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Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

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Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

Silvia Fumarola per repubblica.it/serietv

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Mentre nel grattacielo londinese tutti si muovono come formiche impazzite e i numeri che scorrono sugli schermi dei computer in un secondo cambiano la vita di Paesi lontanissimi e i destini di milioni di persone, un uomo si lancia nel vuoto. Cosa nasconde quel suicidio? “Non ci sono buoni o cattivi” dice Alessandro Borghi, finanziere rampante in Diavoli, la nuova serie su Sky e Now Tv dal 17 aprile. Tratta dal libro di Guido Maria Brera, broker, scrittore e produttore, che svela il mondo dell’economia. Chissà, nella realtà, cosa succederà dopo le macerie che lascerà il coronavirus. Se gli squali saranno pronti ad approfittare della crisi. Non era immaginabile quando Nick Hurran e Jan Michelini giravano la serie kolossal prodotta da Lux Vide e Sky Studio. Seire che vuole avvicinare il pubblico alla finanza citando Dostoevskij.

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Impresa non facile. Ma l’irresistibile ascesa del giovane Massimo Ruggeri (Borghi), ambizioso allievo di Dominic Morgan (Patrick Dempsey), potentissimo Ceo americano di una banca di investimenti, tinge di giallo il romanzo di formazione del giovane rampante. Il legame tra i due uomini inizia a sgretolarsi quando Massimo, che sarà coinvolto in una guerra finanziaria, dovrà scegliere se fidarsi del suo mentore o fermarlo. Ma il rampante Ruggeri dovrà risolvere anche problemi personali. La moglie tossicodipendente lo trascina nello scandalo. E cadono su di lui anche i sospetti per la morte del collega. Sarà una hacker (Laia Costa) a scoprire che qualcuno sta cercando di incastrarlo.

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Borghi e Dempsey i “Diavoli” della finanza

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Morgan, uomo dai troppi segreti con una vita apparentemente perfetta, è sposato con una fascinosa aristocratica (Kasia Smutniak). “La troviamo in un momento delicato”, racconta l’attrice. “Ha perso un figlio, soffre e forse è la sola a conoscere bene il marito: è la sua migliore amica e la più acerrima nemica”. Un thriller finanziario con immagini d’archivio dei crac che hanno messo in ginocchio il mondo. “Ho messo la mia conoscenza al servizio dell’intrattenimento” dice Brera. “La novità della serie è il punto di vista. Per la prima volta non è quello americano legato alla gestione del potere. Noi lo raccontiamo dalla parte europea, con gli stati forti e quelli deboli che collassano, con la crisi del 2008 vista dalle nostre banche”. “Mia madre lavorava in banca, una volta era un luogo familiare, oggi si è persa la familiarità” racconta Dempsey. “Oggi sono diventati grandi organismi e non sono più attenti ai risparmiatori”.

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La morale della storia è che capire i meccanismi della finanza significa comprendere come potranno cambiare – in meglio in peggio – le nostre vite. “Nella serie mostriamo un po’ tutto” spiega Nick Hurran “come la politica globale sia ostaggio di chi detiene i soldi. Ma anche le conseguenze che si risentono nei piccoli Paesi. Informazioni vendute, il potere che cambia, le banche che da istituzioni di fiducia sembrano essere entità che sfruttano al massimo il denaro altrui. La finanza diventa potere e noi cittadini qualunque viviamo senza essere consapevoli di come siamo manipolati. Se esiste il senso di colpa? Sono in gioco tutte le emozioni, ma forse avere tanto potere ti fa pensare di fare sempre la cosa giusta. Questa è una lotta per la stabilità, contro la paura del caos. Io stesso temo per le generazioni future: che succede se facciamo crollare il sistema?”. Chi vivrà vedrà.

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QUALI DOCUMENTARI GUARDARE SU DISNEY+

Quali documentari guardare su Disney+

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Quali documentari guardare su Disney+

Quali documentari guardare su Disney+

Lorenzo Delli per smartworld.it

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Il 24 marzo 2020 ha fatto il suo debutto in Italia Disney+, il servizio di streaming on demand di casa Disney a cui potete iscrivervi seguendo questo link. Sempre da oggi potete quindi usufruire della settimana gratuita di prova o decidere se abbonarvi pagando la retta mensile, pari a 6,99€. O quella annuale che vi permette di risparmiare due mensilità con una spesa pari a 69,99€. In questo articolo ci dedichiamo ai documentari disponibili in catalogo. Quali documentari guardare su Disney+? Per rispondere alla domanda suddividiamo il tutto in due filoni principali: le docu-serie o reality, quei contenuti quindi suddivisi in più puntate o stagioni, e i documentari di stampo classico. Eccovi due elenchi di alcuni dei principali contenuti che troverete su Disney Plus.

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Docu-serie

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Bear Grylls – La legge del più forte – La leggenda, Bear Grylls, in una serie National Geographic incentrata sugli ambienti più estremi al mondo e sulle tecniche di sopravvivenza degli animali che li abitano.

Cosa ti dice il cervello? – Un documentario National Geographic incentrato… sul cervello, l’organo che è fatto per dare un senso a ciò che vediamo, odoriamo, ascoltiamo, assaggiamo e tocchiamo. Ma possiamo davvero fidarci di lui?

Disney’s Fairy Tale Weddings – Matrimoni e fidanzamenti da favola che accadono proprio nei parchi a tema Disney: questa docu-serie/reality ce li mostra da vicino.

Gordon Ramsay – Fuori menù – Il celebre chef in missione per immergersi in nuove culture, ovviamente esplorandone piatti e sapori.

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Le Domeniche – L’artista fai-da-te Amber Kemp-Gerstel condivide la sua passione con delle giovani famiglie. Ogni episodio è incentrato su una diversa produzione Disney.

Il Mondo Mai Visto – Una docu-serie originale che ci porta dietro le quinte di The Walt Disney Company. Pronti a vedere i parchi a tema e tutti i luoghi dove nasce la magia da una prospettiva tutta nuova?

