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“Il ragazzo e l’airone” la recensione del film di Miyazaki

“Il ragazzo e l’airone” la recensione del film di Miyazaki

“Il ragazzo e l’airone” la recensione del film di Miyazaki

Distribuito da: Lucky Red

Regia: Hayao Miyazaki
Paese: Giappone
Anno: 2023
Durata: 124 minuti
Genere: Animazione
Voto: OOOO (su 5)

Data di uscita: 1 gennaio 2024

“Il Ragazzo e l’Airone” è l’ultimo lavoro del leggendario regista d’animazione giapponese Hayao Miyazaki. Questo film, creato dal maestro e dallo Studio Ghibli, poi, segna il ritorno di Miyazaki all’animazione dopo aver annunciato il suo ritiro dal cinema nel 2013 con “Si Alza il Vento”. Questo nuovo film, inoltre, sembra essere un vero e proprio atto di addio, ma è anche molto di più. Esploriamo, dunque, come il film racconta una storia che va oltre il mondo dell’animazione e riflette gli affetti personali di Miyazaki.

La trama

La storia si svolge in Giappone alla fine degli anni ’30, durante la Seconda Guerra Mondiale. Il giovane Mahito, che ha perso sua madre durante la guerra, poi, si trasferisce in una zona rurale con suo padre, che sta per sposare la sorella della madre di Mahito. Mentre esplora i dintorni, inoltre, Mahito scopre una torre misteriosa che funge da portale verso un altro mondo, con legami profondi con la realtà. Questo mondo alternativo diventa, quindi, il centro della narrazione e della sua esperienza.

Il ritorno di Miyazaki

Dopo il suo presunto ritiro, Hayao Miyazaki è tornato, dimostrando la sua ineguagliabile abilità nel creare mondi immaginari. Il film cattura perfettamente lo stile e la visione unica di Miyazaki, con ambientazioni dettagliate, fondali acquerellati e una colonna sonora coinvolgente curata da Joe Hisaishi. Il ritmo del film, sebbene non convenzionale e con qualche lentezza, cattura l’attenzione del pubblico grazie all’attenzione ai dettagli e all’uso creativo del sonoro.

“Il ragazzo e l’airone” la recensione del film di Miyazaki – Il significato del film

“Il Ragazzo e l’Airone” è molto più di un semplice film d’animazione. È una dichiarazione d’amore all’arte e alla creatività. Il protagonista Mahito sembra rappresentare il giovane Hayao Miyazaki, e il mondo alternativo che scopre potrebbe simboleggiare l’arte e l’immaginazione stesse. Mahito è il demiurgo di questo mondo, proprio come Miyazaki è l’artista dietro ai suoi film. C’è un’intimità profonda nella narrazione, con Mahito che condivide le sue difficoltà nel tenere in piedi questo mondo, simboleggiando la lotta dell’autore nell’arte.

La rinuncia e il messaggio

Una delle questioni fondamentali del film è la rinuncia, l’idea di cedere la creazione agli altri e alla natura stessa. Hayao Miyazaki sembra voler consegnare un’eredità, ma allo stesso tempo riconosce che alcune cose non possono essere tramandate. Questa è una lezione saggia, poiché il mondo e l’arte evolvono costantemente. Il film riflette anche sul rapporto tra le generazioni, tra vecchio e nuovo, e sull’importanza di lasciare spazio a nuovi immaginari e nuove vite.

Un universo di equilibrio tra realtà e sogno

Uno dei tratti distintivi del cinema di Miyazaki è la capacità di creare un mondo equilibrato in cui realtà e sogno coesistono armoniosamente. Questo equilibrio è visibile in ogni aspetto del film, dalla caratterizzazione dei personaggi all’ambientazione mozzafiato. Ne “Il Ragazzo e l’Airone,” vediamo un ragazzino, Mahito, ossessionato dalla morte di sua madre e un misterioso airone, un uccello che parla e sfida la nostra comprensione della realtà.

Miyazaki usa abilmente la dimensione onirica del suo film per trasmettere le paure e le meraviglie dell’infanzia. I suoi disegni, apparentemente innocenti, racchiudono un mondo di emozioni, colori e forme che evocano i ricordi di un’infanzia in cui l’immaginazione regnava sovrana. Ma sotto questa bellezza si nasconde spesso un lato oscuro, un mistero che ci spinge a riflettere sulla vita stessa.

Da realtà a sogno e viceversa

Miyazaki ci porta in un viaggio straordinario, spostandosi agilmente tra la realtà e il sogno, tra il politico e l’onirico. I suoi film sono come porte che si aprono su universi paralleli, dove le nuvole nere si scontrano con le nuvole bianche, dove la vita quotidiana si mescola con l’eccezionale. Questo equilibrio tra opposti crea una narrazione coinvolgente, invitando i protagonisti a riconsiderare la propria visione del mondo.

Al cuore delle storie di Miyazaki c’è spesso un elemento di alterità, un’entità o un mondo che sfida la normalità. Questo elemento di disturbo spinge i personaggi a esplorare nuovi orizzonti, a cercare la comprensione e l’equilibrio. L’autore fa spesso uso di cerchi familiari spezzati o incompleti per simboleggiare questo cambiamento e questa crescita.

La maestria tecnica di Miyazaki

Miyazaki dimostra ancora una volta la sua maestria nell’animazione con “Il Ragazzo e l’Airone.” Il film inizia con una sequenza straordinaria in cui Mahito attraversa una Tokyo in fiamme per cercare di salvare sua madre. Le immagini delle fiamme, dei volti terrorizzati dei passanti e delle ceneri trasportate dal vento creano un mondo caotico e incontrollabile. Questo prologo anticipa la transizione tra realtà e sogno che caratterizza tutto il film.

Miyazaki usa il movimento in modo straordinario per far emergere il contrasto tra la stabilità del mondo reale e l’incertezza del mondo onirico. L’airone, una creatura mostruosa, rompe la staticità dell’ambientazione con il suo movimento dinamico, creando un effetto straordinario. Questo contrasto tra realtà e sogno è una costante nel cinema di Miyazaki e contribuisce alla profondità delle sue storie.

La memoria come elemento centrale

“Il Ragazzo e l’Airone” è un racconto intriso di memorie e rievocazioni. Questo film affonda le radici nella vita di Miyazaki e diventa il primo capitolo di un racconto che pone la memoria al centro dell’intera narrazione. Lontano da essere eccessivamente coinvolto, Miyazaki ci guida con grazia attraverso una torre misteriosa che nasconde un mondo parallelo. In questo mondo, un airone mutante funge da guida, conducendo il protagonista attraverso una serie di avventure sorprendenti e straordinarie.

