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“La mia Monticello” di Jocelyn Nicole Johnson leggi la recensione

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“La mia Monticello” di Jocelyn Nicole Johnson leggi la recensione

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Titolo: La mia Monticello
Autore: Jocelyn Nicole Johnson
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 240
Prezzo: Euro 17
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: Blackout e tempeste scuotono gli USA in un futuro molto vicino e molto possibile. Il quartiere di First Street a Charlottesville, poi, preso d’assedio da una banda di suprematisti bianchi. Le case si svuotano, e una piccola comunità di famiglie e amici più qualche estraneo fugge dalla città su un bus abbandonato per trovare rifugio a Monticello, la residenza di Thomas Jefferson.

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Il terzo presidente degli USA, considerato, poi, uno dei padri della nazione, autore della Dichiarazione d’indipendenza. Quindi, pur imbevuto di idee illuministe e progressiste non ha preso mai posizione contro lo schiavismo, anzi, ha avuto schiavi nella sua tenuta e da una di loro. Sally, poi,  Hemings, sorellastra della moglie, ebbe dei figli.

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“La Mia Monticello” è il romanzo di Jocelyn Nicole Johnson, che esplora un futuro molto plausibile dove gli Stati Uniti sono sconvolti da blackout e tempeste. Nel quartiere di First Street a Charlottesville, una banda di suprematisti bianchi mette il quartiere sotto assedio. Quindi, in questo contesto di pericolo imminente, una piccola comunità di famiglie, amici e alcuni estranei fugge dalla città a bordo di un bus abbandonato per cercare rifugio a Monticello, la dimora di Thomas Jefferson.

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L’autrice mette in scena un ribaltamento sorprendente quando Monticello, una volta museo, diventa una casa sicura reclamata dalla comunità in fuga. Questa situazione crea un connubio di riappropriazione e necessità, mentre i personaggi vivono diciannove giorni di paura, speranza e ricerca di una breve tregua.

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Da’Naisha Love, una giovane donna che guida il gruppo di fuggitivi, è discendente di Sally Hemings, schiava di Monticello e madre dei figli di Thomas Jefferson. Questo legame genealogico complesso aggiunge un’ulteriore profondità al racconto, in cui il passato e il presente si intrecciano in modo straordinario.

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Attraverso una prosa coinvolgente, Johnson ci porta in un viaggio emotivo, offrendo una visione straordinaria dei colloqui con i fantasmi del passato e della ricerca di una pace temporanea. L’autrice esplora temi di identità, eredità e la lotta per la sopravvivenza in un contesto di crisi. Il lettore viene catapultato in una storia avvincente, in cui la paura e la speranza si fondono, mentre i personaggi cercano di affrontare il peggio e sperare in un futuro migliore.

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In conclusione, “La Mia Monticello” di Jocelyn Nicole Johnson è un romanzo avvincente e ricco di significato, ambientato in un futuro incerto ma molto vicino alla realtà odierna. Con un’ambientazione intensa e personaggi ben sviluppati, l’autrice ci offre una storia coinvolgente che affronta temi attuali e complessi. Questo romanzo merita sicuramente un posto nella tua lista di letture imperdibili.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“CASSANDRA A MOGADISCIO” DI IGIABA SCEGO LEGGI LA RECENSIONE

“La vita intima” Niccolò Ammaniti scheda libro e trama

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“La vita intima” Niccolò Ammaniti scheda libro e trama

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Genere: narrativa
Editore: Giulio Einaudi editore
Collana: Stile libero Big
Pagine: 312
Data di uscita: 17/01/2023
ISBN: 9788806255152
Prezzo: Euro 19
Ebook: Euro 10,99

Trama

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Maria Cristina Palma ha una vita all’apparenza perfetta, è bella, ricca, famosa, il mondo gira intorno a lei. Poi, un giorno, riceve sul cellulare un video che cambia tutto. Nel suo passato c’è un segreto con cui non ha fatto i conti. Come un moderno alienista Niccolò Ammaniti disseziona la mente di una donna, ne esplora le paure, le ossessioni, i desideri inconfessabili in un romanzo che unisce spericolata fantasia, realismo psicologico, senso del tragico e incanto del paradosso.

