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“La ragazza con la macchina da scrivere” di Desy Icardi leggi la recensione

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“La ragazza con la macchina da scrivere” di Desy Icardi leggi la recensione

Titolo: La ragazza con la macchina da scrivere
Autore: Desy Icardi
Genere: narrativa
Editore: Fazi editore
Pagine: 366
Prezzo: Euro 15
Prezzo e-book: Euro 7,99

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Trama: Sin da ragazza, Dalia ha lavorato come dattilografa, attraversando il ventesimo secolo sempre accompagnata dalla sua macchina da scrivere portatile, una Olivetti MP1 rossa. Negli anni Novanta, ormai anziana, la donna viene colpita da un ictus che, pur non rivelandosi letale, offusca parte della sua memoria. I ricordi di Dalia tuttavia non si sono dissolti, essi sopravvivono nella memoria tattile dei suoi polpastrelli, dai quali possono essere liberati solamente nel contatto con i tasti della Olivetti rossa.

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Attraverso la macchina da scrivere, Dalia ripercorre così la propria esistenza: gli amori, i dispiaceri e i mille espedienti attuati per sopravvivere. Soprattutto durante gli anni della guerra, riemergono dal passato restituendole un’immagine di sé viva e sorprendente. La storia di una donna capace di superare decenni difficili procedendo sempre a testa alta con dignità e buonumore. Un unico, importante ricordo, però, le sfugge, ma Dalia è decisa a ritrovarlo seguendo gli indizi che il caso, o forse il destino, ha disseminato lungo il suo percorso.

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Desy Icardi, dopo il successo de “L’annusatrice di libri” è tornata con un nuovo romanzo, sempre fortemente legato ai 5 sensi. Dopo l’olfatto, con “La ragazza con la macchina da scrivere” la scrittrice ci parla del tatto, e lo fa con la sua solita delicatezza e poesia. Dalia è una donna di 70 anni che dopo il ‘piccolo incidente’ cerca di recuperare il suo più recente passato, e l’aiuto lo trova proprio nel tatto e grazie alla sua Olivetti rossa.

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Dalia nel cercare di ritrovarsi si affida alle sue mani e alla macchina da scrivere e ricorda la sua vita. La donna racconta tutto in terza persona, proprio come se fosse un libro, e ripercorre il suo passato dal momento in cui inizia a fare la dattilografa. “L’incontro” con la sua Olivetti è l’inizio della sua storia. La vita di Dalia è molto semplice, non ha fatto nulla di così particolare, ma la bravura della Icardi è proprio il modo in cuo lo scrive.

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La scrittrice riesce a dare il giusto valore a ogni piccolo dettagli della vita ‘normale’ di Dalia, e la rende viva e molto interessante. La sua scrittura è misurata, delicata e accompagna il lettore nella lettura. Per chi ha letto il precedente romanzo, il momento dell’ingresso nella storia dell’avvocato Ferro non può che provocare un piccolo momento di gioia e nostalgia. Questo personaggio ha la capacità di far diventare qualsiasi situazione, anche la più triste, una poesia.

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Desy Icardi con questo suo nuovo romanzo ci racconta il forte legame che si può creare tra la memoria e il tatto, ma anche la potenza di questo senso che può avere nella vita di una persona. Dalia, grazie alla sua Olivetti, riesce a trovare quella serenità che le viene a mancare in alcune situazioni, come sotto i bombardamenti. Ma l’aiuta anche a riallacciare il suo passato con il presente, facendole ricordare quello che aveva dimenticato per via dell’ictus.

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“La ragazza con la macchina da scrivere” è un bel romanzo che emoziona e riporta alle bellissime sensazioni a cui la Icardi ci aveva abituato con “L’annusatrice di libri”. E’ molto difficile interrompere la lettura, perchè il lettore viene completamente avvolto dalla storia che entra dentro in punta di piedi per restarci. E anche Dalia, dopo Adelina entra nel cuore del lettore.

