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“Blood Red Sky” scheda e recensioni del film

“Blood Red Sky” scheda e recensioni del film

“Blood Red Sky” scheda e recensioni del film

Disponibile su: Netflix 

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Genere: Horror
Anno: 2021
Regia: Peter Thorwarth
Cast: Roland Møller, Peri Baumeister, Chidi Ajufo, Alexander Scheer
Paese: Regno Unito, Germania
Durata: 123 minuti
Produzione: Rat Pack Filmproduktion
Voto (media ponderata): ♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Il film racconta la storia di Nadja: la donna parte dalla Germania con il figlio di dieci anni con un volo transatlantico notturno diretto negli Stati Uniti. Lo scopo è fare visita a un dottore che possa curare la sua peculiare malattia. O almeno è quel che pensa il bambino, che non sa cosa davvero affligga la mamma. Quando però un gruppo di terroristi prende possesso dell’aeroplano e minaccia la vita di tutti i passeggeri, Nadja si vede costretta a cedere al proprio lato oscuro, che ha tenuto nascosto. La donna, infatti, è una vampira e, per proteggere il figlio, si trasformerà in una macchina di morte.

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La recensione di MoviePlayer.it

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Un buon prodotto di genere che mescola horror e thriller sapientemente. Peccato per il minutaggio un po’ eccessivo e per lo scarso approfondimento dei personaggi, in particolare i villain.

Recensione di Carlotta Deiana. Voto: 3 (su 5)Leggi la recensione completa

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“Blood Red Sky” scheda e recensioni del film – La recensione di Cinematographe.it

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Thorwarth, che ha scritto il film a quattro mani con Stefan Holz, chiama in causa gli immancabili terroristi. Ma stavolta a mettere loro i bastoni tra le ruote interrompendo il dirottamento ci pensa una madre vampiro. Sta qui il colpo di coda dello script, sulla carta semplice, ma di fatto inedito ed estremamente efficace nella resa. Che permette agli autori di dare forma a sostanza a un valido prodotto di genere dotato di un registro a cavallo tra quello dell’action e l’horror.

Il cocktail a base di cinetica e terrore, nel quale trova spazio la rottura della linearità cronologica del racconto attraverso l’uso dei flashback per ricostruire il passato della donna, regala agli appassionati le giuste dosi di spaventi, tensione e di sangue. Se questo era lo scopo del regista, allora Blood Red Sky si può considerare un prodotto audiovisivo a buon mercato più che sufficiente. Dove tra l’altro le performance attoriali, a cominciare da quella di Peri Baumeister nei panni di Nadja, non sono dei meri accessori.

Recensione di Francesco Del Grosso. Voto: 3.2 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione de IlCineOcchio.it

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Tirando le somme, Blood Red Sky è un horror che fonde azione, eccitazione e dolcezza inaspettata. In quello che suonerebbe a prima vista come qualsiasi altro prodotto del sabato sera estivo di SYFY. Peri Baumeister è una fenomenale mamma vampira che brilla sullo schermo tanto quanto il piccolo Carl Anton Koch.

Metteteci poi Kais Setti nei panni di Farid, che combatte per dimostrare la sua innocenza dopo che Berg lo ha definito un estremista religioso. E c’è addirittura più di quanto sembri a prima vista in mezzo alla rabbia furiosa della creatura e i commenti post-11 settembre.

Recensione di William Maga Voto: 7 (su 10) – Leggi la recensione completa

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“L’ULTIMA LETTERA D’AMORE” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“L’ultima lettera d’amore” scheda e recensioni del film

“L’ultima lettera d’amore” scheda e recensioni del film

“L’ultima lettera d’amore” scheda e recensioni del film

Disponibile su: Netflix 

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Genere: Drammatico, sentimentale
Anno: 2021
Regia: Augustine Frizzell
Cast: Shailene Woodley, Felicity Jones, Callum Turner, Joe Alwyn, Nabhaan Rizwan, Ncuti Gatwa, Emma Appleton, Christian Brassington, Alice Orr-Ewing, Lee Knight, Zoe Boyle, Ben Cross, Diana Kent
Paese: Regno Unito
Durata: 110 minuti
Produzione: Blueprint Pictures, The Film Farm
Voto (media ponderata): ♥♥ 1/2 (su 5)

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La trama

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Jenny Stirling (Shailene Woodley) è una docile casalinga degli anni 60 sposata a un ricco uomo d’affari, Larry Stirling (Joe Alwyn) che perde la memoria in un incidente d’auto. Al suo rientro a casa cerca di scoprire chi era una volta. Quando le capita di imbattersi in una serie di lettera d’amore nascoste nei suoi vecchi nascondigli e indirizzata a lei da un amante sconosciuto. Alcuni dei ricordi si risvegliano.

Emerge la verità sulla relazione che ha avuto con l’affascinate reporter Anthony O’Hare chiamato Boot (interpretato dall’astro Callum Turner). Una passione travolgente nata tra passeggiate nei villaggi illuminati dal sole della Costa azzurra e gite in yacht. Impossibile resistere all’idillio che prosegue con proibiti incontri nel caos di Londra. Jenny e Boot si innamorano perdutamente ostacolati da un destino beffardo di incontri mancanti e appuntamenti saltati alla stazione dei treni.