L’uso della memoria e delle riflessioni personali di Miyazaki si fa strada nel film, portando il pubblico a riflettere sul proprio passato e le proprie esperienze. In questo modo, “Il Ragazzo e l’Airone” diventa un’opera intima e profonda che risveglia il bambino nascosto in ognuno di noi, mentre ci guida attraverso la scoperta di un mondo che riflette in segreto la società umana.

Riferimenti letterari e critica sociale

Miyazaki fa riferimento al mondo della letteratura, in particolare al capolavoro “La Divina Commedia” di Dante Alighieri. Tuttavia, in questo racconto non ci sono peccatori, ma vittime che sono legate da un destino misterioso e un deus ex machina unico. Il regista giapponese trasmette in modo straordinario il conflitto, la maternità, l’ambientalismo, il legame tra le persone e il difficile rapporto tra l’umanità e la natura.

Il film è una critica costruttiva alla società giapponese, un richiamo all’incomunicabilità e una riflessione sull’altruismo come antidoto al male. Miyazaki evita una visione manichea del mondo e dei suoi personaggi. Invece, ci mostra che le azioni compiute con superficialità o senza la giusta valutazione delle conseguenze possono portare al male.

L’essenza dell’infanzia e della Natura

“Il Ragazzo e l’Airone” cattura l’essenza dell’infanzia e la sua meraviglia. Il film riflette sull’importanza del legame tra l’essere umano e la natura, rivelando i misteri profondi e complessi di questa connessione. La figura materna rimane una costante, anche se il protagonista è di sesso maschile, confermando l’importanza di questo legame nel mondo di Miyazaki.

L’arte e il cinema di Miyazaki spesso si concentrano sul rapporto tra l’umano e il divino. In “Il Ragazzo e l’Airone,” questa analisi diventa profondamente sensibile, con l’autore che ci regala una visione ponderata di questo legame. Il film fa emergere domande fondamentali sulla vita, sulla memoria e sull’equilibrio tra mondo reale e mondo onirico.

Conclusioni

“Il Ragazzo e l’Airone” è un’opera cinematografica straordinaria che cattura il cuore e l’immaginazione del pubblico. Hayao Miyazaki ci regala un’opera d’arte visionaria e intima, che riflette sulla memoria, sulla natura umana e sulla complessità del mondo. Il film è un inno alla meraviglia e all’immaginazione, mentre ci spinge a riflettere sul nostro passato e sul nostro futuro.

Miyazaki non è solo un regista di talento ma un narratore che ci porta in mondi straordinari e ci invita a esplorare le profondità della memoria. “Il Ragazzo e l’Airone” è una testimonianza del suo genio creativo e della sua capacità di toccare il cuore e l’anima degli spettatori. Un film che rimarrà nei nostri cuori, invitandoci a riflettere sulla nostra infanzia, sulla natura e sulle connessioni che definiscono la nostra esistenza.

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“L’ultima volta che siamo stati bambini” la recensione del film di Claudio Bisio

“L’ultima volta che siamo stati bambini” la recensione del film di Claudio Bisio

“L’ultima volta che siamo stati bambini” la recensione del film di Claudio Bisio

Distribuito da: Medusa

Regia: Claudio Bisio
Cast: Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani, Carlotta De Leonardis, Lorenzo McGovern Zaini, Marianna Fontana, Federico Cesari, Antonello Fassari, Claudio Bisio, Nikolai Selikovsky, Giancarlo Martini
Genere: Commedia
Durata: 90 minuti
Paese: Italia
Anno: 2023
Voto: 3.1 (su 5)

Trama: Un Viaggio Verso l’Amicizia

La storia ruota attorno a tre ragazzi di dieci anni, Vanda, Italo e Cosimo, che, nonostante i terribili eventi della Seconda Guerra Mondiale, mantengono la capacità di gioire e divertirsi come solo i bambini sanno fare. La loro innocenza è simboleggiata dall’amicizia con l’ebreo Riccardo. Quando Riccardo scompare, i tre amici non possono aspettare e partono in un’audace avventura per cercarlo, sfidando il pericolo dei nazisti e della guerra. Questa missione diventa un simbolo di solidarietà e della lotta per ciò in cui si crede.

Nel frattempo, due adulti si uniscono alla ricerca: Vittorio, fratello di Italo e militante fascista, e suor Agnese, che ospita Vanda in un istituto per orfani. La storia segue sia il viaggio dei ragazzi che il conflitto interiore di Vittorio e suor Agnese, evidenziando la lotta tra ideologia e amore.

L’Innocenza e l’Amicizia sopra le Differenze

Uno dei temi centrali del film è l’innocenza. Nonostante le divisioni ideologiche e politiche dei loro genitori, i giovani protagonisti sono in grado di vedere oltre queste barriere, mettendo l’amicizia al di sopra di tutto. Questo messaggio parla di unità e solidarietà in tempi di conflitto, offrendo una riflessione su quanto l’amicizia possa superare le differenze.

La Regia di Claudio Bisio

Claudio Bisio, noto attore, affronta con successo il suo esordio dietro la macchina da presa. In collaborazione con lo sceneggiatore Fabio Bonifacci, Bisio traduce il romanzo originale in un racconto che trasmette profonde emozioni. Bisio dimostra una profonda comprensione dell’era della commedia italiana degli anni Sessanta e inserisce in modo sapiente riferimenti all’epoca senza copiarne il tono. Il risultato è un film che si collega con il passato senza perdere la sua identità.

Il Peso dell’Innocenza

Il film affronta la perdita dell’innocenza attraverso gli occhi dei bambini. Nonostante la tragedia circostante, i giovani protagonisti mantengono una curiosità e un senso di meraviglia tipici dell’infanzia. Le performance dei giovani attori Alessio Di Domenicantonio, Vincenzo Sebastiani e Carlotta De Leonardis catturano in modo autentico l’innocenza dei bambini.

La Crescita in Tempi di Guerra

I protagonisti affrontano numerose sfide durante il loro viaggio, mettendo alla prova le loro abilità di sopravvivenza. Questo viaggio di formazione mostra come i bambini apprendano la conoscenza di sé stessi e il significato dell’amicizia in un contesto così difficile. Parallelamente, anche gli adulti, in particolare Vittorio e suor Agnese, affrontano la loro crescita personale quando l’amore diventa il motore delle loro azioni.

Comicità e Profondità

“L’ultima volta che siamo stati bambini” è un film che bilancia con abilità momenti di commedia e di profondità emotiva. Nonostante il contesto tragico, il film riesce a mantenere un tono leggero che coinvolge il pubblico. La storia offre spunti educativi senza mai cadere nella retorica, creando un’esperienza coinvolgente, equilibrata tra il dramma e la leggerezza.

