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“Black Mirror 6” la recensione della serie tv su Netflix

“Black Mirror 6” la recensione della serie tv su Netflix

“Black Mirror 6” la recensione della serie tv su Netflix

Disponibile su Netflix

Regia: Ally Pankiw, Sam Miller, John Crowley, Uta Briesewitz, Toby Haynes
Cast: Annie Murphy, Salma Hayek, Michael Cera, Himesh Patel, Rob Delaney, Ben Barnes, Cate Blanchett, Ayo Edebiri, Daniel Portman, John Hannah, Monica Dolan, Aaron Paul, Josh Hartnett, Kate Mara, Rory Culkin, Zazie Beetz, Danny Ramirez, Anjana Vasan, Paapa Essiedu
Paese: Regno Unito
Anno: 2023
Genere: Fantascienza, drammatico, thriller, antologico, satira, distopico
Episodi: 5
Durata: 58/95 minuti
Voto: 3.5 (su 5)


Il ritorno di Black Mirror con la sua sesta stagione ha sollevato aspettative e interrogativi riguardo alla capacità della serie di recuperare il suo antico fascino. Dopo alcuni episodi meno apprezzati nelle stagioni precedenti.

La nuova stagione, composta da cinque episodi auto-conclusivi, offre una miscela di tematiche distopiche e realtà parallele. Tutte immerse in un contesto tecnologico che rappresenta l’anello di congiunzione tra il mondo di fantasia della serie e la nostra realtà contemporanea.

Il primo episodio, “Joan è terribile”, segue la storia di Joan Tait, una donna ordinaria il cui mondo viene trasformato. Quando scopre che la sua vita è diventata il soggetto di una nuova serie TV su una piattaforma streaming chiamata “Streamberry”. L’idea di una società in cui ogni aspetto della vita di una persona è esposto e sfruttato per intrattenimento è affascinante e inquietante. E il rapporto tra realtà e finzione è costantemente enfatizzato.

Il secondo episodio, “Loch Henry”, presenta una coppia di registi indipendenti che tornano nella cittadina natale di uno di loro per realizzare un documentario su una serie di efferati omicidi. Anche in questo caso, la tecnologia svolge un ruolo di supporto. Ma la vera essenza della storia si trova nella complessa relazione tra passato e presente.

Il terzo episodio, “Beyond the Sea”, è una storia di fantascienza ambientata negli anni ’60 e segue due astronauti in missione spaziale. La narrazione si concentra sulla sofferenza e sulla claustrofobia della vita nello spazio. Esplorando la complessità della psicologia umana in condizioni estreme.

Tuttavia, è con gli ultimi due episodi, “Mazey Day” e “Demone 79”, che la stagione perde il suo slancio. Mentre “Demone 79” riesce a offrire una storia solida e coinvolgente, “Mazey Day” si mostra come un punto debole della serie. Proponendo una critica banale al mondo dei paparazzi senza aggiungere alcun contributo significativo al tema della privacy e delle immagini sensibili sul web.

In generale, la sesta stagione di Black Mirror sembra divisa in due parti, con i primi tre episodi che cercano di recuperare il vecchio fascino della serie. Mentre gli ultimi due si discostano dalla caratteristica distopia tecnologica di Black Mirror. Introducendo elementi soprannaturali che sembrano fuori posto.

La coerenza narrativa, elemento chiave che ha reso Black Mirror una serie apprezzata, sembra essersi persa lungo il cammino. I risvolti distopici e tecnologici che tanto avevano caratterizzato l’opera di Charlie Brooker sembrano essersi dissolti. Portando alla perdita dell’identità della serie.

Black Mirror, la serie televisiva di Charlie Brooker, ha sempre affrontato tematiche distopiche ispirate alla realtà contemporanea. Esplorando le conseguenze dell’avanzamento tecnologico in una società degenerata e instabile. La sesta stagione di Black Mirror sembra segnare una rottura con il passato. Proponendo nuovi episodi che dividono i fan tra chi li ritiene ancora in linea con lo spirito originale della serie e chi invece ne nega l’appartenenza a Black Mirror.

L’idea di una puntata che racconti gli “orrori” di aspettare a lungo la propria serie preferita, solo per consumarla rapidamente in poche ore, con riferimenti alla religione e alle sacralità della messa in onda, sarebbe certamente affascinante e metaforica. Proprio come la maggior parte degli episodi di Black Mirror. Ma la sesta stagione della serie sembra distanziarsi dalla tipica tecno-distopia, cercando risultati familiari in una sperimentazione che offre nuove prospettive.

I primi tre episodi della sesta stagione propongono temi attuali e li colorano di commedia, permettendo di affrontare dilemmi etici con leggerezza. La serie sembra evolversi, aprendosi a nuovi stili narrativi. E abbandonando alcuni cliché che l’avevano contraddistinta in passato.

Alcuni episodi della nuova stagione si rivelano molto forti e coinvolgenti. Mentre altri vengono criticati per l’introduzione di elementi soprannaturali che sembrano allontanarsi dalla distopia tecnologica tipica di Black Mirror. Tuttavia, questi episodi mantengono la capacità di emozionare e far riflettere lo spettatore, pur spingendosi in territori inesplorati.

La sesta stagione di Black Mirror sembra essere una sperimentazione riuscita dei concetti fondatori della serie. Ciò che conta è l’effetto complessivo degli episodi, che continuano a coinvolgere ed emozionare, dimostrando la capacità della serie di reinventarsi senza perdere la sua identità.

Gli episodi “Loch Henry” e “Demone 79” sono esempi di questa evoluzione. Offrendo storie coinvolgenti che si muovono al di fuori dei confini della distopia tecnologica, pur mantenendo l’essenza di Black Mirror. La sesta stagione è un concept album. Una serie di episodi che riescono a far provare emozioni diverse e quasi mai deboli, rimanendo una delle serie di punta di Netflix.

