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Imbucato teatrale la recensione di “Pericolosamente”
In scena al Teatro Il Cantiere
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Alessandro Sena ci regala un’altra delle sue deliziose idee mettendo stavolta in scena “Pericolosamente” di Eduardo de Filippo. Si tratta di un delizioso divertissement che esplora, con i toni della farsa, quello che era il rapporto di coppia alla fine degli anni ’30.
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L’idea del regista è stata quella di raccontare due volte la vicenda situandola però in un contesto sociale diverso, con diverso eloquio e diversa caratterizzazione dei personaggi. Mentre nella prima rappresentazione Michele è un sacerdote, Dorotea una sofisticata signora appartenente all’ambiente dei Telefoni Bianchi ed Arturo un elegante professionista, nella seconda il ceto sociale è decisamente più popolare. Tutti gesticolano e si esprimono nel proprio dialetto.
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Al netto dell’indiscussa genialità del testo è senz’altro da sottolineare l’interpretazione briosa e l’elevato ritmo con cui Marine Galstyan, Francesco Sgro e Nicola Francioni colorano i personaggi. Rendendo assolutamente godibile questa incursione del Maestro nel Teatro dell’Assurdo.
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Maurizio Zucchetti
Imbucato teatrale la recensione de “L’ombra di Mazzini”
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Un pensatore intransigente e visionario che vuole sovvertire con la violenza l’ordine costituito per imporre la sua idea di società. Renato Curcio, il Califfo Al-Baghdadi dell’ISIS? No, Giuseppe Mazzini! La vita di uno dei Padri della Patria viene raccontata con il consueto rigore storico da Emanuele Cecconi nell’interessante spettacolo da lui scritto, diretto ed interpretato.
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Con l’ottimo cast che lo accompagna ci racconta la vita dei personaggi del Risorgimento negli anni dal 1833 al 1870. Passando per il fatidico “’48” e mostrandoceli come esseri umani, con i loro errori e le loro passioni. Superando il fastidioso ricordo scolastico di una moltitudine di date da imparare a memoria. Da sottolineare la dicotomia fra il nobile Cavassa pieno di dubbi e la granitica fedeltà al Re del capo delle spie Broglia, ottimamente interpretati da Valerio Palozza e Giuseppe Renzo. E la polvere che ricopre tutti i personaggi tranne Mazzini, metafora della loro appartenenza ad un mondo che sta tramontando.
Maurizio Zucchetti
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