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La recensione di Cinematographe.it

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Manca di vocazione, di lancio estatico sul proseguo dell’esposizione. Di una ricarica trascinante con la quale toccare alcune corde dei suoi spettatori, sempre avvolti a una sensazione di aver già visto, sentito, letto, partecipato a tutto. La banalità per corrispondenza, o via WhatsApp insomma. Che si tratti del fascino imperituro della calligrafia manuale o delle contraddizioni a doppia spunta blu della messaggistica istantanea, L’ultima lettera d’amore si affossa. In una romanticheria dialogica e sfocata, abusata dalla notte dei tempi, che finisce per sua volontà col chiudere gli occhi ed immaginare un finale diverso. Esattamente come farebbe lo spettatore, ma prefigurando un adattamento e (dunque film) cinematografico ben diverso.

Recensione di Cristiana Puntoriero. Voto: 2.2 (su 5)Leggi la recensione completa

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“L’ultima lettera d’amore” scheda e recensioni del film – La recensione di FilmPost.it

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Il potenziale c’era ma la gestione di alcuni aspetti della pellicola non hanno contribuito a renderlo un film perfettamente godibile. In primis la narrazione, sebbene abbia una struttura che alternando passato e presente è ben costruita, risulta purtroppo lenta nello sviluppo degli eventi. Anche la chimica tra gli attori è poca e questo indubbiamente comporta un minore coinvolgimento da parte dello spettatore nelle vicende narrate. Interessante la riflessione che il film veicola in relazione al passato che può diventare una lezione per il presente, così come il parallelismo tra le storie d’amore.

La specularità delle coppie e delle storie che si raccontano è indice di un’attenzione nella struttura narrativa, che è infatti un elemento che risalta. Buono anche il lato tecnico che riesce a veicolare emozioni e sentimenti. Questo non avviene infatti solo attraverso le performance degli attori. Ma anche con l’impiego della regia e della fotografia che li supportano e veicolano il tutto anche ad un livello strettamente visivo. L’ultima lettera d’amore è quindi indubbiamente un film estivo da poter guardare. Ma senza troppe aspettative sulla grande e sconvolgente storia d’amore che può far sognare gli amanti del genere.

Recensione di Francesca Imperi. Voto: 2.5 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di MoviePlayer.it

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Il film diretto dalla regista americana Augustine Frizzell è un dramma romantico che segue le vite di due donne di epoche differenti e ne esplora la loro crescita emotiva. A fare da tramite, una serie di lettere d’amore che raccontano la storia di una relazione proibita datata 1965. Al contrario di quanto si potrebbe pensare, però, la scelta di basare il racconto su questo mezzo di comunicazione così “sentimentale”, non rende la pellicola sdolcinata.

Al contrario le conferisce concretezza e umanità. Paradossalmente, ad apparire più sopra le righe è il personaggio di Felicity Jones. Che, forse per apparire più moderno, risulta a tratti un po’ eccessivo. Una menzione speciale va fatta ai costumi. I look di Shailene Woodley sono perfetti in ogni occasione ed evolvono insieme al personaggio.

Recensione di Sofia Biagini Voto: 3.5 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“RED ZONE – 22 MIGLIA DI FUOCO” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“Red Zone – 22 miglia di fuoco” scheda e recensioni del film

“Red Zone – 22 miglia di fuoco” scheda e recensioni del film

“Red Zone – 22 miglia di fuoco” scheda e recensioni del film

Disponibile su: Netflix 

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Genere: Azione
Anno: 2018
Regia: Peter Berg
Cast: Mark Wahlberg, Lauren Cohan, Ronda Rousey, John Malkovich, Iko Uwais, Terry Kinney, David Garelik, Sala Baker, Poorna Jagannathan, Nikolai Nikolaeff, Carlo Alban, Natasha Goubskaya, Chae-rin Lee, Sam Medina
Paese: USA
Durata: 100 minuti
Produzione: STX Entertainment, Closest to the Hole Productions, Film 44, The Hideaway Entertainment
Voto (media ponderata): ♥♥ 1/2 (su 5)

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La trama

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Red Zone – 22 miglia di fuoco è un film del 2018 diretto da Peter Berg. L’agente della CIA James Silva (Mark Wahlberg) fa parte dell’unità speciale Overwatch insieme ai colleghi Alice Kerr (Lauren Cohan), William Douglas (Carlo Alban) e Sam Snow (Ronda Rousey). Il team, aiutato a distanza dal leader Bishop (John Malkovich), ha il compito di infiltrarsi in una casa sicura della più importante agenzia di servizi segreti in Russia. Il governo, infatti, sospetta che lì sia conservato un gran quantitativo di cesio a scopo terroristico. Dopo aver recuperato il prezioso carico, la squadra viene assegnata ad una nuova missione in Indonesia.

Un poliziotto locale, Li Noor (Iko Uwais), raggiunge l’ambasciata americana per autodenunciarsi agli agenti. In cambio dell’asilo politico, Li fornirà loro le preziose informazioni sul nascondiglio dei contrabbandieri di cesio. Nel frattempo, un gruppo di agenti russi, sotto il comando di Vera Kuragin (Natasha Goubskaya), è sulle tracce del traditore. In breve tempo, Silva e la sua squadra saranno braccati da molti nemici e dovranno salvare il loro unico testimone per smantellare i gruppi terroristici mondiali.

