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Israele: “Due mesi di pausa per il rilascio degli ostaggi” e i parenti dei rapiti irrompono nella Knesset “Riportateli a casa”

Israele: “Due mesi di pausa per il rilascio degli ostaggi” e i parenti dei rapiti irrompono nella Knesset “Riportateli a casa”

Israele: “Due mesi di pausa per il rilascio degli ostaggi” e i parenti dei rapiti irrompono nella Knesset “Riportateli a casa”

da ansa.it

Israele ha presentato una proposta attraverso i mediatori egiziani e qatarioti, proponendo fino a due mesi di pausa nei combattimenti come parte di un accordo a più fasi che coinvolgerebbe il rilascio degli ostaggi rimasti a Gaza.

Fasi del rilascio

Secondo le fonti citate da Axios, Israele è in attesa di una risposta da parte di Hamas e si mostra cautamente ottimista riguardo ai progressi futuri. La proposta prevede il rilascio di tutti gli ostaggi vivi e dei corpi di coloro deceduti, strutturato in più fasi:

  1. Prima Fase:

    • Donne
    • Uomini sopra i 60 anni
    • Ostaggi in condizioni mediche difficili
  2. Fasi Successive:

    • Soldatesse
    • Uomini sotto i 60 anni non militari
    • Soldati
    • Corpi degli ostaggi deceduti

Israele: “Due mesi di pausa per il rilascio degli ostaggi” e i parenti dei rapiti irrompono nella Knesset “Riportateli a casa” – Irruzione dei parenti degli ostaggi alla Knesset

Un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani a Gaza ha fatto irruzione nella commissione finanze della Knesset, chiedendo azioni urgenti per il rilascio dei loro cari. Questo atto è parte di una più ampia protesta contro la presunta inazione del governo, che ha portato alla sospensione dei lavori della commissione.

Tensione a Khan Yunis

La tensione è elevata a Khan Yunis, con l’esercito israeliano che circonda l’ospedale Nasser. Le forze israeliane si dirigono verso il mare e Rafah, raggiungendo la università al-Aqsa e isolando l’area umanitaria di Moassi. L’esercito ha anche stretto d’assedio l’edificio centrale della Mezzaluna Rossa, paralizzando le sue attività.

Le accuse

Secondo Israele, l’ospedale Nasser è stato utilizzato da Hamas per scopi militari, citando informazioni di intelligence. L’edificio è stato circondato da mezzi blindati israeliani, interrompendo le attività della Mezzaluna Rossa.

Israele: “Due mesi di pausa per il rilascio degli ostaggi” e i parenti dei rapiti irrompono nella Knesset – Appello di Borrell e sfiducia laburista

Josep Borrell, Alto rappresentante dell’UE, solleva dubbi sulla quantità di vittime a Gaza e annuncia la discussione della situazione al consiglio esteri. Sottolinea la necessità di una soluzione a due stati. Nel frattempo, i laburisti israeliani presentano una mozione di sfiducia, la prima dall’inizio della guerra, criticando il governo per il mancato rilascio degli ostaggi.

Appelli per un cessate il fuoco

La Presidenza dell’UE, rappresentata dal Belgio, chiede un cessate il fuoco immediato e la liberazione degli ostaggi. La Giordania si unisce a questo appello, esortando l’UE a lavorare per una soluzione a due stati.

Posizione della Francia su sanzioni

Il ministro degli Esteri francese, Stephane Sejourné, esprime la speranza che siano imposte sanzioni ai coloni israeliani violenti in Cisgiordania nei prossimi giorni. Critica le dichiarazioni del premier Netanyahu sulla soluzione a due stati e sottolinea la necessità di creare uno Stato palestinese con garanzie di sicurezza per tutti.

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La crisi tra Israele e Gaza: ostaggi e tensioni aumentano

La crisi tra Israele e Gaza: ostaggi e tensioni aumentano

La crisi tra Israele e Gaza: ostaggi e tensioni aumentano

da lastampa.it

Introduzione: La situazione tra Israele e Gaza si è ulteriormente complicata, con il numero di ostaggi che cresce e le tensioni che raggiungono livelli critici. Mentre il mondo osserva con apprensione, l’escalation di violenza minaccia di portare a una lunga e pericolosa crisi. In questo articolo, esamineremo gli ultimi sviluppi in questa crisi, compresi i messaggi provocatori da entrambe le parti e le speranze di una possibile mediazione.

I messaggi provocatori di Hamas: Nelle ultime ore, Hamas ha emesso dichiarazioni fortemente provocatorie, annunciando la sua intenzione di uccidere un ostaggio israeliano per ogni attacco a civili a Gaza da parte di Israele. Queste minacce hanno gettato ulteriore terrore su un paese già sotto shock a causa della violenza in corso. Le tensioni sono aumentate ulteriormente quando Hamas ha dichiarato che non era disposta a intraprendere negoziati sulla questione dei prigionieri.

La situazione in Israele: In Israele, il bilancio delle vittime continua a salire, con oltre 900 morti. Le ultime notizie parlano di 108 corpi trovati nel kibbutz di Be’eri, tra cui due cittadini italo-israeliani, marito e moglie. La loro sorte rimane incerta, e il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha espresso preoccupazione per il loro destino.

La complessità degli ostaggi: La crisi degli ostaggi coinvolge non solo cittadini israeliani ma anche persone di diverse nazionalità, tra cui tedeschi, britannici, statunitensi, francesi, sudamericani e asiatici. Le prove visive dei rapimenti, diffuse sui social media, hanno rafforzato l’ansia e l’incertezza riguardo al destino di molti ostaggi.

La ricerca di soluzioni: Nonostante le tensioni in corso, ci sono segnali di speranza per una possibile mediazione. Il Qatar sembra stia cercando di facilitare un accordo di scambio tra prigionieri, coinvolgendo anche il sostegno degli Stati Uniti. Hamas ha dichiarato la sua disponibilità all’operazione se tutte le 36 donne palestinesi detenute in Israele fossero rilasciate. Tuttavia, da Israele non è ancora giunta conferma.

Conclusioni: La crisi tra Israele e Gaza continua a mettere a dura prova la stabilità nella regione, con la minaccia costante di violenza e vendetta. Mentre il mondo osserva e spera in una soluzione pacifica, resta da vedere se la mediazione proposta avrà successo nel portare alla liberazione degli ostaggi e nel mitigare le tensioni tra le due parti. Nel frattempo, familiari e amici degli ostaggi attendono ansiosamente notizie, sperando che l’umanità possa prevalere sulla politica in questa difficile situazione.

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