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“Il pane perduto” di Edith Bruck leggi la recensione

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“Il pane perduto” di Edith Bruck leggi la recensione

Titolo: Il pane perduto
Autore: Edith Bruck
Genere: narrativa
Editore: La Nave di Teseo
Pagine: 128
Prezzo: Euro 16
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l’odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l’accoglienza e l’ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove.

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“Il pane perduto” è l’ultima opera di Edith Bruck, candidato al Premio Strega 2021. E’ un romanzo autobiografico sul periodo di prigionia nei campi di concentramento, la successiva liberazione e la sua ‘nuova vita’. La piccola Ditke viene deportata insieme alla sua famiglia di origine ebraica in diversi campi di concentramento. E con il suo sguardo da bambina racconta, con estrema crudezza, le nefandezze e la follia del regime nazista.

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La piccola, insieme alla sorella, vive ogni giorno sulla sua pelle cosa significhi perdere la propria identità e dignità. Ogni singola parola è una pugnalata per il lettore, è veramente impossibile restare indifferenti. La domanda che vien facile porsi è: “ma come sono riuscite a sopravvivere?”.

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Nella prima parte, dove la Bruck racconta la prigionia, il lettore è sopraffatto dalla brutalità e la crudeltà del racconto. Nella seconda parte, che coincide con la liberazione e l’inizio di una nuova vita, invece, la sensazione di inadeguatezza della protagonista diventa anche quella del lettore. La sensazione di estraneità purtroppo anche verso i suoi familiari che non hanno vissuto la prigionia è lacerante. Si sente troppo diversa dal mondo in cui si ritrova a vivere.

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La lettera finale a Dio è veramente struggente, non solo per le parole della Bruck. Ma soprattutto per la sua infinita voglia di tramandare quello che le è successo ai più giovani. Non bisogna dimenticare.

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“Il pane perduto” è un romanzo breve ma intensissimo, che sa colpire al cuore il lettore. Un libro che va letto e tramandato, perchè tutte le sofferenze subite non possono e non devono essere mai dimenticate. Una lettura fondamentale e necessaria per tutti.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“COME UN RESPIRO” DI FERZAN OZPETEK LEGGI LA RECENSIONE

“Come un respiro” di Ferzan Ozpetek leggi la recensione

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“Come un respiro” di Ferzan Ozpetek leggi la recensione

Titolo: Come un respiro
Autore: Ferzan Ozpetek
Genere: narrativa
Editore: Mondadori
Pagine: 168
Prezzo: Euro 17
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: È una domenica mattina di fine giugno e Sergio e Giovanna, come d’abitudine, hanno invitato a pranzo nel loro appartamento al Testaccio due coppie di cari amici. Stanno facendo gli ultimi preparativi in attesa degli ospiti quando una sconosciuta si presenta alla loro porta. Molti anni prima ha vissuto in quella casa e vorrebbe rivederla un’ultima volta, si giustifica.

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Il suo sguardo sembra smarrito, come se cercasse qualcuno. O qualcosa. Si chiama Elsa Corti, viene da lontano e nella borsa che ha con sé conserva un fascio di vecchie lettere che nessuno ha mai letto. E che, fra aneddoti di una vita avventurosa e confidenze piene di nostalgia, custodiscono un terribile segreto.

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“Come un respiro” è il terzo romanzo di Ferzan Ozpetek che racconta le vicende che legano due sorelle, Elsa e Adele. Sono tanto unite da giovani quanto distanti in vecchiaia. Questo romanzo è l’emblema della filmografia del regista turco.

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Ci troviamo nella classica convivialità di un appartamento romano, tanto caro a Ozpetek. Tutto segue una semplicità e una quotidianità, fino a quando il passato non bussa alla porta. Leggendo questo romanzo sembra di avere tra le mani una sceneggiatura di un suo film. Quasi in ogni pagina, un cultore della filmografia del regista può giocare a ricollegare un personaggio o una scena a una delle sue tante pellicole.

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E se questo da una parte è perfetto grazie all’ottima scrittura di Ozpetek, dall’altra è sinceramente una pecca. Scorrendo le pagine si ha sempre la sensazione del già letto o già visto. E tutto ciò in un film, grazie anche alla bravura degli attori e a un ottimo montaggio, può affascina. Ma nel leggerla in un libro, questa magia si perde, perchè si ha l’idea di una continua ripetizione.

