Tag: cinema

“Tenet” recensione film (NO SPOILER)

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“Tenet” recensione film (NO SPOILER)

“Tenet” recensione film (NO SPOILER)

Distribuzione: Warner Bros Italia

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Regia: Christopher Nolan
Cast: John David Washington, Robert Pattinson, Elizabeth Debicki, Dimple Kapadia, Michael Caine, Kenneth Branagh, Martin Donovan, Fiona Dourif, Jurij Kolokol’nikov, Himesh Patel, Clémence Poésy, Aaron Taylor-Johnson, Denzil Smith.
Genere: Azione, fantascienza, spionaggio, thriller
Durata: 150 minuti
Voto: ♥♥

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La trama

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Il protagonista senza nome, un agente della CIA, partecipa a un’operazione russa sotto copertura . Per salvare un agente compromesso e rubare un oggetto non identificato durante un assedio terroristico al teatro dell’opera di Kiev. Dopo aver salvato l’agente e recuperato l’oggetto, il protagonista invia parte della sua squadra attraverso un’uscita segreta. Poco dopo il protagonista viene salvato da un uomo armato mascherato, con un filo rosso sullo zaino. Il protagonista si unisce nuovamente ai russi, che, resosi conto di essere stati ingannati, lo torturano, ma il giovane resiste all’interrogatorio e assume una pillola avvelenata. Al risveglio, il protagonista scopre che la pillola era falsa e che i russi hanno catturato e ucciso tutti i membri della sua squadra. Appropriandosi dell’oggetto non identificato.

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Il nostro giudizio

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“Tenet” è il film che certifica quanto, ormai, Nolan sia diventato un fan di sé stesso. Nella pellicola, infatti, troviamo tutti i punti cardine della sua idea di cinema. Esasperati, però, all’ennesima potenza, con un gusto che diventa quasi parodistico. La trama, di per sé, ha una sua linearità, ma siccome il regista, negli anni, si è fatto conoscere per le storie cervellotiche, allora complica tutto forzatamente. Intendiamoci, “Tenet” ha un senso cinematografico indiscutibile, una colonna sonora memorabile ed un cast di primissimo livello.

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Buone, a tal proposito, le interpretazioni dei due protagonisti, John David Washington e Robert Pattinson, anche se la sceneggiatura non dà ai loro personaggi il giusto spessore, rendendoli così facilmente dimenticabili. Interessanti e ben caratterizzati, invece, i ruoli interpretati da Elizabeth Debicki e Kenneth Branagh, quest’ultimo perfetto nella parte del villain. Ad ogni modo, seppur non si può parlare di pellicola deludente, si può invece dire che, dopo “Dunkirk”, Nolan prosegue nel suo periodo di scarsa vena creativa.

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Insomma, chi si aspetta un nuovo “Inception” è destinato a rimanere deluso. Il soggetto è senz’altro interessante, però il problema di questo film è nella messa in scena estremamente confusionaria, col solito finale che necessita di una spiegazione da cercare su Google. Se in “Inception”, però, quell’alone di mistero sull’epilogo era furbescamente voluto, qui la conclusione sembra dovutamente confusa. Quasi, insomma, come se fosse un dogma del suo cinema più che una reale necessità narrativa.

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“Tenet” recensione film (NO SPOILER)

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Dunque, in “Tenet” la confusione regna sovrana, sia per colpa di uno script troppo raffazzonato, sia, a sorpresa, per una regia con poche intuizioni. Fatte salve, comunque, alcune, pochissime, scene con un buon tasso di inventiva. La realizzazione tecnica del film, tutto sommato, è anche discreta (non eccelsa, però), ma il vero punto debole di questa produzione è la totale mancanza di contenuto, nonostante una confezione piuttosto curata. La pellicola, insomma, si accontenta di un’aurea mediocritas.

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Di essere un interessante esercizio di stile in cui ognuno fa bene il compitino senza, però, credere troppo nel progetto complessivo. Buono il sottotesto, anche se, di nuovo, è un po’ buttato lì a caso e si perde nel marasma generale. Siamo, dunque, molto lontani dalla magnificienza con cui venivano svelati i messaggi subliminali nel cinema del cineasta statunitense. “Tenet” rimane un film da vedere, se non altro perché diretto da uno degli autori più celebrati dei nostri tempi. Però sarebbe poco onesto non sottolineare che c’era da aspettarsi molto (ma molto) di più.