La colonna sonora è sublime e le vibrazioni retrò tra nostalgia e universi paralleli contribuiscono a rendere ogni episodio un’esperienza unica. Black Mirror continua a essere un prodotto d’intrattenimento intelligente e attuale. Capace di farci riflettere sulle nostre azioni umane e sulle implicazioni dell’avanzamento tecnologico nella nostra società.

La sesta stagione di Black Mirror, disponibile in streaming su Netflix, continua a esplorare le tematiche distopiche e le conseguenze dell’evoluzione digitale sulla nostra società. Come ha sempre dichiarato lo stesso creatore della serie, Charlie Brooker, Black Mirror non demonizza l’avanzamento tecnologico, ma piuttosto mette in luce le fragilità e l’umanità di coloro che lo utilizzano.

La stagione presenta cinque episodi indipendenti, che dopo quattro anni di stop a causa della pandemia, tornano a farci riflettere sulla nostra quotidianità e sul futuro prossimo. Questa volta, Brooker decide di esplorare anche il passato per raccontare il futuro dell’umanità, affrontando cinque diverse ossessioni che sembrano affliggere l’essere umano da sempre.

“Joan è terribile,” diretto da Ally Pankiw, è uno degli episodi più efficaci e tipicamente “blackmirroresco” della stagione. Una storia meta-televisiva che apre varie dimensioni narrative e di lettura, seguendo la protagonista Joan (Annie Murphy) che scopre su Streamberry una serie che ritrae la sua vita quasi in tempo reale, ma in una versione ancora più terribile interpretata da Salma Hayek. Questo episodio affronta tematiche attuali come l’intelligenza artificiale, il consenso alla privacy digitale e l’egocentrismo della società moderna.

“Loch Henry,” diretto da Sam Miller, ci porta in un piccolo paesino inglese e si concentra sull’ossessione per le docu-serie true crime. Un ragazzo decide di girare un documentario sulla sua città, ma scopre un oscuro caso del passato che coinvolse suo padre. Questo episodio mette in luce l’interesse morboso per i crimini irrisolti e l’ossessione per la verità, con un cast che include Daniel Portman e John Hannah.

“Beyond the Sea,” diretto da John Crowley, ci porta nello spazio, dove due astronauti (Aaron Paul e Josh Hartnett) hanno scelto di avere repliche esatte di sé stessi sulla Terra, per non abbandonare mai le loro famiglie. Tuttavia, una serie di eventi porterà a un pericoloso triangolo amoroso che mette in evidenza l’egoismo umano e il desiderio di prevalere sull’altro, anche a distanza. Questo episodio esplora l’isolamento e l’ossessione per l’esplorazione spaziale.

“Mazey Day,” diretto da Uta Briesewitz, si svolge durante la nascita di Suri Cruise e tratta l’ossessione per la vita privata delle star e i segreti celati dietro le celebrità. Una fotografa dei vip (Zazie Beetz) si imbatte in una giovane star misteriosamente scomparsa (Clara Rugaard) e cerca di scoprirne la verità. Questo episodio gioca con i temi della privacy e delle false immagini, offrendo uno sguardo sullo stardom e la curiosità morbosa del pubblico.

“Demone 79,” diretto da Toby Haynes, si svolge alla fine degli anni ’70 e segue una commessa indiana (Anjana Vasan) che scopre un talismano che le permette di uccidere tre persone che se lo meritano entro tre giorni, altrimenti l’Apocalisse si scatenerà. Questo episodio mette in scena l’ossessione per la fine del mondo e la promessa di un mondo migliore, esplorando le brutture dell’animo umano e la confusione tra vittime e carnefici.

“Black Mirror 6” la recensione della serie tv su Netflix

La sesta stagione di Black Mirror continua a essere una serie attuale e coinvolgente, pur avendo subito un leggero cambiamento dalla sua uscita su Netflix. La scrittura di Charlie Brooker rimane sempre in mano al creatore inglese, mentre la regia si affida ancora una volta a nomi dell’entertainment britannico. La stagione affronta temi come l’intelligenza artificiale, la privacy digitale, l’ossessione per il passato e il desiderio di esplorazione spaziale, offrendo un’esperienza coinvolgente e riflessiva per lo spettatore.

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“Questo mondo non mi renderà cattivo” la recensione della serie tv

“Questo mondo non mi renderà cattivo” la recensione della serie tv

“Questo mondo non mi renderà cattivo” la recensione della serie tv

Disponibile su Netflix

Regia: Zerocalcare
Voci: Zerocalcare, Valerio Mastandrea, Paolo Vivio, Chiara Gioncardi, Ughetta d’Onorascenzo, Sara Labidi, Silvio Orlando, Graziella Polesinanti
Paese: Italia
Episodi: 6
Durata: 30 min. (a episodio)
Genere: Commedia, drammatico
Voto: OOOO (su 5)

“Questo mondo non mi renderà cattivo” è un’opera che, come suggerisce il titolo stesso, affronta la sfida di rimanere fedeli a se stessi in un contesto contraddittorio. Zerocalcare, con la sua inconfondibile narrazione fatta di digressioni, aneddoti, emotività e colpi di scena, regala al pubblico un’esperienza irresistibile. La serie animata riesce a intrattenere e a far ridere attraverso i rapidi dialoghi e le sequenze animate, che celano al loro interno perle di comicità. In queste situazioni, l’autore si concede la libertà di una salutare autoironia, come ad esempio quando critica i dialoghi “incomprensibili” di Strappare lungo i bordi.