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Ferzan Ozpetek, con poche righe, riesce a delineare ogni singolo personaggio, ma lascia sempre una porta aperta al mistero. Anche le lunghe lettere della protagonista sono racconti, ma mai troppo approfonditi. Il ‘non detto’ in Ozpetek la fa da padrone e il lettore viaggia nel suo mondo.

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“Come un respiro” è un romanzo piacevole da leggere tutto d’un fiato. Non spicca per originalità, soprattutto per un vero estimatore dell’Ozpetek regista. Ma è un ulteriore tassello per entrare ancora di più nel suo universi e, soprattutto, un’ottima ragione per non volerne più uscire.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“IL PESO DEL SANGUE” DI LAURA MCHUGH LEGGI LA RECENSIONE

“Il peso del sangue” di Laura McHugh leggi la recensione

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“Il peso del sangue” di Laura McHugh leggi la recensione

Titolo: Il peso del sangue
Autore: Laura McHugh
Genere: thriller
Editore: Nua edizioni
Pagine: 400
Prezzo: Euro 16,50
Prezzo E-book: 5,99

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Trama: Le radici della famiglia Dane sono ancora saldamente piantate nella cittadina di Henbane, nell’altopiano d’Ozark, ma questo non impedisce alla sedicenne Lucy Dane di essere trattata come un’estranea. Poi, quando una delle poche amiche di Lucy, Cheri, affetta da una forma di ritardo mentale, viene trovata morta, Lucy si sente perseguitata dalla scomparsa di quelle due ragazze perdute. Infatti, la madre che non ha mai conosciuto e l’amica che non è stata in grado di proteggere.

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“Il peso del sangue” è un thriller scritto da Laura McHugh. Narra le vicende della giovane Lucy e del suo passato, pieno di mistero e omertà. Infatti, la sua famiglia, i Dane, è tra le più potenti della cittadina di Henbane e questo crea non pochi problemi e malumori nella giovane.

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Tutta la storia viene raccontata parallelamente da due punti di vista differenti: quello di Lucy e quello di Lila. La scrittrice, tramite Lila, racconta il passato di Henbane e della famiglia Dane, mentre con Lucy narra tutto quello che le accade, nell’intento di scoprire cosa è successo alla sua amica Cheri e a sua madre.

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La scrittura della McHugh è veramente coinvolgente e cattura l’attenzione del lettore, senza mai abbandonarlo. Il ruolo predominante nel libro lo ha la famiglia: tutto è vissuto e fatto per i propri cari. Il peso del sangue vuol dire proprio questo: ogni singolo gesto, ogni singola azione diventa un fardello con cui ogni componente è costretto convivere. Per tutto il racconto l’omertà è il punto d’incontro: tutto resta in famiglia, il mondo esterno non capisce e non deve sapere.

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I racconti di Lila e Lucy ogni tanto vengono spezzati da brevi capitoli dove altri personaggi della storia ci raccontano un avvenimento che già conosciamo, mettendo in risalto il loro punto di vista. La bravura della scrittrice sta nella capacità di non far scemare l’attenzione del lettore con questi capitoli. Ma, anzi, arricchiscono ancora di più tutta la narrazione.

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“Il peso del sangue” è un thriller psicologico particolare, non è assolutamente adrenalinico, anzi esattamente il contrario. Ma proprio questa sua ‘calma’ lo rende interessante e coinvolgente, ovviamente per chi è amante dei thriller mozzafiato non è certo la lettura adatta. Ma chi ama il lato più psicologico e intimo di questo genere ne rimarrà piacevolmente colpito.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“NESSUNA PAROLA DICE DI NOI” DI GAIA MANZINI LEGGI LA RECENSIONE

“Nessuna parola dice di noi” di Gaia Manzini leggi la recensione

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“Nessuna parola dice di noi” di Gaia Manzini leggi la recensione

Titolo: Nessuna parola dice di noi
Autore: Gaia Manzini
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 224
Prezzo: Euro 17
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Per Ada, giovane copywriter, le parole sono un gioco: le armi con cui l’intelligenza sfida le leggi della responsabilità. Le parole che la raccontano, però, Ada sa avvolgerle nel silenzio. Per sua madre, infatti, le parole servono a levigare le anomalie della vita: come il fatto che da sempre, nella casa sul lago, è lei a prendersi cura di Claudia, la bambina che Ada ha avuto quando era troppo giovane. Per Alessio invece più delle parole contano i gesti e le immagini. Lui e Ada sono una coppia creativa d’eccezione; l’uno completa l’altra in un’intesa felice destinata a portarli lontano, fino in America.

