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“Figli” la recensione del film
“Figli” la recensione del film
Distribuzione: Vision Distribution
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Regia: Giuseppe Bonito
Cast: Valerio Mastandrea, Paola Cortellesi, Stefano Fresi, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Andrea Sartoretti, Massimo De Lorenzo, Gianfelice Imparato, Carlo de Ruggeri, Betti Pedrazzi
Genere: Commedia, Drammatico
Durata: 97 minuti
Voto: ♥♥♥ (su 5)
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La trama
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Nicola e Sara sono una coppia innamorata e felice. Sposati da tempo, hanno una figlia di sei anni e una vita che scorre senza intoppi. Ma quella che era iniziata come una dolce fiaba romantica si trasforma in un vero incubo con l’arrivo di Pietro, il secondo figlio della coppia. Quella che sembrava una perfetta famiglia media inizia a mostrare i primi squilibri e i due coniugi si ritroveranno a scontrarsi con l’imprevedibile. Iniziano così a emergere vecchi rancori, insoddisfazioni che non riescono più a essere celate e ogni minimo disaccordo sembra essere motivo di litigio.
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“Figli” la recensione del film
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Era il 2002 quando Mattia Torre, grazie anche alla regia di Alessandro D’Alatri, regalava alla cinematografia italiana “Casomai”. Un film piccolo, un gioiellino, che, però, ritraeva perfettamente la nostra società e i nuovi ‘invisibili’: quelle giovani (più o meno) coppie desiderose di metter su famiglia. Una lotta ad ostacoli raccontata con la giusta ironia, quella che lascia l’amaro in bocca, quella di chi, come i due protagonisti, si sente abbandonato da tutti: dallo Stato ma anche e (forse) soprattutto dai genitori.
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Potremmo considerare “Figli” un “Casomai 2.0”
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Le cose non sono affatto cambiate da allora, anzi, ed è per questo che potremmo considerare tranquillamente “Figli” un “Casomai 2.0”. Qui, però, c’è un piccolo ma significativo passo avanti: la coppia formata da Cortellesi e Mastandrea ha voglia da uscire dall’isolamento in cui la società, forzatamente, la costringe. Una scena emblematica, in questo, senso è quando Nicola urla al mondo la sua gioia per l’arrivo del secondo figlio e riceve, miseramente, uno “sticazzi!” da un passante a caso. I due, però, non si arrendono, hanno voglia di emergere, di palesarsi.
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Il film è, in apparenza, molto leggero eppure riesce a cogliere la frustrazione, molto presente in tutti i genitori
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La sceneggiatura di Mattia Torre è matura, esperta, capace di cogliere il tragicomico che abbonda nella situazione di chi decide di mettere al mondo uno o più figli al giorno d’oggi. Il film è, in apparenza, molto leggero eppure riesce a cogliere la frustrazione, molto presente in tutti i genitori e che si svela anche in gesti che dovrebbero essere di cura, d’affetto. Tristemente spassoso, in tal senso, è l’accento che si mette nel sottolineare la ‘violenza’ che le mamme e i papà imprimono nel terzo passaggio di pulizia della bocca dei bambini.
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Lo stratagemma di inserire i protagonisti in uno sfondo bianco latte rende benissimo l’idea del loro stato di isolati totali.
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Le pecche di questo film sono, purtroppo, tutte nella regia inappropriatamente anonima di Giuseppe Bonito. C’è molto rispetto per Mattia Torre, questo si, tanto che si lancia in una scopiazzatura del televisivo “La linea verticale”. Lo stratagemma di inserire i protagonisti in uno sfondo bianco latte, come nella serie ospedaliera, rende benissimo l’idea del loro stato di isolati totali. Però questa sceneggiatura aveva un vitale bisogno di trovare una sua personalizzazione anche nella messa in scena.
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Tutto si riduce ad una lunga riflessione, con momenti divertenti, su una serie di cliché nei quali tutti i genitori potranno riconoscersi.
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Invece, Bonito si limita al compitino, ha paura di sbagliare, di non omaggiare nel migliore dei modi il prematuramente scomparso Torre. Il regista gira col freno a mano tirato, non dà ritmo al racconto, che si muove lentamente, troppo lentamente, con l’andatura di un monologo (perché da lì tutto nasce). Ma se Mastandrea, a teatro, con “I figli invecchiano”, era riuscito con la giusta modulazione vocale a sottolineare i momenti topici, in “Figli”, a livello visivo, manca proprio questo. Così tutto si riduce ad una lunga riflessione, con momenti divertenti, su una serie di cliché nei quali tutti i genitori potranno riconoscersi.
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“Figli” la recensione del film
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Ecco, allora, elencate le difficoltà nel fare accettare il nuovo arrivato alla prole già esistente. La (quasi) impossibilità di far convivere genitorialità e carriera, gli ostacoli nel trovare la baby-sitter adatta e, infine, gli intramontabili e irrisolvibili conflitti generazionali coi genitori, maggioranza assoluta e manovratori indisturbati al timone della nostra società. Tristemente bello il messaggio lanciato nel finale, sulla necessità di accettare ciò che capita, come un qualcosa che appartiene a noi stessi. Un messaggio che, se trasferito nella lettura del destino di Mattia Torre, rende tutto molto più commovente.
Francesco G. Balzano
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