Il Mondo secondo Jeff Goldblum – Vi ricordate di Jeff Goldblum, vero? Alcuni suoi film potrebbero farvi suonare un campanello: La Mosca, Jurassic Park, Il Regno Perduto, Independence Day. In ogni caso Jeff Goldblum è un personaggio alquanto particolare anche nella vita… reale! In questa docu-serie, Jeff si lancia alla scoperta dei segreti che si nascondono dietro le cose più elementari: i jeans, il gelato, i gioielli.

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Quali documentari guardare su Disney+

Marvel’s Hero Project – Una docu-serie in 20 episodi che ci mostra da vicino dei piccoli ma grandi supereroi, non dei fumetti o dei film, ma della vita di tutti i giorni. Bambini che ispirano le loro comunità, tanto da meritarsi l’attenzione di Marvel e, in futuro, anche un fumetto a loro dedicato

Oceani – I segreti degli abissi – Un documentario National Geographic piuttosto recente che con l’ausilio di dati scientifici, creazioni digitali e rivelamenti veri e propri, ci mostra relitti, tesori e città sommerse nei laghi e negli oceani di tutto il mondo

One Strange Rock: Pianeta Terra – Will Smith è il volto di questa docu-serie che ci accompagna in un viaggio epico per scoprire le meravigliose coincidenze che hanno portato alla formazione della Terra e della vita.

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Piccoli Cani Guida Crescono – La serie segue un gruppo di cuccioli di cane dal momento della loro nascita fino alla fine del loro addestramento. Sono infatti destinati a diventare cani guida, ovvero inseparabili compagni di vita dei non vedenti che li adotteranno. L’addestramento però è duro e non tutti i cani riescono a “prendere l’abilitazione”.

Pixar tra la gente – Una serie live-action che porta personaggi e momenti iconici Pixar nel mondo reale, è girato a New York.

Russia – Terra Selvaggia – Un documentario National Geographic che ci porta in uno degli habitat più particolari della terra, la Russia, caratterizzata da tundre, cime innevate, praterie, vulcani, foreste e laghi. Una incredibile varietà di animali la popola.

Supercar – Macchie da sogno – Una squadra di meccanici specializzati realizzano alcune delle più impressionanti supercar mai viste.

The Imagineering Story – Il passato, il presente e il futuro della Disney esplorato in compagnia di un filmmaker Disney che viene da una famiglia con una tradizione incredibile. Il nonno era un animatore Disney, il padre faceva invece parte del team creativo.

The Incredibile Dr. Pol – Ben 16 stagioni di una docu-serie/reality che segue da vicino il mitico Dr. Pol, e la sua clinica veterinaria dove capita di tutto: alpaca, renne, cavalli e quant’altro. Ah, c’è anche un documentario di 43 minuti in stile dietro le quinte.

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Documentari

Apollo: Missions to the Moon – Documentario National Geographic che, come suggerisce il titolo, è incentrato sulla missione spaziale più importante di sempre

Atlantis Rising – James Cameron e Simcha Jacobovici in un’avventura alla ricerca della perduta città di Atlantide. I due utilizzeranno gli scritti di Platone come “mappa virtuale del tesoro”.

Bears – Un documentario prodotto da Disneynature incentrato sugli orsi. il tutto è filmato sulle montagne costiere dell’Alaska.

Breaking2 – Amanti della corsa? Questo documentario nato dalla collaborazione tra National Geographic e Nike segue 3 degli atleti più forti al mondo il cui obiettivo è quello di infrangere il limite della maratona in 2 ore.

Diana: le verità nascoste – Utilizzando delle videocassette registrate quando era ancora in vita, Diana ci racconta la storia della sua vita.

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Free Solo – Sfida Estrema – Un documentario che segue da vicino Alex Honnold nel suo tentativo di scalare in solitario la parete di El Capitan senza corde o attrezzature di sicurezza.

Grand Canyon – Viaggio Estremo – Due giornalisti attraversano tutto il Gran Canyon (750 miglia) a piedi.

Okvango – L’ultimo paradiso – Un biologo della conservazione, un giovane scienziato e un locale esplorano il delta dell’Okvango, una delle poche riserve selvagge rimaste al mondo.

Jane – Jane Goodall, una scienziata le cui ricerche sugli scimpanzé ha rivoluzionato la nostra conoscenza del mondo naturale, vista da vicino grazie ad una serie di filmati d’archivio del National Geographic.

Il gigante fragile – La balena blu – Un documentario National Geographic incentrato su una missione scientifica rivoluzionaria: trovare ed identificare alcune balene blu della California, seguendole da vicino lungo la loro migrazione.

Punto di non ritorno – Leonardo DiCaprio discute con alcune delle più importanti personalità di varie nazioni sul cambiamento climatico che sta colpendo la Terra.

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Disney Plus arriva in Italia il 24 marzo Dai film in catalogo al costo degli abbonamenti anche da condividere tutto quello che c’è da sapere

Disney Plus arriva in Italia il 24 marzo Dai film in catalogo al costo degli abbonamenti anche da condividere tutto quello che c’è da sapere

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Disney Plus arriva in Italia il 24 marzo Dai film in catalogo al costo degli abbonamenti anche da condividere tutto quello che c’è da sapere

Disney Plus arriva in Italia il 24 marzo Dai film in catalogo al costo degli abbonamenti anche da condividere tutto quello che c’è da sapere

Davide Turrini per ilfattoquotidiano.it

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Star Wars, i supereroi Marvel e tutte le creazioni Pixar in un canale solo a portata di click. Dal 24 marzo 2020 sarà disponibile anche in Italia Disney+, servizio streaming dedicato ai tutti i brand del celebre marchio alla Mickey Mouse. 6,99 euro al mese, o 69,99 euro l’anno, e passa la paura. Ad un singolo abbonamento, oltretutto, si possono associare ben sette profili. Monsters&co, ma anche Capitan America o Han Solo faranno capolino sui vostri schermi sia scaricando una app sia su monitor del pc. Di pre-abbonati, come spesso Disney fa per dati sensibili, non c’è una cifra pubblica disponibile. Ma possiamo registrare il quantitativo di abbonamenti negli Stati Uniti in tre mesi: 28 milioni e 600mila.