Conclusioni

“L’ultima volta che siamo stati bambini” rappresenta un esordio da regista riuscito per Claudio Bisio. Il film offre un profondo viaggio nell’innocenza e nell’amicizia durante la Seconda Guerra Mondiale, trasmettendo messaggi di unità e solidarietà in tempi di divisione. Con interpretazioni di giovani attori eccezionali, omaggi alla commedia italiana degli anni Sessanta e una narrativa bilanciata, il film si distingue come un lavoro che coniuga dramma e leggerezza, lasciando un’impronta indelebile sul pubblico. “L’ultima volta che siamo stati bambini” è una storia che rivela il potere eterno dell’amicizia, persino nei momenti più bui della storia.

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“Barbie” la recensione del film

“Barbie” la recensione del film

“Barbie” la recensione del film

Distribuito da Warner Bros.

Regia: Greta Gerwig
Cast: Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon, Issa Rae, Rhea Perlman, Hari Nef, Alexandra Shipp, Emma Mackey, Connor Swindells, Michael Cera, John Cena, Dua Lipa, Will Ferrell
Paese: USA, Regno Unito
Anno: 2023
Durata: 114 minuti
Genere: Commedia, fantastico, avventura, sentimentale
Voto: 3.3 (su 5)

Il film “Barbie” offre un’immersione nel mondo incantato di Barbieland, dove ogni giorno è una festa colorata e piena di gioia, dominata da Barbie Stereotipo. Tuttavia, l’armonia di questo mondo viene improvvisamente turbata quando Barbie viene assalita da pensieri oscuri, sconvolgendo la sua immagine perfetta e portandola a sviluppare problemi fisici. In questo momento di crisi, si rivolge a Barbie Stramba, una figura marginale, ma sagace, che vive in parziale isolamento e offre consigli preziosi alle Barbie perfette.

“Barbie” la recensione del film

La regista-sceneggiatrice ci regala un’esperienza visiva eccezionale, con scenografie, costumi e coreografie mozzafiato che catturano lo spettatore in un mondo ideale fatto di divertimento, lavoro e amicizia femminile. L’omaggio a “2001: Odissea nello spazio” all’inizio del film aggiunge un tocco di ironia e creatività all’intera narrazione.

Tuttavia, la trama si dipana in diverse direzioni, con troppe linee narrative che alla fine rendono il film meno coerente e incline alla retorica. L’idea di una parabola femminista con Barbie al centro è affascinante, ma la sua esecuzione poteva essere più focalizzata e fluida. La caratterizzazione dei personaggi di Sasha, Midge e Allan, pur promettente, sembra essere stata poco approfondita, privandoli di un potenziale significativo nella storia.

Nonostante alcune debolezze nella sceneggiatura, il film brilla per la performance spettacolare di Barbie e la presenza di Ken, interpretato magistralmente da Ryan Gosling, che offre un tocco di ironia e critica verso il patriarcato. Tuttavia, il ritratto degli uomini sia nel mondo di Barbie che nel mondo degli umani può apparire troppo caricaturale, perdendo così l’opportunità di sviluppare ulteriormente il personaggio di Ken.

“Barbie” la recensione del film

La sfida del film nel presentare un matriarcato (senza figli) può essere vista come un’interpretazione audace, ma potrebbe risultare fuorviante. Sarebbe stato interessante approfondire ulteriormente le dinamiche di genere all’interno di Barbieland e nel mondo degli umani per renderle più ricche e significative.

Il film “Barbie” ci regala un’originale e divertente incursione nel mondo della famosa bambola, ma questa volta in una versione live-action diretta da Greta Gerwig, una cineasta con un legame personale con Barbie e una visione femminista ben precisa.

Barbieland è il luogo magico in cui vive la stereotipica Barbie, interpretata brillantemente da Margot Robbie, che rappresenta la perfezione e il divertimento in ogni aspetto della sua vita. Accanto a lei, le sue amiche Barbie, ognuna con una personalità unica e una posizione di potere e responsabilità, dimostrando che le donne possono essere tutto ciò che vogliono essere.

Al contrario, c’è Ken, interpretato da un irresistibile e autoironico Ryan Gosling, che si rifiuta di essere il classico stereotipo maschile e rivendica il suo ruolo come “spiaggia”, un compagno rilassato per le Barbie di Barbieland. L’ironia femminista permea l’intero film, ribaltando luoghi comuni e dando voce alle donne che guidano e comandano il mondo di Barbie.

La trama prende una svolta inaspettata quando la perfetta Barbie sviluppa un problema fisico, il suo piede diventa piatto, simbolo di una rivoluzione che scuoterà il suo mondo. Incontra una versione “resistente” di sé stessa, una Barbie danneggiata dalle interazioni nel mondo reale, e inizia un viaggio on the road attraverso la California, mescolando abilmente la realtà di Barbieland con il mondo reale.

La sceneggiatura di Gerwig e il suo talento registico rendono il film coinvolgente e mai superficiale, offrendo al pubblico momenti divertenti e riflessivi. La presenza di Helen Mirren nella voce fuori campo aggiunge un tocco di saggezza e prospettiva alla storia, fornendo un commento costante sull’ironia femminista sottesa a ogni snodo narrativo.

Il film sottolinea la potenza e la complessità delle donne e la necessità di guardare oltre l’apparenza per scoprire la vera forza di ciascuna persona. L’uguaglianza di genere è affrontata con un tono leggero e divertente, ma senza risolvere magicamente tutti i problemi del femminismo, dimostrando che c’è ancora lavoro da fare.

Nonostante la sua apparente leggerezza, “Barbie” è una sorprendente rivoluzione, una celebrazione dell’empowerment femminile e una riaffermazione della libertà individuale. Greta Gerwig ci offre una visione fresca e stimolante di Barbie, dimostrando che anche una bambola può essere un potente simbolo di cambiamento e di sfida agli stereotipi di genere.

“Barbie” è molto più di un semplice film su una bambola. Greta Gerwig ha creato un manifesto pop intelligente e divertente, che affronta temi come il capitalismo, il patriarcato e la pressione della perfezione. La protagonista, interpretata da Margot Robbie, è una stereotipica Barbie che vive in Barbieland, un mondo rosa e sognante. Tuttavia, quando inizia ad avere “pensieri di morte”, il suo mondo incantato inizia a sgretolarsi.

Con l’aiuto di Ken (interpretato da un irresistibilmente stupido Ryan Gosling), Barbie viene catapultata nel mondo reale, dove scopre il sessismo, il patriarcato e la superficialità della società capitalista. Greta Gerwig gioca sapientemente con gli stereotipi di genere, invertendoli e fornendo una prospettiva femminile. Ken, un uomo nel mondo di Barbie, diventa l’unico a offrire un punto di vista femminile, e questo è un tratto ingegnoso del film.