Ridendo e commuovendoci, ci ritroviamo a identificarci nei ragionamenti e nelle esperienze dei personaggi principali, Zero, Sarah, Secco e gli altri. Il racconto tocca le corde più intime quando affronta le scelte che siamo costretti a fare, anche se vanno contro le nostre convinzioni. Questa serie mi ha fatto riflettere sul rischio che in un Paese come il nostro una storia come “Questo mondo non mi renderà cattivo”, raccontata in modo così franco e onesto, possa suscitare polemiche e controversie. Anche il protagonista, Armadillo, sembra aspettarsi una reazione avversa, forse anche solo con uno sguardo deludente. Ma la realtà è che il solo aspetto che si può contestare a Zerocalcare e a Netflix è il numero di episodi, che, sebbene leggermente più lunghi, sono troppo pochi.

Lasciando da parte questo piccolo appunto, la serie riesce a catturare l’attenzione e a coinvolgere il pubblico fin dal primo momento. La scelta di adattare le graphic novel di Zerocalcare in un formato animato si rivela vincente, poiché riesce a conservare l’anima e il tratto distintivo dell’autore, mentre dà vita ai personaggi in maniera fluida e coinvolgente. Le voci dei doppiatori, inoltre, conferiscono una personalità unica a ciascun personaggio, rendendo l’esperienza di visione ancora più appagante.

La trama si sviluppa in modo coerente e accattivante, mantenendo viva l’attenzione dello spettatore. Ogni episodio porta avanti la storia in modo naturale, aprendo nuove prospettive e presentando situazioni che rendono la narrazione sempre interessante. La serie affronta tematiche profonde e complesse, come l’identità, le relazioni interpersonali e il senso di appartenenza, riuscendo a farlo in modo delicato ma incisivo. La scrittura di Zerocalcare trasmette un senso di autenticità e un’empatia che permettono allo spettatore di entrare in sintonia con i personaggi e le loro vicissitudini.

Dal punto di vista visivo, “Questo mondo non mi renderà cattivo” si distingue per uno stile di animazione particolare, fedele al tratto originale di Zerocalcare. I dettagli delle ambientazioni e dei personaggi sono curati con attenzione, dando vita a un mondo ricco di sfumature e personalità. La scelta di alcuni inserti animati, che interrompono la narrazione principale per raccontare brevi storie o approfondire alcuni aspetti, aggiunge ulteriore profondità e spessore all’opera nel suo complesso.

In conclusione, “Questo mondo non mi renderà cattivo” è una serie che riesce a intrattenere, far ridere e far riflettere allo stesso tempo. Grazie alla narrazione coinvolgente di Zerocalcare, alla qualità dell’adattamento animato e alla profondità dei temi trattati, la serie si distingue come un’opera di grande valore. Nonostante la piccola pecca rappresentata dal numero limitato di episodi, consiglio vivamente di immergersi in questo mondo e di lasciarsi trasportare dalle emozioni che ne scaturiscono.

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“The Good Doctor 6” la recensione della serie tv e dove vederla in streaming 7 giugno 2023

“The Good Doctor 6” la recensione della serie tv e dove vederla in streaming 7 giugno 2023

“The Good Doctor 6” la recensione della serie tv e dove vederla in streaming 7 giugno 2023

Disponibile in streaming su: Netflix, Disney Plus e Amazon Prime Video

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Creatori: David Shore, Park Jae-bum
Cast: Freddie Highmore, Hill Harper, Richard Schiff, Will Yun Lee, Fiona Gubelmann, Christina Chang, Paige Spara, Bria Samoné Henderson, Noah Galvin, Brandon Larracuente, Savannah Welch
Paese: USA
Anno: 2023
Genere: Medical, Drammatico
Episodi: 22
Durata: 42 min circa (a episodio)
Voto: OOO 1/2 (su 5)

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“The Good Doctor” è una serie televisiva medica che ha catturato l’attenzione degli spettatori fin dalla sua prima stagione. La sesta stagione porta avanti la storia dei chirurghi del St. Bonaventure Hospital, in particolare di Shaun e Park, che ora sono chirurghi a tutti gli effetti. La stagione inizia con entrambi i personaggi principali che affrontano sfide mediche complesse: Shaun deve eseguire uno xenotrapianto, che lo mette in contrasto con la nuova specializzanda Danni Powell, mentre Park deve affrontare un caso di tumore al collo.

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Uno dei punti focali della stagione è il rapporto tra Shaun e Danni. Danni è una specializzanda competitiva e dal carattere forte, che ha completato la scuola di medicina nella Marina. La loro diversità di approccio alla medicina crea tensioni iniziali, portando Shaun quasi a licenziarla. Tuttavia, nel corso della stagione, i due imparano a collaborare e a rispettarsi reciprocamente. Ciò aggiunge un elemento interessante alla dinamica del team e permette lo sviluppo dei personaggi.

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Altri personaggi principali, come Park, Jordan e il nuovo specializzando Danny Perez, affrontano le loro sfide personali mentre curano i pazienti. Park si trova ad affrontare un paziente che vive come un recluso e cerca di aiutarlo ad aprirsi di più. Nel frattempo, Jordan e Danny mostrano attrazione reciproca ma devono confrontarsi con le loro preoccupazioni personali.

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La stagione esplora anche la storia della dottoressa Lim, che deve adattarsi alla sua paralisi e cercare di continuare la sua carriera come chirurgo. Viene affiancata da Glassman, che affronta problemi alla schiena. La loro relazione professionale si sviluppa ulteriormente, offrendo momenti toccanti e di crescita per entrambi i personaggi.

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La vita personale di Shaun è anche un aspetto importante della stagione. Mentre le cose sembrano andare bene con sua moglie Lea, le sue peculiarità e ossessioni creano qualche tensione nella loro relazione. Tuttavia, i due dimostrano di essere un team forte e di affrontare le sfide insieme.

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La sesta stagione di “The Good Doctor” continua ad affrontare temi importanti come l’empatia, la diversità e l’accettazione. La serie presenta casi medici interessanti e coinvolgenti, che offrono spunti di riflessione sulla condizione umana e sul valore della vita. Gli spettatori sono trascinati nel mondo complesso della medicina, affezionandosi ai personaggi e alle loro storie personali.