Francesco G. Balzano

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“365 GIORNI” LA RECENSIONE DEL FILM

“365 giorni” la recensione del film

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“365 giorni” la recensione del film

“365 giorni” la recensione del film

Disponibile su Netflix

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Regia: Barbara Białowąs, Tomasz Mandes
Cast: Anna-Maria Sieklucka, Michele Morrone, Bronisław Wrocławski, Otar Saralidze, Magdalena Lamparska, Natasza Urbańska, Grażyna Szapołowska, Tomasz Stockinger, Gianni Parisi, Mateusz Łasowski.
Genere: Erotico, Azione, Drammatico
Durata: 115 minuti
Voto: ♥ (su 5)

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La trama

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Dopo un incontro tra la famiglia mafiosa siciliana dei Torricelli e gli spacciatori del mercato nero, Massimo Torricelli vede una bella donna su una spiaggia. Qualche attimo dopo suo padre, capo della famiglia mafiosa, viene ucciso a colpi di arma da fuoco, e anche Massimo viene ferito. Cinque anni dopo, Massimo è diventato un leader spietato e violento e comanda la famiglia Torricelli. A Varsavia, Laura Biel, una giovane imprenditrice di successo, è infelice nella sua relazione con il fidanzato Martin, con cui non riesce ad avere rapporti sessuali. Laura decide di festeggiare il suo ventinovesimo compleanno in Sicilia con gli amici. Ma dopo che Martin la mette in imbarazzo, va a fare una passeggiata e si imbatte in Massimo, che la rapisce.

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Il nostro giudizio

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Finito, chissà come, nel catalogo di Netflix e, soprattutto, nella top 10 dei più visti sulla piattaforma, “365 giorni” è un film semplicemente inguardabile. Doveva essere il “50 sfumature di grigio” italiano, il che la dice già lunga sulle ambizioni qualitative del progetto, ebbene: è riuscito a fare molto peggio. Il pretesto per quella che, per convenzione, chiameremo trama la dà una fanfiction (capito il livello?). Ma, in realtà, è tutto un pretesto per un collage di scene degne di un film per la notte fonda delle reti private.

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Inutile, dunque, dilungarsi troppo sugli sviluppi della narrazione, perché, a dire il vero, questo lungometraggio non narra un bel niente. Vi basti sapere che, per sommi capi, è la vicenda di un sosia di Fabrizio Corona che rapisce, senza un motivo apparente, una graziosa fanciulla di cui si è invaghito. Per dar vita ad una sorta de “La Bella e la Bestia” in versione sporcacciona. I “365 giorni” del titolo sono la scadenza che lui dà a lei per innamorarsi. Bene, in questo lasso di tempo, i due aitanti protagonisti non fanno altro che mostrare le loro pudenda e darsi allo shopping, a volte addirittura le due cose contemporaneamente.

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Il tutto, è bene precisarlo, sulle orribili note della colonna sonora. In più, come se già non bastasse la bruttezza di ogni aspetto tecnico di questo prodotto, il film si preoccupa anche di lanciare pessimi messaggi. La protagonista, lo ricordiamo, è una ragazza rapita che dovrebbe innamorarsi del suo aguzzino. Perdipiù, il ‘galantuomo’ protagonista è anche una persona estremamente violenta, nonché uno stalker. Insomma, è una persona da tenere bene alla larga. Però è bello, e siccome in questa orrenda pellicola davanti all’estetica si perdona e dimentica tutto, lei, clamorosamente, perde la testa per questo avanzo di galera.

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“365 giorni” la recensione del film

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A questo aggiungiamo anche un grave stereotipo nostre forze dell’ordine totalmente asservite al malavitoso di turno. Dunque, “365 giorni” non ha altro da offrire se non una pessima figura di sé. Il film calpesta qualsiasi conquista sociale fatta sin qui nella nostra storia. Ecco, quindi, l’anacronistica riproposizione della donna donna che ha bisogno del “maschio alfa” per sentirsi protetta. Oppure ancora la mitologica, inesistente, figura del mafioso ‘buono’. Quello che ha il suo codice d’onore per cui uccide solo i ‘cattivi’ e offre protezione ai più deboli.

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Insomma, una serie inenarrabile di castronerie alle quali nessuno, nel 2020, dovrebbe credere. Questa sequela di sconcezze, sia materiali che ideologiche, sfocia in un finale aperto, che spalanca le porte ad un nuovo capitolo. Perché il peggio, a quanto pare, piace ed è per questo che al peggio non c’è mai fine.

