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“Dark serie tv” recensione
“Dark serie tv” recensione
disponibile su Netflix
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Regia: Baran bo Odar
Cast: Louis Hofmann, Maja Schöne, Lisa Vicari, Jördis Triebel, Oliver Masucci, Andreas Pietschmann, Karoline Eichhorn, Mark Waschke, Gina Alice Stiebitz, Moritz Jahn, Paul Lux
Genere: Serie Tv, Drammatico, Thriller, Fantascienza, Giallo
Stagioni: 3
Numero episodi: 26
Voto: ♥♥ 1/2 (su 5)
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La trama
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Winden, 2019. La scomparsa di due bambini in una città tedesca e le conseguenti ricerche porteranno alla luce misteri e oscuri segreti che questa piccola cittadina nasconde. Rivelando i rapporti e il passato di quattro famiglie che vi abitano e attorno alle quali ruotano le vicende: i Kahnwald, i Nielsen, i Doppler ed i Tiedemann. Nella misteriosa cittadina di Winden dopo la scomparsa di un ragazzo, la polizia esegue le indagini riguardanti la sparizione, fino a quando non accadono strani fenomeni. Come la strana morte di numerosi uccelli, impulsi elettrici che fanno sobbalzare la corrente nella cittadina. E molti abitanti di lunga data si ricordano come 33 anni prima successe la stessa cosa alla famiglia Nielsen. Quando Mads Nielsen scomparve misteriosamente a soli 13 anni, senza lasciare tracce.
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Prima stagione
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Considerata, da molti, una delle migliori serie mistery degli ultimi tempi, Dark è sicuramente il punto di riferimento per quasi tutte le uscite recenti dello stesso genere. La prima stagione è senz’altro apprezzabile, anche se la sensazione è che si tenda a complicare la trama in maniera forzata. E’, infatti, molto difficile da seguire, non tanto per i colpi di scena, quanto per la miriade di nomi e parentele da ricordare. Al netto dei non pochi difetti, comunque, la stagione d’esordio di “Dark” rimane interessante, con una regia centrata e, soprattutto, con una chiara idea di cosa si vuole rappresentare e come lo si vuole mettere in scena. E’ un raro caso di prodotto europeo (tedesco, per la precisione) con taglio internazionale.
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La sceneggiatura è di buon livello, ma tutt’altro che impeccabile. Peraltro, non è nemmeno originalissima, in quanto sono evidenti i tanti spunti presi qua e là da “Lost” e “Twin Peaks”. Manca, poi, totalmente la capacità di far empatizzare il pubblico con i personaggi, tra l’altro alcuni davvero insopportabili (vedi Ulrich e Hannah). Ci sono poi dei protagonisti poco o per niente utili alla trama come la coppia formata da Magnus e Franziska. Fastidiosi, inoltre, i continui risvegli di soprassalto di Jonas, così come gli incomprensibili sermoni dell’orologiaio e i ridondanti “tic-tac” pronunciati dall’Helge anziano, ormai in preda alla demenza senile. Ottimo doppiaggio e colonna sonora.
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“Dark serie tv” recensione: seconda stagione
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Anche nella seconda stagione ritorna il più grosso difetto della serie Dark. Ovvero che per stupire lo spettatore non può puntare sui colpi di scena. Chi ha un minimo di esperienza nella visione di prodotti simili, infatti, non potrà non notare che (quasi) tutte le svolte date alla trama sono piuttosto prevedibili. Ecco che, quindi, l’unico vero asso nella manica degli autori per spiazzare è e rimane la miriade di confusissimi gradi di parentela tra i protagonisti. In questa seconda stagione di “Dark”, poi, i personaggi sono piatti come marionette e non hanno alcun tipo di sviluppo. Ciò è giustificato dalla teoria proposta per cui gli uomini non sono altro che pedine con cui il destino, già scritto, si diverte a giocare.
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Però è altrettanto vero che questa scelta, col passare degli episodi, rende sempre meno attrattiva la serie. Deludente e poco originale pure lo scenario futuro post apocalittico che viene introdotto. Sostanzialmente, infatti, viene reso come un desolato quartiere periferico di una città a caso, in cui compaiono pochi personaggi (solo quelli fondamentali) e qualche comparsa buttata lì. Perché, sì, un altro difetto di “Dark” è quello di usare e gettare i suoi protagonisti senza dare troppe spiegazioni. Effetti visivi non sempre perfetti, ma il budget a disposizione non era esattamente altissimo.
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Terza stagione
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Giova ripetere che, al netto dei molti difetti, “Dark”, per i temi filosofici e scientifici posti e la messa in scena, rimane, tutto sommato, uno dei titoli migliori del catalogo Netflix. E’ impossibile, però, non notare che molte delle aggiunte che vengono fatte alla narrazione principale non convincono. E’ il caso, ad esempio, nella terza stagione, dei mondi alternativi. Proprio queste aggiunte, poi, avvenendo nell’ultima stagione, complicano ulteriormente una matassa già difficile da sbrogliare. Scelta poco azzeccata, perché una trama tanto intricata aveva bisogno del giusto tempo per essere spiegata tutta.
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Fatto sta che una storia che ha sempre fatto del mistero, dell’implicito, del detto e non detto, la sua cifra stilistica, proprio sul finale, quando vede che il tempo a disposizione sta per finire, diventa didascalica. Lo fa inserendo, nelle ultime tre puntate, delle spiegazioni fiume noiosissime. Chiaro segnale di enormi buchi nella sceneggiatura, sui quali si tenta disperatamente di mettere una pezza. Probabilmente, per non dire sicuramente, per esaurire al meglio tutte le interessanti tematiche affrontate, “Dark” avrebbe necessitato di una quarta stagione.
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Ma “Dark” è anche, se non soprattutto, una serie legata al simbolismo del numero 3. Perciò, anche solo pensare ad una quarta stagione sarebbe stato sacrilego. Un vero peccato, perché il finale offre spunti anche interessanti che, però, essendo disseminati qua e là senza troppa cura perdono molto della loro carica emotiva. Soprattutto perché, ripetiamo, tutti i protagonisti rimangono pedine senza spessore, alle quali è impossibile affezionarsi. E’ una scelta? Podarsi, ma all’atto conclusivo questa opzione fa pagare un dazio altissimo di penalità sul giudizio complessivo.
Francesco G. Balzano
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