Barbara Piergentili

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“THE HOUSE OF SECRETS” DI BRAD MELTZER E TOD GOLDBERG LEGGI LA RECENSIONE

“Piccoli suicidi tra amici” di Arto Paasilinna leggi la recensione

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“Piccoli suicidi tra amici” di Arto Paasilinna leggi la recensione

Titolo: Piccoli suicidi tra amici
Autore: Arto Pasilinna
Genere: Narrativa
Editore: Iperborea
Prezzo: Euro 17
Prezzo e-book: Euro 8.99

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Trama: ci sono momenti in cui i ripetuti insuccessi, un matrimonio a rotoli, lo stress, la solitudine sembrano davvero troppo per conservare la voglia di vivere. Non è meglio farla finita e andarsene da questo mondo che pare sempre meno «un luogo adatto all’uomo»? Seduto sui gradini di casa con una bottiglia di birra in mano, il direttore Onni Rellonen, imprenditore fallito, decide di dire basta a «quel suo vivacchiare privo di senso».

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Ma cosa succede se il fienile scelto per «il botto finale» è già occupato da un colonnello a riposo risoluto a mettere fine ai suoi giorni? Non ci saranno anche molti altri nelle stesse condizioni, con cui varrebbe la pena di spartire timori, rischi e spese, per un dignitoso suicidio collettivo? E così, caricati sulla Saetta della Morte, lussuoso pullman dotato dei più desiderabili comfort, trentatré selezionati aspiranti suicidi partono per un viaggio. che li porterà da un capo all’altro dell’Europa alla ricerca del migliore strapiombo da cui lanciarsi nel vuoto.

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“Piccoli suicidi tra amici” è il classico romanzo destinato a dividere i lettori: o lo ami o lo detesti, o ti appassiona oppure, irrimediabilmente, ti annoia. Per apprezzarlo, infatti, bisogna avere un alto tasso di tolleranza nei confronti del ‘black humor’, perché quest’opera ne è intrisa fino al midollo. Tanto da diventare, a tratti e per chi è meno avvezzo ad un certo tipo di risata, disgustoso. Bisogna ammetterlo, però: Arto Paasilinna era un maestro in questo campo. Sapeva cioè, spingersi oltre ogni limite della decenza riuscendo, però, a mandare messaggi, alla fine, positivi e, perché no, anche moraleggianti.

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In “Piccoli suicidi tra amici” l’autore non abdica mai al sentimentalismo, anche laddove, tutto sommato, sarebbe utile e lecito. Però il racconto, senza mai commuovere, possiede in sé attimi di tenerezza, perfettamente nascosti dietro un sarcasmo irriducibile, che non rispetta niente e nessuno, nemmeno gli anfratti più sacri dell’intimità dell’essere umano. Dunque, questo romanzo non scende a compromessi: il lettore, prima di inizare a sfogliarlo, dev’essere pronto a saper ridere di tutto. Del resto, il motto che permea l’intera opera è difficilmente equivocabile: “in questa vita la cosa più sacra è la morte; ma neanche quella più di tanto”.

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La lettura di “Piccoli suicidi tra amici” potrà, comunque, risultare poco scorrevole, non solo per i già citati motivi contenutistici. In effetti, almeno in questo romanzo, Paasilinna dimostra, a tratti, di avere poco senso del ritmo nella narrazione. Si perde, troppo spesso, in inutili raccontini o descrizioni minuziose di aspetti che, ai fini della storia, risultano assolutamente trascurabili. Il finale, al contrario, appare troppo frettoloso. Detto questo, il romanzo rimane gradevole e il messaggio che lancia, seppur scontato, va inserito in un’epoca e in un contesto dove non lo era affatto. Probabilmente non è la sua opera migliore, ma va dato atto all’autore di ‘sbagliare’ seguendo uno stile che si, è rigido ed estremo, ma imprime un indelebile marchio di fabbrica al testo ed è capace di renderlo, comunque, affascinante.

Francesco G. Balzano

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“THE HOUSE OF SECRETS” DI BRAD MELTZER E TOD GOLDBERG LEGGI LA RECENSIONE

“The House of Secrets” di Brad Meltzer e Tod Goldberg leggi la recensione

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“The House of Secrets” di Brad Meltzer e Tod Goldberg leggi la recensione

Titolo: The House of Secrets
Autore: Brad Meltzer e Tod Goldberg
Genere: thriller
Editore: Fazi editore
Pagine: 392
Prezzo: Euro 15
Prezzo e-book: Euro 7,99

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Trama: Jack Nash, celebre conduttore di The House of Secrets, un programma televisivo su complotti e segreti, ha sempre detto alla figlia che i misteri devono essere risolti. Da bambina, Hazel adorava ascoltare i racconti del padre, soprattutto quello su una Bibbia appartenuta a Benedict Arnold, rinvenuta nel petto di un cadavere. Quando, molti anni dopo, padre e figlia rimangono coinvolti in un incidente, lui muore sul colpo e lei viene colta da un’amnesia che le impedisce di riportare alla mente ricordi legati a emozioni intense. Proprio adesso che gli insegnamenti del padre le servirebbero.