“Barbie” si presenta come una commedia demenziale e un musical, ma sotto la superficie offre un messaggio profondo e importante. Il film sottolinea come il capitalismo e l’ideale di perfezione imposto dalla società possano essere dannosi e opprimenti, specialmente per le donne. La bellezza irraggiungibile di Barbie è una metafora del patriarcato e della superficialità della società moderna.

Greta Gerwig ha sapientemente miscelato elementi di cultura popolare, citazioni cinematografiche e messaggi sociali per creare un “instant cult” che si rivolge a un vasto pubblico. “Barbie” è un film che può essere goduto da tutte le generazioni: dai giovani che balleranno i numeri musicali su TikTok ai nostalgici che hanno cresciuto collezionando Barbie.

Inoltre, il film non è un semplice spot per la bambola, ma utilizza Barbie come punto di partenza per affrontare questioni più ampie. La regista ha saputo cogliere il linguaggio del suo tempo, portando il pubblico in un viaggio tra divertimento e riflessione. Con una colonna sonora eccezionale che include brani di Dua Lipa e Billie Eilish, “Barbie” è un’esperienza cinematografica completa e coinvolgente.

“Barbie” è un film audace e intelligente che sfida gli stereotipi di genere e critica il capitalismo e il patriarcato. Greta Gerwig ha dimostrato di essere una regista talentuosa e di saper creare un film di successo che è al tempo stesso divertente e significativo. Con una performance stellare di Margot Robbie e Ryan Gosling, “Barbie” è sicuramente un film da vedere per chiunque sia interessato a una riflessione profonda avvolta in un guscio di cultura popolare.

“MISSION IMPOSSIBLE – DEAD RECKONING PARTE UNO” LA RECENSIONE DEL FILM

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“Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno” la recensione del film

“Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno” la recensione del film

“Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno” la recensione del film

Distribuito da Eagle Pictures

Regia: Christopher McQuarrie
Cast: Tom Cruise, Hayley Atwell, Ving Rhames, Simon Pegg, Rebecca Ferguson, Vanessa Kirby, Esai Morales, Henry Czerny, Pom Klementieff, Cary Elwes, Shea Whigham
Paese: USA
Anno: 2023
Durata: 163 minuti
Genere: Azione, avventura, thriller, spionaggio
Voto: 3.3 (su 5)

“Mission: Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno” è un’avventura mozzafiato che combina azione, suspence e comicità in modo sorprendente. La trama si sviluppa intorno all’entità di un’IA senziente, una minaccia apparentemente invisibile ma letale. Contro la quale l’IMF e il leggendario agente Ethan Hunt, interpretato da Tom Cruise, dovranno lottare.

La storia inizia con l’affondamento di un sottomarino sovietico causato da uno dei propri siluri, manipolato dall’intelligenza artificiale. Da qui inizia una serie di eventi ad alto tasso d’azione e adrenalina che coinvolge Hunt e il suo team di fidati collaboratori: Benji e Luther. La missione li porterà a salvare l’amica Ilsa Faust e a incontrare nuovi personaggi, tra cui la ladra Grace e la letale Paris.

La pellicola offre spettacolari set-piece in diverse location, tra cui un inseguimento caotico per le strade di Roma, un’azione adrenalinica in un aeroporto di Dubai. E un’epica sequenza su un treno in corsa attraverso le Alpi austriache. Un aspetto notevole è il coinvolgimento di Tom Cruise negli stunt, conferendo autenticità alle scene d’azione.

Il regista Christopher McQuarrie, con una ricca esperienza di sceneggiatore, offre momenti di umorismo concreto che derivano dai disastri causati da Hunt e Grace durante l’inseguimento nella città eterna. La pellicola non manca di fornire anche momenti di tensione e duelli avvincenti tra i protagonisti e gli agenti al servizio dell’Entità.

Tuttavia, il film soffre di lunghi dialoghi esplicativi che a volte risultano tediosi, rallentando il ritmo della trama. Anche se l’azione è ben orchestrata, il capitolo precedente rimane imbattuto in termini di spettacolarità.

Tom Cruise si dimostra ancora una volta all’altezza delle aspettative con la sua interpretazione di Ethan Hunt, anche se questa volta il personaggio rivela lievi tratti di vulnerabilità, rendendolo ancora più umano. La presenza di nuovi nemici e alleati aggiunge interesse alla storia, specialmente con la misteriosa figura di Gabriel.

Mission: Impossible Dead Reckoning – Parte 1 è un capitolo avvincente e cupo della serie, caratterizzato da presagi nefasti e tensione costante. Rispetto a Fallout, qui la cupezza è più integrata e sostanziale, poiché la storia ruota attorno all’inquietante intelligenza artificiale senziente nota come l’Entità, che minaccia di dominare il mondo digitale.

Il film riflette con straordinaria attualità le tematiche dell’intelligenza artificiale e della post-verità, con i personaggi costantemente sospettosi e incerti delle intenzioni degli altri. Mission: Impossible Dead Reckoning – Parte 1 si concentra sul tema dell’analogico come rifugio, con l’immagine stessa del film che abbraccia uno stile più vicino al cinema analogico.

Tom Cruise continua a dimostrare il suo impegno eseguendo personalmente gli stunt per garantire realismo alle scene d’azione, sottolineando ulteriormente l’importanza dell’analogico in mezzo alla spettacolarità digitale.

Il film offre un’ampia varietà di location, da Amsterdam all’aeroporto di Abu Dhabi, passando per Roma e Venezia, con scene di inseguimento mozzafiato e duelli emozionanti. La tensione cinematografica è costante, avvicinandosi quasi a uno stile hitchcockiano, mantenendo lo spettatore costantemente sulle spine.

Il cast è ben assortito, con Rebecca Ferguson che offre una magnifica interpretazione come Ilsa, affiancata dai fedeli Benji e Luther. Nuove aggiunte al cast includono Haley Hatwell, un’abile ladra, e il notevole personaggio interpretato da Pom Klementieff, una letale braccio destro di Gabriel, incarnazione dell’Entità.

Mission: Impossible Dead Reckoning – Parte 1 è un passo avanti rispetto a Fallout, sia nella costruzione che nella trama. La storia si svolge in modo avvincente e appassionante, preparando il terreno per la conclusione nell’attesissima Parte 2. Sarà interessante vedere come tutti i temi affrontati in questo film troveranno una conclusione nel capitolo finale.

