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“Appunti su un’esecuzione” di Danya Kukafka leggi la recensione

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“Appunti su un’esecuzione” di Danya Kukafka leggi la recensione


Titolo: Appunti su un’esecuzione
Autore: Danya Kukafka
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 352
Prezzo: Euro 20
Ebook: Euro 11,99


Trama: Ansel Packer è nel braccio della morte: ha davanti a sé dodici ore prima di essere giustiziato. Ha ucciso tre ragazze e non c’è possibilità di grazia. Solo una speranza: la complicità di Shawna, guardia carceraria avvinta dal suo fascino equivoco e disposta a farlo fuggire. Mentre il conto alla rovescia incombe, la voce seducente e ossessiva di Ansel si alterna a quelle delle donne più importanti della sua vita. Lavender, la madre, schiacciata da una relazione violenta che ha abbandonato senza pensare alle conseguenze. Saffy, la detective della Omicidi che con intuito e pazienza ha riconosciuto l’assassino, l’ha braccato, l’ha catturato. E Hazel, che ha visto la gemella consumarsi in una passione malata.


Nel romanzo “Appunti su un’esecuzione” dell’autrice Danya Kukafka, siamo catapultati nel mondo avvincente e oscuro di Ansel Packer, che si trova nel braccio della morte, in attesa dell’imminente esecuzione. Le lancette dell’orologio scorrono inesorabili, offrendo dodici ore cruciali prima che la giustizia sia compiuta. La narrazione si svolge attraverso diversi punti di vista, permettendo ai lettori di esplorare le profonde sfaccettature della vicenda da angolazioni differenti.

Il protagonista, Ansel, è un individuo controverso, colpevole di aver commesso un orribile crimine: l’omicidio di tre ragazze. La sua sorte sembra segnata, con ogni via d’uscita chiusa e la possibilità di grazia fuori portata. Tuttavia, una piccola luce di speranza brilla attraverso la figura di Shawna, una guardia carceraria che, affascinata e attratta dal suo carisma ambiguo, è disposta persino a infrangere le regole per aiutarlo a fuggire.

L’intreccio si sviluppa con un ritmo incalzante, mantenendo i lettori con il fiato sospeso mentre le voci di vari personaggi si alternano nella narrazione. Emergono figure femminili di grande rilevanza nella vita di Ansel: Lavender, sua madre, un tempo intrappolata in una relazione violenta e ora schiacciata dalle conseguenze del suo passato; Saffy, una detective determinata che ha sfidato le avversità per individuare l’assassino e assicurarlo alla giustizia; e infine Hazel, che ha dovuto assistere impotente alla lenta autodistruzione della sua gemella a causa di una passione malata.

L’uso sapiente della seconda persona singolare nella narrazione della storia di Ansel cattura l’attenzione del lettore, coinvolgendolo profondamente nell’esperienza del protagonista e creando un legame empatico unico. Questo tocco narrativo trasmette un senso di coinvolgimento diretto, portando il lettore a immergersi ulteriormente nella psicologia complessa del protagonista.

Nel complesso, “Appunti su un’esecuzione” si rivela essere un thriller psicologico avvincente e coinvolgente. La scelta di adottare diversi punti di vista arricchisce la trama e offre una visione panoramica degli eventi. La tensione crescente e i personaggi ben sviluppati contribuiscono a mantenere il lettore incollato alle pagine, ansioso di scoprire il destino di Ansel. Questo romanzo non solo affascina con la sua trama avvincente, ma getta anche uno sguardo penetrante sul mito oscuramente ambiguo del serial killer.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

“L’AVVELENATORE” DI EMANUELE ALTISSIMO LEGGI LA RECENSIONE

“L’avvelenatore” di Emanuele Altissimo leggi la recensione

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“L’avvelenatore” di Emanuele Altissimo leggi la recensione

Titolo: L’avvelenatore
Autore: Emanuele Altissimo
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 288
Prezzo: Euro 18
Ebook: Euro 9,99