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Poi certo, come ha sempre sostenuto Red Hastings, patron di Netflix, per capire il successo di un servizio in streaming va registrato quanto tempo gli utenti rimangono collegati. Ebbene i dati statunitensi parlano chiaro: da un lato Disney+ ha circa lo stesso numero di sessioni di Netflix e Amazon. Ma rispetto al primo gli spettatori di Disney+ rimangono collegati il 5,8% in più, e rispetto al secondo il 7,8% in più. Dal lancio ufficiale italiano si parla di un catalogo di 500 film e oltre 350 serie. All’interno di esso oltre ai classici di zio Walt – Fantasia, Dumbo, Gli Aristogatti, ecc… – si possono recuperare anche più di 500 episodi dei Simpson. Fin dal primo minuto del giorno 24 marzo saranno disponibili alcuni titoli di lancio inediti. Si parte con The Mandalorian, uno spin off di Star Wars in otto episodi con protagonista un pistolero/cacciatore di taglie.

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Lilli e il Vagabondo versione live action e tanto altro…

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Un Lilli e il Vagabondo versione live action; la serie High School Musical: un’altra mini serie con protagonista un personaggio del mondo Pixar, I perché di Forky. Dodici episodi in collaborazione con National Geographic intitolati Il mondo secondo Jeff Goldblum, dove il celebre attore de Il grande freddo esplora il mondo delle cose ordinarie. Come un gelato, un paio di scarpe, il caffè, ecc… per scoprire segreti straordinari. Infine, un paio di film originali Disney: Togo, un film d’avventura con protagonista William Dafoe e Timmy Frana, diretto dal regista di Spotlight, Tom McCarthy. Con una insolita coppia di attori: un bimbo e un orso polare.

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Sul mercato italiano Disney diventa il quarto servizio streaming di contenuti video dopo Netflix, Amazon e Apple. Negli Stati Uniti la concorrenza è piuttosto accesa. Anche perché Disney ha tolto proprio dal catalogo Netflix parecchie sue produzioni per portarle sul proprio catalogo. Le cifre sono sempre segretissime, ma le stime ufficiose segnalano, sul mercato americano: 158 milioni di abbonati per Netflix e oltre 100 milioni per Amazon. Disney+ esordisce quindi il 24 marzo in Italia ma contemporaneamente anche in Germania, Spagna, Svizzera, Irlanda e Austria. In Francia se ne riparlerà più avanti, dopo che Disney ha accolto la richiesta del governo francese di posticipare il battezzo. Per non sovraccaricare la rete in queste giornate di tutti a casa per via dell’epidemia di coronavirus. Last but not least: fino a mezzanotte del 23 marzo si può vedere quello che si vuole completamente gratis.

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“ULTRAS” FA DISCUTERE CALEMME “LETTIERI HA PERSO UNA ENORME OCCASIONE C’E’ UNA DIFFERENZA CON GOMORRA

Ultras fa discutere Calemme “Lettieri ha perso una enorme occasione C’è una differenza con Gomorra”

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Ultras fa discutere Calemme “Lettieri ha perso una enorme occasione C’è una differenza con Gomorra”

Ultras fa discutere Calemme “Lettieri ha perso una enorme occasione C’è una differenza con Gomorra”

da areanapoli.it

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Lo scorso venerdì 20 marzo è uscito sulla popolare piattaforma streaming di Netflix il film “Ultras” di Francesco Lettieri. Quest’ultimo lavoro però sta facendo discutere e non poco tifosi e non solo. Il giornalista di calciomercato.it Mirko Calemme ha espresso il suo parere nel merito con un post su Facebook. “Reputo Lettieri un grande artista, ma con ‘Ultras’ per me ha perso un’enorme occasione. Se non c’era la pretesa ‘di raccontare veramente il mondo degli ultras’, perché utilizzare loro per il suo primo lungometraggio? Perché scegliere quel titolo per il film? Perché impostare tutta la promozione su quel mondo?”.

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Calemme ha aggiunto: “Il suo potente linguaggio visivo poteva essere un’arma unica per raccontare la Curva, che a Napoli è un universo a parte. Capace di cancellare l’enorme stratificazione sociale della metropoli e unire nello stesso coro un camorrista e un docente universitario. Mi aspettavo un lavoro di ricerca diverso e più profondo: si è utilizzata l’etichetta ‘ultras Napoli’ solo come espediente estetico, ed è giusto che in tanti si siano sentiti presi in giro. C’è chi l’ha definito la ‘Gomorra del Calcio’, ma Gomorra porta sullo schermo un’enorme dose di verità. E invece, sinceramente, la sensazione è che Lettieri abbia realizzato un film chiamato ‘Ultras’ senza mai confrontarsi con nemmeno uno di loro”.

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L’Equipe promuove il film “Ultras”. Il regista Lettieri: «Se potrò tornare allo stadio? Vedremo»

da ilnapolista.it

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L’Equipe, il più celebre quotidiano sportivo, dedica due pagina al film “Ultras” di Francesco Lettieri in programmazione su Netflix. Due pagine – firmate Gregiore Fleurot – che promuovo l’opera fortemente contestata dagli ultras napoletani che hanno lasciato loro messaggi nel centro storico della città. L’Equipe scrive che Ultras è un film diverso dai precedenti tentativi – cita “Hooligans” e “The Football Factory”. Non si vede mai il campo, solo all’inizio il San Paolo. Non c’è giudizio morale né politica. L’Equipe scrive che mai nel film ci sono accenni alla camorra.

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A proposito della violenza, scrive L’Equipe: “La violenza, sia tra le diverse generazioni del gruppo o tra club rivali, è presente in tutto Ultras. Senza, però, esserne il filo conduttore, a differenza dei tanti film dedicati agli hooligan (Hooligans, La Fabbrica di calcio). Innanzitutto perché per gli ultras, modello di tifo nato in Italia alla fine degli anni sessanta, la violenza non è fine a se stessa. Ma un effetto collaterale della passione per il club e la città. E poi perché Francesco Lettieri non tenta di impartire alcuna lezione di Sociologia.