Tom Cruise torna a svestire i panni di Ethan Hunt in Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno, dimostrando ancora una volta di essere il salvatore della sala cinematografica. Dopo i record d’incassi ottenuti con il sequel di Top Gun nel 2022, Cruise si cimenta in un nuovo capitolo della saga che si rivela cruciale poiché segna l’inizio della sua ultima avventura nei panni dell’agente spericolato.

Il film, diretto da Christopher McQuarrie, sfrutta al massimo la fisicità e l’adrenalina di Cruise, costruendo una storia intorno a scene d’azione sempre più spettacolari. A Cannes, l’attore ha sottolineato l’importanza della presenza scenica e degli stunt, che per lui sono un modo di esprimersi come la danza per Fred Astaire e Gene Kelly.

La trama di Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno si concentra su un avversario subdolo e invisibile, un’intelligenza artificiale che minaccia il mondo digitale. Hunt si imbarca in una pericolosa missione per fermare questa minaccia, che lo porta in diverse location spettacolari, come Piazza di Spagna a Roma e le Alpi austriache.

Il film presenta un cast ben assortito, con Simon Pegg e Rebecca Ferguson che ritornano nei loro ruoli, e nuove aggiunte come Hayley Atwell e Pom Klementieff, che si distinguono con interpretazioni brillanti.

Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno mantiene gli spettatori sulle spine, lasciandoli in attesa del prossimo capitolo. Tuttavia, alcuni elementi risultano familiari e già visti, nonostante le spettacolari scene d’azione. La presenza del tempo che passa e l’addio imminente di Cruise alla saga conferiscono al film un tono malinconico.

Nonostante questo, l’entusiasmo di Cruise e il cast ben calibrato rendono il viaggio d’addio meno solitario. Con McQuarrie ai comandi, è probabile che il prossimo capitolo riservi sorprese ancora più grandi e coinvolgenti.

Mission: Impossible – Dead Reckoning Parte Uno è un blockbuster spettacolare che sfrutta al massimo le abilità di Tom Cruise, confermandolo come il protagonista ideale della saga. Il film prepara la strada per il capitolo finale, segnando l’inizio di un’epoca che sta per giungere al termine. Una conclusione emozionante per una serie iconica che ha fatto la storia del cinema d’azione.

INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO LA RECENSIONE DEL FILM

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“Indiana Jones e il quadrante del destino” la recensione del film

“Indiana Jones e il quadrante del destino” la recensione del film

“Indiana Jones e il quadrante del destino” la recensione del film

Distribuito da: Walt Disney

Regia: James Mangold
Cast: Harrison Ford, Phoebe Waller-Bridge, Antonio Banderas, John Rhys-Davies, Toby Jones, Boyd Holbrook, Ethann Isidore, Mads Mikkelsen, Thomas Kretschmann, Shaunette Renée Wilson, Olivier Richters, Mark Killeen
Genere: Avventura
Durata: 142 min.
Paese: USA
Anno: 2023
Voto: 3.6 (su 5)

Nel film “Indiana Jones e il quadrante del destino”, il nostro amato eroe, Indiana Jones, ha appeso il suo fedele cappello. E da alcuni anni si dedica all’insegnamento dell’archeologia presso l’Università di New York. In un momento di transizione personale, mentre aspetta il divorzio e affronta il dolore per la perdita di suo figlio, il professor Jones si trascina attraverso una vita ordinaria. Disturbata solo dalle liti dei vicini di casa.

Tuttavia, tutto cambia quando riceve la visita di Helena Shaw, figlia di un vecchio amico che è stato “ucciso” dalla sua ossessione per la macchina di Anticitera. Un dispositivo meccanico ideato da Archimede per individuare falle nel tempo. Una metà del quadrante, da tempo custodita negli archivi di Indiana Jones dopo essere stata sottratta ai nazisti nel 1944, è ora oggetto dell’interesse di Helena. Desiderosa di venderlo all’asta in Marocco.

Ma anche Jürgen Voller, un ex nazista coinvolto nel progetto Apollo 11 con un nome falso, è sulle tracce del quadrante. Desideroso di trovare entrambe le sue parti per viaggiare nel tempo e cambiare il corso della storia. Una sparatoria durante una “parata lunare” dà il via alla ricerca di questo prezioso oggetto, e l’avventura si sviluppa tra Marocco e Sicilia, tra nazisti e antichi romani.

Il film inizia con un avvincente inseguimento in treno, un prologo esplosivo che ci porta indietro al 1944. Indy, interpretato da un ringiovanito Harrison Ford grazie alla tecnologia digitale, sottrae il quadrante, il fulcro della trama, ai sgherri di Hitler in una serie di acrobazie. Questo prologo introduce il McGuffin del film, un oggetto curioso inventato da Archimede e scomparso da duemila anni. E ci presenta il grande villain, il nazista Jürgen Voller, interpretato da Mads Mikkelsen, che si trova a suo agio nel ruolo.

Con un salto temporale, ritroviamo Indy a New York, invecchiato e rassegnato, una reliquia vivente che aspetta che qualcosa o qualcuno lo spinga a risvegliare il suo spirito avventuroso. Il tumulto e il rumore della guerra sono lontani. Sostituiti dalla tranquillità di un appartamento newyorkese colmo di fotografie che evocano la malinconia del passato e la grandezza del mito.

Il regista James Mangold, abile nel combinare emozioni con la meccanica dei suoi film di successo, esalta la fatica e l’opportunità che si cela dietro la vita oltre il tempo. L’ultima avventura di un eroe in pensione che vedremo poi cavalcare, sparare, lottare contro i nazisti, fuggire, inseguire, decifrare antichi codici. E attraversare tutti i confini fisici e mentali in una corsa contro il tempo.

La storia è una rielaborazione intelligente e affettuosa di elementi familiari, un vero e proprio tributo al cinema di avventura degli anni ’80. I fan della serie si divertiranno a individuare numerosi richiami e omaggi sparsi nel film. Mentre i nuovi spettatori si immergeranno in un viaggio emozionante e carico di adrenalina.

“Indiana Jones e il quadrante del destino” è un film che abbraccia il passato, ma al contempo offre una nuova prospettiva su uno dei personaggi più iconici del cinema. Harrison Ford dà ancora una volta vita al suo Indy, mescolando abilmente l’umorismo e la tenacia che hanno reso il personaggio così amato. L’energia e il carisma dell’attore non sembrano affatto diminuiti nel corso degli anni.

Il cast di supporto, tra cui Mads Mikkelsen nel ruolo del villain Jürgen Voller, aggiunge ulteriore profondità e complessità alla trama. La regia di Mangold è precisa e coinvolgente, facendo tesoro dell’eredità dei film precedenti ma portando anche un suo stile unico.