Trama

Essere figli significa, in una certa misura, essere in balia di chi ci ha generati; ogni adulto porta dentro di sé questo marchio nascosto. Nelle campagne dove Arno Paternoster è cresciuto, ogni anno i contadini spargono concimi azotati, fosforo, cloruro di ammonio. Quando lui era bambino, suo padre gli mostrava le sinistre iridescenze delle pozzanghere per ricordargli che quelle sostanze scorrono anche nell’acqua con cui ci dissetiamo. Ha fatto questo per tutta la vita, il dottor Paternoster, contaminare ogni pensiero di suo figlio, ogni scelta della famiglia come un veleno nascosto,

Ma era un medico stimato, un punto di riferimento in paese: nessuno avrebbe mai voluto credere che facesse un uso malato della sua autorità. Adesso Arno è un uomo adulto, ha un buon lavoro, una bambina e una moglie in gamba, che fa la poliziotta. Non vede suo padre da anni, eppure lo ha sempre accanto come un’ombra: odiare qualcuno non ci libera della sua presenza. E quando il dottor Paternoster viene ucciso, è naturale che sia Arno il primo sospettato. Arno che era appena tornato di nascosto nella casa di famiglia. Arno che non ha un alibi.

“L’Avvelenatore” di Emanuele Altissimo è un romanzo avvincente che penetra profondamente nelle dinamiche familiari, portando alla luce segreti sepolti e tensioni irrisolte. La storia si sviluppa tra le pittoresche campagne, dove il protagonista, Arno Paternoster, è cresciuto con un’ombra oscura che lo ha accompagnato fin da bambino: suo padre, il dottor Paternoster, un uomo stimato ma con una personalità conturbante.

La scrittura tesa, precisa e martellante di Altissimo ci cattura sin dalle prime pagine, conducendoci attraverso un intricato labirinto di emozioni e segreti familiari. La contaminazione emotiva di Arno, causata dalle manipolazioni psicologiche del padre, è così palpabile da farci sentire come se fossimo noi stessi intrappolati in questo vortice di disperazione.

Quando il dottor Paternoster viene ucciso, Arno diventa il principale sospettato, e la storia si evolve in un avvincente giallo psicologico. La tensione cresce costantemente, spingendoci a sospettare di ogni personaggio, a sviscerare gli intrecci dei rapporti familiari e della comunità di provincia. Altissimo sa come creare suspense e colpi di scena, mantenendoci incollati alle pagine fino alla rivelazione finale.

Attraverso uno stile narrativo magistrale, il romanzo affronta temi profondi, come l’eredità familiare e l’influenza dei genitori sulla vita dei figli. Arno, con la sua famiglia e la moglie poliziotta, rappresenta un microcosmo che rispecchia le complessità delle relazioni umane. Le parole non dette, i segreti celati negli armadi e il desiderio di liberarsi dai fantasmi del passato costituiscono l’anima di questo romanzo coinvolgente.

A quattro anni dal suo esordio letterario, Emanuele Altissimo dimostra una maturità narrativa sorprendente. Con “L’Avvelenatore,” l’autore ci costringe a confrontarci con la nostra stessa umanità, esplorando le ombre che si celano nei meandri della mente umana. Questo romanzo ci spinge a desiderare la luce anche nei momenti di maggior oscurità, a lottare per la nostra libertà interiore quando sembra che nessuno creda in noi.

“L’Avvelenatore” di Emanuele Altissimo è un romanzo straordinario che affascina i lettori con la sua profondità psicologica, il ritmo incalzante e il modo in cui ci coinvolge emotivamente. Una lettura imperdibile per gli amanti del mistero e della narrativa psicologica, che lascia un’impronta indelebile nella mente e nel cuore di chiunque osi sfidare i demoni del passato.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

“LE STREGHE NON ESISTONO” DI LUCA SCARLINI LEGGI LA RECENSIONE

“Le streghe non esistono” di Luca Scarlini leggi la recensione

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Titolo: Le streghe non esistono
Autore: Luca Scarlini
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 192
Prezzo: Euro 16
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: La Casa del Popolo, le festa de l’Unità, i comizi, il Vietnam, gli Inti Illimani, e poi i corsi di russo. E’ l’universo del Retore, ex partigiano, comunista stentoreo e smanioso. Ma, poi, il Retore ha anche un bambino, Luca, che nel 1975 ha nove anni ed è affascinato da tutto ciò che sta dall’altra parte del cielo rispetto all’eroico furore paterno e ne riceve in cambio punizioni e sganassoni.