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“Nessuna parola dice di noi” è il romanzo di Gaia Manzini che racconta l’amore, nel senso più ampio del termine, e delle difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo. Tutto viene catalogato, c’è una parola per tutto, ma nella vita di tutti i giorni è difficile trovare un termine adatto.

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E la storia di Ada è proprio questo. Una giovane donna che cerca di trovare una sua identità, un suo percorso. Infatti, ha tante insicurezze, accentuate da un evento che le ha cambiato la vita da giovanissima: la nascita di Claudia.

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La piccola figlia di Ada è sempre un po’ nell’ombra, ma è comunque presente e la sua figura è forte, più forte di tutto. Claudia viene cresciuta dalla nonna, l’altro personaggio femminile della storia: una donna completa agli occhi di Ada. La madre è tutto quello che non è lei.

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La scrittrice riesce con poche parole a con tanti ‘non detto’ a farci capire lo stato d’animo di Ada. In ogni pagina, grazie a uno stile pulito e molto incisivo, l’insicurezza e le paure di Ada diventano anche quelle del lettore. Il rapporto con Alessio è potente e travolgente, ma Claudia rimane sempre lì.

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“Nessuna parola dice di noi” è un romanzo che tiene incollati alle pagine. La Manzini riesce a farci provare e comprendere tutto quello che prova Ada. Nessuno, al termine della lettura, si sentirà autorizzato a giudicare la giovane protagonista, perché non si troveranno le parole più adatte. Forse proprio perchè con le parole non è possibile racchiudere tutto.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“LA PROSSIMA VOLTA IL FUOCO” DI JAMES BOLDWIN LEGGI LA RECENSIONE

“La prossima volta il fuoco” di James Baldwin leggi la recensione

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“La prossima volta il fuoco” di James Baldwin leggi la recensione

Titolo: La prossima volta il fuoco
Autore: James Baldwin
Genere: saggistica
Editore: Fandango Libri
Pagine: 118
Prezzo: Euro 14
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Straordinario per la sua narrazione magistrale, così come per il resoconto intimo e sincero che ripercorre l’esperienza della popolazione di colore degli Stati Uniti. Il libro è una delle più appassionanti e autorevoli indagini sui rapporti interrazziali. In cui le tematiche di amore, fede e famiglia si intrecciano fino a sferrare un attacco diretto all’ipocrisia del paese della libertà.

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“La prossima volta il fuoco” di James Baldwin è stato pubblicato nel 1963 ed è composto da due lettere . E’ il manifesto politico del pensiero dello scrittore. La prima lettera è rivolta al nipote James ed è un messaggio accorato. Leggendola, si sente tutta la potenza delle parole di Baldwin.

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Lo scrittore esorta il nipote a credere in un mondo più giusto e tenere testa davanti all’arroganza dei bianchi, che hanno creato una società che vuole i neri ai margini e destinati ad un’esistenza nella mediocrità. Importantissimo il messaggio di Baldwin: è si fondamentale l’accettazione da parte degli altri, ma veramente imprescindibile è la propria consapevolezza di essere umani e di accettarsi. 

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Non bisogna accettare passivamente, ma imporsi senza violenza in quanto si è esseri umani. Nelle parole di James Baldwin non c’è mai odio verso i bianchi, ma tanta sofferenza e dolore per le condizioni di vita dei neri. Per lo scrittore la segregazione razziale si combatte con la consapevolezza della propria storia, della propria identità.

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Nella seconda lettera troviamo un Baldwin più politico che racconta la sua crescita e come nasce la sua idea di lotta alla segregazione. Ha, sin dall’infanzia, convissuto con la criminalità e ha compreso che non sarebbe stata la chiave per arrivare alla libertà e raggiungere l’uguaglianza tra gli uomini.