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Niccolò Ammaniti è nato a Roma. Presso Einaudi sono usciti un suo racconto nell’antologia Gioventú cannibale (1996), i romanzi Branchie (1997), Io non ho paura (2001, 2011 e 2014), Che la festa cominci (2009, 2011, 2015), Io e te (2010). La raccolta di racconti Il momento è delicato (2012) e la raccolta di storie a fumetti Fa un po’ male (2004), sceneggiata da Daniele Brolli e disegnata da Davide Fabbri. Nel 2014, Stile Libero ha ripubblicato Ti prendo e ti porto via e Fango e, nel 2015 , Come Dio Comanda. Sempre per Einaudi ha curato l’antologia Figuracce (2014). E poi, pubblicato Anna (Stile Libero 2015 e 2017) e La vita intima (2023). Per la Tv, infine, ha scritto e diretto le serie Il miracolo (2018) e Anna (2021).

“OSCURA E CELESTE” DI MARCO MALVALDI LA SCHEDA DEL LIBRO E LA TRAMA

 

 

 

 

 

“La via delle sorelle” di Gaia Manzini leggi la recensione

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“La via delle sorelle” di Gaia Manzini leggi la recensione

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Titolo: La via delle sorelle
Autore: Gaia Manzini
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 160
Prezzo: Euro 15,2
Ebook: Euro 10,99

 

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Trama: Nella vita i legami che scegliamo ci definiscono più di quelli in cui ci troviamo nascendo. Per ogni donna, quindi, il rapporto con le amiche è una relazione fondativa, capace di determinare la direzione di un’esistenza intera: di indicare una via. Ci sono, poi, le amiche sorelle, unite da un legame simbiotico. Le complici di sfide e trasgressioni. Le compagne in cui specchiarsi per riconoscersi. Ma anche quelle che tradiscono perché sanno colpire nel punto di massima debolezza: le amiche geniali, le amiche fatali.

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“La via delle sorelle” è l’ultimo libro di Gaia Manzini ed è tutto incentrato sull’amicizia femminile. La scrittrice racconta una parte di sé molto dolorosa dall’infanzia a oggi, un lasso di tempo in cui ha incontrato e condiviso una parte della sua vita con delle amiche.

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Molto interessante, tra i racconti intimi della Manzini, i racconti di donne, artiste importanti che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita e nella crescita culturale della scrittrice. Per tutto il libro il filo conduttore è l’amicizia, ma non quella da film, finta e fuori dal mondo. Bensì quella reale, dove le persone si frequentano tutti i giorni, si vive quasi in simbiosi. Però, poi, all’improvviso, le vite di ognuno prendono altre strade.

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La Manzini ha una capacità unica nel raccontare i sentimenti: non è mai banale o scontata. L’amicizia femminile è complicità, unione, ma come tutto si trasforma. Come evidenzia l’autrice, poche le amicizie che ci portiamo dietro per tutta la vita. Piuttosto abbiamo delle amicizie in momenti della vita, che in altri periodi probabilmente sarebbero state del tutto inutili. Proprio perchè l’individualità predomina, ma allo stesso tempo non possiamo fare a meno degli altri: le amiche, alla fine, sono come sorelle.

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“La via delle sorelle” è un libro molto personale e intimo di cui Gaia Manzini ha voluto farci partecipi. Ma sono anche estremamente interessanti i racconti delle amicizie delle donne ‘famose’: un flusso unico di emozioni e sentimenti. Un libro che porta a galla i legami importanti della vita di tutti.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“CASSANDRA A MOGADISCIO” DI IGIABA SCEGO LEGGI LA RECENSIONE

“Cassandra a Mogadiscio” di Igiaba Scego leggi la recensione

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“Cassandra a Mogadiscio” di Igiaba Scego leggi la recensione

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Titolo: Cassandra a Mogadiscio
Autore: Igiaba Scego
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 368
Prezzo: Euro 19
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura. Ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia. Mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più.

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“Cassandra a Mogadiscio” è l’ultimo romanzo della scrittrice Igiaba Scego. Un memoir carico di amore, dolore, sofferenza e voglia di tramandare la propria storia. La scrittrice decide, nel periodo della pandemia, di raccontare alla nipote lontana la storia della loro famiglia.