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Quindi, tra padre e figlio si erge la mamma, che – poiché partecipare a comizi e feste dell’Unità non frutta uno stipendio, lavora per pagare l’affitto. E, quindi, non appena il Retore chiude un occhio introduce il piccolo Luca al suo mondo di amiche femministe. Gay e drag queen cultrici della “pericolosa” cultura angloamericana. La ribellione del protagonista, dunque, alla prepotenza ideologica ed esistenziale paterna è tanto coraggiosa quanto vana: sono tempi in cui i padri hanno sempre l’ultima parola.


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Un viaggio commovente nel pensiero libero e nella magia femminile

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“Le streghe non esistono” di Luca Scarlini è un coinvolgente romanzo di formazione che ci trasporta nel mondo del Retore, un ex partigiano comunista dalla personalità vivida e appassionata. Il libro racconta la storia di Luca, il figlio di Retore, che, nel 1975, a soli nove anni, si trova affascinato da ciò che si cela oltre il cielo che il padre difende con fervore.


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La trama si sviluppa tra la Casa del Popolo, le feste de l’Unità, i comizi, il Vietnam, gli Inti Illimani e i corsi di russo. La madre di Luca, impegnata a lavorare per sostenere la famiglia, lo introduce segretamente al mondo delle sue amiche femministe, gay e drag queen, immergendolo nella “pericolosa” cultura angloamericana.


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La ribellione di Luca contro l’ideologia oppressiva e l’esistenza intransigente del padre è coraggiosa ma spesso vanamente contrastata, in un’epoca in cui i padri detengono sempre l’ultima parola. Tuttavia, un anno cruciale trascorso tra Sesto Fiorentino, un drammatico ricovero in un ospedale svizzero. E poi la prospettiva di un viaggio di partito in Crimea porterà Luca a scoprire una via per sovvertire il sistema claustrofobico del Retore.


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Sarà, infatti, la rovente campagna senese a svelare a Luca la magia, un misterioso riflesso della presenza femminile nell’universo. Attraverso Graziosa, forse una eccentrica vecchina, forse una strega, Luca apprende una sapienza negata agli uomini. “La foresta è femmina e rimane il luogo dello spavento”. Per Luca, diventa chiaro che il bosco è la sua vera casa.


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“Le streghe non esistono” è un commovente romanzo di formazione che ci conduce nelle correnti sommerse del pensiero libero. Ambientato in una Toscana permeata dalle tracce degli antichi etruschi e dei culti isiaci, il libro esplora la magia femminile attraverso la fata dai capelli turchini e le bellissime adepte di Graziosa.


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Luca Scarlini crea un viaggio vibrante e suggestivo, mostrandoci il percorso di un intellettuale eccentrico che trova la sua via unica tra l’ortodossia comunista violenta del padre e l’irriverente femminismo magico della madre. “Le streghe non esistono”, quindi,  è un’opera che brilla di vividezza e commozione, offrendo un’affascinante prospettiva sul pensiero libero e sulla forza della magia femminile.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“PASSEGGIATE CON I CANI” DI GIANFRANCO CALLIGARICH LEGGI LA RECENSIONE

“Passeggiate con i cani” di Gianfranco Calligarich leggi la recensione

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Titolo: Passeggiate con i cani
Autore: Gianfranco Calligarich
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 128
Prezzo: Euro 15
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: Un pezzo di pane bianco senza sale. È il dono che un vecchio scrittore offre ai suoi cani in una sorta di comunione dopo che una disputa a cena ha contrapposto gli amanti dei cani agli amanti dei gatti. Come succede per tante cose, il mondo su questo è diviso in due. Ma lui è dalla parte dei cani. Avviandosi lentamente con i suoi fedeli amici lungo l’antica e bellissima strada in cui ha la fortuna di abitare, il vecchio scrittore ricorda il suo arrivo a Roma negli anni sessanta da speranzoso giornalista.


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“Un’intrigante ode alla vita e all’amore canino”

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In “Passeggiate con i cani” di Gianfranco Calligarich, ci troviamo di fronte a un’opera letteraria che cattura l’anima e il cuore del lettore, immergendosi in un mondo affascinante e surreale. Questo romanzo, dal sapore nostalgico, rappresenta un dono speciale che l’autore offre ai suoi amati cani, come un gesto di comunione tra uomo e animale.