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Importante l’incontro con il leader del Nation Of Islam. Infatti, sia per questo movimento che per i Black Muslims è fondamentale la religione islamica per poter far nascere una nazione nera. Ma per Baldwin non è questo il percorso, perchè non la glorificazione della razza nera a discapito delle altre che avrebbe portato all’accettazione e all’uguaglianza. Anzi questo avrebbe portato solo altra violenza.

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“La prossima volta il fuoco” è un testo di estrema importanza per inquadrare e contestualizzare la segregazione nera in America. Ma da queste pagine si apre un discorso molto più ampio sulla violenza e sul razzismo nel mondo attuale. Baldwin ha uno stile di scrittura che lascia il segno, ed è impossibile restare indifferenti alla sua lotta. E’ un libro che andrebbe letto nelle scuole.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“I RAGAZZI DELLA NICKEL” DI COLSON WHITEHEAD LEGGI LA RECENSIONE

“I ragazzi della Nickel” di Colson Whitehead leggi la recensione

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“I ragazzi della Nickel” di Colson Whitehead leggi la recensione

Titolo: I ragazzi della Nickel
Autore: Colson Whitehead
Genere: narrativa
Editore: Mondadori
Pagine: 216
Prezzo: Euro 18,50
Prezzo E-book: 10,99

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Trama: Primi anni Sessanta, Florida. Il movimento per i diritti civili sta prendendo piede anche a Frenchtown, il quartiere afroamericano della capitale, ed Elwood Curtis, un ragazzino cresciuto dalla nonna, si forma sugli insegnamenti di Martin Luther King. Infatti, il suo grande sogno è frequentare il college e iniziare la sua nuova vita, ma proprio il primo giorno di scuola accetta un passaggio su un’auto rubata.

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Pur non c’entrando nulla con il furto, Elwood viene spedito alla Nickel Academy, una scuola-riformatorio per soli maschi. La cui missione è trasformare il piccolo delinquente in “un uomo rispettabile e onesto”. Dunque questo sulla carta. Perché nei fatti la Nickel Academy è un vero e proprio viaggio all’inferno.

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“I ragazzi della Nickel” è un romanzo di Colson Whitehead, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa nel 2020. Nel 2017 lo scrittore aveva vinto lo stesso premio con il romanzo “La ferrovia sotterranea”. La Nickel è un riformatorio minorile, che ha il compito di trasformare i piccoli delinquenti in uomini rispettabili e onesti.

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Whitehead racconta la storia del giovane Elwood Curtis, un ragazzino con tanti sogni e tante speranze. Purtroppo, finisce in questo riformatorio e la sua vita cambierà per sempre. Il racconto è duro da digerire, pagina dopo pagina leggiamo di continue violenze e soprusi che accadono dentro alla Nickel. Un luogo che sulla carta doveva essere perfetto e, invece, si rivela un vero e proprio inferno.

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Lo scrittore ha uno stile crudo, diretto e non si perde mai in descrizioni o racconti inutili. Scrive e colpisce il lettore, lasciandolo tra l’arrabbiato e lo schifato. Il romanzo è ambientato negli anni 60, ma è attualissimo: tutt’ora in America (come in tutto il mondo) il colore della pelle ha troppa importanza. La comunità afro-americana sa che tutto quello che hanno è frutto di tanti sacrifici e sofferenze, che spesso ha portato alla morte di molti innocenti.

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“I ragazzi della Nickel” è un romanzo potentissimo, che deve essere letto da tutti. La storia raccontata fa male e lascia il segno nel lettore. Una storia attualissima, che serve a tenere alta l’attenzione e sperare che un giorno tutto questo sia servito per avere una mondo migliore.

