9 Aprile 2021

“Sound of metal” la recensione del film

“Sound of metal” la recensione del film

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“Sound of metal” la recensione del film

Disponibile su Amazon Prime Video

Regia: Darius Marder
Cast: Riz Ahmed, Olivia Cooke, Paul Raci, Lauren Ridloff, Mathieu Amalric, Tom Kemp
Genere: drammatico
Durata: 120 minuti
Voto: ♥♥♥♥ (su 5)

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Il nostro giudizio

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In “Sound of Metal”, Riz Ahmed interpreta Ruben Stone, un drogato che ha cambiato la sua vita. Ora è un batterista in una band metal con la sua ragazza, Lou (Olivia Cooke). Insieme vivono una vita nomade in giro per gli Stati Uniti a bordo di una roulotte. La loro relazione professionale e personale, però, è messa in pericolo quando Ruben scopre che sta perdendo l’udito. Così, Lou comincia a preoccuparsi che il compagno stia scivolando, di nuovo, nel pericoloso tunnel degli stupefacenti. Insieme cercano una soluzione, che sia un intervento chirurgico per cercare di correggere la sua perdita di udito. Oppure un nuovo sistema di supporto, composto da persone della comunità sorda che possano aiutarlo ad accettare la sua situazione.

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C’è una domanda, profonda ed inquietante, che incombe sul film e assilla Ruben mentre cerca di dare un senso alla sua sordità. Se tu potessi porre rimedio ad una disabilità così invalidante, lo faresti? Ci sono persone nella vita di Ruben che cercano di aiutarlo a vedere i lati positivi, invitandolo nella loro comunità e insegnandogli ‘come essere sordo’. Ma Ruben si aggrappa alla sua vecchia vita, desideroso di tornare a come erano le cose prima. Sia Ruben che Lou sono creature vulnerabili, completamente devoti l’uno all’altra. Le circostanze, però, li cambiano profondamente, portandoli all’esasperazione. Un’esasperazione inevitabile, quando si è travolti da una cosa del genere.

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La performance di Ahmed è probabilmente la migliore della sua carriera: tenera, frustrata e furiosa, senza mai evocare alcun tipo di pietà. Ruben vuole vivere la sua vita alla sue condizioni, senza pensare a tutto il resto. E questo significa fare degli errori. Ma c’è anche la sensazione che questo suo egoismo non sia poi tanto da condannare, anzi. Al suo fianco, il personaggio della Cooke risulta un po’ troppo marginale, ma l’interpretazione è ottima e la chimica tra lei e Ahmed è notevolissima. Splendido anche il resto del cast, composto in gran parte da attori sordi, che offre una straordinaria, crudissima rappresentazione di questa disabilità.

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Altrettanto importante, poi, è l’intricato ed eccezionale sound design che, oltre a simulare l’esperienza disorientante di perdere l’udito, mette in evidenza la melodia e il rumore. Quelli che le persone udenti, spesso, danno per scontato: il frullatore, il lento gocciolare di una caffettiera, persino parlare al cellulare. La comunicazione diventa una fonte di frustrazione per Ruben che è così abituato ad esprimersi attraverso la musica. Come si fa a trovare un senso di identità quando la fonte di essa viene strappata via senza preavviso? “Sound of Metal” riflette sul nuovo stato dell’essere del protagonista, sospeso tra il mondo degli udenti e quello dei non udenti. Per questo, ampi tratti del linguaggio dei segni non vengono tradotti. E noi, pubblico udente che non conosce la lingua dei segni, ci sentiamo persi tanto quanto lui.

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Il film va avanti e indietro su una questione vana ed essenziale allo stesso tempo: accettare o meno un’offerta, che, forse, nemmeno esiste. Se potessi togliere la cosa che mi ha causato tanto dolore, sarei ancora quello che sono oggi? Una domanda talmente personale, da rendere qualsiasi risposta dura da dare e difficilissima da comprendere. “Sound of Metal” si confronta in maniera sorprendente con l’anima più profonda del suo protagonista, in una sinfonia di suono e silenzio.

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Una pellicola devastante e speranzosa allo stesso tempo, ancorata alla preziosissima interpretazione di Ahmed. Sarebbe troppo facile sostenere che colpisce di più chi ha vissuto un’esperienza simile o chi vive accanto ad una persona con lo stesso tipo di disabilità. Non è così. Chi è capace di introspezione non potrà che sentire la sua anima inchiodata dall’inizio alla fine della visione. Un’opera prima sorprendente, che non lascerà nessuno uguale a prima.

Francesco G. Balzano

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