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Ultras fa discutere Calemme “Lettieri ha perso una enorme occasione C’è una differenza con Gomorra”

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La violenza è un qualcosa che il regista si limita a descrivere. Come in una scena di sommossa tra napoletani, romani e poliziotti girati alla maniera di un telefono cellulare. «Non volevo fare un film morale o esprimere un giudizio, ma raccontare un contesto», dice Lettieri. E a proposito della camorra e della politica scrive: “Non si fa mai menzione della camorra. Anche e recenti notizie hanno dimostrato i legami tra le reti mafiose e il movimento ultra, principalmente a Torino, Milano, Roma e, in misura minore a Napoli. Una decisione del regista. «Qui in Italia, soprattutto a Napoli, c’è molta generalizzazione, sentiamo spesso che gli ultras sono camorristi. In realtà, ci sono persone legate alla criminalità organizzata agli angoli. Ma questo non significa che l’intero movimento sia legato alla criminalità».

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“Non c’è politica né nel film, assenza che riflette una specificità napoletana. Mentre molti gruppi italiani attuali sono politicamente contrassegnati, più spesso a destra, quelli di Napoli sono tra i pochi ad essere rimasti in gran parte apolitici. «Se non lo fossero stati, onestamente non so se avrei fatto questo film», dice. Ovviamente L’Equipe ricorda gli ultras non hanno minimamente partecipato alla stesura del film. Il quotidiano ricorda i messaggi che i gruppi organizzati hanno riservato all’opera e al regista che commenta così. “Ciò che mi rende felice è che hanno scritto questi messaggi prima dell’uscita del film. Non è quindi un giudizio sulla sua qualità, ma sull’operazione in generale”. L’Equipe chiede: pensa di poter continuare a vedere le partite in Curva B? “Non lo so. (Risata). Diciamo che al momento la domanda non si pone, perché ci sono altri problemi che impediscono alle persone di andare allo stadio”.

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ANTONELLA LEARDI CONTRO IL FILM ‘ULTRAS’ “E’ UNA PUGNALATA AL CUORE ED UN’OFFESA ALLA MEMORIA DI CIRO”

Antonella Leardi contro il film ‘Ultras’ “E’una pugnalata al cuore ed un’offesa alla memoria di Ciro”

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Antonella Leardi contro il film ‘Ultras’ “E’una pugnalata al cuore ed un’offesa alla memoria di Ciro”

Antonella Leardi contro il film ‘Ultras’ “E’una pugnalata al cuore ed un’offesa alla memoria di Ciro”

da tuttonapoli.net

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Antonella Leardi, presidente dell’Associazione “Ciro Vive”, in riferimento all’uscita del film “Ultras” con la regia di Francesco Lettieri, ha dichiarato le seguenti parole. “Nel vedere il trailer del film Ultras con la regia di Francesco Lettieri, sono stata colta da sgomento e profonda tristezza. Non posso che condividere le parole espresse dall’avvocato degli Ultras Emilio Coppola. Questo film è una pugnalata al cuore ed una offesa nei confronti non solo della mia famiglia. Ma anche e soprattutto della memoria di Ciro, mio figlio.

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L’associazione che abbiamo fondato ha una precisa mission: onorare la vita, la memoria ed il sacrificio di mio figlio

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L’associazione che abbiamo fondato ha una precisa mission: onorare la vita, la memoria ed il sacrificio di mio figlio. Vogliamo ricordare a tutti che noi ci siamo sempre spesi per la pace e la diffusione di un messaggio di speranza e non violenza. Altresì, credo e difendo la libertà d’espressione e le licenze poetiche di ogni artista. Ma in questo film si è superato il limite. I riferimenti alla storia di mio figlio sono così espliciti, che non posso tacere. La narrazione, anche solo del trailer, e’ davvero offensiva per mio figlio. Ciro non è mai appartenuto a quel mondo che viene descritto nel film. Ma soprattutto non ci identifichiamo nei sentimenti e nei messaggi che vengono in questo film promossi. Mio figlio e’ morto per un deliberato atto di violenza. E dal momento della sua morte, tutta la mia famiglia, si e’ prodigata per diffondere un messaggio di non violenza. Messaggio che abbiamo condiviso nelle TV, negli eventi, negli stadi e nelle scuole. Questo voglio sia chiaro e, nel film, non emerge nessuno di questi messaggi”.

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Antonella Leardi contro il film ‘Ultras’ “E’una pugnalata al cuore ed un’offesa alla memoria di Ciro”

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“Per questo l’esplicito riferimento a mio figlio e la sua vicenda non è opportuno. Inoltre lo stesso vale per gli ultras, un mondo che ho conosciuto e apprezzato. Posso dare anche una mia testimonianza. Nei giorni successivi al ferimento di mio figlio, gli ultras avrebbero potuto scatenare una spirale di odio che invece non si è mai verificata. Ho avuto con loro dei contatti diretti in quel tempo e mi hanno sempre rispettata, seguendo le mie indicazioni. Ciro era un ragazzo che ha vissuto una sua esperienza di fede, soprattutto negli giorni d’agonia prima della sua morte. Ha pregato per la sua anima, e si è avvicinato a Dio. Questa per me è stata la più grande conquista”.

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Al funerale di mio figlio abbiamo dato una testimonianza di fede

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“Al funerale di mio figlio abbiamo dato una testimonianza di fede. Altro che violenza e vendetta. Ora tutto quello che viene descritto e rappresentato nel film, non corrisponde alla realtà di ciò che siamo e di ciò che abbiamo vissuto insieme agli ultras. Sono delusa e amareggiata, ed anche stanca, ma non smetterò mai di trovare la forza per difendere la memoria di Ciro. Ed onorare la missione che sento di portare per diffondere un messaggio di amore e speranza”.