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“FAVOLACCE” LA RECENSIONE DEL FILM

“Artemis Fowl” la recensione del film

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“Artemis Fowl” la recensione del film

“Artemis Fowl” la recensione del film

Disponibile su disneyplus.com

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Regia: Kenneth Branagh
Cast: Ferdia Shaw, Lara McDonnell, Nonso Anozie, Josh Gad, Judi Dench, Miranda Raison, Colin Farrell, Hong Chau, Adrian Scarborough
Genere: Avventura, Fantastico, Fantascienza
Durata: 94 minuti
Voto: ♥ 1/2 (su 5)

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La trama

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Artemis, un geniale ragazzino di dodici anni, vive alla residenza dei Fowl con il padre vedovo Artemis Sr., che gli trasmette la sua conoscenza delle fiabe irlandesi. Durante uno dei suoi viaggi d’affari, Artemis Sr. scompare dalla sua barca, la Fowl Star , accusata del furto di numerosi manufatti inestimabili trovati a bordo. E Artemis riceve una chiamata da una figura incappucciata. Quest’ultima tiene prigioniero suo padre e concede ad Artemis tre giorni per recuperare il manufatto magico chiamato Aculos, che Artemis Sr. ha rubato e nascosto. Domovoi “Dom” Leale, la guardia del corpo di Artemis, gli mostra una biblioteca nascosta dove generazioni di Fowl hanno catalogato le prove dell’esistenza di creature magiche.

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Il nostro giudizio

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Nelle intenzioni del regista Kenneth Branagh, “Artemis Fowl” doveva essere un “Die Hard con le fate”. Ma, a conti fatti, ci si trova davanti ad un filmetto per famiglie pieno di imprecisioni sia tecniche che di sceneggiatura. In fase di montaggio, infatti, si è deciso di ridurre la pellicola a poco più di un’ora e mezza di durata, quando, invece, il materiale narrativo fornito dalla saga letteraria avrebbe richiesto molto più tempo. Così, lo spettatore si ritrova immerso in una storia a volte insensata, che va a doppia velocità e costellata di personaggi senza spessore, se non, in alcuni casi, addirittura inutili. Va peggio, poi, quando si cerca di truccare di difetti con effetti speciali rivedibili, resi ancora più ingiustificabili da un budget a disposizione che non era nemmeno basso.

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Chi ha letto i romanzi della saga dedicata ad “Artemis Fowl” giura che la sua trasposizione cinematografica è molto al di sotto delle attese. Tendiamo a crederci, perché il protagonista più che un genio del crimine, come ci viene descritto, sembra un ragazzino presuntoso e piuttosto antipatico a cui è davvero difficile affezionarsi. Doveva essere, invece, una mente geniale in grado di mettere a segno, grazie ad un intelligenza machiavellica, una serie di grandi colpi. Nel film di Branagh tutto questo viene messo da parte per lasciare spazio ad una storia banale, dove non c’è un colpo di scena degno di questo nome e, perciò, tutto scorre sin troppo liscio.

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“Artemis Fowl” la recensione del film

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Pure il parallelo mondo di fate e nani con cui il protagonista entra in conflitto viene svilito sino a diventare superfluo. Se nella versione letteraria questi personaggi si rivelano ossi duri da affrontare anche per l’acuto Artemis Fowl, in questa trasposizione diventano avversari facili da tenere a bada. Il film manca di cattiveria, di spietatezza, probabilmente per volontà Disney preoccupata di compiacere il pubblico dei giovanissimi. La scelta può anche essere sensata, ma allora perché sprecare una saga che poteva regalare emozioni più forti e per un pubblico più eterogeneo?

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Il film, poi, butta all’aria anche un cast adulto piuttosto valido, che vanta nomi di primissimo piano come Colin Farrell, Judi Dench e Josh Gad. Anche loro, in fondo, appaiono poco convinti di questa operazione e si limitano ad assecondare una sceneggiatura scialba e che punta all’essenziale, per giunta col minimo sforzo. Non si può dire, comunque, che “Artemis Fowl” sia un film senza pubblico, anzi, se possibile il suo principale problema sta proprio qui. La pellicola, infatti, parla solo ad una platea di età pari od inferiore a quella del protagonista e non si preoccupa minimamente di farsi ascoltare dagli altri. In fondo, la scelta di lanciarlo solo sulla piattaforma Disney Plus è piuttosto azzeccata, perché è un prodotto digeribile solo sul comodo divano di casa.

