“Dumbo” la recensione del film di Tim Burton
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Regia: Tim Burton
Cast: Colin Farrell, Michael Keaton, Danny DeVito, Eva Green, Alan Arkin, Finley Hobbins, Nico Parker
Genere: Fantastico
Durata: 112 minuti
Voto: ♥♥ 1/2
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Holt Farrier è una ex star del circo che al ritorno dalla guerra trova la propria vita sconvolta. Il proprietario del circo Max Medici assume Holt, insieme ai figli Milly e Joe. E chiede loro di occuparsi di un elefantino appena nato le cui orecchie sproporzionate lo rendono lo zimbello di un circo già in difficoltà.
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Tim Burton incontra quello che doveva essere, almeno nelle attese, il personaggio tipico della sua filmografia. Ammettiamolo: quando abbiamo letto che il regista avrebbe diretto “Dumbo”, tutti abbiamo pensato: “Chi altro, se non lui?”. Lui, che ci aveva incantato con “Edward Mani di Forbice”. Lui, che aveva sublimato le figure dei cattivi (Joker ma, soprattutto, il Pinguino) nei suoi Batman.
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Insomma, quando Burton incontra il ‘Freak’ c’è un capolavoro dietro l’angolo. Invece, ahinoi, “Dumbo” sfugge alla regola. Già, perché il classico Disney del ’41, nelle sue mani, diventa anonimo, una storia come tante. Per carità, non è un brutto film, anzi. Intrattiene bene, si lascia guardare piacevolmente, nonostante la durata di quasi due ore. Però passa e si fa dimenticare con la stessa facilità. Il buon Tim, per dirla in breve, si limita a fare il compitino.
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Nel cast ci sono quasi tutti i suoi attori preferiti (manca, forse, il solo Johnny Depp) e pure fotografia e colonna sonora fanno intuire che non possiamo non trovarci al cospetto di un film di Burton. Però, ecco, la riconoscibilità è tutta nell’apparenza e poco nella sostanza. “Dumbo” ‘funziona’ quando l’elefantino si sublima nella sua iconicità di emarginato. Quando diventa ‘mostro’ davanti agli occhi degli strabici che lo giudicano solo per l’aspetto esteriore. Per il resto, poi, il film è prevedibile, si muove su binari classici e l’ultima stazione del carrozzone con a bordo Dumbo e gli altri non può che essere l’anonimato.
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Bene gli attori, tutti, anche se i personaggi non sono sempre azzeccati nella caratterizzazione. Torniamo a dire, però, che il problema di questo film non è la confezione (tutto sommato abbastanza gradevole), ma il contenuto. Se non considererete che l’opera è frutto del lavoro di un autore come Tim Burton, allora uscirete dalla sala soddifatti. In caso contrario, invece, sarà praticamente impossibile.
Francesco G. Balzano