“Tatà” di Valerie Perrin leggi la recensione
Titolo: Tatà
Autore: Valerie Perrin
Genere: narrativa contemporanea
Editore: Edizioni E/O
Pagine: 608
Prezzo: Euro 21
Ebook: Euro 14,99
Trama: Agnès non crede alle sue orecchie quando viene a sapere del decesso della zia. Non è possibile, la zia Colette è morta tre anni prima, riposa al cimitero di Gueugnon, c’è il suo nome sulla lapide… In quanto parente più prossima tocca ad Agnès andare a riconoscere il cadavere, e non c’è dubbio, si tratta proprio della zia Colette. Ma allora chi c’è nella sua tomba? E perché per tre anni Colette ha fatto credere a tutti di essere morta? È l’inizio di un’indagine a ritroso nel tempo.
Grazie a vecchi amici, testimonianze inaspettate e una misteriosa valigia piena di audiocassette, Agnès ricostruisce la storia di una famiglia, la sua, in cui il destino dei componenti è legato in maniera indissolubile a un circo degli orrori, all’unica sopravvissuta di una famiglia ebrea deportata e sterminata dai nazisti, alle vicende di un celebre pianista e a quelle di un assassino senza scrupoli, alle subdole manovre di un insospettabile pedofilo e al tifo sfegatato per la locale squadra di calcio, il FC Gueugnon.
Recensione di Tatà di Valérie Perrin: un puzzle narrativo affascinante… ma troppo complicato?
Valérie Perrin torna in libreria con Tatà, un romanzo che conferma il suo stile inconfondibile fatto di ironia lieve, delicatezza emotiva e una grande voglia di raccontare i destini intrecciati dell’animo umano. Dopo il successo di Cambiare l’acqua ai fiori e Tre, l’autrice francese ci propone una nuova storia ricca di misteri, personaggi e colpi di scena. Ma se da un lato la scrittura della Perrin resta coinvolgente e capace di toccare corde profonde, dall’altro questa volta l’intreccio narrativo rischia di sopraffare anche il lettore più paziente.
Una trama ricca… forse troppo
La premessa è accattivante: Agnès scopre che la zia Colette — detta Tatà, figura enigmatica e apparentemente senza storia — è morta. Di nuovo. Sì, perché Colette era già “ufficialmente” deceduta tre anni prima. Eppure, il corpo ritrovato è proprio il suo. Chi allora è sepolto nella sua tomba? Da qui prende il via un’indagine familiare che si snoda attraverso audiocassette misteriose, segreti del passato e un coro di personaggi che sembrano usciti da un mosaico cinematografico.
Il romanzo è un grande omaggio al cinema, e si avverte l’amore sincero della Perrin per la settima arte, con citazioni, dettagli tecnici e atmosfere da sceneggiatura d’autore. Ma la mole di riferimenti e intrecci rischia di far perdere la bussola. Non tutti i fili vengono dipanati in modo soddisfacente: alcuni restano sospesi, altri si annodano su loro stessi. Il lettore finisce per arrancare, tra un circo degli orrori, deportazioni naziste, subdoli crimini e partite di calcio di provincia. Tanta carne al fuoco, ma non sempre ben rosolata.
Il punto di forza: l’atmosfera emotiva
Nonostante la complessità della trama, Perrin riesce ancora una volta a toccare temi universali: l’identità, la memoria, la famiglia, il bisogno di verità. C’è una malinconia dolce e sottile che attraversa le pagine, una luce che filtra tra le ombre del mistero. Agnès, la protagonista, è ben delineata e umana, e alcune riflessioni intime sul lutto, sul tempo e sulle radici sono davvero riuscite.
Chi ama le saghe familiari e i romanzi corali, qui troverà senz’altro materiale emotivo su cui riflettere. Ma chi cerca una trama compatta, coerente e ben costruita potrebbe rimanere deluso.
Tatà: promossa o bocciata?
Tatà è un romanzo che si muove tra passato e presente con ambizione. Forse troppa. Valérie Perrin resta una narratrice capace, ma in questo caso si è lasciata un po’ prendere la mano dal desiderio di stupire. Il risultato è una storia che in alcuni tratti emoziona, ma in altri stanca. Non tutti gli enigmi trovano una risposta. Non tutti i personaggi lasciano il segno.
Un libro che piacerà ai fan della scrittrice, ma che potrebbe risultare dispersivo per chi la legge per la prima volta. Una lettura da affrontare con pazienza… e con un quaderno per tenere traccia dei personaggi.
Una nota personale: perché non mi ha convinta del tutto
Lo ammetto: sono partita con aspettative alte, perché la Perrin in passato mi ha saputo incantare. Ma questa volta qualcosa si è inceppato. L’ho trovato troppo contorto, quasi forzato. Il numero di personaggi e di trame collaterali mi ha dato la sensazione che si stesse cercando di costruire un enigma su più piani… ma senza mai sbrogliare davvero i nodi. Non si tratta di confusione narrativa, ma di una certa mancanza di equilibrio tra profondità e chiarezza. Alcuni elementi sembrano messi lì più per stupire che per far crescere la storia.
Insomma, Tatà è un libro che ha sicuramente il suo pubblico. Ma io, personalmente, sono rimasta con l’impressione di un’occasione mancata. Un romanzo che poteva essere potente, e invece è diventato un esercizio di stile un po’ troppo affollato.
Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)
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