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La recensione di MyMovies.it

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È indubbiamente insolito assistere a una celebrazione esplicita della capacità invasiva delle telecamere piazzate ovunque. O della potenzialità distruttiva dei droni, quando utilizzati per far esplodere un bersaglio ostile. Ma il fatto che siano punti di vista inconsueti non li rende più accettabili. Il problema è che, pur provando ad analizzare Red Zone – 22 miglia di fuoco rimanendo imparziali, pur provando ad accettare la logica dell’action movie duro e puro, con le sue regole e le sue priorità, la disinvoltura di Peter Berg spesso conduce lo script oltre l’intelligibilità.

Recensione di Emanuele Sacchi. Voto: 2 (su 5)Leggi la recensione completa

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“Red Zone – 22 miglia di fuoco” scheda e recensioni del film – La recensione di ComingSoon.it

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La volontà di mostrare il più estremo realismo dona a Red Zone un buon impatto estetico. È vero altresì che incide drammaticamente anche sugli altri personaggi. Sono asettici come si presume possa essere il profilo di chi fa quel mestiere. E il tentativo di sfaccettare il personaggio di Lauren Cohan con una problematica personale, non appare sufficiente a “scaldare” la storia. Paradossalmente è l’uomo più misterioso del film a salvare il salvabile.

La star indonesiana Iko Uwais ruba più volte la scena senza troppa fatica e non solo per le sue doti atletiche. Se la ricerca del realismo aiuta la sensazione di sentirsi effettivamente in quella guerriglia urbana, la tecnica della shaky cam (le riprese con la camera a mano) e il montaggio serratissimo non agevolano la geografia dell’azione. E alla lunga stordiscono facendo rimpiagere i Jason Bourne di Paul Grengrass.

Recensione di Antonio Bracco. Voto: 2.5 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di MoviePlayer.it

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Red Zone è un film con molti problemi, ma è un film molto più significativo e complesso di quanto possa (e voglia) sembrare. Attraverso un nemico sfuggente, dal volto camaleontico, Berg riesce benissimo a rendere l’essenza del male contemporaneo. Mellifluo e privo di una conformazione ben precisa. Il vecchio nemico con un nome e un cognome, identificabile in una sola persona o in una sola nazione ostile, non esiste più.

E ai “buoni” non resta che procedere a tentoni, orientandosi a fatica. Il male postmoderno è liquido e informe, e dunque impossibile da arginare nel tempo e nello spazio. Red Zone prende atto dell’impossibilità della pace, per cui si accontenta di arginare l’inevitabile violenza del mondo. Per questo tutte quelle scene di lotta a mani nude sembrano rispondere quasi a un disperato bisogno di fisicità.

Laddove il nemico evapora dentro virus virtuali e gas chimici, il corpo è l’unico appiglio per provare a contrastare qualcuno in modo concreto. Red Zone ci prova con fierezza riuscendo a vincere la sua modesta battaglia per il buon intrattenimento. Dalle guerre vinte in favore del grande cinema, invece, siamo lontani. Molto più di 22 miglia.

Recensione di Giuseppe Grossi Voto: 3 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“UNA DONNA PROMETTENTE” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“Una donna promettente” scheda e recensioni del film

“Una donna promettente” scheda e recensioni del film

“Una donna promettente” scheda e recensioni del film

Distribuzione: Universal Pictures 

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Genere: Drammatico, Thriller
Anno: 2020
Regia: Emerald Fennell
Cast: Carey Mulligan, Bo Burnham, Alison Brie, Clancy Brown, Jennifer Coolidge, Laverne Cox, Chris Lowell, Connie Britton, Adam Brody, Max Greenfield, Christopher Mintz-Plasse, Sam Richardson, Alfred Molina, Molly Shannon, Steve Monroe
Paese: Gran Bretagna, USA
Durata: 114 minuti
Produzione: FilmNation Entertainment, Focus Features, LuckyChap Entertainment
Voto (media ponderata): ♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Una donna promettente, film diretto da Emerald Fennell, racconta la storia di Cassie Thomas (Carey Mulligan), una giovane donna trentenne, che vive con i genitori. Nonostante sia sempre stata una studentessa promettente, la ragazza ha abbandonato la Facoltà di Medicina diversi anni prima, a causa di un tragico evento. Durante gli studi accademici, infatti, la sua migliore amica Nina è stata violentata da un altro studente, Al Monroe (Chris Lowell). E né l’istituto né la legge ha punito il giovane, deludendo Cassie, che ha deciso di abbandonare la facoltà. Da quel momento in poi la giovane si è presa cura di Nina, ma non ha potuto evitare il suicidio di quest’ultima, rimasta molto scossa dalla violenza.

Ora Cassie lavora in un bar e conduce un’esistenza apparentemente tranquilla. In verità, la ragazza ha una vita notturna segreta. Terminato il turno nel bar, la giovane, affamata di vendetta, punisce tutti gli uomini che cercano di adescarla in discoteca e chiunque sia coinvolto con la violenza di Nina.

Quando incontra Ryan (Bo Burnham), un vecchio compagno di università, Cassie sembra finalmente aver trovato la pace e una relazione stabile. Ma non immagina cosa si nasconda dietro le apparenze…

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La recensione di MyMovies.it

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Il film sacrifica sull’altare della lettura politica ogni aspetto narrativo e ogni possibilità di libertà o di fuga dall’orrore prestabilito. Viene in mente The Life of David Gale di Alan Parker, schierato contro la pena di morte in modo cinico e fintamente progressista. Così come in Una donna promettente il passaggio da un destino individuale a una condanna comune svuota di valore la missione della protagonista. Dal momento che non viene offerta la possibilità di superamento del trauma, ma solo la sua trasformazione in feticcio.