“Indiana Jones e il quadrante del destino” è un film che cattura l’anima dell’avventura, un’emozionante evocazione di un tempo passato che ci fa sognare e ci ricorda perché amiamo così tanto Indiana Jones. Il film è una festa visiva e un’esperienza emozionante che rafforza la posizione di Indiana Jones come uno dei più grandi eroi del cinema.

“ELEMENTAL” LA RECENSIONE DEL FILM

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“Elemental” la recensione del film

“Elemental” la recensione del film

“Elemental” la recensione del film

Distribuito da Walt Disney

Regia: Peter Sohn
Voci italiane: Valentina Romani, Stefano De Martino, Serra Yilmaz, Hal Yamanouchi
Genere: Animazione
Durata: 93 min.
Paese: USA
Anno: 2023
Voto: 3.3 (su 5)

Ember Lumen, una giovane dalla personalità ardente, è cresciuta nella città multietnica di Elemental City, dove gli abitanti sono composti da creature di fuoco, acqua, terra e aria. Tuttavia, la città, prevalentemente abitata da creature acquatiche, è intollerante verso gli immigrati, in particolare quelli “ardenti” come Ember, che subiscono umiliazioni e sono costantemente “raffreddati”. Ember è completamente devota al suo vecchio padre, che sta per andare in pensione.

E ha deciso di prenderne il posto nel negozio di famiglia che vende prodotti “etnici” ad una clientela esigente che spesso la indispettisce. Durante una delle sue frequenti crisi di collera, un’onda anomala recapita a casa sua Wade Ripple, un timido e sentimentale “acquatico”, che piange abbondantemente ad ogni emozione. Nonostante la loro incompatibilità secondo le leggi di Elemental, i due elementi antagonisti stabiliscono una connessione che presto si trasforma in amore.

In questo nuovo film, la Pixar continua a trasmettere messaggi universali di tolleranza e inclusione. La storia si concentra sulla lotta dei figli degli immigrati per trovare il loro posto nella società e in una città dominata dalla popolazione acquatica, dove gli “ardenti” sono emarginati, costretti ai quartieri più poveri e banditi da alcuni luoghi pubblici. Tuttavia, il sentimento che nasce tra Ember (interpretata da Leah Lewis) e Wade (interpretato da Mamoudou Athie), lei di fuoco e lui d’acqua, mette in discussione il mondo in cui vivono.

Il regista e sceneggiatore Peter Sohn, noto per il suo lavoro su altri film Pixar come “Il viaggio di Arlo”, utilizza la sua esperienza personale per arricchire la trama. Essendo figlio di immigrati coreani, Sohn si ispira alla sua esperienza e integra la sua storia personale nel racconto. I genitori di Ember sono arrivati anni prima da Fireland, una terra lontana e abbandonata dove hanno perso tutto. Sperano che Ember possa prendere in mano le redini del negozio di famiglia, ma la giovane eroina Pixar ha sogni e ambizioni diversi. Contro ogni aspettativa, sarà proprio una creatura d’acqua a scatenare la sua passione. L’amore tra opposti rappresenta una nuova sfida per gli animatori del film.

“Elemental” spinge i limiti del realismo, mantenendo però un tocco di umorismo. La storia sviluppa gradualmente un sentimento che alla fine prevale su tutto. È una storia d’amore che coinvolge sia i bambini che gli adulti e che trasmette messaggi più profondi e nascosti. La narrazione sottile si insinua nei dialoghi, facendo sorridere gli adulti e passando inosservata ai più piccoli.

Fino ad ora, la Pixar si era principalmente concentrata sull’amicizia e sulla famiglia, affrontando l’amore solo in modo platonico come nel caso dei robot di “WALL-E”. In “Elemental”, invece, l’amore è affrontato in modo più romantico ed emotivo. La relazione tra Ember e Wade è rappresentata con delicatezza e sensibilità, mostrando le sfide che devono affrontare a causa delle loro differenze. La storia mette in luce l’importanza di superare i pregiudizi e abbracciare la diversità, dimostrando che l’amore può nascere anche tra persone che sembrano opposte.

Il film si avvale di una straordinaria animazione, che cattura l’essenza dei diversi elementi, dalla fiamma danzante di Ember all’acqua fluente di Wade. Le immagini sono ricche di dettagli e colori vibranti, creando un mondo fantastico che cattura l’immaginazione degli spettatori di tutte le età.

La colonna sonora di “Elemental” è un altro punto forte del film. Le melodie coinvolgenti e emozionanti accompagnano le scene più toccanti, amplificando l’intensità delle emozioni dei personaggi e creando un’esperienza cinematografica coinvolgente.

“Elemental” è un nuovo capitolo emozionante nel catalogo della Pixar, che affronta tematiche importanti come l’inclusione, l’accettazione e l’amore tra persone diverse. La storia di Ember e Wade ci ricorda che l’amore può superare ogni barriera e che la diversità è una ricchezza da celebrare. Con la sua combinazione di animazione di alta qualità, una sceneggiatura coinvolgente e messaggi significativi, il film promette di essere un’esperienza indimenticabile per il pubblico di tutte le età.

“THE FLASH” LA RECENSIONE DEL FILM

“Tyler Rake 2” la recensione del film Netflix

“Tyler Rake 2” la recensione del film Netflix

“Tyler Rake 2” la recensione del film Netflix

Disponibile su Netflix

Regia: Sam Hargrave
Cast: Chris Hemsworth, Olga Kurylenko, Golshifteh Farahani, Idris Elba, Daniel Bernhardt, Tinatin Dalakishvili
Paese: USA
Anno: 2023
Durata: 122 min
Genere: Azione, thriller
Voto: OOO (su 5)

Tyler Rake 2, il tanto atteso sequel del film “Extraction” del 2020, si rivela un’esperienza adrenalinica che cattura lo spettatore sin dalle prime scene. Scritto dai fratelli Russo, Joe Russo e Anthony Russo, il film offre una combinazione esplosiva di azione, tensione e dramma che tiene incollati gli spettatori allo schermo.

La trama del film porta avanti le vicende del protagonista, il mercenario Tyler Rake, interpretato magistralmente da Chris Hemsworth. Dopo essere sopravvissuto a una missione impossibile nel primo capitolo, Tyler Rake si trova coinvolto in una nuova e ancora più pericolosa impresa. Salvare la famiglia di uno spietato gangster georgiano dalla prigione in cui è detenuta. Ciò che sembra un incarico di routine si rivelerà ben presto un labirinto di intrighi e tradimenti, portando Rake a mettere in discussione le sue motivazioni e a scoprire il lato oscuro del suo mondo.