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LIBERATO CANTA NAPOLI PER ULTRAS IL FILM DI LETTIERI REGISTA ‘INDIE’ DA RECORD

Liberato canta Napoli per Ultras il film di Lettieri regista ‘indie’ da record

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Liberato canta Napoli per Ultras il film di Lettieri regista ‘indie’ da record

Liberato canta Napoli per Ultras il film di Lettieri regista ‘indie’ da record

Vanni Paleari per calciomercato.com

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Da possibile videoclip di Calcutta a lungometraggio con la colonna sonora di Liberato. Arriva oggi su Netflix, Ultras, film di Francesco Lettieri che racconta il mondo ultrà senza essere incentrato sul calcio giocato. Per l’occasione dell’uscita del lungometraggio avrebbe dovuto esserci un evento speciale nei cinema (9, 10 e 11 marzo), saltato per le disposizioni anti-coronavirus. Sarà quindi, quella di questi giorni di quarantena, un’occasione per apprezzare il film sulla piattaforma Netflix, all’insegna dell’#iorestoacasa.

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Ultras racconta le vicende di un gruppo di tifoseria organizzata di Napoli. E’ una narrativa romantica che vede il confronto tra la vecchia guardia (rappresentata da Il Mohicano, interpretato da Aniello Arena) e il nuovo che avanza, maggiormente portato allo scontro con le altre tifoserie. Un modo del tutto nuovo per raccontare il mondo Ultras, nel quale uno spiccato realismo nasconde azione e folclore, ma anche una fotografia da grande autore. Una rappresentazione completamente diversa da altri titoli italiani ambientati in quel mondo. Su tutti si ricordano “Ultrà” di Ricky Tognazzi, “A.C.A.B.” di Stefano Sollima ed “Estranei alla Massa” di Vincenzo Marra.

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Liberato è perfetto per accompagnare con la sua musica questo spaccato del tifo partenopeo

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E Liberato, artista indie senza volto dalle sonorità elettro-neomelodiche, è perfetto per accompagnare con la sua musica questo spaccato del tifo partenopeo, tutto ardore e voglia riscatto. Il brano principale della colonna sonora, We Come From Napoli, è stato realizzato insieme a Robert 3D Del Naja dei Massive Attack e al rapper britannico Gaika. L’unione tra la musica e la regia in questo film rappresenta l’apice di anni di collaborazioni tra i Lettieri e Liberato. Con il primo che finora ha diretto tutti i videoclip del secondo.

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Lettieri è anche a tutti gli effetti il regista per eccellenza dell’indie italiano. Tanto che ha realizzato più di sessanta videoclip per un totale di 160 milioni di visualizzazioni, collaborando tra gli altri con Carl Brave, Franco126, Thegiornalisti, Motta, Fast Animals and Slow Kid, Noyz Narcos, Emis Killa e, ovviamente, Calcutta. C’era grande curiosità dietro al suo esordio con i lungometraggi: la prima sembra più che buona, vedremo cosa riserverà il futuro.

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CARLO VERDONE ‘CONTRO’ IL CORONAVIRUS FILM IN STREAMING GRATIS SU INFINITY

Carlo Verdone ‘contro’ il Coronavirus film in streaming gratis su Infinity

Carlo Verdone ‘contro’ il Coronavirus film in streaming gratis su Infinity

Carlo Verdone ‘contro’ il Coronavirus film in streaming gratis su Infinity

Antonella Catena per amica.it

È una bella lotta. Carlo Verdone e il suo umorismo contro il Coronavirus. Per dimenticarci, per lo spazio di un film, del Coronavirus. Infinity, la piattaforma di streaming, ci mette a disposizione gratis questa opportunità. Di più. In questo momento così particolare di emergenza ha raddoppiato l’offerta. Due mesi gratuiti, registrandosi su Infinitytv.it. Carlo Verdone stesso ha mandato un messaggio a tutti noi. Ci dice di restare a casa. Leggere un bel libro. Ascoltare buona musica. Guardare un bel film.

Quali pellicole di Carlo Verdone sono disponibili gratuitamente su Infinity?

Ancora meglio, aggiungiamo noi, uno dei suoi, in streaming gratis sulla piattaforma Infinity. Da “Borotalco” restaurato proprio da Infinity a “Bianco, rosso e Verdone”. Ma anche “Un sacco bello”, “Acqua e Sapone”, “Maledetto il giorno che ti ho incontrato”. E poi “Al lupo al lupo”, “Stasera in casa di Alice”, “Viaggi di nozze”. “Perdiamoci di vista” e “Sono pazzo di Iris Blond”, “Gallo cedrone”, “C’era un cinese in coma”, “L’amore è eterno finché dura”. Riguardiamoli, dimentichiamoci per due ore del Coronavirus. Riscopriamo Carlo Verdone e tutte le sue muse. Da Margherita Buy a Ornella Muti. Da Claudia Gerini a Eleonora Giorgi, protagonista proprio di Borotalco. Ma anche Asia Argento e Laura Morante.

Stiamo con lui e i suoi film in streaming gratis su Infinity. E promettiamoci che, quando l’emergenza sarà passata e torneremo al cinema, andremo a vedere il suo Si vive una volta sola. Il suo nuovo film, slittato a causa dell’epidemia di Coronavirus.

OSCAR 2020 I VINCITORI PARASITE E’ IL MIGLIOR FILM JOAQUIN “JOKER” PHOENIX RENEE ZELLWEGER BRAD PITT E LAURA DERN MIGLIORI ATTORI

Oscar 2020 i vincitori Parasite è il miglior film Joaquin “Joker” Phoenix Renée Zellweger Brad Pitt e Laura Dern migliori attori

Oscar 2020 i vincitori Parasite è il miglior film Joaquin “Joker” Phoenix Renée Zellweger Brad Pitt e Laura Dern migliori attori

Oscar 2020 i vincitori Parasite è il miglior film Joaquin “Joker” Phoenix Renée Zellweger Brad Pitt e Laura Dern migliori attori

Davide Turrini per ilfattoquotidiano.it

Trionfo Parasite. Miglior film, miglior film internazionale, miglior sceneggiatura e miglior regia. Non era mai successo nella storia degli Oscar. È il primo film non in lingua inglese a vincere nella più importante categoria tra quelle dell’Academy. Sì, certo, The artist vinse nel 2011, ma era un film muto e soprattutto ambientato totalmente ad Hollywood.

