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“After 2” recensione film
Distribuzione: 01distribution.it
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Regia: Roger Kumble
Cast: Josephine Langford, Hero Fiennes Tiffin, Dylan Sprouse, Louise Lombard, Charlie Weber, Candice King, Selma Blair, Rob Estes, Samuel Larsen, Pia Mia, Dylan Arnold
Genere: Drammatico, sentimentale
Durata: 105 minuti
Voto: ♥
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Abbiamo lasciato Tessa e Hardin in riva al lago con quella romantica frase con cui lui le dichiarava il suo amore. In questo nuovo capitolo i due dovranno affrontare diverse sfide per tornare non uniti come prima, ma più di prima. Tessa suscita l’interesse di altri ragazzi, disposti a farle dimenticare Hardin, ma non soltanto la sua sfera sentimentale è un completo caos. Un improvviso ritorno, infatti, sconvolgerà la ragazza: qualcuno che non vedeva da tempo farà capolino nella sua vita, senza alcun preavviso. Hardin invece ha disperatamente bisogno di lei e, sebbene Tessa provi a perdonarlo, non sa ancora quali terribili segreti nasconde il passato del ragazzo…
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“After 2” è una benedizione per gli esercenti cinematografici che, in un momento assai complicato, sono riusciti a staccare parecchi biglietti. Persino più dell’attesissimo (anche se deludente) “Tenet” di Christopher Nolan, per capirci. Allo stesso tempo, però, “After 2” è una maledizione per il cinema, inteso come settima arte. Se esistesse una scuola che insegna come non si fa un film, questa pellicola sarebbe una pietra miliare da far vedere e rivedere per mettere in guardia gli studenti. Il regista Roger Kumble (“Cruel Intentions” e “Cruel Intentions 2”) deve aver preso un colpo di sole, o aver avuto urgente bisogno di soldi, altrimenti non si spiega come possa esser caduto così in basso. Talmente tanto che, dopo aver toccato il fondo, ha cominciato a scavare ancora un po’.
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C’è da dire che, negli ultimi anni, siamo stati abituati davvero male e la situazione è andata peggiorando di pellicola in pellicola. In principio fu “Twilight”, poi iniziò la discesa vertiginosa con “50 sfumature di grigio” e ora affoghiamo nella melma grazie all’apparizione di due personaggi che definire squallidi equivale a complimentarsi. Si tratta, ovviamente, di Tessa e Hardin. Se nel primo film si limitavano ad essere due fessacchiotti di proporzioni cosmiche, in questo sequel si lasciano andare completamente all’idiozia. In tale, non facile, operazione sono molto aiutati da una sceneggiatura infarcita di battute grevissime, prive di vis comica e momenti di pseudo commozione che lasciano impassibili.
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C’è, inoltre, un focus poco tecnico e molto filosofico da fare. Hardin è davvero uno dei pesonaggi più melmosi inventati nella storia del cinema. Risulta davvero impossibile capire come una ragazza possa rimanere attratta da questo Fonzie di periferia fuori tempo massimo e con evidenti problemi di alcolismo. Eppure è esattamente ciò che accade sia sul grande schermo, sia presso le giovani spettatrici che sono accorse in sala. La sceneggiatura gli attribuisce un pesante trauma infantile, per giustificare il suo comportamento sconsiderato e provare a far scattare nel pubblico un sentimento di compassione.
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Mossa azzardata, perché gente come lui non va compatita, ma seriamente e urgentemente aiutata. Qualsiasi persona dotata di un minimo di sale in zucca (non come Tessa, quindi) starebbe lontana un miglio da uno stalker e potenziale omicida come lui dopo due minuti di conoscenza. E’ ora di finirla, ad ogni modo: il cinema che si rivolge agli adolescenti deve smetterla di spacciare personaggi socialmente pericolosi per miti da emulare o di cui innamorarsi.
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A fare da contraltare ad Hardin troviamo Trevor, un insipido e occhialuto commercialista che, inspiegabilmente, decide di trasformarsi in uno zerbino per Tessa, che calpesta i suoi sentimenti senza ritegno. E lo usa solo per avere sontuose quanto poco probabili agevolazioni fiscali. Pure la protagonista suscita più di una perplessità. Perché è così facile innamorarsi di una ragazza carina, sì, ma simpatica ed affabile come la sabbia nelle mutande? Rimarrà uno dei tanti segreti non svelati di questa orripilante saga. Una saga che, almeno per quanto ruguarda il secondo capitolo, non ha altro da offrire se non una sequela interminabile di disgustosi amplessi tra i due protagonisti.
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Intervallati, brevemente, da dialoghi che hanno il nauseabondo olezzo del fiato alcolico di chi li recita e di chi li ha scritti. “After 2” è un’offesa a qualsiasi cosa vi venga in mente: dal cinema alle battaglie femministe, che pensavano di aver fatto enormi passi avanti negli anni prima di imbattersi in Tessa. Il film propone un’idea di amore malato e distorto, che assomiglia molto alla dipendenza da droghe pesanti e ne ricalca persino gli effetti collaterali. Concludiamo con una minaccia: la saga prevede almeno altri tre film e nulla fa immaginare che il livello andrà migliorando. Se state pensando che è proprio vero il detto ‘al peggio non c’è mai fine’, beh, avete ragione.
Francesco G. Balzano
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