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Un agente dell’FBI, Trevor Rabkin, si presenta in ospedale facendole strane domande su suo padre. Una volta tornata a casa, cercando di riconnettere i tasselli della propria identità. Hazel scopre dettagli della propria vita di cui non ha alcuna memoria e che le fanno nutrire sempre più dubbi su chi sia veramente. Cosa ha fatto in tutti quegli anni? Perché ha viaggiato per il mondo ripercorrendo i luoghi di alcune puntate di The House of Secrets? La ragazza si rende conto che le cose sono molto più complicate di quanto sembrino.

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“The House of Secrets” è un romanzo scritto a quattro mani da Brad Meltzer e Tod Goldberg, tutto incentrato sulle vicende di Hazel Nash e sui tanti segreti nascosti. Il libro è ricchissimo di flashback, che aiutano ancora di più il lettore a capire le vicende raccontate. Ma la capacità dei due scrittori è quella di sapersi fermare al momento giusto, con capitoli molto brevi che non appesantiscono la lettura.

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Hazel Nash nel corso del romanzo riacquista parzialmente la memoria e anche il lettore si trova a provare le sue stesse emozioni e paure. Tutto viene messo in discussione, ogni singolo personaggio ha un lato oscuro, che viene sapientemente descritto con poche e criptiche parole. Fino alla fine non si sa chi è dalla parte dei buoni e chi da quella dei cattivi, ma è anche vero che non è questo che si vuole raccontare.

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Durante la lettura, difficilmente il lettore riesce a capire in anticipo quello che accadrà, grazie alla scrittura molto avvincente e per niente noiosa. E proprio grazie alla brevità dei capitoli è difficile smettere di leggere, si ha il desiderio di scoprire cosa accadrà nella pagina successiva. Una parte molto importante della storia è il profondo disagio di Hazel, perchè per la ragazza non è importante solo scoprire la verità. Ma soprattutto ritrovare una sua dimensione nella vita e questo suo desiderio coinvolgerà fino alla fine il lettore.

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“The house of secrets” è un buonissimo thriller dove nulla è dato per scontato, ricchissimo di colpi di scena. E’ vero: ci sono i servizi segreti, tanti morti e traffici internazionali poco leciti. Ma tutto è reso in modo tutt’altro che banale, grazie alla bravura di Meltzer che in questa occasione ha avuto un ottimo aiuto da Tod Goldberg. E Il lettore amante del thriller non rimarrà deluso.

Barbara Piergentili

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“TUFF E LA SUA BANDA” DI PAUL BEATTY LEGGI LA RECENSIONE

“Tuff e la sua banda” di Paul Beatty leggi la recensione

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“Tuff e la sua banda” di Paul Beatty leggi la recensione

Titolo: Tuff e la sua banda
Autore: Paul Beatty
Genere: narrativa
Editore: Fazi editore
Pagine: 366
Prezzo: Euro 18.50
Prezzo e-book: Euro 9,99

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Trama: Winston Foshay, detto Tuff, è un energumeno di Harlem che ha abbandonato la scuola, si è sposato giovanissimo con la fidanzata incinta e lavora come picchiatore nel giro dello spaccio. Dopo essere sopravvissuto a un regolamento di conti tra bande rivali decide di dare una svolta alla sua vita. E di aderire al Programma Fratello Maggiore, un programma di assistenza psicologica e sociale per ragazzi in condizioni svantaggiate. Il suo mentore è Spencer Throckmorton, un nero convertito all’ebraismo e diventato rabbino.

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Dopo lunghe discussioni con Spencer, la moglie Yolanda, il padre Clifford, ex militante delle Pantere Nere, e gli amici (tra cui spicca Fariq, disabile, musulmano e antisemita). Winston decide di presentarsi alle elezioni comunali, finanziato da Inez Nomura, una nippoamericana a sua volta ex militante delle Pantere che sta cercando il nuovo Malcolm X. La sua popolarità nel quartiere, di cui conosce ogni persona, la fama di “spaventoso figlio di puttana”. E un paio di giorni trascorsi in galera ad arringare i compagni di ghetto dopo essersi fatto arrestare con un pretesto gli fanno guadagnare sempre più consensi.