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La trama si sviluppa attraverso le passeggiate del vecchio scrittore lungo un’antica e meravigliosa strada, dove si svelano le memorie di un passato ricco di esperienze e di incontri straordinari. Calligarich ricorda il suo arrivo a Roma negli anni ’60, con la speranza di intraprendere la carriera di giornalista, e le strane occupazioni che ha svolto per sopravvivere e mantenere la ragazza che amava.


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Attraverso il racconto del protagonista, entriamo nel mondo eccentrico del cinema e nella vivace bohème colorata e fumosa che lo circonda. I caffè di piazza del Popolo diventano testimoni delle sue avventure, mentre una vacanza in Sicilia, un poeta tradito e una grande scrittrice madrina del suo primo romanzo si intrecciano nella trama, arricchendola di sfumature emozionanti.


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La scrittura di Calligarich si distingue per la sua delicatezza e l’abilità nel creare immagini vivide che rapiscono il lettore. Con una prosa elegante e coinvolgente, l’autore dipinge Roma come una città bella come una canzone, trasportandoci in un viaggio sensoriale attraverso le sue strade e i suoi luoghi più suggestivi.


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“Passeggiate con i cani” è un’ode alla vita, all’amore per i cani e alle esperienze che plasmano il nostro percorso. Il libro affronta anche il dibattito eterno tra amanti dei cani e amanti dei gatti, offrendo un punto di vista schietto e appassionato: Calligarich si schiera dalla parte dei cani, trovando in essi una compagnia fedele e un’inestimabile fonte di ispirazione.


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In sintesi, “Passeggiate con i cani” è un pezzo di pane bianco senza sale che, paradossalmente, rivela tutto il sapore della vita. Gianfranco Calligarich ci regala un’opera ricca di emozioni, che ci invita a riflettere sulle nostre esperienze e a scoprire il valore delle piccole gioie quotidiane. Un libro da leggere, gustare e conservare nel cuore.


Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“LA MIA MONTICELLO” DI JOCELYN NICOLE JOHNSON LEGGI LA RECENSIONE

“La mia Monticello” di Jocelyn Nicole Johnson leggi la recensione

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Titolo: La mia Monticello
Autore: Jocelyn Nicole Johnson
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 240
Prezzo: Euro 17
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: Blackout e tempeste scuotono gli USA in un futuro molto vicino e molto possibile. Il quartiere di First Street a Charlottesville, poi, preso d’assedio da una banda di suprematisti bianchi. Le case si svuotano, e una piccola comunità di famiglie e amici più qualche estraneo fugge dalla città su un bus abbandonato per trovare rifugio a Monticello, la residenza di Thomas Jefferson.

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Il terzo presidente degli USA, considerato, poi, uno dei padri della nazione, autore della Dichiarazione d’indipendenza. Quindi, pur imbevuto di idee illuministe e progressiste non ha preso mai posizione contro lo schiavismo, anzi, ha avuto schiavi nella sua tenuta e da una di loro. Sally, poi,  Hemings, sorellastra della moglie, ebbe dei figli.

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“La Mia Monticello” è il romanzo di Jocelyn Nicole Johnson, che esplora un futuro molto plausibile dove gli Stati Uniti sono sconvolti da blackout e tempeste. Nel quartiere di First Street a Charlottesville, una banda di suprematisti bianchi mette il quartiere sotto assedio. Quindi, in questo contesto di pericolo imminente, una piccola comunità di famiglie, amici e alcuni estranei fugge dalla città a bordo di un bus abbandonato per cercare rifugio a Monticello, la dimora di Thomas Jefferson.

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L’autrice mette in scena un ribaltamento sorprendente quando Monticello, una volta museo, diventa una casa sicura reclamata dalla comunità in fuga. Questa situazione crea un connubio di riappropriazione e necessità, mentre i personaggi vivono diciannove giorni di paura, speranza e ricerca di una breve tregua.

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Da’Naisha Love, una giovane donna che guida il gruppo di fuggitivi, è discendente di Sally Hemings, schiava di Monticello e madre dei figli di Thomas Jefferson. Questo legame genealogico complesso aggiunge un’ulteriore profondità al racconto, in cui il passato e il presente si intrecciano in modo straordinario.