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Una famiglia numerosa che ha vissuto varie epoche della Somalia, un paese distrutto dalla guerra civile del 1991. Ed è proprio su questo anno che si incentra il racconto della Scego. All’epoca era solo una giovane ragazzina che viveva sulla sua pelle il dolore della guerra, non solo con i racconti dei suoi genitori, in particolare quelli della madre. Ma soprattutto con le sue sofferenze e la malattia che da quel momento non l’abbandonerà più.

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Nel romanzo molte parole sono volutamente lasciate in lingua somala, proprio perché rendono molto di più della traduzione. E per noi lettori è un modo per comprendere ancora di più ed entrare in punta di piedi nella storia e nella vita della famiglia Scego.

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Una di queste parole è “Jirro” che significa malattia. Ma, come spiega la stessa autrice, non si tratta della semplice malattia, ma è quella che ti entra dentro, silenziosamente, e si radica dentro senza più abbandonarci. E anche quando siamo convinti che non si sia più, basta una parola, un profumo o un oggetto per far si che Jirro riprenda la sua forza distruttiva.

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Questo romanzo tratta tanti argomenti, tra cui quello del colonialismo, di cui purtroppo ci siamo macchiati anche noi italiani, e proprio in Somalia. Per mia ignoranza, conosco poco la storia del periodo colonialista italiano in Africa, e leggere le pagine di questo libro mi ha fatto veramente male. Mi sono sentita in colpa per tutto quello che hanno subìto e che ancora subisce il popolo somalo.

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E questa mia ignoranza, oltre a derivare da una mia mancanza, è frutto anche di quello che ci arrivava all’epoca dello scoppio della guerra civile somala. Nello stesso anno, 1991, scoppiò la guerra dei Balcani e sui giornali e in tv non si parlava d’altro. La guerra civile in Somalia, purtroppo, rimase un conflitto ‘chiuso’ in Africa, con pochissima visibilità all’esterno.

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Lo stile della Scego ha il pregio di catturare il lettore, ogni parola trasmette alla perfezione quelle che prova lei stessa nel ricordare e raccontare. Per molti, questo legame familiare, seppur separato da km di distanza, non è comprensibile. Ormai viviamo di individualità e poco ci interessa della nostra storia e del passato.

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“Cassandra a Mogadiscio” è un romanzo che colpisce al cuore e spesso fa male. Vorremmo stringere forte, pagina dopo pagina, Igiaba Scego e chiederle scusa per tutto quello che lei e la sua famiglia e tutti i somali non hanno mai smesso di subire. Nel nostro piccolo, la lettura di questo romanzo è fondamentale, anche solo per cercare di dare una giustizia, che non è arrivata, e un piccolo sollievo alle tante sofferenze. E smetterla di girarci dall’altra parte per di non vedere.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“MATRIX” DI LAUREN GROFF LEGGI LA RECENSIONE

“Le ossa parlano” di Antonio Manzini leggi la recensione

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“Le ossa parlano” di Antonio Manzini leggi la recensione

Titolo: Le ossa parlano
Autore: Antonio Manzini
Genere: giallo
Editore: Sellerio editore
Pagine: 416
Prezzo: Euro 15
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Un cold case per il vicequestore Schiavone, che lo prende non come la solita rottura di decimo livello, ma con dolente compassione, perché questa è la sua indagine forse più crudele. Antonio Manzini procede di un altro capitolo nel grande romanzo del suo personaggio. Un romanzo unico composto da più gialli intricati che esplorano le complessità della natura umana.

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“Le ossa parlano” è l’ultimo libro di Antonio Manzini sul vicequestore Rocco Schiavone. Dopo la spiazzante scoperta nel precedente romanzo, ritroviamo il vicequestore alle prese con un caso veramente pesante e con la sua vita che va sempre più a picco.

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In questo libro troviamo molto più spazio per l’indagine rispetto alle vicende personali. Ormai Schiavone sopravvive, la sua vita al di fuori del lavoro è solo per Lupa. Il rapporto con gli altri è pari a zero, e questo impoverimento provoca uno stallo anche nel romanzo.