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“Tuff e la sua banda” è il secondo romanzo di Paul Beatty, conosciuto ai più per “Lo schiavista”, che gli è valso il Man Booker Prize 2016. La storia è ambientata ad Harlem, uno dei quartieri più famosi al mondo, soprattutto per la sua forte connotazione culturale. Sin da subito, grazie a Tuff ci ritroviamo nel tipico ambiente povero dell’America, che contrasta con la versione patinata dei film.

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Si viene subito rapiti da Tuff per la sua schiettezza e senso dell’umorismo. Riesce a raccontare le sue vicissitudini con una semplicità e comicità, anche quando parla dei crimini che ha commesso. Dopo alcuni racconti è impossibile non scoppiare a ridere. Grazie a Tuff, il lettore impara a conoscere il resto della banda: tutti personaggi particolarissimi, quasi surreali, ma non lo sono proprio perchè si trovano ad Harlem. Ognuno di loro è ben caratterizzato ed è parte integrante del romanzo.

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Paul Beatty ha una scrittura molto fluida e veloce, i suoi personaggi parlano in modo diretto e incisivo. Elemento sempre presente nei romanzi dello scrittore americano è un umorismo feroce, che rende ancora più piacevole la lettura. Il lettore, grazie ai suoi romanzi, ha uno spaccato della società americana molto reale e crudo e ovviamente non ne esce benissimo. Perchè tra una battuta e l’altra Beatty fa una durissima critica alla struttura americana, che difficilmente lascia qualche speranza a chi nasce in alcuni quartieri, tipo Harlem.

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“Tuff e la sua banda” è un romanzo piacevolissimo, ma al tempo stesso molto profondo, che cerca in tutti i modi di dare ancora più dignità a persone, che normalmente non l’avrebbero. Tuff cerca una rivalsa nella politica in modo anche svogliato. Ma è un ragazzo intelligente, che se solo avesse avuto le stesse possibilità di altri, forse non si sarebbe trovato in alcune situazioni e non sarebbe stato emarginato. Paul Beatty, anche con questo romanzo, si conferma uno dei migliori scrittori americani contemporanei.

Barbara Piergentili

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“VIOLETTE DI MARZO” DI PHILIP KERR LEGGI LA RECENSIONE

“Violette di marzo” di Philip Kerr leggi la recensione

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“Violette di marzo” di Philip Kerr leggi la recensione

Titolo: Violette di marzo
Autore: Philip Kerr
Genere: thriller
Editore: Fazi editore
Pagine: 318
Prezzo: Euro 15
Prezzo e-book: Euro 7,99

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Trama: Nella Berlino del 1936, alla vigilia delle Olimpiadi, marito e moglie vengono assassinati nel loro letto e il loro appartamento viene incendiato. Il padre della donna, Hermann Six, un industriale milionario, vuole fare giustizia. O meglio, rivuole la preziosissima collana di diamanti della figlia Grete, che è stata rubata. Si rivolge perciò al detective privato Bernie Gunther, veterano di guerra ed ex poliziotto. Grete non ha fatto testamento e dunque tutti i suoi averi spetterebbero al marito, Paul Pfarr, il quale ha nominato suo unico erede legittimo il Reich stesso.

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Come scopre in seguito Gunther, Pfarr era una “violetta di marzo”: un affiliato dell’ultima ora al Partito Nazionalsocialista. L’investigatore si troverà invischiato in una vicenda pericolosissima che tocca le alte sfere del potere nazista, tormentato da un conflitto interno. Bugie, eccessi, corruzione e brutalità sono all’ordine del giorno, mentre a muovere le fila di tutto ci sono Himmler e Göring.

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“Violette di marzo” di Philip Kerr, dopo tanti anni, è tornato in una nuova veste nell’edizione della Fazi Editore, con la tradizione di Patrizia Bernardini. Questo è il primo libro della trilogia che vede come protagonista il detective privato Bernie Gunther. Un personaggio che ricorda molto i ‘colleghi’ americani: scanzonato, donnaiolo e sempre al limite.

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Bernie Gunther è il classico antieroe, che si trova in uno dei periodi più bui della Germania. La storia infatti è ambientata negli anni ’30, in pieno regime nazista. Il detective per poter risolvere il caso dovrà anche ‘combattere’ contro la dittatura. La trama è la classica di questo genere, quindi il lettore potrebbe avere la sensazione di leggere un qualcosa di già letto e sentito. Ma la bravura di Kerr sta proprio di rendere la storia molto più avvincente, puntando molto sul contesto storico.