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Attraverso una prosa coinvolgente, Johnson ci porta in un viaggio emotivo, offrendo una visione straordinaria dei colloqui con i fantasmi del passato e della ricerca di una pace temporanea. L’autrice esplora temi di identità, eredità e la lotta per la sopravvivenza in un contesto di crisi. Il lettore viene catapultato in una storia avvincente, in cui la paura e la speranza si fondono, mentre i personaggi cercano di affrontare il peggio e sperare in un futuro migliore.

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In conclusione, “La Mia Monticello” di Jocelyn Nicole Johnson è un romanzo avvincente e ricco di significato, ambientato in un futuro incerto ma molto vicino alla realtà odierna. Con un’ambientazione intensa e personaggi ben sviluppati, l’autrice ci offre una storia coinvolgente che affronta temi attuali e complessi. Questo romanzo merita sicuramente un posto nella tua lista di letture imperdibili.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“CASSANDRA A MOGADISCIO” DI IGIABA SCEGO LEGGI LA RECENSIONE

“La via delle sorelle” di Gaia Manzini leggi la recensione

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“La via delle sorelle” di Gaia Manzini leggi la recensione

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Titolo: La via delle sorelle
Autore: Gaia Manzini
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 160
Prezzo: Euro 15,2
Ebook: Euro 10,99

 

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Trama: Nella vita i legami che scegliamo ci definiscono più di quelli in cui ci troviamo nascendo. Per ogni donna, quindi, il rapporto con le amiche è una relazione fondativa, capace di determinare la direzione di un’esistenza intera: di indicare una via. Ci sono, poi, le amiche sorelle, unite da un legame simbiotico. Le complici di sfide e trasgressioni. Le compagne in cui specchiarsi per riconoscersi. Ma anche quelle che tradiscono perché sanno colpire nel punto di massima debolezza: le amiche geniali, le amiche fatali.

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“La via delle sorelle” è l’ultimo libro di Gaia Manzini ed è tutto incentrato sull’amicizia femminile. La scrittrice racconta una parte di sé molto dolorosa dall’infanzia a oggi, un lasso di tempo in cui ha incontrato e condiviso una parte della sua vita con delle amiche.

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Molto interessante, tra i racconti intimi della Manzini, i racconti di donne, artiste importanti che hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita e nella crescita culturale della scrittrice. Per tutto il libro il filo conduttore è l’amicizia, ma non quella da film, finta e fuori dal mondo. Bensì quella reale, dove le persone si frequentano tutti i giorni, si vive quasi in simbiosi. Però, poi, all’improvviso, le vite di ognuno prendono altre strade.

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La Manzini ha una capacità unica nel raccontare i sentimenti: non è mai banale o scontata. L’amicizia femminile è complicità, unione, ma come tutto si trasforma. Come evidenzia l’autrice, poche le amicizie che ci portiamo dietro per tutta la vita. Piuttosto abbiamo delle amicizie in momenti della vita, che in altri periodi probabilmente sarebbero state del tutto inutili. Proprio perchè l’individualità predomina, ma allo stesso tempo non possiamo fare a meno degli altri: le amiche, alla fine, sono come sorelle.

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“La via delle sorelle” è un libro molto personale e intimo di cui Gaia Manzini ha voluto farci partecipi. Ma sono anche estremamente interessanti i racconti delle amicizie delle donne ‘famose’: un flusso unico di emozioni e sentimenti. Un libro che porta a galla i legami importanti della vita di tutti.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“CASSANDRA A MOGADISCIO” DI IGIABA SCEGO LEGGI LA RECENSIONE

“Cassandra a Mogadiscio” di Igiaba Scego leggi la recensione

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“Cassandra a Mogadiscio” di Igiaba Scego leggi la recensione

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Titolo: Cassandra a Mogadiscio
Autore: Igiaba Scego
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 368
Prezzo: Euro 19
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: A Roma, il 31 dicembre 1990, una sedicenne si prepara per la sua prima festa di Capodanno: indossa un maglione preso alla Caritas, ha truccato in modo maldestro la sua pelle scura. Ma è una ragazza fiera e immagina il nuovo anno carico di promesse. Non sa che proprio quella sera si compirà per lei il destino che grava su tutta la sua famiglia. Mentre la televisione racconta della guerra civile scoppiata in Somalia, il Jirro scivola dentro il suo animo per non abbandonarlo mai più.