La sceneggiatura, basata sulla graphic novel “Ciudad di Ande Parks”, offre una storia avvincente che si sviluppa senza sosta. I personaggi sono ben delineati e il cast di attori offre prestazioni convincenti. Chris Hemsworth si conferma un protagonista carismatico e atletico, in grado di trasmettere al pubblico le emozioni e la determinazione del suo personaggio. Olga Kurylenko, Golshifteh Farahani e Idris Elba completano il cast con interpretazioni solide e coinvolgenti.

La regia di Sam Hargrave si fa notare per la sua abilità nell’inquadrare sequenze d’azione mozzafiato. Le scene di combattimento sono coreografate con maestria, offrendo spettacolari sparatorie, acrobazie e combattimenti corpo a corpo. Le sequenze di azione sono supportate da una colonna sonora energica e coinvolgente, che contribuisce a mantenere alta la tensione durante tutto il film.

Oltre all’azione frenetica, Tyler Rake 2 affronta anche temi più profondi come il riscatto personale e la redenzione. Il personaggio di Rake è tormentato dal suo passato e dalla necessità di riscattarsi attraverso le sue azioni presenti. Questo approfondimento emotivo aggiunge una dimensione ulteriore alla trama, rendendo il film non solo un susseguirsi di adrenalina, ma anche un viaggio emotivo per il protagonista.

Nonostante il sequel debba confrontarsi con le aspettative generate dal successo del primo film, Tyler Rake 2 riesce a mantenere un ritmo avvincente e una trama intrigante che tiene lo spettatore col fiato sospeso fino all’ultima scena. Tyler Rake 2 è un film d’azione che non delude. La combinazione di un cast talentuoso, una regia solida e sequenze di azione spettacolari fa sì che il film si distingua e si posizioni come un degno seguito del suo predecessore.

“PESCI PICCOLI” LA RECENSIONE DELLA SERIE TV DEI “THE JACKAL”

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Transformers – Il risveglio la recensione del film

Transformers – Il risveglio la recensione del film

Transformers – Il risveglio la recensione del film

Distribuito da: Eagle Pictures

Regia: Steven Caple Jr.
Cast: Anthony Ramos, Dominique Fishback, Lauren Vélez, Dean Scott Vazquez, Tobe Nwigwe, Michael Kelly, Sarah Stiles, Peter Cullen, Ron Perlman, Peter Dinklage, Pete Davidson, Liza Koshy, John DiMaggio, Michelle Yeoh, Michaela Jaé Rodriguez, Colman Domingo
Paese: USA
Anno: 2023
Durata: 127 min
Genere: Azione, Fantascienza, Avventura
Voto: OO 1/2

Transformers – Il Risveglio è il settimo capitolo della saga cinematografica basata sui celebri giocattoli della Hasbro. Tuttavia, nonostante le speranze suscitate da Bumblebee di Travis Knight, il film delude le aspettative, cercando di riprendere lo stile epico e tonitruante dei predecessori diretti da Michael Bay. Il risultato è un’opera che si limita a riproporre formule ormai esauste, senza riuscire a scuotersi dal letargo.

Fin dall’inizio, Transformers – Il Risveglio mostra un’assenza di energia propulsiva e una scarsa cura nella messa in scena. La distruzione del pianeta dei Maximals viene rappresentata in modo disarmante, con una scena in cui cinque di loro si trovano in una radura e affrontano solo due robot scorpioni e Scourge. L’apocalisse viene raccontata con la grandeur di un picnic, mancando completamente di impatto visivo.

Il sottotitolo del film, “Il Risveglio”, diventa involontariamente autoironico poiché la saga non riesce a risvegliarsi dal letargo e ripete gli stessi cliché, dal giovane che scopre l’esistenza dei Transformers, agli scontri d’azione che sono solo un cozzare sfiancante di pixel grigi. Manca completamente l’atmosfera favolistica e spielberghiana di Bumblebee, sostituita da una riproposizione di formule già viste in blockbuster precedenti, in una forma ridotta. L’unico elemento nuovo è la scelta, ormai scontata, di un cast con protagonisti di etnie minoritarie, interpretati da attori bravi e promettenti che avrebbero fatto meglio a non farsi coinvolgere in questo tentativo di rilancio.

Il film soffre anche a causa del disagio degli attori principali, Anthony Ramos e Dominique Fishback, che devono recitare dialoghi imbarazzanti e interagire con elementi inesistenti sul set, il che traspare chiaramente nella loro interpretazione. Nonostante la presenza di un cast vocale di talento, tra cui Michelle Yeoh, Ron Perlman, Pete Davidson e Peter Dinklage, il film non riesce a compensare le debolezze della trama principale.

Lo scontro tra le forze del bene rappresentate dai Transformers e la minaccia di Unicron, il divora pianeti, suscita solo sbadigli. Nonostante il film cerchi di giocarsi la carta dell’ambientazione peruviana e di una parentesi stile Indiana Jones, queste aggiunte non sono sufficienti a compensare la mancanza di peso nelle minacce e la ripetitività delle scene d’azione.

Tuttavia, la cosa più deprimente arriva alla fine del film quando Transformers – Il Risveglio si rivela non solo un tentativo poco convincente di rilancio, ma anche il primo pezzo di un puzzle che connette due celebri franchise della Hasbro. Questo aspetto lascia un’amaro in bocca, poiché l’idea di vedere i Transformers interagire con un altro franchise della Hasbro potenzialmente offre una moltitudine di possibilità entusiasmanti. Avrebbe potuto essere un’opportunità per esplorare nuove trame, approfondire i personaggi e creare un universo cinematografico più ampio e coerente. Tuttavia, il modo in cui Transformers – Il Risveglio gestisce questa connessione si rivela deludente.

Il film sembra concentrarsi principalmente sull’espandere il merchandising e sull’introduzione di nuovi giocattoli, piuttosto che sulla creazione di una storia ben strutturata e coinvolgente. L’interazione tra i personaggi dei due franchise sembra forzata e poco approfondita, con un’attenzione limitata alle dinamiche e alle motivazioni dei singoli protagonisti. Il risultato è una trama confusa e un’esperienza che non riesce a soddisfare appieno le aspettative dei fan.

Speriamo che in futuro, se si dovesse esplorare ancora questa connessione tra i Transformers e un altro franchise, venga dato maggior risalto alla coerenza narrativa, alla profondità dei personaggi e alla qualità generale del film. I fan dei Transformers meritano storie appassionanti e innovative che riescano a catturare l’essenza di questi amati robot.