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E’ una storia cupa, spenta proprio come Rocco. Anche le chiacchierate con Marina sono ai minimi termini. Manzini cerca di tirar fuori tutto quello che è possibile da questa storia. L’indagine tocca un argomento ostico, difficile da digerire e questo non fa altro che incupire ancora di più Rocco Schiavone.

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Lo stile di Manzini è sempre chiaro e diretto e per gli amanti della serie televisiva è ancora più facile immaginare ogni singola scena. Questo romanzo sembra quasi un libro di transizione prima di arrivare alla conclusione degna della saga di Schiavone.

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Il libro si legge tutto d’un fiato e noi lettori siamo parte integrante della storia, perchè già sappiamo come i personaggi si muoveranno nella vicenda. “Le ossa parlano” è come tutti i precedenti libri di Manzini: un buonissimo romanzo. Ormai Schiavone lo si ama anche quando la storia si trascina un po’ troppo, perché ormai è impossibile non apprezzarlo a prescindere da tutto.

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Unica grossa pecca: si capisce sin da subito il colpevole. Di certo questo non toglie il piacere di seguire l’indagine, ma un po’ dispiace! E ora non ci resta che aspettare il prossimo capitolo!


Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“VECCHIE CONOSCENZE” DI ANTONIO MANZINI LEGGI LA RECENSIONE

“LA RAGAZZA CHE CANCELLAVA I RICORDI” DI CHIARA MOSCARDELLI LEGGI LA RECENSIONE

“Matrix” di Lauren Groff leggi la recensione

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“Matrix” di Lauren Groff leggi la recensione

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Titolo: Matrix
Autore: Lauren Groff
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 272
Prezzo: Euro 19
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: Inghilterra, Dodicesimo secolo. Marie, bandita dalla corte della regina Eleonora d’Aquitania, che ama di un amore ardente, è una ragazza sola, figlia illegittima di re, inutilmente colta, inutilmente appassionata. Destinata com’è a una vita di clausura in un’abbazia che ha conosciuto giorni migliori, abitata da un piccolo popolo di donne inacidite dalla segregazione, dispettose, anche solo vecchissime. Però Marie riconosce in quell’enclave isolata, così importante per l’economia del contado, una possibilità di crescita, di potere, anche.

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“Matrix” è l’ultimo romanzo di Lauren Groff e narra la storia di Marie de France, figlia non riconosciuta di re Enrico II d’Inghilterra. Una giovane che si ritrova, per gli intrighi di corte, relegata in un’abbazia desolata e desolante. La scelta di mandarla lì è arrivata dalla regina Eleonora D’Aquitania. Le due donne, per tutto il romanzo, sono unite da un profondo legame in continua evoluzione.

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Questo romanzo può rientrare tranquillamente nel genere distopico, in quanto l’autrice ha voluto ricreare un ambiente, sia interno che esterno, totalmente privo di uomini. Le donne possono e devono andare avanti da sole. E sarà proprio Marie a prendere il comando. Se all’inizio è una ragazza legata all’ambiente esterno e molto tenera, al termine del romanzo ci troviamo davanti una donna matura, potente e profondamente mistica.

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E’ un romanzo fortemente femminista, quasi estremo, non è semplice da leggere anche per lo stile della Groff: tutto il romanzo, infatti, è privo di dialoghi. Il discorso indiretto appesantisce molto la lettura e questo, sicuramente, non ci aiuta a empatizzare con i personaggi presenti nella storia. L’aver usato l’indicativo ha reso un po’ più fluida la lettura, ma di sicuro non scorre.

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Pensando al titolo, “Matrix”, ci viene subito in mente l’omonimo film delle sorelle Wachowski. Ma se ne distacca facilmente se, invece, pensiamo al significato del termine latino: ossia genitrice, madre. E’ proprio questo quello che è Marie. Grazie a lei l’abbazia rinasce e diventa una delle più importanti. Marie è anche madre delle consorelle, è il loro punto di riferimento, e non ultimo, è fondamentale il rapporto tra la protagonista e la Madonna.