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“Cassandra a Mogadiscio” è l’ultimo romanzo della scrittrice Igiaba Scego. Un memoir carico di amore, dolore, sofferenza e voglia di tramandare la propria storia. La scrittrice decide, nel periodo della pandemia, di raccontare alla nipote lontana la storia della loro famiglia.

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Una famiglia numerosa che ha vissuto varie epoche della Somalia, un paese distrutto dalla guerra civile del 1991. Ed è proprio su questo anno che si incentra il racconto della Scego. All’epoca era solo una giovane ragazzina che viveva sulla sua pelle il dolore della guerra, non solo con i racconti dei suoi genitori, in particolare quelli della madre. Ma soprattutto con le sue sofferenze e la malattia che da quel momento non l’abbandonerà più.

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Nel romanzo molte parole sono volutamente lasciate in lingua somala, proprio perché rendono molto di più della traduzione. E per noi lettori è un modo per comprendere ancora di più ed entrare in punta di piedi nella storia e nella vita della famiglia Scego.

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Una di queste parole è “Jirro” che significa malattia. Ma, come spiega la stessa autrice, non si tratta della semplice malattia, ma è quella che ti entra dentro, silenziosamente, e si radica dentro senza più abbandonarci. E anche quando siamo convinti che non si sia più, basta una parola, un profumo o un oggetto per far si che Jirro riprenda la sua forza distruttiva.

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Questo romanzo tratta tanti argomenti, tra cui quello del colonialismo, di cui purtroppo ci siamo macchiati anche noi italiani, e proprio in Somalia. Per mia ignoranza, conosco poco la storia del periodo colonialista italiano in Africa, e leggere le pagine di questo libro mi ha fatto veramente male. Mi sono sentita in colpa per tutto quello che hanno subìto e che ancora subisce il popolo somalo.

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E questa mia ignoranza, oltre a derivare da una mia mancanza, è frutto anche di quello che ci arrivava all’epoca dello scoppio della guerra civile somala. Nello stesso anno, 1991, scoppiò la guerra dei Balcani e sui giornali e in tv non si parlava d’altro. La guerra civile in Somalia, purtroppo, rimase un conflitto ‘chiuso’ in Africa, con pochissima visibilità all’esterno.

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Lo stile della Scego ha il pregio di catturare il lettore, ogni parola trasmette alla perfezione quelle che prova lei stessa nel ricordare e raccontare. Per molti, questo legame familiare, seppur separato da km di distanza, non è comprensibile. Ormai viviamo di individualità e poco ci interessa della nostra storia e del passato.

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“Cassandra a Mogadiscio” è un romanzo che colpisce al cuore e spesso fa male. Vorremmo stringere forte, pagina dopo pagina, Igiaba Scego e chiederle scusa per tutto quello che lei e la sua famiglia e tutti i somali non hanno mai smesso di subire. Nel nostro piccolo, la lettura di questo romanzo è fondamentale, anche solo per cercare di dare una giustizia, che non è arrivata, e un piccolo sollievo alle tante sofferenze. E smetterla di girarci dall’altra parte per di non vedere.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“MATRIX” DI LAUREN GROFF LEGGI LA RECENSIONE

“Matrix” di Lauren Groff leggi la recensione

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“Matrix” di Lauren Groff leggi la recensione

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Titolo: Matrix
Autore: Lauren Groff
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 272
Prezzo: Euro 19
Ebook: Euro 9,99

 

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Trama: Inghilterra, Dodicesimo secolo. Marie, bandita dalla corte della regina Eleonora d’Aquitania, che ama di un amore ardente, è una ragazza sola, figlia illegittima di re, inutilmente colta, inutilmente appassionata. Destinata com’è a una vita di clausura in un’abbazia che ha conosciuto giorni migliori, abitata da un piccolo popolo di donne inacidite dalla segregazione, dispettose, anche solo vecchissime. Però Marie riconosce in quell’enclave isolata, così importante per l’economia del contado, una possibilità di crescita, di potere, anche.