È possibile che Una donna promettente diventi un film epocale. È probabile, anzi certo, che sia un film espressione del proprio tempo, e quindi da prendere sul serio. Ma lo è altrettanto che giuste cause abbiano bisogno di discorsi più maturi.

Recensione di Roberto Manassero. Voto: 2.5 (su 5)Leggi la recensione completa

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“Una donna promettente” scheda e recensioni del film – La recensione di IGN Italia

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Una donna promettente è dramma durissimo sull’elaborazione del trauma, travestito da commedia. Emerald Fennell fa un eccellente lavoro nel ripensare la struttura narrativa del rape-revenge. Il film tocca tematiche sensibili quali abuso sessuale e violenza e sembra costruito per generare una forte reazione emotiva.

Recensione di Cristina Resa. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di NerdEvil.it

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Pur non essendo un film perfetto, Una Donna Promettente lascia il segno, tocca delle corde veramente importanti e può colpire tanto uno spettatore maschile quanto uno femminile. A patto che non si abbiano dei pregiudizi sul suo intento. E questo intento, che tanto abbiamo elogiato, diventa probabilmente l’unico, vero, punto di debolezza della pellicola. Che, senza il suo messaggio graffiante e forse anche troppo diretto, non splenderebbe ai nostri occhi come sta facendo.

Sono infatti un paio le scelte che avrei cambiato in cabina di regia, per rendere il film ancora più “potente”. Inserendo qualche dilemma etico in più e creando delle situazioni che avrebbero portato a dubitare di più la protagonista. Ma se già questa versione diretta e concisa risulta indigesta al grande pubblico maschile, forse il suo obiettivo la regista l’ha già raggiunto. Dimostrando come sia proprio questa “cultura” a dover esser cambiata, e ricordando sempre che, alla fine del film, l’unico personaggio redento è un uomo. Alla faccia della misandria.

Recensione di Lorexio Voto: 3.5 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“IO SONO NESSUNO” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“Io sono nessuno” scheda e recensioni del film

“Io sono nessuno” scheda e recensioni del film

“Io sono nessuno” scheda e recensioni del film

Distribuzione: Universal Pictures 

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Genere: Thriller
Anno: 2021
Regia: Ilya Naishuller
Cast: Bob Odenkirk, Connie Nielsen, Gage Munroe, Christopher Lloyd, RZA, Aleksei Serebryakov
Paese: USA
Durata: 92 minuti
Produzione: 87North, Eighty Two Films, Odenkirk Provissiero Entertainment
Voto (media ponderata): ♥♥♥ 1/2 (su 5)

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La trama

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Io sono nessuno, il film diretto da Ilya Naishuller, segue la storia di Hutch Mansell (Bob Odenkirk). Un uomo oppresso, un marito che non viene considerato e un papà sottovalutato. Quel tipo di persona anonima che non si fa mai notare, un signor “nessuno”.

Quando una notte due ladri fanno irruzione nella sua casa in periferia, l’uomo non fa nulla per difendere suo figlio adolescente Blake (Gage Munroe) e sua moglie Becca (Connie Nielsen). Così facendo Hutch delude e allontana ancora di più la sua famiglia. Questo episodio scatenerà in Hutch una rabbia a lungo repressa. Facendogli scoprire abilità letali e portando alla luce oscuri segreti. Per i quali nel corso degli anni l’uomo aveva a lungo lottato per tenere nascosti. Hutch si troverà così ad andare contro un pericoloso avversario che minaccia la sua famiglia…

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La recensione di MoviePlayer.it

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Un efficace pezzo di action molto umano, dominato da un grandissimo Bob Odenkirk nei panni di un credibile veterano leggermente fuori forma. Un ottimo anti-John Wick.

Recensione di Max Borg. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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“Io sono nessuno” scheda e recensioni del film – La recensione di IGN Italia

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Una tirata di sequenze d’azione diretta con gran mano, varia e piena di idee. Nonostante la sua formazione da comico (o, forse, anche in virtù di quella) Bob Odenkirk riesce a essere totalmente credibile nella parte del giustiziere della notte un po’ attempato. Sia livello di innesco che di sviluppo, la storia non ha molto da aggiungere al filone che rappresenta (ma anche chissenefrega).

Recensione di Andrea Peduzzi. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di MyMovies.it

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E’ efficace la scelta di Ilya Naishuller di portare tutto verso un registro sempre più eccessivo e ridicolo. Dove il finale travalica dal genere action alla vera e propria farsa, con sottolineature dell’azione che non guardano alla plasticità e alle pose eroiche, bensì ai Looney Tunes e allo slapstick. Bob Odenkirk, che ha verve da grande comico, è dunque un interprete perfetto per questo tipo di spettacolo.

Allo stesso modo calza a pennello Michael Ironside che incarna il padre di Hutch. E rimette autoironicamente i panni da duro della sua carriera, disposto ad andarsene nel fuoco piuttosto che invecchiare ulteriormente in casa di cura. E c’è spazio anche per il rapper RZA, che anche come regista aveva sposato la causa di un’azione tra arti marziali e tinte pulp in L’uomo con i pugni di ferro. Nella ammiccante follia di Io sono nessuno va quindi almeno riconosciuta la divertita coerenza delle scelte di produzione.

