“Resto qui” di Balzano leggi la recensione
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Titolo: Resto qui
Autore: Marco Balzano
Genere: Narrativa
Editore: Einaudi
Pagine: 184
Prezzo: Euro 18,00
Prezzo e-book: Euro 9,99
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Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole.
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L’acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale giace il mistero di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua che hai imparato da bambino è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora non resta che scegliere le parole una a una per provare a raccontare.
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Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia scomparsa. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa. E Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace.
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E così, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all’improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l’altro, la costruzione della diga che sommergerà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.
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“Resto qui” di Marco Balzano (vincitore del premio Campiello 2015, Finalista al Premio Strega 2018 e Vincitore Premio Bagutta 2019) è un romanzo che rapisce il lettore sin dalle prime pagine. Mentre Trina scrive alla figlia scomparsa e ci fa provare sulla nostra pelle la sua disperazione. Ci racconta anche la sua forza nel resistere e andare avanti nonostante tutti gli accadimenti tragici.
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Il romanzo ha una prosa semplice ed essenziale che mette sempre in risalto gli stati d’animo della protagonista e li fa sentire propri. E’ impossibile restare insensibile a tutto quello che accade ed è veramente accaduto a Curon, in Val Venosta, nel periodo fascista e dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale (uno dei periodi storici più bui e tristi della nostra epoca).
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“Resto qui” è un romanzo che sicuramente arricchirà il lettore e farà guardare con un occhio diverso la torre del campanile, che vediamo in tantissime immagini e in tante fotografie. E finalmente gli renderà quella giustizia e quel rispetto che hanno avuto gli abitanti di quella vallata ormai sommersa, che fino all’ultimo hanno cercato di resistere con una profonda dignità all’inevitabile.
Barbara Piergentili
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