tutte le loro vite. Ogni vicenda ha come punto centrale sempre Jalna, come se fosse un mondo a sè e chi non ne fa parte non potrà mai capire veramente quello che accade.

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Questo secondo capitolo mette in risalto la figura di Finch, il componente della famiglia che più soffre della sua condizione. Cerca continue vie di fuga perchè non riesce a sentirsi all’altezza del resto dei familiari. Persino il piccolo di casa viene preso più in condiserazione di lui.

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Mazo de la Roche con la sua scrittura scorrevole e fortemente ironica racconta le vicende quotidiane dei Whiteoak, che potrebbero essere paragonate alle attuali soap opera. Tradimenti, litigi e soprattutto eredità: tutti elementi che condiscono la vita all’interno di Jalna, che altrimenti scivolerebbe via senza lasciar segni.

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Per il lettore è veramente impossibile interrompere la lettura del libro. Tra dialoghi, litigi e colpi di scena si ha sempre la voglia di andare avanti e di scoprire quello che accadrà. Aver incentrato buona parte del romanzo su Finch, ha dato a Mazo de la Roche la possibilità di mostrare al lettore la sua abilità di grandissima narratrice. Finch è molto diverso dagli altri, che potrebbero sembrare un po’ stereotipati. La scrittrice contrapponendo il giovane Whiteoak al resto della famiglia e con la sua ottima abilità ha portato il lettore ancora più dentro la storia.

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Con “Il gioco della vita” Mazo de la Roche è riuscita in un’impresa non facile: quella di superare la bellezza del primo libro. Se con “Jalna” il lettore entra in punta di piedi nel racconto, qui ormai ne viene travolto dalla prima pagina e anche lui diventa prigioniero della magione. Tra le saghe familiari questa di Mazo de la Roche è sicuramente una delle più belle e suggestive.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“QUANTO MANCA PER BABILONIA?” DI JENNIFER JOHNSTON LEGGI LA RECENSIONE

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