Recensione di Andrea Fornasiero Voto: 3 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“MARX PUO’ ASPETTARE” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“Marx può aspettare” scheda e recensioni del film

“Marx può aspettare” scheda e recensioni del film

“Marx può aspettare” scheda e recensioni del film

Distribuzione: 01 Distribution 

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Genere: Documentario
Anno: 2021
Regia: Marco Bellocchio
Cast: Marco Bellocchio, Pier Giorgio Bellocchio, Elena Bellocchio
Paese: Italia
Durata: 96 minuti
Produzione: Kavac Film, Ibc Movie, Tender Stories con Rai Cinema, in collaborazione con Fondazione Cineteca Bologna, opera realizzata in collaborazione con Regione Lazio Fondo per il Cinema e l’audiovisivo, produttore esecutivo Michel Merkt e Alessio Lazzareschi, coprodotto da Malcom Pagani e Moreno Zani, prodotto da Simone Gattoni e Beppe Caschetto.
Voto (media ponderata): ♥♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Marx può aspettare, film diretto da Marco Bellocchio, è un documentario sulla famiglia del regista, che si sofferma in particolare su Camillo, il gemello di Marco, morto il 27 dicembre 1968. Viene affrontato il grigio tema del lutto, il dolore da sopportare tra fratelli con la volontà di nascondere una tragedia simile alla madre.

Camillo muore in un anno iconico, il ’68, quello della rivoluzione, della ribellione giovanile, che non lo hanno mai interessato. Camillo non si sentiva parte dei giovani rivoluzionari. Tanto che nell’ultimo incontro con Marco afferma che “Marx può aspettare”. Eppure, ricostruendo tassello dopo tassello la storia della famiglia Bellocchio e la morte del fratello, il regista inevitabilmente deve citarlo questo anno rivoluzionario, accompagnato delle tesi marxiste. Un filo rosso lega inevitabilmente Camillo a Marx, nonostante il disinteresse del primo verso il secondo.

Questa è la storia di una famiglia, che ha affrontato come tante altre, un orribile evento e che viene raccontata senza censure, pudori o vergogna.

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La recensione di MyMovies.it

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Marx può aspettare dà voce all’urlo silenzioso di Camillo, alla sua bestemmia trattenuta, al suo bisogno disperato di essere riconosciuto. E Marco chiede, incalza, svela verità parziali (o contradditorie) in tempo reale. Riceve messaggi dall’aldilà, raccoglie testimonianze dolorose, dinieghi, rancori latenti, in quel teatro che è il cinema.

Ma anche in quella sua famiglia ingannevole in cui tutti “vivevano una vita di arida infelicità”. Ma la rappresentazione di questa apparente aridità lascia intravvedere la lava incandescente che scorre dietro ai Bellocchio. Soprattutto a Marco, apologeta di ciò che ha sempre ostinatamente negato, penitente senza possibilità di definitiva redenzione.

Recensione di Paola Casella. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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“Marx può aspettare” scheda e recensioni del film – La recensione di ComingSoon.it

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È davvero sorprendente la leggerezza con cui Bellocchio riesce a raccontare questa storia, mostrando come l’abbia turbato nel corso di tutta la sua carriera. Diventando fonte di ispirazione per situazioni e personaggi dei suoi film. Una parabola potentissima sulla necessità dell’ascolto di chi ci sta più vicino. Storicizzando una realtà sociale tipica del nostro paese nei decenni passati. Esponendola alle nuove generazioni, rappresentate dai figli Piergiorgio ed Elena, non casualmente mostrati in ascolto silente, talvolta giudicante. Mentre il padre apre l’album dei ricordi sofferti.

Recensione di Mauro Donzelli. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di Cinema.EveryEye.it

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Marco Bellocchio filma un’opera-testamento che, con lucidità, vigore e spregiudicata onestà intellettuale, emotiva e psicologica ripercorre tutta la sua esistenza pubblica e privata. Un campo-controcampo su una famiglia e su un percorso – personale e professionale – gravato da un peso tanto enorme quanto invisibile.

Marx può aspettare è tutto il cinema di Marco Bellocchio messo insieme e (ri)visto da un’altra prospettiva. Quella di un’assenza rincorsa ed esorcizzata per tutta la vita attraverso i film. E con la quale l’autore fa finalmente i conti. Arrivando addirittura a intravederla di sfuggita su un ponte solitario sul far della sera.

Recensione di Matteo Regoli Voto: 4 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“GODZILLA VS KONG” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“Godzilla vs Kong” scheda e recensioni del film

“Godzilla vs Kong” scheda e recensioni del film

“Godzilla vs Kong” scheda e recensioni del film

Distribuzione: Warner Bros Pictures 

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Genere: Azione. Fantasy
Anno: 2021
Regia: Adam Wingard
Cast: Millie Bobby Brown, Rebecca Hall, Alexander Skarsgård, Eiza González, Lance Reddick, Kyle Chandler, Jessica Henwick, Brian Tyree Henry, Demian Bichir, Julian Dennison, Shun Oguri
Paese: USA
Durata: 113 minuti
Produzione: Warner Bros. Pictures e Legendary Entertainment
Voto (media ponderata): ♥♥♥ 1/2  (su 5)

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La trama

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Godzilla vs Kong, il film diretto da Adam Wingard, è ambientato in un mondo in cui gli uomini convivono sulla Terra insieme ai mostri. La Monarch, la coalizione comune tra diversi governi che studia in mostri, avvia una rischiosa missione in terre sconosciute. Per scoprire le origini dei Titani, così da poterli conoscere più fondo e garantire all’uomo un futuro in piena tranquillità.