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“Matrix” è l’ultimo romanzo di Lauren Groff e narra la storia di Marie de France, figlia non riconosciuta di re Enrico II d’Inghilterra. Una giovane che si ritrova, per gli intrighi di corte, relegata in un’abbazia desolata e desolante. La scelta di mandarla lì è arrivata dalla regina Eleonora D’Aquitania. Le due donne, per tutto il romanzo, sono unite da un profondo legame in continua evoluzione.

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Questo romanzo può rientrare tranquillamente nel genere distopico, in quanto l’autrice ha voluto ricreare un ambiente, sia interno che esterno, totalmente privo di uomini. Le donne possono e devono andare avanti da sole. E sarà proprio Marie a prendere il comando. Se all’inizio è una ragazza legata all’ambiente esterno e molto tenera, al termine del romanzo ci troviamo davanti una donna matura, potente e profondamente mistica.

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E’ un romanzo fortemente femminista, quasi estremo, non è semplice da leggere anche per lo stile della Groff: tutto il romanzo, infatti, è privo di dialoghi. Il discorso indiretto appesantisce molto la lettura e questo, sicuramente, non ci aiuta a empatizzare con i personaggi presenti nella storia. L’aver usato l’indicativo ha reso un po’ più fluida la lettura, ma di sicuro non scorre.

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Pensando al titolo, “Matrix”, ci viene subito in mente l’omonimo film delle sorelle Wachowski. Ma se ne distacca facilmente se, invece, pensiamo al significato del termine latino: ossia genitrice, madre. E’ proprio questo quello che è Marie. Grazie a lei l’abbazia rinasce e diventa una delle più importanti. Marie è anche madre delle consorelle, è il loro punto di riferimento, e non ultimo, è fondamentale il rapporto tra la protagonista e la Madonna.

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La Groff ha reso alla perfezione il contesto storico del romanzo. Un Medioevo certamente cupo e arido, ma pronto all’innovazione e all’apprendimento. “Matrix” è un romanzo interessante, non di semplice lettura, ma ha dalla sua una storia intrigante con una protagonista veramente dominante. E si nota sin da subito l’enorme lavoro che ha fatto la scrittrice dal punto di vista storico.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“DALIA NERA, ROSA ROSSA” DI PIU EATWELL LEGGI LA RECENSIONE

“Fake accounts” di Lauren Oyler leggi la recensione

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Titolo: Fake accounts
Autore: Lauren Oyler
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 288
Prezzo: Euro 20
Ebook: Euro 11,99

 

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Trama: New York. Una giovane donna con opinioni molto decise sulla Rete, di cui pure fa uso nella vita privata e su cui si fonda il suo mestiere, sbircia il cellulare del suo ragazzo, Felix, e scopre che è un celebre complottista anonimo. Questo spiega in parte il suo distacco e la sua elusività ed è quasi un sollievo, perché le offre una buona ragione per lasciarlo, come già stava pensando di fare. Ma poi un incidente fa precipitare la situazione, e la protagonista di questa storia decide di lasciare New York e tornare a Berlino, dove lei e Felix si sono conosciuti.

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“Fake accounts” di Lauren Oyler racconta la storia di una giovane donna, pienamente inserita nella società, che ha una storia con un ragazzo,Felix, che scoprirà essere un complottista e un creatore di fake news.

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Ora, l’idea di fondo è molto interessante: parlare della società di oggi, così frenetica e schiava dell’apparire, che vive la vita sui social e ne viene totalmente fagocitata. Il problema di questo romanzo è che è tutto troppo supponente ed estremamente verboso. La protagonista racconta, in prima persona, la sua storia, ma sin da subito la si detesta. Il fatto stesso che si rivolga direttamente al lettore mi irrita e non poco. Probabilmente perchè è reso tutto troppo semplice e anche infantile.

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Ma anche il proseguimento della lettura è costellato di “Ma che cosa sto leggendo?”, oppure “Ma stiamo scherzando?”. Questo flusso di coscienza, se da un lato rende alla perfezione la nostra società, dall’altro il continuo egocentrismo e la montagna di parole appesantisce tutto. E viene voglia più volte di andare oltre per arrivare al dunque della storia… che poi non arriverà mai!

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Tutto questo poi non è aiutata dalla scrittura sciatta ed estremamente compiaciuta che rende ancora più detestabile una protagonista sgradevole. E la rende caricaturale all’estremo, quasi decontestualizzata.