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La Groff ha reso alla perfezione il contesto storico del romanzo. Un Medioevo certamente cupo e arido, ma pronto all’innovazione e all’apprendimento. “Matrix” è un romanzo interessante, non di semplice lettura, ma ha dalla sua una storia intrigante con una protagonista veramente dominante. E si nota sin da subito l’enorme lavoro che ha fatto la scrittrice dal punto di vista storico.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“DALIA NERA, ROSA ROSSA” DI PIU EATWELL LEGGI LA RECENSIONE

“Fake accounts” di Lauren Oyler leggi la recensione

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“Fake accounts” di Lauren Oyler leggi la recensione

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Titolo: Fake accounts
Autore: Lauren Oyler
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 288
Prezzo: Euro 20
Ebook: Euro 11,99

 

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Trama: New York. Una giovane donna con opinioni molto decise sulla Rete, di cui pure fa uso nella vita privata e su cui si fonda il suo mestiere, sbircia il cellulare del suo ragazzo, Felix, e scopre che è un celebre complottista anonimo. Questo spiega in parte il suo distacco e la sua elusività ed è quasi un sollievo, perché le offre una buona ragione per lasciarlo, come già stava pensando di fare. Ma poi un incidente fa precipitare la situazione, e la protagonista di questa storia decide di lasciare New York e tornare a Berlino, dove lei e Felix si sono conosciuti.

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“Fake accounts” di Lauren Oyler racconta la storia di una giovane donna, pienamente inserita nella società, che ha una storia con un ragazzo,Felix, che scoprirà essere un complottista e un creatore di fake news.

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Ora, l’idea di fondo è molto interessante: parlare della società di oggi, così frenetica e schiava dell’apparire, che vive la vita sui social e ne viene totalmente fagocitata. Il problema di questo romanzo è che è tutto troppo supponente ed estremamente verboso. La protagonista racconta, in prima persona, la sua storia, ma sin da subito la si detesta. Il fatto stesso che si rivolga direttamente al lettore mi irrita e non poco. Probabilmente perchè è reso tutto troppo semplice e anche infantile.

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Ma anche il proseguimento della lettura è costellato di “Ma che cosa sto leggendo?”, oppure “Ma stiamo scherzando?”. Questo flusso di coscienza, se da un lato rende alla perfezione la nostra società, dall’altro il continuo egocentrismo e la montagna di parole appesantisce tutto. E viene voglia più volte di andare oltre per arrivare al dunque della storia… che poi non arriverà mai!

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Tutto questo poi non è aiutata dalla scrittura sciatta ed estremamente compiaciuta che rende ancora più detestabile una protagonista sgradevole. E la rende caricaturale all’estremo, quasi decontestualizzata.

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“Fake accounts” è un’occasione mancata, perchè l’idea di fondo è molto interessante e quanto di più attuale, ma si scontra con l’egocentrismo intriso di parole di una protagonista che non fa altro che far allontanare il lettore. E, se ci pensiamo, è quello che spesso ci accade con i social: l’iniziale divertimento, lascia presto il passo alla voglia di disintossicarsi.

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Forse è quello che voleva la scrittrice con questo suo romanzo. Chissà se la reazione del lettore sarà il distaccamento totale dal libro oppure la voglia di continuare e restare incollati alla lettura di “Fake accounts”.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“MATRIX” DI LAUREN GROFF LEGGI LA RECENSIONE

“Dalia nera rosa rossa” di Piu Eatwell leggi la recensione

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“Dalia nera rosa rossa” di Piu Eatwell leggi la recensione


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Titolo: Dalia nera, rosa rossa – Il crimine, la corruzione e l’insabbiamento del più grande omicidio irrisolto d’America
Autore: Piu Eatwell
Genere: true crime
Editore: Nua Edizioni
Pagine: 398
Prezzo: Euro 19
Ebook: Euro 5,99

 

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Trama: Il 15 gennaio 1947, il corpo nudo e smembrato di una bellezza dai capelli neri, Elizabeth Short,  scoperto disteso accanto a un marciapiede in un sobborgo di Hollywood. La vittima, poi,  presto soprannominata la Dalia Nera. L’inchiesta, quindi, per omicidio che seguì ha consumato Los Angeles per anni e le autorità spesero milioni di dollari di risorse in un’indagine che sollevò dozzine di sospetti. Ma il caso non fu mai risolto. Dunque, fino ad ora.