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Complessivamente, la sesta stagione di “The Good Doctor” offre un mix avvincente di dramma medico, sviluppo dei personaggi e relazioni interpersonali. La serie continua a coinvolgere gli spettatori con storie coinvolgenti, emozionanti e approfondite, mantenendo l’equilibrio tra il lato umano dei personaggi e le sfide mediche che affrontano.

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“SPIDER-MAN ACROSS THE SPIDER-VERSE” LA RECENSIONE DEL FILM

“The Ferragnez 2” la recensione della serie tv su Amazon Prime Video

“The Ferragnez 2” la recensione della serie tv su Amazon Prime Video

“The Ferragnez 2” la recensione della serie tv su Amazon Prime Video

Diponibile su Amazon Prime Video

Regia: Francesco Imparato
Cast: Chiara Ferragni, Fedez
Genere: Docu-reality
Paese: Italia
Anno: 2023
Puntate: 8
Durata: 29-40 minuti (episodio)
Voto: OO 1/2 (su 5)

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La seconda stagione di “The Ferragnez” non apporta nulla di nuovo nell’incessante auto-racconto della coppia coniugale. Segue semplicemente lo stesso montaggio che riunisce le storie di Instagram, le riprese quotidiane, i confessionali, la terapia di coppia. E, poi, i video inediti e tutto il materiale emotivo che spazia dalle lacrime alle crisi matrimoniali, dai diverbi caratteriali all’amore per i figli. Ciò che cambia sono gli eventi, le location, i viaggi e l’apertura del primo episodio dedicato interamente alla malattia di Fedez. Accendendo le telecamere degli smartphone là dove mai avremmo voluto entrare.

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Se ormai sembra quasi naturale vederli (e vederci) vivere una vita documentata, riferita e svelata – la loro vita ricca di collaborazioni con famosi brand, fitting consueti con Donatella Versace e Maria Grazia Chiuri, litigi post-MET Gala su possibili sguardi flirtanti con Gigi Hadid e Jacob Elordi – rendendo la loro vita straordinaria e allo stesso tempo banale – l’accensione della spia rossa a un passo dalla sala operatoria del San Raffaele sembra un po’ fuori luogo.

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È un’invasione di spazi e fragilità tangibili (la possibile vicinanza con la morte) che sembra tornare dritta alla grande domanda che ha accompagnato la prima stagione. E’ giusto (per nostra esplicita volontà) mostrarci, raccontarci in ogni frangente di vulnerabilità. Oppure dovremmo ripensare a un confine, a un limite per riposizionarci all’interno della società?

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Se ha ancora senso porsi questa domanda, e se ha ancora senso non avere risposte certe su tutto, allora “The Ferragnez 2”, al di là del divertimento, del glamour, del cachet devoluto al Festival di Sanremo, della pretesa di essere veicolo per trasmettere messaggi, della simpatia o antipatia, delle sfide personali su un grattacielo di New York, potrebbe ancora fungere da ponte, da stimolo (si spera costruttivo) per il nostro perpetuo approccio all’autorappresentazione, alla documentazione indotta di noi stessi, alla capitalizzazione delle emozioni, dei traumi, della salute mentale e della malattia.

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In quest’ottica, forse, risiede il valore ultimo della serie. Che la si detesti, che la si commenti, che la si adori o che si boicotti, tutto si concentra su quel primo, sorprendente episodio. Lì dove la vera paura della morte come variabile imprevedibile viene esorcizzata con il cellulare puntato su di sé, tutte le domande sul bene e sul male, sul giusto e sullo sbagliato, si annullano e tornano direttamente a noi. La nostra, intima e personale idea di coscienza e di come decidiamo di utilizzare, esponendola o meno ai nostri seguaci, il nostro tempo a disposizione.

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La serie continua a offrire gli stessi elementi che hanno reso la prima stagione un successo. La narrazione si basa sulla raccolta e la condivisione di frammenti della vita quotidiana di Chiara Ferragni e Fedez attraverso i social media e i vlog. Si mostrano momenti di intimità, di lavoro, di viaggi e di eventi, mantenendo un costante flusso di contenuti che alimenta l’interesse dei fan.

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Tuttavia, la spia rossa accesa nel primo episodio, che testimonia il momento difficile della malattia di Fedez, sembra fuori contesto rispetto al tono generale della serie. È un momento in cui la fragilità e la vulnerabilità emergono in modo tangibile, introducendo una domanda fondamentale. Fino a che punto è giusto e salutare per loro e per noi spingere l’autorappresentazione e l’esposizione al limite?

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La serie solleva implicitamente la questione del confine tra la sfera privata e quella pubblica. Portando a riflettere sul significato dell’autenticità e sulle implicazioni dell’auto-racconto costante nelle nostre vite. È ancora rilevante interrogarci su quanto sia necessario mostrare ogni aspetto della nostra vulnerabilità. E se sia opportuno stabilire dei limiti per preservare la nostra privacy e la nostra relazione con la società.

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In un mondo in cui la documentazione di sé stessi e la capitalizzazione delle emozioni sono diventate parte integrante della nostra cultura, “The Ferragnez 2” potrebbe fungere ancora una volta da stimolo per una riflessione critica sulla nostra incessante necessità di auto-rappresentazione e sull’uso che facciamo del nostro tempo e delle nostre energie.

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Indipendentemente dalle opinioni personali sulla serie, sia che la si ami o la si detesti, essa continua a richiamare l’attenzione sulla complessità delle dinamiche sociali. Sulla ricerca di autenticità e sull’impatto dell’esposizione mediatica sulla nostra esistenza. Alla fine, il valore ultimo di “The Ferragnez 2” potrebbe risiedere proprio in questa capacità di sollevare tali questioni. E stimolare una riflessione critica sulle dinamiche dell’autorappresentazione nella società contemporanea.