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“Fake accounts” è un’occasione mancata, perchè l’idea di fondo è molto interessante e quanto di più attuale, ma si scontra con l’egocentrismo intriso di parole di una protagonista che non fa altro che far allontanare il lettore. E, se ci pensiamo, è quello che spesso ci accade con i social: l’iniziale divertimento, lascia presto il passo alla voglia di disintossicarsi.

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Forse è quello che voleva la scrittrice con questo suo romanzo. Chissà se la reazione del lettore sarà il distaccamento totale dal libro oppure la voglia di continuare e restare incollati alla lettura di “Fake accounts”.

Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)

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“MATRIX” DI LAUREN GROFF LEGGI LA RECENSIONE

“Corpi celesti” di Jokha Alharthi leggi la recensione

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“Corpi celesti” di Jokha Alharthi leggi la recensione

Titolo: Corpi celesti
Autore: Jokha Alharthi
Genere: narrativa
Editore: Bompiani
Pagine: 264
Prezzo: Euro 18
Prezzo E-book: 11,99

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Trama: Nel piccolo paese di ‘Awafi, in Oman, vivono tre sorelle. Mayya, la maggiore, sposa ‘Abdallah, figlio di un ricco mercante di schiavi, dopo aver sofferto patimenti d’amore. Insieme saranno felici, e la loro unica figlia femmina, London, diventerà medico e sarà una donna forte ed emancipata. Asma’, appassionata di letteratura e romantica sognatrice, si sposa per puro senso del dovere. Khawla, la più bella, rifiuta tutti i pretendenti e resta in attesa del suo grande amore, emigrato in Canada.

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“Corpi celesti” racconta la storia di tre sorelle dell’Omam, con tutte le loro credenze e la usanze che ne influenzano le vite. La curiosità di conoscere un po’ più a fondo una cultura, spesso molto distante e poco compresa, è il giusto approccio iniziare la lettura di questo romanzo.

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Bisogna subito entrare nel mondo di Mayya, Asma’ e Khawla e fare i conti con la diversità di stile di vita rispetto al mondo occidentale. Sin da subito, riceviamo tante informazioni e, soprattutto, un elenco infinito di nomi. Questo potrebbe creare qualche problema, ma, nel giro di poche pagine, riusciamo a entrare nel microcosmo del villaggio di Awafi.

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Le storie vengono raccontate anche con i ricordi del marito di Mayya, Abdallah, ma rimane, comunque, un romanzo profondamente femminile. La condizione delle donne è il punto centrale di tutta la storia: da una parte le donne più legate alle tradizioni, dall’altra le nuove generazioni che cercano una loro emancipazione.

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E’ un continuo passaggio dal passato al presente e ci ritroviamo completamente travolti dalla storia. I vari personaggi ci presentano molte tradizioni dell’Oman e del mondo arabo, che per noi occidentali possono sembrare fuori dal tempo. In realtà, però, sono tradizioni portatrici di ricchissime emozioni, tutte coinvolgenti.

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Lo stile di Jokha Alharthi è serrato, emozionate, ed anche molto poetico. Mentre leggiamo, ci sentiamo travolti da un fiume in piena di parole che ci portano in mondi lontani, che ci fanno sentire più vicini alle tre donne. Abdallah, figura centrale, ci racconta i suoi pensieri, le sue insicurezze, che, però, trovano conforto nel momento in cui ricorda le vicende della famiglia.

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La lettura non è sempre semplice, perché i continui salti temporali e la miriade di personaggi creano non poche difficoltà. Ma quando ci si lascia andare in questi racconti, spesso onirici, ci sentiamo molto più vicini all’Oman e ne veniamo travolti.

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“Corpi celesti” è un romanzo ricco di di emozioni e di contraddizioni e che lascia un velo di malinconia. Ma la bravura della scrittrice sta proprio nel prenderci per mano e portarci con lei in questo viaggio. E’ un romanzo che ci fa conoscere una cultura dall’interno con le sue bellezze e le sue difficoltà. E’ una lettura per chi approcciarsi in modo delicato ad una cultura ricca e meravigliosa, eppure, spesso, ottusamente demonizzata.


Barbara Piergentili
(account Instagram: letture_barbariche)


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“IL TRENO DEI BAMBINI” DI VIOLA ARDONE LEGGI LA RECENSIONE

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