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La Germania raccontata da Kerr è quella nazista che si sta preparando alle Olimpiadi, quindi tutta la feroce repressione deve essere in parte nascosta, edulcorata. Ma Gunther, antinazista, si scontra sempre con il regime e racconta uno spaccato che rende ancora più cupa l’ambientazione. Pur trovandosi in un ambiente così pesante, il nostro protagonista riesce comunque a trovare il modo di fare battute. Così come di trovarsi in situazioni molto tese, ma di riuscire sempre a sdrammatizzare.

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Questo primo romanzo della trilogia di Kerr non può essere classificato come un classico thriller, piuttosto è un thriller storico. In tutta la vicenda la Berlino nazista è sempre presente e lo scrittore aiuta il lettore a comprendere il contesto storico da un punto di vista più interno e insolito. E’ un romanzo crudo che lascia poche speranze nel lieto fine, ma il vero gioiello è proprio Bernie Gunther. Non ci resta che aspettare l’uscita degli altri due romanzi!

Barbara Piergentili

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“LE PEGGIORI PAURE” DI FAY WELDON LEGGI LA RECENSIONE

“Le peggiori paure” di Fay Weldon leggi la recensione

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“Le peggiori paure” di Fay Weldon leggi la recensione

Titolo: Le peggiori paure
Autore: Fay Weldon
Genere: Narrativa
Editore: Fazi editore
Pagine: 270
Prezzo: Euro 16
Prezzo e-book: Euro 9,99

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Trama: Alexandra Ludd, attrice e donna affermata, è appena rimasta vedova. Il marito Ned, un critico teatrale molto in vista, è morto inaspettatamente a causa di un infarto nella loro bella casa di campagna, mentre lei si trovava a Londra. Fino a quel momento il rapporto tra i due sembrava felice e privo di ombre, e ora Alexandra è sconvolta, ma una serie di strani dettagli la obbliga a porsi delle domande. Accenni di indizi e mezze parole nel giro di pochi giorni si concretizzano in una verità che sovverte ogni sua convinzione in quanto donna, madre e artista. Una rivelazione dopo l’altra, la protagonista giunge alla definitiva presa di coscienza. Le sue amicizie erano false, tutte le sue peggiori paure avevano un fondamento, Ned aveva una vita parallela di cui lei era totalmente all’oscuro.

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“Le peggiori paure” di Fay Weldon è un romanzo molto particolare. Si legge velocemente, grazie anche allo stile pulito e privo di frivolezze della scrittrice. Ma soprattutto non annoia il lettore, che continua la lettura perchè vuole scoprire cosa altro può accadere nella vicenda. Alexandra, la protagonista del romanzo, è una donna che fino a quel momento ha tutto e ha una vita perfetta. Già, fino a quel momento…

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La Weldon, pur concentrandosi sul dolore di Alexandra, lascia nel corso della narrazione tanti piccoli indizi, che invogliano ad andare avanti con la lettura. Il bel mondo della protagonista, comincia subito a scricchiolare. Tutto quello in cui ha sempre creduto vacilla e emergono delle situazioni che fanno accrescere le paure: la sua bella famiglia e la sua bella vita sono solo di facciata.

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I tanti personaggio della storia hanno tutti una loro immagine esteriore che è solo finzione, la loro vera natura è quanto di più squallido si possa immaginare. La scrittrice smonta tutto: la complicità tra donne, l’amore e il matrimonio. Tutto diventa grottesco e sconvolgente, più si va vanti nella lettura e più si ha la sensazione di arrivare al limite. E invece c’è sempre qualcosa in più sempre più assurdo.

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Ne “Le peggiori paure” la Weldon inserisce tutto il suo anticonformismo che la caratterizza. Per lei nulla si salva: il matrimonio, le amicizie, i legami famigliari sono tutti basati sulla falsità. Il libro è una durissima e feroce riflessione sulla vita coniugale e sulla società, in cui non si salva nessuno. Un libro piacevole e scorrevole, ma con una piccola avvertenza. Se il proprio motto nell’amore e nella quotidianità è: “e vissero tutti felici e contenti”, forse è meglio non leggerlo!