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100 FILM DA NON PERDERE SU NETFLIX – LISTA AGGIORNATA A MAGGIO 2023

“Squid Game” scheda e recensione della serie tv Netflix

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“Squid Game” scheda e recensione della serie tv Netflix

“Squid Game” scheda e recensione della serie tv Netflix

Disponibile su: Netflix

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Genere: Drammatico, azione, thriller
Anno: 2021
Ideatore: Hwang Dong-hyuk
Cast: Lee Jung-jae, Park Hae-soo, Oh Young-soo, Wi Ha-joon, Jung Ho-Yeon
Paese: Corea del Sud
Durata: 32-62 minuti
Episodi: 9
Voto (media ponderata): ♥♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Centinaia di individui a corto di denaro accettano uno strano invito a competere in giochi per bambini. Li attende un premio invitante, ma la posta in gioco è mortale.

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“Squid Game” scheda e recensione della serie tv Netflix – Le recensioni

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“È, dunque, davvero un eccellente esempio di come funzioni il capitalismo predatore.” Melanie McFarland per Salon.com

“Quello, poi, che si ha in Squid Game, per tutta la sua ormai nota cupezza, è un racconto coraggioso, oscuro, ambizioso, a volte commovente e a volte terrificante. La sua forza sta nel capire che il denaro è sopravvivenza.” John Doyle per Globe and Mail

“Il debito verso un sistema crudele è ineluttabile e disumanizzante, ci ricorda costantemente la serie. Ma, inoltre, sotto l’iper-violenza, suggerisce anche che i nostri obblighi verso le altre persone possono essere una fonte di significato, di compassione e – solo forse – di salvezza.” Brian Tallerico per RogerEbert.com

“Una serie tortuosa, veloce, pieno d’azione, i cui episodi terminano con cliffhanger assassini – in altre parole, l’esca definitiva per le abbuffate.” Judy Berman per TIME Magazine

“Questo sguardo spietato su come la disperazione ci cambia rende Squid Game tanto commovente quanto eccitante. Cerca una risposta ad una domanda terrificante: Quando sei sotto pressione, quali sono i tuoi limiti? Cosa faresti? La sua agghiacciante brutalità ci ha conquistati.” Eleanor Peake per New Statesman

“”Squid Game” è abbastanza riflessivo, e il fatto che non ci sia una componente sessuale nella violenza è qualcosa a suo favore.” Robert Lloyd per Los Angeles Times

“Non rende mai la sua azione piacevole. La sua intensità deriva dalla sensazione di aver superato il punto finale di una catena di logica assurda e che si potrebbe davvero non voler vedere cosa viene dopo.” Brian Phillips per The Ringer

“Oscuro, contorto e sorprendentemente emotivo, Squid Game è un veloce e sanguinoso ma visivamente stupefacente must watch.” Tessa Smith per Mama’s Geeky

“Spettacolo a buon mercato” Jim Schembri per jimschembri.com

“Dice molto sulla natura umana, l’amicizia, la crudeltà e il modo in cui le società moderne hanno abusato dei suoi cittadini più poveri.” Sebastian Zavala Kahn per Más Gamers

“La maggiore critica anticapitalista di Squid Game è quasi del tutto priva di mordente in seguito a qualsiasi attenta analisi… Non sono impressionato dal messaggio che porta con sé, e sono sicuro che questo dramma non supererà la prova del tempo.” William Schwartz per HanCinema

“Il thriller coreano di Netflix è sulla buona strada per essere la serie più vista nella storia della piattaforma. Sta anche dando alla gente degli incubi.” Kevin Fallon per The Daily Beast

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“MIDNIGHT MASS” SCHEDA E RECENSIONE DELLA SERIE TV NETFLIX

“Midnight Mass” scheda e recensione della serie tv Netflix

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“Midnight Mass” scheda e recensione della serie tv Netflix

“Midnight Mass” scheda e recensione della serie tv Netflix

Disponibile su: Netflix

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Genere: Horror, drammatico
Anno: 2021
Ideatore: Mike Flanagan
Cast: Zach Gilford, Kate Siegel, Hamish Linklater, Annabeth Gish, Michael Trucco, Samantha Sloyan
Paese: USA
Durata: 60 minuti
Episodi: 7
Voto (media ponderata): ♥♥♥1/2 (su 5)

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La trama

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La serie racconta la storia di una piccola comunità che vive su una altrettanto piccola e remota isola, Crockett Island. Persone le cui divisioni sono amplificate dal ritorno di un giovane caduto in disgrazia, Riley Flynn, e dall’arrivo di un sacerdote tanto carismatico quanto misterioso, Padre Paul Hill. Il primo è un ex investitore che ha passato quattro anni in carcere per aver ucciso una donna mentre era alla guida ubriaco.

Il secondo è arrivato alla St. Patrick’s Church per sostituire momentaneamente l’anziano Monsignor Pruitt. Quando eventi strani e apparentemente miracolosi iniziano ad accadere, la comunità di Crockett Island è travolta da un rinnovato fervore religioso. Ma non passa molto tempo prima che si chiedano quale sarà il prezzo da pagare.