Nel frattempo sull’isola di Skull Godzilla e Kong sono attratti da un’anomala attività sismica che metterà l’uno contro l’altro questi due potenti Titani. Per decretare chi tra loro è il Re dei Mostri, mentre il mondo intero si fa spettatore di questa battaglia.

Lo scontro tra i due mostri, però, nasconde un’oscura cospirazione. Le fazioni rivali, infatti, decise a manipolare i Titani, rischiano di cancellare le creature dalla faccia della Terra. Così come qualsiasi traccia di vita sul pianeta.

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La recensione di ComingSoon.it

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Il motivo principale per cui uno decide di vedere un film che si chiama Godzilla vs. Kong è già lì, in bella vista nel titolo. Uno vede un film che si chiama Godzilla vs. Kong perché vuole vedere Godzilla e King Kong che fanno a botte, si prendono a legnate, se le danno di santa ragione.

Perché vuol vedere realizzata sullo schermo – meglio se grande, ma di questi tempi ci possiamo accontentare anche di altri un po’ più piccoli – la versione realistica (si fa per dire) e ultra-tecnologica degli scontri che si immaginava da bambino. Quando faceva scontrare, letteralmente, i pupazzetti di questo o quel personaggio che teneva tra le mani. Immaginando gli incontri più improbabili e violenti.

Considerato questo, non ci sono dubbi sul fatto che Adam Wingard sia riuscito a fare di Godzilla vs. Kong il film che il suo spettatore ideale aveva voglia di vedere.

Recensione di Federico Gironi. Voto: 3.5 (su 5)Leggi la recensione completa

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“Godzilla vs Kong” scheda e recensioni del film – La recensione di Cinema.EveryEye.it

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Godzilla vs Kong di Adam Wingard è una miscellanea in senso ampio di concept, virtuosismi ed errori già insediati nel MonsterVerse da anni. Solo in grado di emergere rispetto al passato del franchise per quanto riguarda la chiarezza e la direzione degli scontri. Che già dal titolo sono fattore primario del progetto. Non cerca la quantità ma la qualità, in questo senso, e i 40 minuti conclusivi del film risultano prova evidente della “visione d’azione” del regista.

Che crea per il grande schermo quello è che a mani basse l’acume sensazionalistico della saga. Dove c’è un vincitore, un vinto ma anche il superamento di una condizione precedente, puntando al futuro del progetto. Peccato per la componente umana del racconto, che occupando comunque spazi e tempi molto importanti in un film di appena due ore di durata affossa a più riprese ritmo e spettacolarità del crossover.

Recensione di Luca Ceccotti. Voto: 3.5 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di MoviePlayer.it

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Il nuovo capitolo del MonsterVerse Warner, diretto a Adam Wingard, dà al pubblico quello che desidera e di cui ha bisogno. Ovvero sontuose battaglie tra mostri giganti mentre gli umani se ne stanno al loro posto senza interferire più di tanto, né distogliere l’attenzione dal cuore pulsante della storia. D’altra parte, come potrebbero? Da questo punto di vista, il film enfatizza quanto fatto in King of Monsters. E risulterà esaltante per chi ama i kaiju e quel che li riguarda, un po’ meno per chi cerca una storia con un maggior spessore.

Recensione di Antonio Cuomo Voto: 3.5 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“THE FATHER – NULLA E’ COME SEMBRA” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“The Father – Nulla è come sembra” scheda e recensioni del film

“The Father – Nulla è come sembra” scheda e recensioni del film

“The Father – Nulla è come sembra” scheda e recensioni del film

Distribuzione: BIM Distribuzione 

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Genere: Drammatico
Anno: 2020
Regia: Florian Zeller
Cast: Anthony Hopkins, Olivia Colman, Olivia Williams, Rufus Sewell, Evie Wray, Mark Gatiss, Imogen Poots, Ayesha Dharker, Ray Burnet
Paese: Gran Bretagna, Francia
Durata: 97 minuti
Produzione: Trademark Films, Cine@, AG Studios NYC, Embankment Films, F Comme Film, Film4, Viewfinder
Voto (media ponderata): ♥♥♥♥  (su 5)

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La trama

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The Father – Nulla è come sembra, film diretto da Florian Zeller, racconta la storia di Anthony (Anthony Hopkins). Un uomo di 80 anni, che nonostante l’età avanzata, non vuole aiuto e assistenza da sua figlia Anne (Olivia Colman). L’anziano, però, ha davvero bisogno di cure, soprattutto perché la sua mente inizia a vacillare a causa della demenza senile.

Giorno dopo giorno Anthony perde la percezione della realtà, che sotto i suoi occhi inizia a mutare in qualcosa di estraneo. Fatica a riconoscere anche la stessa Anne, che gli appare diversa e sconosciuta. E inizia a dubitare della sua mente, dei suoi cari e di tutto ciò che ha intorno. Addolorata, Anne vede suo padre rinchiudersi sempre più in se stesso e il non essere riconosciuta da lui le appare come un lutto. Ha perso il genitore, nonostante questi sia ancora vivo

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La recensione di MyMovies.it

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Esordio alla regia del drammaturgo francese Florian Zeller, The Father è un dramma da camera elegante, essenziale e devastante dal punto di vista emotivo. Non certo il primo film a trattare le pene della terza età e in particolare i temi della demenza senile. Stupisce però lo spettatore che ragionevolmente potrebbe aspettarsi un trattamento pieno di denso sentimentalismo.