Barbara Piergentili

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“IL DIRITTO DI OPPORSI” DI BRYAN STEVENSON LEGGI LA RECENSIONE

“Il diritto di opporsi” di Bryan Stevenson leggi la recensione

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“Il diritto di opporsi” di Bryan Stevenson leggi la recensione

Titolo: Il diritto di opporsi
Autore: Bryan Stevenson
Genere: Narrativa
Editore: Fazi editore
Pagine: 446
Prezzo: Euro 16
Prezzo e-book: Euro 7,99

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Trama: Bryan Stevenson era un giovane avvocato da poco laureatosi a Harvard quando decise di trasferirsi a Montgomery, in Alabama. Per fondare la Equal Justice Initiative, un’organizzazione senza scopo di lucro impegnata a porre fine all’incarcerazione di massa e alle pene estreme. A sfidare l’ingiustizia razziale ed economica e a proteggere i diritti umani fondamentali delle persone più deboli e vulnerabili. Al resoconto della sua formazione Stevenson intreccia le storie delle persone che ha difeso. E che lo hanno condotto in un groviglio di cospirazioni, macchinazioni politiche, inganni legali e razzismo diffuso, modificando profondamente la sua concezione della giustizia. Tra i vari casi spicca quello di Walter McMillian, un afroamericano condannato a morte per l’omicidio di una ragazza bianca, nonostante innumerevoli prove dimostrassero la sua innocenza.

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“Il diritto di opporsi” di Bryan Stevenson è un libro potente sulla giustizia americana e sulla pena di morte. Un pugno allo stomaco proprio come “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee. Un’opera che ha sconvolto e segnato molte generazioni di lettori, insieme alla trasposizione cinematografica di Robert Mulligan con Gregory Peck. Anche qui ci troviamo davanti un avvocato che decide di dare anima e corpo alla giustizia, nel vero senso della parola.

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Nel libro non vengono solo raccontante le vicende di alcuni condannati a morte tra cui quella di Walter McMillian, ma Stevenson con dati alla mano vuol far conoscere la storia della giustizia americana. Che è tutt’altro che perfetta: tantissimi i casi di incarcerazioni e condanne alla pena di morte totalmente sbagliate. Questi errori non sono solo dettati dall’incompetenza di alcuni avvocati o giudici, ma soprattutto da un’insito razzismo e convinzione dell’inferiorità di alcuni esseri umani.

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Bryan Stevenson ha una scrittura molto fluida, racconta senza fronzoli tutto quello che ha vissuto e che tutt’ora combatte per salvare degli innocenti. Il lettore si ritrova subito nel vortice del libro ed è impossibile restare indifferenti a tutta questa ingiustizia. La rabbia e la profonda commozione aumentano di pagina in pagina. Veramente molto apprezzata anche la completa bibliografia, che ogni lettore può approfondire, per avere un quadro della situazione della giustizia americana.

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“Il diritto di opporsi” è un libro importante, reale, che mostra al lettore come è la giustizia americana, la sua evoluzione e i tanti cambiamenti che ha subito. Ovviamente c’è ancora molto da fare per garantire una giustizia sana ed equa, ma avvocati come Stevenson danno tanta speranza e il suo libro è un tassello importante. Non va assolutamente lasciato sullo scaffale, ma va letto. Da segnalare che dal libro è stato tratto il film (ora nelle sale) diretto da Destin Daniel Cretton con Michael B. Jordan e Jamie Foxx.

Barbara Piergentili

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“CITTA’ SOMMERSA” DI MARTA BARONE LEGGI LA RECENSIONE

“Città sommersa” di Marta Barone leggi la recensione

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“Città sommersa” di Marta Barone leggi la recensione

Titolo: Città sommersa
Autore: Marta Barone
Genere: Narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 304
Prezzo: Euro 18
Prezzo e-book: Euro 9,99

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Trama: Il ragazzo corre nella notte d’inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura. E questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell’infanzia felice da figlia di genitori separati. Poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo – anni prima della nascita dell’unica figlia – non ha mai voluto parlare?

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“Città sommersa”è il primo romanzo di Marta Barone, dopo le esperienze con la letteratura per l’infanzia, e racconta il rapporto con la scoperta del passato di suo padre. Dopo la sua morte, la Barone sente l’esigenza di scoprire un periodo a lei totalmente sconosciuto del padre. Sin da subito il nome del genitore viene scritto solo con le iniziali, L.B., come si fa nelle classiche cronache giornalistiche.

