“Sto pensando di finirla qui” recensione film
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“Sto pensando di finirla qui” recensione film
“Sto pensando di finirla qui” recensione film
Disponibile su Netflix
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Regia: Charlie Kaufman
Cast: Toni Collette, Jesse Plemons, Jessie Buckley, David Thewlis, Jason Ralph, Colby Minifie, Abby Quinn, Guy Boyd
Genere: Drammatico, grottesco
Durata: 134 minuti
Voto: ♥♥♥ 1/2 (su 5)
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La trama
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Una giovane donna si mette in viaggio insieme al suo nuovo fidanzato Jake per per conoscere la famiglia del ragazzo. Nonostante il grande passo, i due non stanno insieme da molto e la ragazza è incerta sul loro rapporto. Nonostante il grande passo, i due non stanno insieme da molto e la ragazza è incerta sul loro rapporto. Quando arrivano nell’isolata fattoria di famiglia, una bufera costringe i due fidanzatini bloccati in casa insieme ai genitori di lui, che non si rivelano essere come lei si aspettava…
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Il nostro giudizio
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Ormai da decenni, Charlie Kaufman, uno degli artisti più ispirati che bazzicano Hollywood, mette in scena dei viaggi esistenziali profondi e spiazzanti. Inutile parlare di sceneggiatura con lui, perché più che raccontare lascia scorrere liberamente dei flussi di coscienza. Questi, piano piano, prendono il largo dopo aver rotto ogni fragile argine costruito dallo script, per addentrarsi, senza alcun freno, in ogni meandro dell’animo umano. Così, lo spettatore si ritrova perso in un labirinto di specchi, dove ad ogni anfratto si nascondono ansie esistenziali ed idee poco rassicuranti di inevitabili fallimenti. Probabilmente, l’intelligenza è la più grande nemica di Kaufman, perché le troppe domande che pone a sé stesso e agli altri lo hanno condannato ad un’infelicità di fondo, pronta ad emergere in ogni tappa della sua geniale filmografia.
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Stavolta, Kaufman è angosciato soltanto (si fa per dire) da una domanda: esiste vita al di fuori della nostra mente? Una risposta, il regista la fa dare al suo protagonista, Jake: “È bene ricordare a se stessi che il mondo è più grande di ciò che abbiamo in testa”. Tutto risolto, dunque? Ma nemmeno per sogno, perché questa frase è solo l’inizio di un viaggio nel quale il regista ci conduce nei meandri più cupi e inspiegabili dell’essere umano. “Sto pensando di finirla qui” è il suo film più disorientato e disorientante, dove è difficile prendere punti di riferimento ed usarli per comprenderne a fondo il significato.
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“Sto pensando di finirla qui” recensione film
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Già, perché un vero e proprio senso la pellicola non lo ha. Vuole essere, in sostanza, un road movie nei posti più gelidi della mente umana. “Sto pensando di finirla qui” comincia come un banalissimo film romantico, in cui una coppia fresca di formazione si mette in viaggio per far conoscere lei ai genitori di lui. Ma Kaufman utilizza i personaggi nati dalla penna Iain Reid e li conduce nel suo mondo nevrotico e li mette in fuga dalla realtà per trasportarli nella metafisica, in un mondo (simboleggiato da una fattoria) dove le loro esistenze saranno scomposte e ricomposte.
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Così, quando i due piccioncini troveranno, apparentemente, riparo dalla bufera in casa dei genitori di lui, nulla sarà come prima. Toni Collette e David Thewlis sono una madre ed un padre grotteschi, capaci di trasmettere un insopportabile senso di disagio agli spettatori in chiave tragicomica. Il regista si diverte nel ridere cinicamente di questo imbarazzo e, allo stesso tempo, confonde le carte e spariglia il banco mettendo in discussione tutto. Lo spettatore, in quelle quattro mura, perde completamente la bussola e si ritrova perso in un gioco dove non ci sono regole a cui appigliarsi. Il segreto è perdersi e lasciarsi trasportare, di nuovo, fuori, nel gelo che circonda i due protagonisti.
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“Sto pensando di finirla qui” chiede un grosso, enorme, quasi impraticabile sforzo a chi guarda: non porsi domande e, piuttosto, ascoltare e vedere per il solo piacere di farlo. Del resto, Kaufman, nei suoi film, non si è mai preso la briga di voler spiegare qualcosa. Semmai, preferisce elargire visite guidate nella sua mente. Una mente bellissima e complicata, capace persino di commuovere qualche visitatore piuttosto sensibile. Ma è una mente in cui nessuno, a pensarci bene, vorrebbe abitare.
Francesco G. Balzano
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