Recensione di Tommaso Tocci. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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“The Father – Nulla è come sembra” scheda e recensioni del film – La recensione di SentieriSelvaggi.it

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The Father non è il primo film a trattare di Alzheimer o demenza senile. Ma si distingue nel modo in cui la racconta: attraverso lo sguardo di chi ne è vittima. Mostrando ciò che vede, sente, vive. Due interpreti maestri dell’emotività controllata portano addosso il peso di una storia, o forse non storia. Un esperimento che parte dal teatro e passa per il cinema, ma che soprattutto vuole essere un’esperienza multimediale di narrazione. In cui vengono manipolati luogo, tempo e spazio per arrivare a un fine.

Siamo lontani dall’effetto de Il sesto senso o di Fight Club. Non si cerca di “imbrogliare” lo spettatore attraverso la distorsione della realtà. Ma di renderlo partecipe a questa forma di verità che esiste, che accade. Come Fincher ha dato al pubblico gli stessi occhi e orecchie di Edward Norton, facendolo entrare nella sua mente psicotica, Zeller fa lo stesso senza necessità del colpo di scena finale. Il pubblico, messo in una condizione di sovrapercezione, qui è consapevole da subito del problema che affligge i personaggi. Ed é importante che lo sappia. Un gioco che spinge a chiedersi chi sia realmente il protagonista: gli attori o gli spettatori?

Recensione di Roberta Loriga. Voto: 4 (su 5)Leggi la recensione completa

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La recensione di CiakMagazine.it

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L’adattamento cinematografico della propria pièce del 2012, Le Père, realizzato dallo stesso Zeller dopo quello di Philippe Le Guay con Jean Rochefort (Florida, 2015), chiude porte e finestre, costringendoci nelle due camere e cucina che sono diventate la vita – reale o meno – dello straordinario protagonista.

Del quale condividiamo i dubbi, nella speranza che possa aver ragione lui, che sia vittima della crudeltà umana e non peggio. Location e dialoghi denunciano ovviamente l’origine teatrale del testo, senza mai togliere respiro all’azione o diminuirne l’efficacia. E rivelando una dote ulteriore del regista esordiente, che consigliamo di non perdere di vista.

Recensione di Mattia Pasquini. Voto: 4 (su 5) – Leggi la recensione completa

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“A QUIET PLACE 2” SCHEDA E RECENSIONI DEL FILM

“Love and Monsters” la recensione del film

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“Love and Monsters” la recensione del film

“Love and Monsters” la recensione del film

Disponibile su Netflix

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Regia: Michael Matthews
Cast: Dylan O’Brien, Jessica Henwick, Dan Ewing, Ariana Greenblatt, Michael Rooker, Ellen Hollman, Melanie Zanetti, Damien Garvey, Bruce Spence
Genere: Avventura, commedia, azione, fantascienza
Durata: 109 minuti
Voto: ♥♥♥ (su 5)

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“Love and Monsters” si rende conto fin da subito che cose banali come la fine del mondo sembrano molto attuali in questo momento storico. Quindi, introduce l’apocalisse con quell’atteggiamento un po’ indifferente di chi sa di non avere nulla di originale da offrire. Ciò pone le basi per un’avventura divertente – anche se a tratti deludente – piena di ammiccamenti consapevoli e una buona dose di passione. Ah, e ci sono alcuni giganteschi insetti mutanti.

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Joel (Dylan O’ Brien) vive sottoterra con un gruppo di altri sopravvissuti e insieme fanno del loro meglio per sopravvivere. Questo dopo che un incidente dovuto ad un asteroide distrugge il 95% della vita umana e trasforma il mondo in superficie in un inferno. Il protagonista ha recentemente stabilito un contatto radio con la sua ex fidanzata adolescente Aimee (Jessica Henwick), che vive in un altro bunker a 85 miglia di distanza. Per trovare la felicità e il suo posto nel nuovo mondo, Joel lascia i confini della sua casa e inizia un pericolo viaggio fuori dal club dei cuori solitari.

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L’impostazione è troppo schematica e anche un po’ stridente. Ma il regista Michael Matthews fa del suo meglio per bilanciare l’avventura, la fantascienza e la leggerezza. La sceneggiatura è carica di retorica e piena di rimandi fantascientifici post-apocalittici (da “Zombieland” a George Miller). Riferimenti importanti, che aiutano a donare leggerezza all’intera operazione, anche quando Joel fa saltare in aria dei lombrichi troppo cresciuti. O si impegna in un contatto visivo prolungato con un granchio gigante. A volte ci si sente inquieti, perché si vorrebbe capire (senza riuscirci) dove il film voglia andare davvero a parare, ma “Love and Monsters” ha il grande merito di non perdere mai il suo senso del divertimento.