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Le vicende del padre si svolgono tutte durante un periodo storico, gli anni ’60 e ’70, che è ricordato soprattutto per i fatti sanguinosi del terrorismo. Infatti la storia parte tutto da una memoria difensiva che riguardava L.B. nel processo a suo carico per partecipazione a banda armata. Nel romanzo il periodo storico viene raccontato con molta precisione, e in ogni singola parola traspare tutta l’angoscia della scrittrice e del genitore. La stessa che sicuramente provavano le persone in quei tremendi giorni.

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Marta Barone ha uno stile di scrittura molto curato e potente. In alcune pagine è un vero fiume in piena di parole ed emozioni, che il lettore legge tutto d’un fiato. E’ impossibile non provare le sue stesse sensazioni nello scoprire il passato del padre. La scrittrice ha l’ottima capacità di tenere il lettore incollato al libro, anche quando le notizie non portano a nulla di nuovo o di sperato.

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In “Città sommersa” non troviamo solo un classico memoir, ma è un romanzo dove si cerca di ricostruire il passato, ma anche il presente. Perchè la scrittrice è vero che riesce a ritrovare gran parte del passato, molte cose si sono perse e mai verranno ritrovate. Ma allo stesso tempo questo suo viaggio è servito per comprendere il suo rapporto con il padre. La loro dimensione nel mondo, ma soprattutto tra loro due. Le ultime pagine sono veramente toccanti per ogni figlio.

Barbara Piergentili

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“EUGENIA” DI LIONEL DUROY LEGGI LA RECENSIONE

“Eugenia” di Lionel Duroy leggi la recensione

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“Eugenia” di Lionel Duroy leggi la recensione

Titolo: Eugenia
Autore: Lionel Duroy
Genere: Narrativa
Editore: Fazi Editore
Pagine: 420
Prezzo: Euro 19
Prezzo e-book: Euro 9,99

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Trama: Eugenia è cresciuta a Iasi, centro culturale cosmopolita e raffinato, dove però, così come nel resto della Romania degli anni Trenta, gli ebrei iniziano a essere malvisti. Lo stesso accade nella famiglia di questa giovane studentessa di Lettere: sia i genitori che il fratello maggiore di Eugenia si lasciano contagiare dai pregiudizi razziali. Quando lo scrittore ebreo Mihail Sebastian, invitato per una conferenza all’università, viene violentemente aggredito da alcuni militanti di estrema destra, soltanto la ragazza si schiera in sua difesa.

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Colpita da un’improvvisa presa di coscienza, che le apre gli occhi di fronte al pericoloso espandersi dell’odio razziale, si trasferisce a Bucarest, dove ritrova Mihail e finisce per innamorarsene. Mentre il malinconico scrittore, impegnato a confrontarsi con il suo ruolo di intellettuale nel contesto dell’antisemitismo crescente, è esposto a rischi sempre maggiori. Eugenia è determinata a opporsi alla barbarie e a difendere i suoi ideali di libertà. Cercando di sopravvivere in un paese sconvolto dalla guerra arriverà a comprendere che l’unico modo per combattere il male è ricercarne l’origine.

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“Eugenia” di Lionel Duroy è un romanzo storico molto dettagliato sulle vicende della Romania al tempo della Seconda Guerra Mondiale. Ma lo scrittore oltre a raccontare quello che è realmente accaduto, ha scelto di parlare di Eugenia. Duroy ha creato questa bellissima protagonista: una ragazza molto giovane, ma veramente tanto coraggiosa.

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Eugenia racconta tutto quello che è accaduto durante il secondo conflitto mondiale nella sua Romania: soprattutto incentrando il racconto su quello che è accaduto agli ebrei romeni. Grazie alla giovane donna il lettore entra nell’ambiente culturale e intellettuale dell’epoca e li conosce tramite gli occhi di Eugenia. Su tutti Mihail Sebastian, uno scrittore ebreo, del quale si innamora perdutamente e farà di tutto per salvarlo dalla violenza inaudita del resto del mondo.

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Duroy non si è limitato a raccontare le vicende della giovane Eugenia, inserendola nel contesto storico, ma ha cercato di coinvolgere il lettore a prendere una posizione a pensare. E’ veramente impossibile rimanere distaccati o non provare rabbia leggendo le pagine di questo libro. Come la protagonista chi legge si pone le stesse domande e rimane spiazzato per la violenza e la crudeltà di cui è capace un uomo.