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“Dalia Nera, Rosa Rossa” di Piu Eatwell racconta, in modo molto dettagliato, uno degli omicidi irrisolti d’America più famoso al mondo: quello di Elizabeth Short. Era una giovane donna dalla vita molto complessa e difficle, che fu trovata morta nel 1947.

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Sul suo caso, infatti, sono stati scritti tanti libri e anche girati numerosi film. Questo perchè è senza dubbio uno dei casi irrisolti più assurdi, e che ancora oggi è noto e viene preso come spunto per molte vicende.

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La scrittirce in questo suo lavoro racconta tutto quello che è accaduto intorno alla morte di questa donna. Il lavoro di ricerca è stato senza dubbio complesso e il risultato è stato molto preciso e dettagliato. Nulla è lasciato al caso, sono stati riportati persino i dialoghi dei diretti interessati.

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Leggendo “Dalia Nera, Rosa Rossa” capiamo ancora di più come sono state svolte male le indagini. Numerosi i depistaggi della polizia di Los Angeles, che era totalmente allo sbando. Per non parlare della stampa, che ha seguito la vicenda in modo fin troppo morboso. Addirittura alcuni giornalisti hanno inquinato sia la scena del delitto che le prove.

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“Dalia Nera, Rosa Rossa”, quindi, è un romanzo true crime ben realizzato su un omicidio che ancora oggi richiama molto interesse, anche se sono passati veramente tanti anni. Dunque, un lavoro certosino, che verrà molto apprezzato dagli amanti del genere, e potrà incuriosire tanto anche chi non conosce nulla sull’omicidio di Elizabeth Short.


Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“EUREKA STREET” DI ROBERT MCLIAM WILSON LEGGI LA RECENSIONE

“Corpi celesti” di Jokha Alharthi leggi la recensione

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“Corpi celesti” di Jokha Alharthi leggi la recensione

Titolo: Corpi celesti
Autore: Jokha Alharthi
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 264
Prezzo: Euro 18
Prezzo E-book: 11,99

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Trama: Nel piccolo paese di ‘Awafi, in Oman, vivono tre sorelle. Mayya, la maggiore, sposa ‘Abdallah, figlio di un ricco mercante di schiavi, dopo aver sofferto patimenti d’amore. Insieme saranno felici, e la loro unica figlia femmina, London, diventerà medico e sarà una donna forte ed emancipata. Asma’, appassionata di letteratura e romantica sognatrice, si sposa per puro senso del dovere. Khawla, la più bella, rifiuta tutti i pretendenti e resta in attesa del suo grande amore, emigrato in Canada.

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“Corpi celesti” racconta la storia di tre sorelle dell’Omam, con tutte le loro credenze e la usanze che ne influenzano le vite. La curiosità di conoscere un po’ più a fondo una cultura, spesso molto distante e poco compresa, è il giusto approccio iniziare la lettura di questo romanzo.

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Bisogna subito entrare nel mondo di Mayya, Asma’ e Khawla e fare i conti con la diversità di stile di vita rispetto al mondo occidentale. Sin da subito, riceviamo tante informazioni e, soprattutto, un elenco infinito di nomi. Questo potrebbe creare qualche problema, ma, nel giro di poche pagine, riusciamo a entrare nel microcosmo del villaggio di Awafi.

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Le storie vengono raccontate anche con i ricordi del marito di Mayya, Abdallah, ma rimane, comunque, un romanzo profondamente femminile. La condizione delle donne è il punto centrale di tutta la storia: da una parte le donne più legate alle tradizioni, dall’altra le nuove generazioni che cercano una loro emancipazione.

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E’ un continuo passaggio dal passato al presente e ci ritroviamo completamente travolti dalla storia. I vari personaggi ci presentano molte tradizioni dell’Oman e del mondo arabo, che per noi occidentali possono sembrare fuori dal tempo. In realtà, però, sono tradizioni portatrici di ricchissime emozioni, tutte coinvolgenti.