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O’Brien è bravo, perché riesce a mostrare Joel come qualcosa di più di un atipico debole, romanticamente frustrato della ‘generazione Z’. Tira fuori dal suo personaggio una vulnerabilità che lo rende simpatico agli occhi del pubblico, evitando anche l’effetto macchietta. E’ il migliore nel cast, ed è per questo messo sempre in primo piano durante i momenti maggiormente emotivi del film. Ma la performance di O’Brien soffre per un gruppo di attori di contorno decisamente sottotono. La sua connessione con Aimee, in particolare, sembra più inevitabile che genuina. Tanto che una breve scena con Joel ed un robot si rivela molto più toccante di qualsiasi momento tra i due protagonisti umani.

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Il dettaglio e l’attenzione visiva in “Love and Monsters” merita un elogio speciale. La scenografia e la produzione si integrano perfettamente con le creature e il campo di battaglia devastato dal disastro, che costituisce quasi tutta l’ambientazione del film. Matthews ottiene questo con pochissimo budget, un’impresa senz’altro meritoria. E’ un esempio di qualità e ciò accade quando un film indipendente riceve il sostegno finanziario necessario per arrivare al grande pubblico, peraltro con merito.

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A livello di temi, purtroppo, il film sembra un po’ vuoto e ovvio. Non aiuta, in tal senso, l’eccessiva insistenza nel ricorrere a continue citazioni di film apocalittici precedenti. Però “Love and Monsters” è abbastanza divertente e consapevole da superare qualsiasi debolezza narrativa. I due protagonisti si distinguono entrambi all’interno del cast in un film che affronta la fine del mondo con un senso di divertimento e meraviglia. Una ventata d’aria fresca, in un momento in cui la sensazione di disastro è avvertita troppo da vicino da tutti.

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“GENITORI VS INFLUENCER LA RECENSIONE DEL FILM”

“Genitori vs influencer” la recensione del film

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“Genitori vs influencer” la recensione del film

“Genitori vs influencer” la recensione del film

Disponibile su Now

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Regia: Michela Andreozzi
Cast: Fabio Volo, Ginevra Francesconi, Giulia De Lellis, Ruben Mulet Porena, Emma Fasano, Massimiliano Bruno, Nino Frassica, Paola Minaccioni, Matteo De Buono, Paola Tiziana Cruciani, Massimiliano Vado, Michela Andreozzi.
Genere: Commedia
Durata: 94 minuti
Voto: ♥ 1/2 (su 5)

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“Genitori vs Influencers” vorrebbe andare oltre il semplice scontro tra i protagonisti. Il film di Micaela Andreozzi con Ginevra Francesconi, Fabio Volo e Giulia De Lellis, infatti, vorrebbe volare molto più in alto. Puntando a contrasti molto più interessanti. Il film vorrebbe partire dal contrasto tra vecchi e nuovi esempi di commedia italiana. Non riesce, però, a trovare una sintesi tra questi due esempi. Risultando poco interessante e, inoltre, con un rapporto ambiguo con la realtà che vuole rappresentare.

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La storia è quella di Paolo, un professore perennemente preoccupato e decisamente antisociale. L’uomo si scontra spesso con la figlia Simone (pronunciato alla francese) e odia l’influencer Ele-O-Nora. Finirà però per farsi sedurre dallo sfarzoso mondo del networking. “Genitori vs Influencers” poteva essere lo spunto giusto per parlare del nuovo contesto digitale ma il tema è così poco trattato che, quando scorrono i titoli di coda, ci si chiede se si è davvero assistito a qualcosa di veramente interessante.

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Il film racconta la dimensione social senza avere idea di cosa sia realmente, ma vedendola solo come un enorme buco nero. Un buco nero che inghiotte la realtà e costringe gli utenti a comportarsi in modo insensato. Tutte le questioni affrontate da “Genitori vs influencers” poggiano su una struttura sottile, troppo sottile. La stessa che sostiene anche la superficialità del ritratto delle nuove generazioni al centro della storia, la cui psicologia è ridotta a una massa informe di definizioni usa e getta.

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Tuttavia, l’elemento peggiore di questo lungometraggio è il suo rapporto assolutamente ambiguo con il mondo degli influencer. Almeno inizialmente, infatti, punta all’ironia ma, con il passare dei minuti, comincia a simpatizzare con loro, finendo per imitare compiaciuto quegli atteggiamenti che avrebbe voluto criticare. Insomma, più che una satira sul mondo dell’internet moderno, “Genitori vs Influencers” è una commedia italiana che cerca di staccarsi dalle caratteristiche del genere senza riuscirci.

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Così, lo spettatore si trova di fronte a un film senza costrutto, dove l’unico tentativo della regista è quello di mettere in piedi qualcosa di mai visto prima. E nel tentativo esasperato di innovare, finisce per mettere in secondo piano certezze comiche come quelle che potrebbe offrire il cast di supporto, per concentrarsi su un cast di protagonisti poco adatti allo scopo. La regia reinterpreta alcuni dei fondamenti della commedia degli equivoci senza averli prima assimilati, finendo per riproporli in modo frettoloso e, a volte, superficiale.

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Non sorprende, quindi, che una scelta che tira fuori il genere dal suo terreno di coltura, non abbia, poi il potere di colpire davvero il pubblico, che rimane più confuso che deliziato. “Genitori vs Influencers” non esamina criticamente le novità. Piuttosto, gioca sulle sue ambiguità e parla allo stomaco del suo pubblico. Perdendo, così, l’opportunità di un’auspicabile riflessione sulla condizione del rapporto digitale-utente.

Francesco G. Balzano

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“THE SOUND OF METAL” LA RECENSIONE DEL FILM

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