“Soul” la recensione del film disponibile su Disney Plus
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“Soul” la recensione del film disponibile su Disney Plus
“Soul” la recensione del film disponibile su Disney Plus
Disponibile su Disney Plus
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Regia: Pete Docter
Voci italiane: Paola Cortellesi, Neri Marcorè, Perla Liberatori, Federica De Bortoli, Oliviero Dinelli, Ludovica Modugno, Rosella Izzo, Jonis Bascir, Fabrizio Vidale, Paola Egonu
Genere: Animazione, commedia, drammatico, avventura
Durata: 100 minuti
Voto: ♥♥♥ (su 5)
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La trama
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Joe è un insegnante di musica in una scuola media, che desidera suonare nel famoso jazz club di New York The Blue Note. Joe perderà la vita mettendo involontariamente il piede sbagliato in una grata fognaria aperta. Ma la morte non rappresenterà la fine del suo viaggio. Quando l’anima di Joe lascerà il suo corpo, inizierà un nuovo sorprendente viaggio, che porterà la sua anima in un regno cosmico, il Seminario ‘You’. Dove vengono create e perfezionate le anime.
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Il nostro giudizio
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Tra tutti gli autori di casa Pixar, Pete Docter è quello a cui piace occuparsi di temi che hanno a che vedere con la metafisica e, perché no, anche con la filosofia. In “Soul” prova a fare il colpaccio, ovvero far digerire tematiche molto care al pubblico adulto pure alla platea dei bambini. Nonostante i lodevoli sforzi grafici e qualche trovata furbetta come, ad esempio, l’inserimento estemporaneo del personaggio del gatto, la missione non gli riesce completamente.
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Siamo, infatti, molto lontani dalla perfezione contenutistica di “Coco” e a due spanne di distanza dalla qualità dal suo “Inside Out” dove, invece, riuscì a far coincidere perfettamente psicologia e cinema per l’infanzia. “Soul”, invece, rimane un film dedicato soltanto ai più grandi, sia per il messaggio finale che per il linguaggio usato per raccontare il viaggio ultraterreno del protagonista. Un protagonista, tra l’altro, piuttosto deboluccio, perché non ha sufficiente e carisma per portare il pubblico ad empatizzare con lui e nemmeno una sufficiente carica di cattiveria per giustificarne la ‘redenzione’ finale.
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E’ convincente, invece, il parallelismo tra la musica jazz e il giusto modo di vivere la vita. La morale secondo cui è bene imparare ad affrontare l’esistenza senza spartito, come solo i grandi interpreti di questo genere musicale sanno fare, è affascinante e molto ben sublimato dal finale. Un finale che alza, anche se non di molto, la qualità di un film, tutto sommato, poco riuscito. Perché si perde in noiosissime congetture su un ‘oltremondo’ altrettanto barboso, quando poi la pellicola vuole esaltare la bellezza della vita terrena. Troppa filosofia, insomma, se lo scopo è quello di assaporare fino un fondo un gustoso trancio di pizza.
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Francesco G. Balzano