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Lo stile di Jokha Alharthi è serrato, emozionate, ed anche molto poetico. Mentre leggiamo, ci sentiamo travolti da un fiume in piena di parole che ci portano in mondi lontani, che ci fanno sentire più vicini alle tre donne. Abdallah, figura centrale, ci racconta i suoi pensieri, le sue insicurezze, che, però, trovano conforto nel momento in cui ricorda le vicende della famiglia.

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La lettura non è sempre semplice, perché i continui salti temporali e la miriade di personaggi creano non poche difficoltà. Ma quando ci si lascia andare in questi racconti, spesso onirici, ci sentiamo molto più vicini all’Oman e ne veniamo travolti.

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“Corpi celesti” è un romanzo ricco di di emozioni e di contraddizioni e che lascia un velo di malinconia. Ma la bravura della scrittrice sta proprio nel prenderci per mano e portarci con lei in questo viaggio. E’ un romanzo che ci fa conoscere una cultura dall’interno con le sue bellezze e le sue difficoltà. E’ una lettura per chi approcciarsi in modo delicato ad una cultura ricca e meravigliosa, eppure, spesso, ottusamente demonizzata.


Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“IL TRENO DEI BAMBINI” DI VIOLA ARDONE LEGGI LA RECENSIONE

“I leoni di Sicilia” di Stefania Auci leggi la recensione

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“I leoni di Sicilia” di Stefania Auci leggi la recensione

Titolo: I leoni di Sicilia
Autore: Stefania Auci
Genere: narrativa
Editore: editrice Nord
Pagine: 448
Prezzo: Euro 18
Prezzo E-book: 9,99

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Trama: Dal momento in cui sbarcano a Palermo da Bagnara Calabra, nel 1799, i Florio guardano avanti, irrequieti e ambiziosi, decisi ad arrivare più in alto di tutti. A essere i più ricchi, i più potenti. E ci riescono: in breve tempo, i fratelli Paolo e Ignazio rendono la loro bottega di spezie la migliore della città. Poi avviano il commercio di zolfo, acquistano case e terreni dagli spiantati nobili palermitani, creano una loro compagnia di navigazione.

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E quando Vincenzo, figlio di Paolo, prende in mano Casa Florio, lo slancio continua, inarrestabile: nelle cantine Florio, un vino da poveri – il marsala – viene trasformato in un nettare degno della tavola di un re. A Favignana, un metodo rivoluzionario per conservare il tonno – sott’olio e in lattina – ne rilancia il consumo.

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“I leoni di Sicilia” è il primo romanzo di Stefania Auci sulla famiglia Florio. C’è subito da fare una precisazione: non è un semplice libro di intrattenimento, perché la scrittrice ha fatto un lavoro enorme dal punto di vista storico.

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Il romanzo è diviso in periodi storici, e prima di iniziare a raccontare le vicende dei Florio c’è un capitolo puramente nozionistico sul contesto storico. Questo ci aiuta a collocare perfettamente la storia e ci aiuta anche a capire le singole decisioni prese dai protagonisti.

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I componenti della famiglia Florio sono ben caratterizzati. La Auci non tralascia nulla, e lo fa con uno stile pulito, senza fronzoli, in modo da non distrarre il lettore dalla storia. Anzi, si riesce alla perfezione ad immaginare ogni singola scena.

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La famiglia Florio è veramente esistita e la scrittrice è riuscita a raccontarci, senza mai annoiare, anche le vicende storiche e politiche dell’epoca. Interessanti, poi, le parti più tecniche, come quelle relative agli accordi o incontri politici e burocratici.

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E’ impossibile smettere di leggere, siamo troppo coinvolti e vogliamo sapere come andrà avanti la storia. C’è da dire che i vari protagonisti non spiccano mai per simpatia e, perciò, è difficile empatizzare con loro, proprio perchè risultano personaggi poco amabili. Ma la Auci, con le parole giuste, ci fa appassionare a tutti pur non amando nessuno di loro.

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“I leoni di Sicilia” è un ottimo romanzo e per gli amanti delle saghe familiari entra di diritto tra le migliori. Già di per sè la storia dei Florio è molto interessante, ma la scrittrice ha saputo coinvolgere noi lettori. E una volta terminato il romanzo viene subito la voglia di prendere il secondo volume per non abbandonare questa saga familiare.


Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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