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“Midnight Mass” scheda e recensione della serie tv Netflix – Le recensioni

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“Le grandi rivelazioni non presentano alcuna autentica preoccupazione, e dovrebbero.” John Doyle per Globe and Mail

“La serie di Netflix merita un elogio per le sue ambizioni distintive e le sue sorprese sconvolgenti, ma troppo spesso suona come un sermone troppo lungo, annaspando sui bordi della sua omelia.” Brian Lowry per CNN.com

“Lo sguardo di Flanagan sulla religione e l’immortalità a volte riaccende i ricordi di vere e proprie messe di mezzanotte in quanto può essere un po’ estenuante nella sua predicazione con qualche monologo di troppo.” Brian Tallerico per RogerEbert.com

“Ci saranno urla, sì. Ci sarà sangue. Ma non prima che Midnight Mass abbia convinto il suo pubblico ad interessarsi a quello che succede.” John Anderson per Wall Street Journal

“Midnight Mass compensa la natura un po’ prevedibile del suo mistero con i modi riflessivi e disparati con cui i personaggi reagiscono ai cambiamenti che investono Crockett Island.” Kristen Baldwin per Entertainment Weekly

“L’intero cast fa un ottimo lavoro con il materiale dato, e Linklater dà una delle migliori performance della sua carriera. Ma manca la natura avvolgente dei precedenti horror di Flanagan.” Yolanda Machado per Observer

“Midnight Mass è una miniserie di sette episodi di Netflix che esplora la religione e la fede con i soliti marchi di Mike Flanagan, dando la priorità ai personaggi e alle emozioni rispetto agli spaventi a buon mercato e al gusto dello shock.” Miles Surrey per The Ringer

“Nel cuore oscuro dell’ultimo lavoro di Mike Flanagan si nasconde una Very Good Idea, una che non sono sicuro sia stata fatta sullo schermo prima d’ora, ed è una cosa assolutamente stupefacente.” Tony Stamp per Flicks.co.nz

“Midnight Mass vi prende con una storia enigmatica, poiché Flanagan ha creato ancora una volta qualcosa di molto accattivante e originale.” Jordy Sirkin per Jordy Reviews It

“Midnight Mass ha una serie di problemi (specialmente con i suoi lunghi e tortuosi monologhi), ma è salvato dal suo forte cast.” Jean Henegan per Pop Culture Maniacs

“Con Midnight Mass, il regista Mike Flanagan dimostra ulteriormente di essere un maestro dell’horror emotivo con un racconto cruento e straziante sulla redenzione, nonostante i troppi monologhi che distraggono dal terrore generale dello spettacolo.”  Mary Beth McAndrews per Dread Central

“Flanagan sembra aver fatto una svolta spirituale e contemplativa nella sua vita e nella sua scrittura. Buon per lui; non così buono per quelli a cui piacevano le sue prime cose.” Steve Murray per ArtsATL

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“FONDAZIONE” SCHEDA E RECENSIONE DELLA SERIE TV APPLE TV

 

“Fondazione” scheda e recensione della serie tv Apple Tv

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“Fondazione” scheda e recensione della serie tv Apple Tv

“Fondazione” scheda e recensione della serie tv Apple Tv

Disponibile su: Apple Tv

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Genere: Fantascienza, drammatico
Anno: 2021
Ideatore: David S. Goyer
Cast: Jared Harris, Lee Pace, Lou Llobell, Leah Harvey, Laura Birn, Terrence Mann
Paese: USA
Durata: 61-69 minuti
Episodi: 10
Voto (media ponderata): ♥♥♥ (su 5)

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La trama

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Adattamento della saga letteraria il Ciclo delle Fondazioni, firmata del padre della fantascienza, Isaac Asimov. Hari Seldon, lo psicostoriografo più prestigioso dell’Impero Galattico scopre dai suoi studi che l’Impero è destinato a decadere. E decide di preservare lo scibile umano e galattico inviando un gruppo di scienziati sul pianeta Terminus. Per avviare un gigantesco progetto noto come Enciclopedia Galattica per dare una guida alle generazioni che verranno.

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“Fondazione” scheda e recensione della serie tv Apple Tv – Le recensioni

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“Tenendo il pubblico a distanza, la serie rende anche molto più difficile connettersi con uno qualsiasi dei personaggi, nonostante alcune solide performance dell’intero cast.” Chancellor Agard per Entertainment Weekly

“Se Foundation funziona per voi dipenderà dal vostro rapporto con la fantascienza. Se sei un appassionato, già esperto degli scritti di Asimov o dei classici del genere, è probabile che sia molto più facile da digerire.” Wenlei Ma per News.com.au

“La recitazione e la sceneggiatura sono standard per il genere: neutra, senza passione, che raggiunge una leggera pomposità. Per il momento è lasciato a Pace e Harris il compito di fare scintille.” Suzi Feay per Financial Times

“Una delle imprese più impressionanti della serie è quella di non farvi mai dimenticare che si tratta di individui condizionati dagli eventi di tutta la galassia.” Nick Wanserski per AV Club

“Non c’è molto che regga nella serie, né emotivamente né narrativamente. Ci sono relazioni di causa-effetto tra un evento e l’altro, ma sono distribuite su scene molto lunghe.” New York Mag/Vulture Staff per New York Magazine/Vulture

“Non dovremmo stare seduti per ore davanti ad una serie che ci fa girare la testa per arrivare a cose come questa, che ci intrattengono e ci sfidano. Ma in questo caso, la pazienza paga.” Judy Berman per TIME Magazine

“Una marcia forzata e totalmente priva di humour nella storia della fantascienza.” Neal Pollack per Book & Film Globe

“Se la serie è animata dalla passione per qualcosa, è la chiarezza edificante della scienza e della matematica… Una scena con Gaal è letteralmente un montaggio matematico che è sensuale come tutto ciò che accade a letto.” Ben Lindbergh per The Ringer

“Speriamo che la serie trovi i suoi punti fermi e la sua identità nei prossimi episodi.” Lewis Knight per Daily Mirror (UK)

“”Foundation” ha lo scopo di far respirare i punti di trama apparentemente infiniti di Asimov. Anche così, è difficile da digerire, anche se i creatori David S. Goyer e Josh Friedman meritano i complimenti per aver fatto lo sforzo di raggiungere l’impossibile.” Andy Crump per The Playlist

“Foundation cerca di raggiungere il maggior numero possibile di obiettivi fin dall’inizio, il che è preoccupante all’inizio. Speriamo che questa esposizione nervosa serva solo a lanciare la serie, e che la storia migliori da qui.”  Daniel Hart per Ready Steady Cut

“Privo di arguzia o di consapevolezza di sé, il futuro dei robot di Goyer è freddo come ci si aspetterebbe da un’avventura spaziale che in realtà è tutta sull’algebra.” Paul M. Bradshaw per NME