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Nel finale Whitehead si è veramente superato. Infatti, per tutto il romanzo abbiamo sofferto, sentito sulla nostra pelle quello che provavano i ragazzini nel riformatorio. Ma il finale è veramente straziante e colpisce ancora più duramente: una degna conclusione per un ottimo romanzo.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“MIA SORELLA E’ UNA SERIAL KILLER” DI EOYINKAN BRAITHWAITE LEGGI LA RECENSIONE

“Le guardiane della nebbia – Il risveglio” di Eleonora Della Gatta leggi la recensione

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“Le guardiane della nebbia – Il risveglio” di Eleonora Della Gatta leggi la recensione

Titolo: Le guardiane della nebbia – Il risveglio
Autore: Eleonora Della Gatta
Genere: fantasy
Editore: Il Ciliegio Edizioni
Pagine: 320
Prezzo: Euro 18
Prezzo E-book: 3,99

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Trama: Dopo la morte di sua madre, la diciassettenne Flora Ellis si trasferisce con il padre, Bennett Ellis originario di Londra, da Firenze alla piovosa cittadina di Keswick in Inghilterra, dove l’attende un inimmaginabile destino. Con la complicità di nonna Ruth e di un nutrito gruppo di personaggi complessi e bizzarri, tra cui Bertha Foster e Amelia Hunt, le inseparabili amiche della nonna. Flora apprenderà con stupore la sua reale essenza, la spiegazione alle tante stranezze che la circondano, la risposta alle molteplici domande che l’affliggono.

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“Le guardiane della nebbia – Il risveglio” è il romanzo d’esordio di Eleonora Della Gatta. E’ un classico urban-fantasy con tutte le caratteristiche del genere: l’eterna lotta tra il bene e il male, la presa di coscienza della protagonista e del suo ‘nuovo mondo’.

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La storia della giovane Floria è sin da subito coinvolgente, grazie allo stile molto scorrevole e arguto della scrittrice. E’ tutto ben curato e sviluppato, la presentazione dei vari personaggi è ricca, ma mai prolissa. In poche parole facciamo la conoscenza di tutti senza, però, avere la testa che scoppia per le tante informazioni.

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Scrivere un fantasy non è affatto semplice. Si rischia, infatti, di incorrere in errori banali che fanno storcere il naso. La Della Gatta, invece, ne “Le guardiane della nebbia – Il risveglio” sa ben bilanciare il tutto, senza mai strafare. Flora è la classica protagonista di un fantasy, ma ha un pregio: non cade mai nella banalità, nè diventa la supereroina infallibile.

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“Le guardiane della nebbia – Il risveglio” è un buon fantasy che coinvolge il lettore sin dalle prime pagine e lo accompagna alla scoperta della nuova vita della giovane protagonista, emozionandosi e spaventandosi insieme a lei. La lettura, poi, è piacevole e energica ma, soprattutto, non annoia, anzi, arrivati all’ultima pagina, si ha già la voglia di immergersi in una nuova avventura in compagnia di Flora.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“SHINING. UN’ANALISI DEL FILM” DI ELEONORA DELLA GATTA LEGGI LA RECENSIONE

“TANTI PICCOLI FUOCHI” DI CELESTE NG LEGGI LA RECENSIONE

“Tanti piccoli fuochi” di Celeste Ng leggi la recensione

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“Tanti piccoli fuochi” di Celeste Ng leggi la recensione

Titolo: Tanti piccoli fuochi
Autore: Celeste Ng
Genere: narrativa
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 384
Prezzo: Euro 14
Prezzo E-book: 7,99

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Trama: 1998, Shaker Heights, Cleveland, Ohio. Una comunità fondata su un insediamento Shaker e popolata da una maggioranza di benintenzionati democratici e abbienti, seguaci. Anche se non proprio rigorosi, delle drastiche regole di vita stabilite dai loro predecessori.

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E due protagoniste diversissime: Mrs Richardson, quattro figli, perfezionista, impegnata in attività benefiche, ricca, che incarna la filosofia Shaker. Mia, madre single che ha scelto una vita itinerante fatta di lavori saltuari per dedicare tutto il tempo libero alla fotografia artistica.

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“Tanti piccoli fuochi” è il secondo romanzo della scrittrice americana Celeste Ng e racconta le vicende che si svolgono a Shaker Heights. E’ una piccola cittadina in Ohio, un luogo a prima vista perfetto, con famiglie abbienti e ben integrate. L’arrivo di Mia e di sua figlia Pearl farà scoprire quello che si nasconde dietro una facciata di pura perfezione.