Francesco G. Balzano

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“FAVOLACCE” LA RECENSIONE DEL FILM

“Favolacce” la recensione del film

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“Favolacce” la recensione del film

“Favolacce” la recensione del film

Disponibile su primevideo.com

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Regia: Damiano e Fabio D’Innocenzo
Cast: Elio Germano, Barbara Chichiarelli, Gabriel Montesi, Max Malatesta, Ileana D’Ambra, Giulia Melillo, Cristiana Pelligrino, Lino Musella, Justin Korovkin, Tommaso Di Cola, Giulietta Rebeggiani, Max Tortora
Genere: Drammatico
Durata: 98 minuti
Voto: ♥ (su 5)

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La trama

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Nella periferia meridionale di Roma vive una comunità di famiglie che svolgono una vita apparentemente normale e monotona. Nonostante ciò, ogni famiglia nasconde delle piccole verità, spesso poco piacevoli. Bruno, sposato con Dalila, è il padre di due figli dodicenni estremamente educati e istruiti, tanto da avere il massimo in ogni materia a scuola. Ma che in realtà non sono per nulla felici, vittime dei comportamenti rabbiosi proprio dei loro genitori. Amelio vive in un prefabbricato con il suo timido figlio Geremia, convinto di sapere sempre cosa sia meglio per il ragazzo. Vilma è una giovane ragazza che aspetta un figlio dal suo fidanzato. La monotonia porta anche altri ragazzini ad affacciarsi al mondo dell’adolescenza.

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Il nostro giudizio

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Dopo il loro film d’esordio, “La terra dell’abbastanza”, i fratelli D’Innocenzo tornano a raccontare la periferia romana. A guardar bene, però, di periferia capitolina c’è davvero poco e sembra di ritrovarsi, piuttosto, in un non-luogo fatto di villini in stile statunitense. Più
che a Spinaceto o Casal Bruciato, insomma, sembra di essere nella periferia di Los Angeles. Del resto, la sensazione che i registi abbiano guardato più e più volte “Alpha Dog” di Nick Cassavetes è fin troppo evidente.

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Dunque, i fratelli D’Innocenzo danno riferimenti geografici solo sulla carta, perché sul grande schermo, invece, hanno ambizioni molto più grandi e la periferia romana serve solo a dare colore a certi dialoghi sboccati. “Favolacce”, infatti, sguazza nel cattivo gusto con lo stesso divertimento con cui i maiali si tuffano nel fango. Il film, a vedere bene, altro non è se non una collezione di battutacce, situazioni scabrose ed imbarazzanti. Il tutto per descrivere, in maniera del tutto fittizia, un’assurda guerra tra due mondi: quello degli adulti e quello degli adolescenti. Quando esplorano questi due pianeti, però, i registi perdono le coordinate (sempre che le abbiano mai avute) ed esagerano in tutto, anche nella direzione degli attori. I ragazzi sono tutti privi di vitalità (chissà perché) e praticamente muti (quasi meglio così, in molti casi). I grandi, invece, urlano, sbraitano e offrono interpretazioni sopra le righe. Persino Elio Germano, solitamente sempre molto ben centrato nei suoi personaggi, qui sembra la brutta copia del protagonista de “La nostra vita”.

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“Favolacce” la recensione del film

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“Favolacce” è un film che non ha alcuna ragione di esistere. Ha un unico intento: quello di impressionare lo spettatore. Tutto il resto, non conta, non serve, è inutile. Parliamoci chiaro: non è che la pellicola abbia un significato recondito, che necessita di essere spiegato al termine della visione. Niente affatto. La storia è chiarissima, ma non si capisce da dove nasca l’esigenza di raccontarla. Il doversi dare una cifra autoriale giustifica, perché no, il fatto che si parta dalla realtà per, poi, sfociare nell’onirico. Ma l’onirico senza una base solida diventa un esperimento surreale, un esercizio di stile, un narcisistico guardarsi allo specchio.

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Siccome, però, fare Cinema significa anche parlare ad un pubblico, allora è necessario, pur con tutti i guizzi autocompiaciuti, averne rispetto e considerazione. Bisogna, inoltre, sottolineare che i fratelli D’Innocenzo sono ancora alla ricerca di un proprio stile, perché oltre ad una scopiazzatura, piuttosto accurata, di altri cineasti si vede ben poco. “Favolacce” è un film con pretese ma senza basi, dove il cinema in stile Garrone incontra l’indipendentismo statunitense, però senza trovare l’amalgama. E’ un pasticcio con capo e con coda ma senza anima, per giunta con gravi problemi tecnici (l’audio, infatti, è problematico e molti dialoghi sono difficilmente decifrabili). Se è una scelta voluta, come qualcuno sostiene, allora è l’ennesima riprova che gli emergenti D’Innocenzo sono bravi a darsi le arie, ma molto meno a fare Cinema.