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“SEX EDUCATION 3” SCHEDA E RECENSIONE DELLA SERIE TV NETFLIX

“Sex Education 3” scheda e recensione della serie tv Netflix

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“Sex Education 3” scheda e recensione della serie tv Netflix

“Sex Education 3” scheda e recensione della serie tv Netflix

Disponibile su: Netflix

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Genere: Commedia drammatica, dramma adolescenziale
Anno: 2021
Ideatore: Laurie Nunn
Cast: Asa Butterfield, Gillian Anderson, Ncuti Gatwa, Emma Mackey, Kedar Williams-Stirling, Aimee-Lou Wood
Paese: Regno Unito
Durata: 47-60 minuti
Episodi: 8
Voto (media ponderata): ♥♥♥♥1/2 (su 5)

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La trama

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È un nuovo anno al liceo Moordale. Otis è ormai un adulto consapevole di sé che fa sesso occasionale, Eric e Adam sono ufficialmente insieme. Mentre Jean affronta da sola la gravidanza. La nuova preside Hope cerca di riportare la Moordale all’eccellenza. Aimee scopre il femminismo e impara ad accettare se stessa. Jackson ha una nuova cotta. Mentre rimane irrisolta la questione del messaggio vocale scomparso che Otis aveva inviato a Maeve.

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“Sex Education 3” scheda e recensione della serie tv Netflix – Le recensioni

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“Tutti i giovani attori brillano, ma nessuno di loro più di Ncuti Gatwa, che interpreta Eric con un’energia e una resilienza che è stimolante da guardare. In questa stagione, Gatwa non è solo una gioia; porta più sfumature e autenticità che mai.” Matthew Gilbert per Boston Globe

“Stagione sotto la media, ma ancora valida e piacevole.” Lucy Mangan per Guardian

“La magia della serie rimane il fatto che niente di “pesante” si sente mai come se fosse retorico, pedante o maldestro. Infatti, la leggerezza del tocco fa tutto.” Phoebe Luckhust per London Evening Standard

“Sex Education, ancora una volta, riesce nella difficile impresa di essere sia divertente che istruttivo.” Michael Blackmon per BuzzFeed News

“Ciò che tiene insieme il tutto è la reale sensazione che, per quanto tutto questo sia divertente per lo spettatore, quando sei a quell’età, in quel momento, tutto sembra titanicamente importante.” Benji Wilson per Daily Telegraph (UK)

“Nel complesso, è un soddisfacente ritorno di stagione che suggerisce che Sex Education avrebbe ancora storie da raccontare in una quarta (e, data l’età dei personaggi, presumibilmente finale) stagione.” Alan Sepinwall per Rolling Stone

“La terza stagione di Sex Education è, francamente, fantastica, con una grande sceneggiatura, regia e interpretazioni forti. È da vedere assolutamente.” Jean Henegan per Pop Culture Maniacs

“Questa stagione è intrattenimento nella sua forma più pura. È cruda, senza timori e brillante nel modo in cui tratta i suoi personaggi.” Austin Burke per Austin Burke/Flick Fan Nation

“La serie ha problemi a mantenere la mole di storia che coinvolge così tanti personaggi, e sfortunatamente, qualsiasi singola analisi della stagione semplicemente non può coprirla tutta. Ogni storia vale la pena di essere vista, però.” Erin Allen per Tell-Tale TV

“Nessuna serie attualmente in TV è così innovativa come Sex Education. Questo la rende un gioiello.” Reyzando Nawara per The Spool

“La terza stagione di Sex Education è piena di attenzioni per lo spettatore devoto – ma questo va a suo merito così come a suo danno. Stanno andando oltre i limiti, ma Sex Education fornisce un mondo che permette loro di cavarsela.”  Tilly Pearce per Entertainment Daily

“Sex Education ritorna con un’altra stagione meravigliosamente sconcia e divertente, piena di personaggi amabili e di inclusione profonda. Come il personaggio di Otis, lo show è strafatto di ormoni e sorprendentemente intelligente.” Matt Fowler per IGN Movies

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“ONLY MURDERS IN THE BUILDING” SCHEDA E RECENSIONE DELLA SERIE TV DISNEY+

 

“Only Murders in the Building” scheda e recensione della serie tv Disney+

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“Only Murders in the Building” scheda e recensione della serie tv Disney+

“Only Murders in the Building” scheda e recensione della serie tv Disney+

Disponibile su: Disney+

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Genere: Commedia
Anno: 2021
Ideatore: John Hoffman, Steve Martin
Cast: Steve Martin, Martin Short, Selena Gomez, Amy Ryan
Paese: USA
Durata: 30 minuti 
Episodi: 10
Voto (media ponderata): ♥♥♥♥1/2 (su 5)

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La trama

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Dopo la scoperta di un’orribile morte in un palazzo dell’Upper West Side, tre inquilini dell’edificio estranei tra loro sospettano subito che si tratti di omicidio. E si uniscono per indagare sull’accaduto. Mentre registrano un podcast per documentare il caso, i tre scoprono i segreti del palazzo. Che riguardano eventi accaduti molto tempo prima.

