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“Volevo nascondermi” la recensione del film
Disponibile in streaming su Amazon Prime Video
Regia: Giorgio Diritti
Cast: Elio Germano, Pietro Traldi, Fabrizio Careddu, Andrea Gherpelli, Maurizio Pagliari, Mario Perrotta, Gianni Fantoni, Paola Lavini, Paolo Rossi, Giancarlo Ratti
Genere: Drammatico, biografico
Durata: 120 minuti
Voto: ♥♥♥♥ (su 5)
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Giorgio Diritti dirige un film bello e scottante sulla vita dell’artista naif del 20° secolo Antonio Ligabue. Un uomo che soffrì di povertà e malattia mentale per tutta la vita. Ma i cui studi e sculture feroci, primitivi e appassionati di animali e ritratti umani lo resero celebrato ai suoi tempi come un autentico genio autodidatta. Nonché oggetto di culto dell’élite dell’epoca, che probabilmente lo considerava paragonabile, se non addirittura migliore di Van Gogh. Ci fu un altro biopic nel 1978, con la star di “Suspiria” Flavio Bucci come protagonista.
Stavolta, invece, tocca a Elio Germano interpretare il pittore Antonio Ligabue. E l’attore offre con una performance di rara bravura, tanto da immedesimarsi totalmente a fondo nel suo personaggio e rendere impossibile la distinzione tra interprete e interpretato. Allo spettatore viene restituita tutta la bruttezza estetica del protagonista. Non mancano lo scalpiccio, lo sguardo feroce, l’occasionale torsione equina della testa, i denti digrignati e il labbro inferiore cadente. Ma il film non dimentica di sottolineare che, per quanto Ligabue abbia vissuto un’esistenza quasi selvaggia, era anche un uomo che sapeva godersi le cose belle della vita. Come, ad esempio, una lauta mangiata al ristorante.
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“Volevo nascondermi” racconta di come Ligabue sia nato in Italia, ma venne affidato a genitori adottivi svizzeri dopo la morte di sua madre. Fu bullizzato e tormentato da bambino, e persino confinato in un ospedale psichiatrico. Inoltre, fu espulso senza troppi fronzoli dalla Svizzera e si ritrovò a vivere nella povertà estrema, guadagnando lo stretto necessario come bracciante agricolo nel nord Italia. Solo un incontro casuale con il pittore Renato Marino Mazzacurati (Pietro Traldi) sbloccò il suo straordinario talento. Germano restituisce l’agonia interiore e la solitudine di un uomo che lottò con emozioni autolesioniste per tutta la sua vita. Un uomo che non conobbe l’amore della madre, baciato ‘soltanto’ da un miracoloso talento artistico. Talento che funzionò da valvola di sfogo per i suoi sentimenti e gli garantì guadagni necessari a vivere, ma non a diventare ricco.
Guardare “Volevo nascondermi” è come mangiare al ristorante in compagnia di Ligabue, tra portate deliziose eppure estremamente pesanti. Un film visivamente molto forte, che non cade nella trappola di voler assomigliare in qualche modo ai dipinti del protagonista. Anche se molte delle inquadrature ampie sono certamente (e giustamente) presentate come vasti e meravigliosi dipinti.
Germano è completamente immedesimato nella parte, ed è molto bravo a trasmettere il genuino tormento dell’artista, la sua furia ribollente ed esigente nel volere che tutto sia all’altezza della sua visione. Una performance potentissima, che porta in dote a Germano l’Orso d’Argento del festival di Berlino come miglior attore.
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Francesco G. Balzano
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