Francesco G. Balzano

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“CURON” RECENSIONE SERIE

Disney+ ecco un altro film che uscirà in streaming invece che in sala

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Disney+ ecco un altro film che uscirà in streaming invece che in sala

Disney+ ecco un altro film che uscirà in streaming invece che in sala

Laura Silvestri per cinema.everyeye.it

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Il Coronavirus ha completamente rivoluzionato l’industria dell’intrattenimento per i tempi a venire. E alcuni alcuni dei maggiori cambiamenti sono avvenuti nei calendari degli Studios, a partire da quello Disney. Vediamo quali sono le ultime novità al riguardo. Il primo cambiamento riguarda il passaggio su Disney+ del film d’animazione The One and Only Ivan, basato sull’omonimo romanzo di K. A. Applegate. E che vede nel cast anche Angelina Jolie, Sam Rockwell, Bryan Cranston, Helen Mirren, Brooklyn Prince e Danny DeVito.

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Come successo già con Artemis Fowl di Kenneth Branagh, The One and Only Ivan verrà reso disponibile esclusivamente in streaming per gli abbonati al servizio. A partire dal 21 agosto (data americana). Sul fronte strettamente cinematografico, invece, a essere rimandati da settembre 2020 all’estate del prossimo anno saranno i Beatles. Con il documentario The Beatles: Get Back, previsto ora per il 27 agosto 2021.

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Intanto, il film targato 20th Century Fox Everybody’s Talking About Jamie passerà dal 23 ottobre 2020 al 22 gennaio 2021. Mentre una pellicola che era stata precedentemente rimossa dal calendario, The Personal History of David Copperfield con protagonista Dev Patel, uscirà in sala il 14 agosto. Al posto di The One and Only Ivan. Come ricorderete, questi non sono i primi spostamenti di date annunciati dalla compagnia. Che è ancora alle prese con l’effetto domino creatosi proprio a causa dei precedenti slittamenti. Vedremo come andranno ad incastrarsi in futuro gli altri progetti in cantiere in casa Disney (e non solo).

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SKAM ITALIA 4 LA STORIA DI SANA IL TRAILER UFFICIALE DELLA NUOVA STAGIONE

“Addio fottuti musi verdi” film streaming (VIDEO)

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Che deve provvedere al sostentamento della numerosa famiglia. Regia: Jonas Carpignano. Interpreti: Pio Amato, Koudous Seihon. Comunque, è la storia di Pio, che ha 14 anni e vive in Calabria nella piccola comunità Rom chiamata A Ciambra. Pio, inoltre, beve, fuma e frequenta persone di varie etnie: gli italiani, gli africani e i suoi consanguinei Rom. Il ragazzo, comunque, segue e ammira il fratello maggiore Cosimo. E da lui apprende come si ruba.

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“I DUE COLONNELLI” FILM COMPLETO STREAMING GUARDA IL VIDEO

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“I due colonnelli film completo streaming” è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, in un paesino al confine tra la Grecia e l’Albania. Lì, inoltre, si scontrano le truppe italiane e inglesi. Le donne del luogo sono corteggiate assiduamente dai due schieramenti. E devono barcamenarsi fra amanti veri e presunti. La situazione, comunque, riguarda in particolare i due colonnelli. Che oltre al controllo del Paese si contendono anche la stessa ragazza. Regia: Steno. Interpreti: Totò, Walter Pidgeon, Nino Taranto, Scilla Gabel.

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Tuttavia, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, in un paesino al confine tra la Grecia e l’Albania. Lì, inoltre, si scontrano le truppe italiane e inglesi. Le donne del luogo sono corteggiate assiduamente dai due schieramenti. E devono barcamenarsi fra amanti veri e presunti. La situazione, comunque, riguarda in particolare i due colonnelli. Che oltre al controllo del Paese si contendono anche la stessa ragazza.