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“Only Murders in the Building” – Le recensioni

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“Questo fenomeno incantatore in dieci episodi è una bella parodia della cultura dei media, in particolare del genere true-crime, che fa dei cadaveri delle star.” Doreen St. Felix per New Yorker

“A volte una commedia mite, spiritosa e mediocre che non cerca troppo di essere virtuosa o sovversiva o tempestiva colpisce davvero il punto.” Judy Berman per TIME Magazine

“Only Murders in the Building è così fantasticamente divertente che vi farà girare la testa come una bambina di 11 anni che ha appena imparato il doppio hula hoop.” Wenlei Ma per News.com.au

“Selena Gomez, che è un attrice e produttrice esperta oltre ad essere una pop star di buon livello, offre una performance coinvolgente e sfaccettata tanto da tenere comodamente testa a Steve Martin e Martin Short.” Brad Newsome per NPR

“Qualsiasi serie può mettere insieme un decente mistery, ma esaminare la solitudine come un mistero universale è il concetto più accattivante che arricchisce l’armonia a tre voci creata dalle performance perfette di Gomez, Martin e Short.” Melanie McFarland per Salon.com

“Questo materiale toglie un po’ di vita a quella che altrimenti è una commedia leggera ma affascinante… Tuttavia, Short non rallenta mai; può girare in un attimo e rendere la disperazione di Oliver commovente, per poi tornare subito in modalità comica.” Mike Hale per New York Times

“Sì, Selena Gomez si unisce a Steve Martin e Martin Short per questo giallo che, pur prendendo in giro il moderno genere del crime (e le sue molte copie), si rivela essere una divertente commedia con delitto incorporato.” Jonathan Roberts per The New Paper (Singapore)

“Martin Short, Steve Martin e Selena Gomez fanno i detective in questo brioso Only Murders in the Building.” André Hereford per Metro Weekly (Washington, DC)

“Guardare Martin e Short insieme è una goduria, e il contesto è delizioso.” CJ Johnson per Film Mafia

“È preziosa e creativa, un fiore all’occhiello di una dramedy ambientata tra i ricchi e gli sfaccendati, ma questa serie è anche girata in modo cinematografico e recitata con maestria, con un’ambientazione intrigante e personaggi insoliti.” Joyce Slaton per Common Sense Media

“Altamente, altamente raccomandato.”  Kate Rodger per Newshub (NZ)

“Se le risate non sono proprio abbondanti e facili, sono almeno a intervalli regolari, e si sommano a una delle mezzore più spudoratamente divertenti attualmente in televisione.” Adrian Hennigan per Haaretz

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“STAR WARS VISION” SCHEDA E RECENSIONE DELLA SERIE TV DISNEY+

“Clickbait” scheda e recensione della serie tv Netflix

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“Clickbait” scheda e recensione della serie tv Netflix

“Clickbait” scheda e recensione della serie tv Netflix

Disponibile su: Netflix

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Genere: Thriller, drammatico
Anno: 2021
Ideatore: Tony Ayres, Christian White
Cast: Adrian Grenier, Zoe Kazan, Betty Gabriel, Camaron Engels, Phoenix Raei, Jaylin Fletcher, Jessica Collins, Ian Meadows, Abrahm Lim
Paese: USA, Australia
Durata: 50 minuti 
Episodi: 8
Voto (media ponderata): ♥♥1/2 (su 5)

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La trama

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Nick Brewer, uno stimato fisioterapista di Oakland, scompare nel nulla. Poco dopo, l’uomo riappare in un filmato su Internet che annuncia la sua morte. In una lotta contro il tempo, le persone a lui vicine cercano di scoprire chi ci sia dietro.

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“Clickbait” – Le recensioni

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“Clickbait pone grandi domande e ti tiene agganciato.” Karl Quinn per Sydney Morning Herald 

“Mentre Clickbait non è proprio la serie che ci si aspettava, la sua mancanza di profondità tematica e caratteriale non toglie troppo da ciò che è, un thriller più o meno coinvolgente al momento ma alla fine dimenticabile.” Wenlei Ma per News.com.au

“Ahimè, ho provato la sensazione di Clickbait, come se – per usare il titolo – avessi cliccato su qualcosa che prometteva un po’ di sostanza ma consegnava un sacco di niente.” Matthew Gilbert per Boston Globe

“Ovviamente ‘Clickbait’ ha cose da dire sulla tecnologia internet, la disinformazione e la velocità allarmante e potenzialmente pericolosa dei media moderni. Ma per lo più è solo un elaborato giallo.” Tom Long per Detroit News

“La serie vuole inviare messaggi potenti sui pericoli dei social media nell’era digitale, ma la scrittura trita e ritrita e le rivelazioni insondabili non possono salvare lo show dall’ironia di non essere altro che un titolo intrigante.” Saloni Gajjar per AV Club

“Clickbait è l’ennesimo show/film che si preoccupa del digitale e che gesticola sulle grandi idee di internet – catfishing, cancel culture, sorveglianza, ecc – ma non riesce a catturare i contorni della vita su di esso.” Adrian Horton per Guardian

“Clickbait è pieno zeppo di improbabilità e rovesciamenti che puzzano più di una stanza degli sceneggiatori di tarda notte che di qualsiasi cosa che potrebbe accadere nella vita reale. Ma accidenti, è divertente da guardare..” Steve Murray per ArtsATL

“Molte altre serie con questo tipo di premessa si crogiolerebbero nella sofferenza e nella violenza. Ma fortunatamente non questa.” Lynden Barber per Limelight

“Intrigante e vivacemente intrecciata e fornita di un grande cast, questa serie mystery/thriller cattura l’attenzione e la mantiene. Anche se alla fine è sovraccarica di grandi messaggi.” Joyce Slaton per Common Sense Media

“Non è un pasto da gourmet, ma Clickbait è facile da digerire.” Silvina Lamazares per Clarin

“Come colpo di scena dopo colpo di scena viene rivelato, ognuno sembra essere meno interessante e più implausibile di quello precedente..”  Hannah Brown per Jerusalem Post

“Mentre i temi trattati in Clickbait come il rapimento, l’omicidio, il tradimento, il catfishing, la rabbia, la vendetta e altro ancora fanno un film thriller avvincente, la sua esecuzione a tutti i livelli è stata una delusione totale.” Yvonne Bohwongprasert per Bangkok Post

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https://www.youtube.com/watch?v=OyFFxFqMSp4

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“NINE PERFECT STRANGERS” SCHEDA E RECENSIONI DELLA SERIE TV PRIME VIDEO

 

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