Imbucato Teatrale la recensione di “Ferdinando”
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L’opera più famosa del giovane autore napoletano Annibale Ruccello, prematuramente scomparso. Ci porta nel 1870 mentre il vetusto Regno Borbonico viene soppiantato dal neonato Regno d’Italia. La baronessa Clotilde è confinata in esilio volontario nella sua villa vesuviana con la cugina governante Gesualda e le quotidiane visite del Parroco don Catellino.
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La donna ospita il nipote Ferdinando, rimasto orfano ed erede di una cospicua fortuna. Il giovane, di una bellezza torbida ed inquietante, trascina tutti nel suo ambiguo gioco portando a galla conflitti latenti. Ma anche avidità ed inconfessabili desideri sessuali, esibendo tutto il peggio dell’animo umano fino all’amara rivelazione finale di un obiettivo molto concreto.
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In una bizzarra scenografia “sospesa” gli interpreti, recitando in napoletano stretto con ritmo sempre elevatissimo, mantengono alta la tensione narrativa. Oscillando fra il dramma e la farsa e colorando tutta la vicenda della beffarda ironia napoletana.
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Imbucato Teatrale la recensione di “Ferdinando”
Maurizio Zucchetti
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