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“I due colonnelli film completo streaming” è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, in un paesino al confine tra la Grecia e l’Albania. Lì, inoltre, si scontrano le truppe italiane e inglesi. Le donne del luogo sono corteggiate assiduamente dai due schieramenti. E devono barcamenarsi fra amanti veri e presunti. La situazione, comunque, riguarda in particolare i due colonnelli. Che oltre al controllo del Paese si contendono anche la stessa ragazza. Regia: Steno. Interpreti: Totò, Walter Pidgeon, Nino Taranto, Scilla Gabel.

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Tuttavia, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, in un paesino al confine tra la Grecia e l’Albania. Lì, inoltre, si scontrano le truppe italiane e inglesi. Le donne del luogo sono corteggiate assiduamente dai due schieramenti. E devono barcamenarsi fra amanti veri e presunti. La situazione, comunque, riguarda in particolare i due colonnelli. Che oltre al controllo del Paese si contendono anche la stessa ragazza.

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Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

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Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

Silvia Fumarola per repubblica.it/serietv

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Mentre nel grattacielo londinese tutti si muovono come formiche impazzite e i numeri che scorrono sugli schermi dei computer in un secondo cambiano la vita di Paesi lontanissimi e i destini di milioni di persone, un uomo si lancia nel vuoto. Cosa nasconde quel suicidio? “Non ci sono buoni o cattivi” dice Alessandro Borghi, finanziere rampante in Diavoli, la nuova serie su Sky e Now Tv dal 17 aprile. Tratta dal libro di Guido Maria Brera, broker, scrittore e produttore, che svela il mondo dell’economia. Chissà, nella realtà, cosa succederà dopo le macerie che lascerà il coronavirus. Se gli squali saranno pronti ad approfittare della crisi. Non era immaginabile quando Nick Hurran e Jan Michelini giravano la serie kolossal prodotta da Lux Vide e Sky Studio. Seire che vuole avvicinare il pubblico alla finanza citando Dostoevskij.

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Impresa non facile. Ma l’irresistibile ascesa del giovane Massimo Ruggeri (Borghi), ambizioso allievo di Dominic Morgan (Patrick Dempsey), potentissimo Ceo americano di una banca di investimenti, tinge di giallo il romanzo di formazione del giovane rampante. Il legame tra i due uomini inizia a sgretolarsi quando Massimo, che sarà coinvolto in una guerra finanziaria, dovrà scegliere se fidarsi del suo mentore o fermarlo. Ma il rampante Ruggeri dovrà risolvere anche problemi personali. La moglie tossicodipendente lo trascina nello scandalo. E cadono su di lui anche i sospetti per la morte del collega. Sarà una hacker (Laia Costa) a scoprire che qualcuno sta cercando di incastrarlo.

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Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

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Morgan, uomo dai troppi segreti con una vita apparentemente perfetta, è sposato con una fascinosa aristocratica (Kasia Smutniak). “La troviamo in un momento delicato”, racconta l’attrice. “Ha perso un figlio, soffre e forse è la sola a conoscere bene il marito: è la sua migliore amica e la più acerrima nemica”. Un thriller finanziario con immagini d’archivio dei crac che hanno messo in ginocchio il mondo. “Ho messo la mia conoscenza al servizio dell’intrattenimento” dice Brera. “La novità della serie è il punto di vista. Per la prima volta non è quello americano legato alla gestione del potere. Noi lo raccontiamo dalla parte europea, con gli stati forti e quelli deboli che collassano, con la crisi del 2008 vista dalle nostre banche”. “Mia madre lavorava in banca, una volta era un luogo familiare, oggi si è persa la familiarità” racconta Dempsey. “Oggi sono diventati grandi organismi e non sono più attenti ai risparmiatori”.

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La morale della storia è che capire i meccanismi della finanza significa comprendere come potranno cambiare – in meglio in peggio – le nostre vite. “Nella serie mostriamo un po’ tutto” spiega Nick Hurran “come la politica globale sia ostaggio di chi detiene i soldi. Ma anche le conseguenze che si risentono nei piccoli Paesi. Informazioni vendute, il potere che cambia, le banche che da istituzioni di fiducia sembrano essere entità che sfruttano al massimo il denaro altrui. La finanza diventa potere e noi cittadini qualunque viviamo senza essere consapevoli di come siamo manipolati. Se esiste il senso di colpa? Sono in gioco tutte le emozioni, ma forse avere tanto potere ti fa pensare di fare sempre la cosa giusta. Questa è una lotta per la stabilità, contro la paura del caos. Io stesso temo per le generazioni future: che succede se facciamo crollare il sistema?”. Chi vivrà vedrà.

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