La dedica del miglior regista al Maestro Scorsese – Il film targato Corea del Sud, scritto e diretto da Bong Joon Ho è invece un vero e proprio altrove geografico e culturale. Anche se racconta qualcosa di politicamente universale come l’eterno conflitto tra differenti classi socio-economiche. Insomma, un Oscar molto marxista e poco liberista, quello del 2020. Ma soprattutto un Oscar, anzi quattro che vanno a premiare un’opera di grande cinema a livello tecnico ed estetico. Il primo Oscar, allo script di Bong, arriva quando ancora la cerimonia è agli inizi. Poi l’esplosione di premi prorompe nell’ultima mezz’ora.

La dedica di Bong a Martin Scorsese e Quentin Tarantino

Bong si deve alzare quattro volte ed ogni volta è totale sorpresa. A un certo punto quando deve ritirare la statuetta come miglior regista, surclassando Scorsese, Tarantino, Mendes e Todd Phillips gli tocca inchinarsi regalando una standing ovation per zio Marty: “Quando studiavo cinema ciò che più mi è rimasto nel cuore è la frase: più si è personali più si è creativi. E quella frase l’ha detta Scorsese che ho studiato a scuola”.

Dolby Theatre in piedi per Martin. “Ringrazio anche Quentin che ha sempre messo i miei film tra suoi preferiti”. E Tarantino ringrazia da vero fratello di sangue facendo il gesto della mano sul cuore. “Avessi una motosega dividerei l’Oscar in tante parti con tutti voi”. Bong, 50 anni, una carriera di successo nel terzo più grande sistema di produzione cinematografica al mondo, non è solo tipo da film art house come Parasite. Nel passato ha girato un blockbuster come The Host, un film drammatico come Memories of murder, ma soprattutto un film estremamente animalista come Okja, dove la protagonista salva un maiale dal macello per poi viverci insieme. Insomma, oltre l’inquadratura c’è di più.

Il discorso ultrambientalista di Joaquin Phoenix e il ricordo del fratello River

Joaquin Joker e il discorso ultrambientalista – Un po’ come ha voluto sottolineare, serissimo, Joaquin Phoenix, Oscar annunciato e meritato come miglior attore protagonista in Joker, nel suo impressionante discorso politicamente ultra-ambientalista. “Il dono più grande è l’opportunità di dare la nostra voce a chi non ha voce. Tutte le volte che parliamo di diseguaglianze di genere, razzismo, diritti LGBTQ, diritti degli animali e dei nativi, parliamo di diritti dove una specie non deve dominarne un’altra impunemente. Siamo così lontani e disconnessi dalla natura, pensiamo di essere al centro dell’universo, ci sentiamo in diritto di inseminare artificialmente una mucca. E quando gli nasce un vitello glielo rubiamo o usiamo il suo latte per i cereali al mattino”, ha spiegato Phoenix”.

“Abbiamo paura dell’idea di cambiare, pensiamo solo al sacrificio che toccherebbe a noi, ma gli esseri umani sono così pieni di inventiva. Usiamo l’amore per realizzare un sistema di vita per tutti gli esseri senzienti e l’ambiente. Nella mia vita sono stato egoista, cattivo e crudele, sono stato un collega difficile, ma la cosa più importante è darsi una seconda opportunità. Sosteniamoci insieme così verrà il meglio per l’umanità”. Joaquin ha poi concluso citando il fratello River: “Quando mio fratello aveva 17 anni scrisse: corri verso il rifugio con amore e la pace giungerà”.

Gli altri premi e la delusione per Martin Scorsese

Gli altri film e il premio a Renée Zellweger per Judy – Di fronte all’exploit di Parasite tutti gli altri film in nomination rimangono come annichiliti. 1917, sbandierato come il favorito alla vigilia, vince tre Oscar (fotografia, sonoro ed effetti speciali). A due Oscar si fermano Joker (Phoenix come miglior attore e la straordinaria colonna sonora dell’islandese Hildur Guðnadóttir); C’era una volta ad Hollywood (Brad Pitt come miglior attore non protagonista e production design); ma anche due Oscar come montaggio e sound editing per l’ingiustamente trascurato Ford vs. Ferrari di James Mangold. Ad un Oscar troviamo invece Marriage Story di Noah Baumbach (Laura Dern come attrice non protagonista); Piccole donne (costumi) e Bombshell (trucco).

Mentre a bocca asciutta rimane mestamente The Irishman di Martin Scorsese che in mezzo a tutta la compagnia di giro degli altri nominati e vincitori è parso improvvisamente un film vecchissimo e imbalsamato come mai ci era sembrato in questi mesi. Oltretutto nel solito tabellino vecchi studios vs. Netflix&Co, i vecchi studios non sembrano lasciare quest’anno granché ai nuovi arrivati, anzi. L’Oscar alla miglior attrice protagonista, telefonato anch’esso da settimane, va a Renée Zellweger che rifà in posa plastica, gobbetta e visino tra il contrito e l’alcolizzato una Judy Garland vecchio stile, che è anche un modo per Hollywood di risarcire sacrifici e tragedie all’attrice del Mago di Oz e di È nata una stella.

I look delle star

La lunga notte degli Oscar era iniziata sul red carpet dei divi con uno Spike Lee in abito viola melanzana Los Angeles Lakers (lui che è dei Knicks di New York) omaggio esplicito allo scomparso Kobe Bryant. A stretto giro di posa per i fotografi una Margot Robbie in nero mozzafiato, Scarlett Johansson in bianco panna praticamente perfetta. E un terrificante Timothée Chalamet con outfit tra pigiama e palestra. In mancanza di un vero presentatore, formula che probabilmente proseguirà nei prossimi anni, l’apertura grintosa, sontuosa e raffinata in musica di Janelle Monae ci ha abituati troppo bene. Perché la serata degli Oscar è stata sostanzialmente succinta ma terribilmente noiosa: mai uno sbaffo, mai una mezza parola oltre i limiti consentiti, mai una sorpresa.