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La scrittrice racconta in terza persone le vicende di Mia e della famiglia Richardson, e così ci troviamo ad osservare dall’esterno, senza nessun tipo di influenza da parte della Ng. E’ un racconto molto fluido e veramente ben caratterizzato.

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Tanti i temi trattati: il razzismo, la famiglia, la società, ma il punto centrale è la maternità. Sia Mia che Elena sono madri, eppure hanno affrontato la vita in modo diametralmente opposto. La vicenda giudiziaria sull’adozione della bambina di Bebe è proprio terreno di scontro tra la perfezionedi Elena e l’impulsività e l’istinto di Mia.

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La lettura di questo romanzo è molto scorrevole e avvincente grazie alla bravura della scrittrice, che sa raccontare e descrivere in modo molto dettagliato, ma mai voyeristico, la vita a Shaker Heights. L’aspetto più accattivante, però, è nei dialoghi serrati, che tirano fuori la vera anima dei protagonisti.

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“Tanti piccoli fuochi” è un buon romanzo che tratta temi molto attuali, senza mai, però, giudicare. La scrittrice lascia libero il lettore di farsi una propria opinione, anche perchè non ha nessun interesse a far sapere la sua opinione. E poi, grazie allo stile, la lettura scorre con estrema facilità senza mai annoiare. Piccola nota: da questo romanzo è stata tratta la serie televisiva omonima, disponibile su Amazon Prime.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“TUTTO IL BENE CHE SI PUO'” DI RYE CURTIS LEGGI LA RECENSIONE

“Il treno dei bambini” di Viola Ardone leggi la recensione

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“Il treno dei bambini” di Viola Ardone leggi la recensione

Titolo: Il treno dei bambini
Autore: Viola Ardone
Genere: narrativa
Editore: Giulio Einaudi editore
Pagine: 248
Prezzo: Euro 17,50
Prezzo E-book: 8,99

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Trama: È il 1946 quando Amerigo lascia il suo rione di Napoli e sale su un treno. Assieme a migliaia di altri bambini meridionali attraverserà l’intera penisola e trascorrerà alcuni mesi in una famiglia del Nord. Un’iniziativa del Partito comunista per strappare i piccoli alla miseria dopo l’ultimo conflitto. Con lo stupore dei suoi sette anni e il piglio furbo di un bambino dei vicoli, Amerigo ci mostra un’Italia che si rialza dalla guerra come se la vedessimo per la prima volta. E ci affida la storia commovente di una separazione. Quel dolore originario cui non ci si può sottrarre, perché non c’è altro modo per crescere.

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“Il treno dei bambini” di Viola Ardone è un romanzo del 2019 che narra la storia di Amerigo Speranza, un bambino che nel dopoguerra si ritrova su uno di quei treni della speranza organizzati dal partito comunista.

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La prima parte è tutta la vicenda raccontata con gli occhi di Amerigo. E’ un bimbo, molto più maturo della sua età, che però, ovviamente, nei suoi racconti fa trasparire la sua igenuità. E spesso ci ruba un sorriso con i suoi racconti. I suoi sono ragionamenti semplici, ma, al tempo stesso, difficili da accettare per lui.

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L’amore viscerale per la madre è il filo conduttore di tutto il romanzo. Amerigo vive in simbiosi con la donna, ma allo stesso tempo il loro rapporto non contempla momenti di tenerezza e carezze. Sua madre è la classica donna, sola, del dopoguerra: una signora pratica, fredda, lontana da momenti frivoli.

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Allo stesso tempo, però, è una madre che per il bene di suo figlio prende una decisione difficilissima e molto sofferta. Amerigo, con la sua innocenza, ci porta su questi treni. Gli incontri con gli altri bambini sono molto divertenti e allo stesso tempo strazianti. La paura di non essere accettati al Nord e la paura di essere dimenticati dalle proprie famiglie, gli fa dire e pensare veramente di tutto.

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La Ardone ha uno stile assolutamente coinvolgente, che tiene incollati alla pagine. Vogliamo sempre sapere di più, e la lettura non stanca mai. Bellissime le sue accuratissime descrizioni dei luoghi, nonché ogni singolo racconto delle emozioni del piccolo Amerigo.