“SPIDER-MAN ACROSS THE SPIDER-VERSE” LA RECENSIONE DEL FILM

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“Sognando Parigi” la recensione del film e dove vederlo in streaming 7 giugno 2023

“Sognando Parigi” la recensione del film e dove vederlo in streaming 7 giugno 2023

“Sognando Parigi” la recensione del film e dove vederlo in streaming 7 giugno 2023

Disponibile in streaming su: RaiPlay (dall’8 giugno 2023)

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Regia: Clare Niederpruem
Cast: Mallory Jansen, Joshua Sasse, Jayne Wisener, Lachlan Nieboer, Amy Louise Pemberton, Gregory Haney, John Macdonald, Amanda Blake
Paese: USA
Anno: 2021
Genere: Commedia, drammatico, sentimentale
Durata: 86 min.
Voto: OO 1/2 (su 5)

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“Sognando Parigi” è un incantevole film che cattura l’essenza del romanticismo e dell’avventura nella splendida città francese. Con una trama ricca di emozioni, il film ci porta in un viaggio coinvolgente attraverso le vite dei suoi personaggi principali, mentre si scontrano con il passato e cercano di navigare nelle acque incerte dell’amore.

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Mallory Jansen, nel ruolo di Victoria Lewis, offre una performance convincente come una wedding planner appassionata e abile nel suo mestiere. La sua dedizione nel realizzare matrimoni perfetti è evidente, e la sua connessione con Tracy Cook, interpretata da Jayne Wisener, aggiunge un tocco di amicizia e complicità alla storia. La chimica tra le due attrici è palpabile, e ci fa desiderare di essere parte della loro cerchia di amici.

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L’ingresso in scena di Lachlan Nieboer nel ruolo di Cameron Reisch, l’ex di Victoria, aggiunge un elemento di tensione e conflitto. Nieboer trasmette con maestria la lotta interiore del suo personaggio, diviso tra il desiderio di riconquistare Victoria e la consapevolezza della sua attuale relazione. Questo triangolo amoroso crea una trama avvincente e tiene lo spettatore incollato allo schermo.

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Un elemento distintivo di “Sognando Parigi” è l’ambientazione suggestiva. La città stessa diventa quasi un personaggio, con i suoi panorami pittoreschi e la magia che solo Parigi sa offrire. Le riprese dei monumenti iconici come la Torre Eiffel e il Louvre aggiungono un tocco di romanticismo e ci fanno sognare di passeggiare per le strade acciottolate e gustare un croissant in una caffetteria.

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La storia d’amore che si sviluppa tra Victoria e Jacques, interpretato da Joshua Sasse, aggiunge un ulteriore fascino al film. La loro chimica è palpabile, e il modo in cui si riscoprono nella città dell’amore è romantico e coinvolgente. La decisione di celebrare il matrimonio nel giardino privato di Jacques aggiunge un tocco di originalità e intimità alla storia.

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Nel complesso, “Sognando Parigi” è un film che cattura il cuore degli spettatori con la sua trama avvincente, le interpretazioni convincenti e l’atmosfera magica di Parigi. È una storia di amore, perdono e scoperta di sé, che ci ricorda che i sogni possono diventare realtà anche nella città più romantica del mondo. Da vedere per tutti gli amanti del cinema romantico e per coloro che sognano di visitare Parigi.

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“NEW AMSTERDAM 5” LA RECENSIONE DELLA SERIE TV E DOVE VEDERLA IN STREAMING 7 GIUGNO 2023

“The Great Wall” la recensione del film e dove vederlo in streaming 7 giugno 2023

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Disponibile in streaming su: Netflix e Amazon Prime Video

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Regia: Zhang Yimou
Cast: Matt Damon, Jing Tian, Pedro Pascal, Willem Dafoe, Andy Lau, Eddie Peng, Luhan
Paese: USA, Cina
Anno: 2016
Durata: 103 min.
Genere: Fantastico, avventura, epico, azione
Voto: OO 1/2 (su 5)

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“The Great Wall” è un film che mescola elementi di fantasy e azione, ambientato nella Cina del XV secolo. La trama ruota attorno a due mercenari europei, William e Tovar, che si trovano in Cina per recuperare la misteriosa “polvere nera” e portarla in Occidente. Durante la loro missione, vengono attaccati da creature verdi sconosciute, conosciute come Taotie, che minacciano il mondo degli uomini ogni 60 anni. I due vengono catturati dalle truppe cinesi e si ritrovano a combattere al loro fianco nella difesa della Grande Muraglia.

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Una delle prime cose che colpiscono di “The Great Wall” è la magnificenza delle coreografie e l’uso delle comparse per le scene di massa. La produzione cinese mostra la sua abilità nel creare sequenze visivamente impressionanti, con un 3D coinvolgente e realistico. Tuttavia, sembra che l’industria cinematografica cinese si concentri principalmente sul superare sé stessa dal punto di vista tecnico, senza approfondire altri aspetti cruciali del cinema commerciale. Questo potrebbe andare bene per un pubblico che ha familiarità con i film cinesi, ma potrebbe non essere sufficiente per raggiungere un successo internazionale.

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Il regista Zhang Yimou ha fatto uno sforzo per rendere il film appetibile anche per il pubblico occidentale, includendo nel cast attori come Matt Damon e Willem Dafoe. Tuttavia, nonostante gli sforzi per evitare polemiche di “whitewashing”, il film soffre di una sceneggiatura che non va oltre i dialoghi convenzionali e insinceri. La storia d’amore tra i personaggi rimane abbozzata e manca di audacia nel suo sviluppo.

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Dopo aver visto “The Great Wall”, ciò che rimane è l’impressione di uno spettacolo visivamente sbalorditivo, ma che manca di profondità emotiva e narrativa. Non ci sono battute memorabili né espressioni facciali o gesti umani che rimangono impressi. Alcuni hanno paragonato il film a opere come quelle di Leni Riefenstahl, in cui l’estetica di una superpotenza viene messa in scena in modo abbagliante ma senza spessore psicologico.

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Nonostante le polemiche sul “whitewashing”, il film non è colpevole di tali accuse, poiché il personaggio di Matt Damon non è orientale e la trama non lo presenta come un salvatore. Tuttavia, il film si immerge in un fantasy d’azione che mescola elementi delle tradizioni cinesi e occidentali senza approfondirne appieno nessuna. Mentre lo spettacolo visivo è impressionante e divertente, manca la profondità e la coerenza che avrebbero potuto renderlo un film di grande successo.

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In conclusione, “The Great Wall” è uno spettacolo visuale che cerca di unire elementi di diverse tradizioni cinematografiche, ma fallisce nel creare una storia appassionante e personaggi memorabili che avrebbero potuto sostenere il film al di là dei suoi meriti tecnici.

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“THE GOOD DOCTOR 6” LA RECENSIONE DELLA SERIE TV E DOVE VEDERLA IN STREAMING 7 GIUGNO 2023

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