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Lo stile di Duroy è molto scorrevole ed è impossibile staccarsi dal libro. Eugenia entra dentro al lettore e difficilmente lo lascerà andare, la sua voglia di scoprire l’origine del male è la stessa che ogni essere umano vorrebbe scoprire. Ma spesso è un lavoro difficile e ancora più duro da accettare. Sono passati tanti anni dalle vicende narrante nel libro, ma purtroppo molti dialoghi, molte idee sono quanto mai attuali. “Eugenia” di Lionel Duroy è un romanzo bello, puro ma allo stesso tempo cattivo e crudo. Da leggere per ricordare e per far aprire gli occhi perchè non accada di nuovo.

Barbara Piergentili

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“FUGA DI MORTE” DI SHENG KEYI LEGGI LA RECENSIONE

“Fuga di morte” di Sheng Keyi leggi la recensione

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“Fuga di morte” di Sheng Keyi leggi la recensione

Titolo: Fuga di morte
Autore: Sheng Keyi
Genere: Narrativa
Editore: Fazi Editore
Pagine: 430
Prezzo: Euro 18,50
Prezzo e-book: Euro 9,99

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Trama: Sulla piazza principale di Beiping, capitale dello Stato di Dayang, un giorno compare un enorme escremento a forma di pagoda. Un atto dissacrante, che fa esplodere le gravi tensioni sociali latenti da tempo, innescando un movimento di protesta guidato da poeti e intellettuali. Yuan Mengliu, giovane e rispettato poeta, vive però una crisi profonda. Da un lato si dimostra incapace di sopportare la violenza della rivolta e della sua repressione da parte del governo. 

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Dall’altro non riesce ad abbracciare gli ideali rivoluzionari della sua compagna Qi Zi, la quale si afferma invece come leader della protesta. Quando la ragazza scompare in circostanze misteriose, Yuan Mengliu, ormai abbandonata la poesia e diventato un chirurgo, si mette alla sua ricerca. Dopo anni di viaggi, si ritrova in un luogo sperduto chiamato Valle dei Cigni. Un mondo utopico apparentemente perfetto che si rivela invece sottoposto a imposizioni ferree dall’alto, dove ogni aspetto della vita è regolamentato ai fini del benessere dello Stato, con tragiche conseguenze.

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“Fuga di morte” è il romanzo della giovane scrittrice cinese Sheng Keyi, che è stato rifiutato in Cina per il suo contenuto controverso. Infatti raccontando al lettore la storia di Yuan Mengliu, ha portato alla luce tutto quello che è accaduto nel 1989: la protesta di Tienanmen e la sua aspra repressione. La Keyi lo ha fatto creando un vero e proprio racconto allegorico, senza aver paura di narrare anche i fatti più crudi.

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Nel romanzo si racconta la storia di Yuan Mengliu a 20 anni di distanza dalla dura repressione, ma non è assolutamente un romanzo autobiografico. Le vicende del protagonista sono utilizzate dalla scrittrice per puntare il dito contro ogni forma di regime autoritario. Perchè anche la Valle dei Cigni, dove si ritrova Mengliu, se all’inizio sembra la democrazia perfetta, piano piano ci ritroviamo in un mondo distopico. La perfezione deriva dal controllo ferreo sulla vita di tutti i giorni.

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“Fuga di morte” non è assolutamente un romanzo facile da leggere, la scrittura di Sheng Keyi è molto curata, ricca di metafore. Bisogna conoscere il rapporto che ogni cinese ha con la cultura e l’arte per comprendere tutto il racconto. L’importanza della poesia è centrale in tutto il romanzo: il nostro protagonista insieme ai suoi amici inizialmente si oppone alla repressione proprio grazie alla poesia. Mentre nella Valle dei Cigni la poesia viene utilizzata per cercare di assoggettare Mengliu alle regole della società.

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Sheng Keyi è una scrittrice molto coraggiosa e con un grandissimo talento. Grazie al suo romanzo, scritto con uno stile molto ricercato e poetico, ha riportato alla luce un periodo storico che ha segnato in mondo indelebile il popolo cinese, ma che ha anche colpito molto il resto del mondo per le immagini forti che si vedevano in televisione. Leggendo il romanzo il lettore ha la sensazione che non ci sarà mai la speranza di avere una vita libera da oppressori, ma la forza di Yuan Mengliu, di Qi Zi e di tutti gli altri giovani lascia un piccolo spiraglio verso la libertà.

Barbara Piergentili

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“NINFEE NERE” DI MICHEL BUSSI LEGGI LA RECENSIONE

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