Oscar 2020 i vincitori Parasite è il miglior film Joaquin “Joker” Phoenix Renée Zellweger Brad Pitt e Laura Dern migliori attori

L’unico sussulto imprevisto e molto comunista arriva quando viene premiato American Factory come miglior documentario. Julia Rieichert, co-regista assieme Steven Bognar, si prende lo spazio di una battuta sul mondo del lavoro: “Per i lavoratori la vita è sempre più dura. E potrà migliorare solo quando lavoratori di tutto il mondo si uniranno”. Ancora la Disney/Pixar a raccogliere l’ennesimo Oscar per l’animazione con Toy Story 4. Poi corrono tutti in scena per far chiudere presto la serata: Elton John, che tra l’altro vince il suo secondo Oscar per il brano I’m Gonna Love Me Again, tratto dal film suo biopic Rocketman, esegue un live inascoltabile; Billie Eilish che invece canta una Yesterday da brividi mentre scorrono le immagini “in memoriam” rivediamo i nostri Piero Tosi e Franco Zeffirrelli. Ma anche il grande Kirk Douglas, Peter Fonda, Terry Jones e Bibi Andersson. Infine Eminem che rilascia una scarica di adrenalina che subito si esaurisce dopo la standing ovation. Alla fine gli Oscar 2020, invece del solito florilegio post #metoo, donna-afro-LGBTQ, (a proposito niente afroamericani vincitori) parlano improvvisamente coreano. La sala applaude convinta. Un finale più inatteso di così forse nemmeno il bustone scambiato da Warren Beatty e Faye Dunaway.

“ODIO L’ESTATE” LA RECENSIONE DEL FILM

“Odio l’estate” la recensione del film

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“Odio l’estate” la recensione del film

“Odio l’estate” la recensione del film

Distribuzione: Medusa Film 

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Regia: Massimo Venier
Cast: Aldo, Giovanni, Giacomo, Lucia Mascino, Carlotta Natoli, Maria Di Biase, Massimo Ranieri, Davide Calgaro, Ilary Marzo, Michele Placido, Sabrina Martina, Melissa Marzo
Genere: Commedia
Durata: 110 minuti
Voto: ♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Tre uomini decidono di trascorrere le vacanze estive in un’isola a largo delle coste italiche, ognuno insieme alla rispettiva famiglia. Non conoscendosi, scelgono la stessa meta estiva, la stessa spiaggia e si ritrovano anche ad affittare la stessa casa…tutti nello stesso periodo. Sono totalmente diversi l’uno dall’altro. Aldo è un tamarro senza un lavoro fisso, è ipocondriaco, ha una passione per Massimo Ranieri. Vive con un cane di nome Brian, una moglie che urla invece di parlare, e i figli Ilary e Salvo. Giovanni è uno organizzato, preciso, gestisce un’impresa prossima al fallimento e viaggia con la moglie e la figlia Alessia. Infine, c’è Giacomo, medico di successo che non riesce, però, ad avere un rapporto con il figlioletto in piena pubertà.

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Sembra di essere tornati tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio, quando i film del trio furoreggiavano nelle nostre sale

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Dopo una pausa di poco più di 15 anni, Aldo, Giovanni e Giacomo riprendono, saggiamente, la collaborazione col loro regista di fiducia, Massimo Venier. Una scelta azzeccata, perché era l’unico modo per reindirizzare la loro vena artistica su una strada cinematografica correttamente tratteggiata. La storia è semplice ed efficace e il racconto insiste, ancora una volta ma senza annoiare, sulla loro inossidabile amicizia. Sembra di essere tornati tra la fine degli anni ’90 e gli inizi del nuovo millennio, quando i film del trio furoreggiavano nelle nostre sale. La voglia, in effetti, è quella di fornire un effetto nostalgia, inserendo, però, quegli stessi personaggi nella modernità. Ecco, dunque, Giovanni alle prese con una bottega di famiglia destinata alla chiusura e Giacomo, che deve combattere da genitore non biologico con un figlio maleducato e sempre incollato all’iPad.

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“Odio l’estate” è il trampolino di (ri)lancio di Aldo Giovanni e Giacomo

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Con “Odio l’estate” Aldo, Giovanni e Giacomo tracciano nuove vie d’uscita per la loro comicità, che sembrava ormai segnata da una data di scadenza. Questo film è il loro trampolino di (ri)lancio, perché si, sono ancora legati a un passato che li obbliga all’autocitazionismo, però hanno anche il coraggio di osare nel parlare un linguaggio se non nuovo, almeno diverso. Soprattutto, hanno aperto il loro mondo maschile (ma mai maschilista) all’universo femminile. Finalmente, nel cast troviamo tre attrici di razza (Maria Di Biase, Carlotta Natoli e Cinzia Mascino), che entrano prepotentemente nella storia ed hanno un ruolo ben definito.

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“Odio l’estate” la recensione del film

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Il trio si mette, a tratti, da parte per lasciare spazio e scena alle compagne di viaggio. La loro comicità è meno istintiva e prorompente, ma si lascia incanalare in una sceneggiatura solida e ben strutturata, dove le risate di grana grossa si sacrificano in nome di una storia gradevole. Il nuovo meccanismo, insomma, non ripudia i vecchi ingranaggi, ma toglie loro la ruggine e li olia a dovere, per farli tornare a girare come ai vecchi tempi, seppur in maniera diversa. Bene Michele Placido, che nelle sue apparizioni dimostra di avere un’ottima sintonia comica con Aldo, Giovanni e Giacomo. Piacevole, seppur molto decontestualizzata, la comparsata del sempre bravo Roberto Citran. Funziona anche il cast di giovani e giovanissimi, in particolare Edoardo Vaino (Ludovico), che dà vita ad un personaggio perfettamente caratterizzato dalla sceneggiatura.