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L’ultima parte del romanzo è ambientata molti anni dopo, precisamente nel 1994, quando troviamo un Amerigo ormai adulto. Proprio questo stravolgimento mette ancora più in risalto la bravura della scrittrice. Cambia completamente il linguaggio, che diventa più maturo, ma sempre velato di malinconia. Si nota tantissimo la differenza di linguaggio: Amerigo ora è un uomo, non parla più in dialetto, ha perso tutta la sua innocenza.

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Questo romanzo non lascia assolutamente indifferenti, soprattutto la parte di Amerigo bambino. L’ultima parte, invece, scivola via troppo frettolosamente, come se si dovessero per forza concludere con quelle pagine. Forse un approfondimento in più sull’Amerigo adulto avrebbe reso questo romanzo veramente perfetto.

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“Il treno dei bambini è un romanzo che ci racconta un periodo storico, quello del dopoguerra, povero ma alla ricerca di una dignità e una speranza che si era persa durante il conflitto mondiale. La lettura è stata molto coinvolgente, ha riempito il cuore: tanti sorrisi, ma anche tanta profonda commozione e tristezza.

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Lo stile dell’Ardone è il vero punto di forza e ciò ha reso ancora più bello e completo questo romanzo. Una lettura che stimola e consigliata a tutti, sia per la storia, che è il nostro recente passato, sia per il gusto di apprezzare una scrittrice che sa lasciare il segno.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“IL QUADERNO ROSSO” DI MICHEL BUSSI LEGGI LA RECENSIONE

“Morte di una sirena” di Thomas Rydhal e AJ Kazinski leggi la recensione

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“Morte di una sirena” di Thomas Rydhal e AJ Kazinski leggi la recensione

Titolo: Morte di una sirena
Autore: Thomas Rydhal e AJ Kazinski
Genere: thriller
Editore: Neri Pozza Editore
Pagine: 448
Prezzo: Euro 18
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Copenaghen, 1834. Anna lavora in una zona della città dove le botti d’acquavite prendono fuoco per strada, i panettieri vendono pretzel infilati sui bastoni, i marinai ballano tra di loro e i mendicanti e i ladri si aggirano senza sosta. Per provvedere alla Piccola Marie, la figlia di sei anni, riceve fino a tarda ora uomini ubriachi ed eccitati che non le chiedono nemmeno il nome, le strappano i vestiti di dosso e la prendono.

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Una sera viene condotta a forza in una casa elegante e, davanti a una grande porta spalancata sul mare, qualcuno pone fine alla sua giovane vita. Il suo corpo viene ritrovato nell’immondezzaio della città, il canale dove si raccolgono tutti i rifiuti di Copenaghen. Un corpo bellissimo con gli occhi chiusi, ma con i capelli che, come quelli di una sirena, scintillano di conchiglie.

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“Morte di una sirena” di Thomas Rydhal e AJ Kazinski è un thriller molto cupo che vede come protagonista il noto scrittore Hans Christian Andersen. Accusato ingiustamente di un omicidio farà di tutto per dimostrare la sua innocenza. La prima particolarità è proprio il protagonista: non il solito investigatore arguto e sicuro di sé.

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Hans Christian Andersen è l’esatto opposto: un uomo insicuro che vive ai margini della società. In una città che mette ancora più in risalto la diversità tra i ceti. Se da una parte troviamo la Copenaghen ricca e opulenta dall’altra troviamo il ” mondo” di Andersen con prostitute e squattrinati che vivono nel sudiciume.

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Per tutto il racconto il lettore si sente avvolto dallo sporco e dall’angoscia. La figura di Andersen è quella di un uomo sopraffatto dal mondo, spesso totalmente incapace di fare anche le azioni più semplici. Di contro troviamo il colpevole che è al limite della follia: da far paura.

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Lo stile di scrittura è molto crudo, non viene risparmiato nulla sia nelle descrizioni che nel linguaggio. Quest’ultimo, per alcuni lettori, potrebbe essere un fastidio, ma è anche vero che rende il tutto più credibile.

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“Morte di una sirena” è un thriller ben costruito, forse in alcune parti un po’ troppo letto. Ma il lettore pagina dopo pagina si ritrova nel mezzo delle indagini di Andersen e vuole arrivare alla verità tanto quanto lui. Una lettura piacevole per chi ama i thriller e il macabro.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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