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“Odio l’estate” è diretto parente di “Chiedimi se sono felice”, ma ha ambizioni più alte

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“Odio l’estate” è un film maturo, tra i migliori (se non il migliore) del trio. E’ diretto parente di “Chiedimi se sono felice”, ma ha ambizioni più alte, giustificate dall’età dei tre protagonisti. Ciò, però, non equivale ad esserne all’altezza. Quando la pellicola svolta su tonalità blandamente drammatiche, infatti, sbanda e non tiene più la strada come un tempo. Nulla di grave, però, perché il coraggio va sempre premiato. Anche se costa una brutta ammaccatura su una macchina, sin lì, perfettamente stabile ed affidabile.

Francesco G. Balzano

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“FIGLI” LA RECENSIONE DEL FILM

“Figli” la recensione del film

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“Figli” la recensione del film

“Figli” la recensione del film

Distribuzione: Vision Distribution

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Regia: Giuseppe Bonito
Cast: Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Andrea Sartoretti, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato, Carlo de Ruggeri, Betti Pedrazzi
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 97 minuti
Voto: ♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Nicola e Sara sono una coppia innamorata e felice. Sposati da tempo, hanno una figlia di sei anni e una vita che scorre senza intoppi. Ma quella che era iniziata come una dolce fiaba romantica si trasforma in un vero incubo con l’arrivo di Pietro, il secondo figlio della coppia. Quella che sembrava una perfetta famiglia media inizia a mostrare i primi squilibri e i due coniugi si ritroveranno a scontrarsi con l’imprevedibile. Iniziano così a emergere vecchi rancori, insoddisfazioni che non riescono più a essere celate e ogni minimo disaccordo sembra essere motivo di litigio.

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“Figli” la recensione del film

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Era il 2002 quando Mattia Torre, grazie anche alla regia di Alessandro D’Alatri, regalava alla cinematografia italiana “Casomai”. Un film piccolo, un gioiellino, che, però, ritraeva perfettamente la nostra società e i nuovi ‘invisibili’: quelle giovani (più o meno) coppie desiderose di metter su famiglia. Una lotta ad ostacoli raccontata con la giusta ironia, quella che lascia l’amaro in bocca, quella di chi, come i due protagonisti, si sente abbandonato da tutti: dallo Stato ma anche e (forse) soprattutto dai genitori.

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Potremmo considerare “Figli” un “Casomai 2.0”

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Le cose non sono affatto cambiate da allora, anzi, ed è per questo che potremmo considerare tranquillamente “Figli” un “Casomai 2.0”. Qui, però, c’è un piccolo ma significativo passo avanti: la coppia formata da Cortellesi e Mastandrea ha voglia da uscire dall’isolamento in cui la società, forzatamente, la costringe. Una scena emblematica, in questo, senso è quando Nicola urla al mondo la sua gioia per l’arrivo del secondo figlio e riceve, miseramente, uno “sticazzi!” da un passante a caso. I due, però, non si arrendono, hanno voglia di emergere, di palesarsi.

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Il film è, in apparenza, molto leggero eppure riesce a cogliere la frustrazione, molto presente in tutti i genitori

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La sceneggiatura di Mattia Torre è matura, esperta, capace di cogliere il tragicomico che abbonda nella situazione di chi decide di mettere al mondo uno o più figli al giorno d’oggi. Il film è, in apparenza, molto leggero eppure riesce a cogliere la frustrazione, molto presente in tutti i genitori e che si svela anche in gesti che dovrebbero essere di cura, d’affetto. Tristemente spassoso, in tal senso, è l’accento che si mette nel sottolineare la ‘violenza’ che le mamme e i papà imprimono nel terzo passaggio di pulizia della bocca dei bambini.

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Lo stratagemma di inserire i protagonisti in uno sfondo bianco latte rende benissimo l’idea del loro stato di isolati totali.

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Le pecche di questo film sono, purtroppo, tutte nella regia inappropriatamente anonima di Giuseppe Bonito. C’è molto rispetto per Mattia Torre, questo si, tanto che si lancia in una scopiazzatura del televisivo “La linea verticale”. Lo stratagemma di inserire i protagonisti in uno sfondo bianco latte, come nella serie ospedaliera, rende benissimo l’idea del loro stato di isolati totali. Però questa sceneggiatura aveva un vitale bisogno di trovare una sua personalizzazione anche nella messa in scena.

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Tutto si riduce ad una lunga riflessione, con momenti divertenti, su una serie di cliché nei quali tutti i genitori potranno riconoscersi.

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Invece, Bonito si limita al compitino, ha paura di sbagliare, di non omaggiare nel migliore dei modi il prematuramente scomparso Torre. Il regista gira col freno a mano tirato, non dà ritmo al racconto, che si muove lentamente, troppo lentamente, con l’andatura di un monologo (perché da lì tutto nasce). Ma se Mastandrea, a teatro, con “I figli invecchiano”, era riuscito con la giusta modulazione vocale a sottolineare i momenti topici, in “Figli”, a livello visivo, manca proprio questo. Così tutto si riduce ad una lunga riflessione, con momenti divertenti, su una serie di cliché nei quali tutti i genitori potranno riconoscersi.

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“Figli” la recensione del film

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Ecco, allora, elencate le difficoltà nel fare accettare il nuovo arrivato alla prole già esistente. La (quasi) impossibilità di far convivere genitorialità e carriera, gli ostacoli nel trovare la baby-sitter adatta e, infine, gli intramontabili e irrisolvibili conflitti generazionali coi genitori, maggioranza assoluta e manovratori indisturbati al timone della nostra società. Tristemente bello il messaggio lanciato nel finale, sulla necessità di accettare ciò che capita, come un qualcosa che appartiene a noi stessi. Un messaggio che, se trasferito nella lettura del destino di Mattia Torre, rende tutto molto più commovente.

Francesco G. Balzano

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JOJO RABBIT LA RECENSIONE DEL FILM

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