“Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione del film
Regia: Nisha Ganatra
Cast: Jamie Lee Curtis, Lindsay Lohan, Julia Butters, Sophia Hammons, Manny Jacinto, Mark Harmon, Chad Michael Murray
Paese: USA
Anno: 2025
Durata: 111 minuti
Genere: Commedia
Distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Voto: ♥1/2 (su 5)
Un sequel che scambia i corpi, ma perde la testa – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione del film
Il cinema vive di cicli, di ritorni e di quella particolare alchimia che chiamiamo “operazione nostalgia”. Alcuni titoli sanno tornare in sala portando con sé lo spirito del passato, aggiornato a un linguaggio nuovo e a una sensibilità contemporanea. Altri, invece, si limitano a riproporre un involucro familiare, riempito in fretta e con poca attenzione alla coerenza interna, confidando nel fatto che il pubblico, sospinto dal ricordo, accetterà qualsiasi cosa pur di rivedere volti e situazioni amate.
Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo appartiene purtroppo alla seconda categoria. E’ un film che – nonostante il potenziale di partenza – decide di giocare al ribasso, sacrificando logica, credibilità e profondità in nome di una leggerezza che diventa superficialità.
Il precedente del 2003 e la sottile differenza tra leggerezza e banalità – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
L’originale del 2003 – in realtà terzo adattamento del romanzo di Mary Rodgers – non era esente da difetti. Portava con sé il tipico marchio di fabbrica Disney, con la sua rappresentazione addolcita del conflitto generazionale e l’idea, un po’ ingenua ma perdonabile, che gli adulti diventino “cool” quando pensano e si comportano come adolescenti. Ma aveva una cosa fondamentale: rispetto per l’intelligenza dello spettatore. La dinamica madre/figlia, per quanto filtrata da un’ottica pop e per famiglie, era costruita con una certa cura.
il meccanismo dello scambio di corpi serviva a innescare un vero percorso di comprensione reciproca. Le situazioni comiche erano supportate da una logica interna chiara. E, non ultimo, Lindsay Lohan e Jamie Lee Curtis riuscivano a dare profondità e sfumature a due personaggi che potevano facilmente scivolare nella caricatura. Oggi, invece, sembra che queste accortezze siano state messe da parte. Il 2025 di Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo è figlio di un’industria che spesso scrive film “a occhi chiusi”, puntando tutto su riferimenti nostalgici e sulla disponibilità del pubblico a non farsi troppe domande.
Anna, da adolescente ribelle a madre single a tempo di record – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione del film
Uno dei punti più spinosi di questo sequel è la caratterizzazione della protagonista. Nel 2003, Anna era un’adolescente ribelle e aspirante musicista che viveva un conflitto tipico con la madre. Oggi, la ritroviamo a 36 anni, madre single di Harper e con un passato – o, meglio, un buco narrativo – che lascia più dubbi che certezze.
Il film ci dice che Anna è diventata madre a 21 anni e mezzo. Un’età piuttosto insolita per una ragazza che, fino a pochi anni prima, era un’icona del teen-movie americano. E non perché non sia plausibile in sé, ma perché il film non si prende la briga di contestualizzare questa scelta. Non sappiamo se sia stata una decisione consapevole, un imprevisto, un atto d’amore o un errore. Non lo sappiamo e non lo sapremo mai, perché la sceneggiatura si limita a dare per scontato il dato anagrafico.
Ancora più stridente è il fatto che Anna sembri rimpiangere di aver rinunciato alla carriera da cantautrice a causa della maternità, salvo poi essere diventata una manager musicale di successo. Non che il rammarico non possa convivere con un percorso professionale realizzato, ma il film non spiega, non scava, non problematizza. Si limita a lasciar cadere la frase, senza darle peso, quasi fosse un tic di sceneggiatura.
Dal rifiuto del matrimonio al sì in sei mesi – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
Se la premessa della maternità lampo lascia dubbi, la sottotrama sentimentale di Anna ne solleva altrettanti. La ritroviamo all’inizio del film come donna indipendente, allergica al matrimonio e apparentemente soddisfatta della propria vita. Poi, un incontro fisico e rocambolesco con Eric – chef inglese, vedovo e padre di Lily – cambia improvvisamente tutto.
In sei mesi, Anna passa dal rifiutare l’idea di un matrimonio a organizzare le nozze e a pianificare un trasferimento a Londra. Il film vuole farci credere che questo cambiamento sia il frutto di una travolgente passione romantica, ma la rapidità e la superficialità con cui è gestito rendono l’arco narrativo poco credibile. Non vediamo un percorso di innamoramento, né un vero conflitto interno. Vediamo solo una decisione presa “perché sì”, utile a innescare la trama, ma priva di sostanza.
Lily e Harper: il conflitto che poteva essere e non è stato – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
L’idea di mettere in collisione le due figlie – Harper e Lily – è, sulla carta, una delle più promettenti del film. Due adolescenti che si odiano, costrette a diventare sorellastre: una miniera di potenziale drammaturgico e comico. Peccato che il film la usi solo come pretesto per innescare lo scambio di corpi e qualche gag scolastica. Non c’è un vero approfondimento del perché le due si detestino, né un percorso convincente di evoluzione del loro rapporto. La loro rivalità è trattata in modo superficiale, e le eventuali possibilità di legare questo conflitto a temi più ampi – come l’identità, l’adattamento o la famiglia allargata – vengono lasciate cadere.
Il nuovo scambio di corpi: più confusione che profondità – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
Il cuore del franchise è sempre stato lo scambio di corpi. Nel 2003, il biscotto della fortuna era un espediente chiaro: due persone incapaci di capirsi erano costrette a vivere nei panni dell’altra, fino a sviluppare empatia e comprensione. Nel 2025, il meccanismo si complica: Harper e Anna si scambiano i corpi, ma anche Tess e Lily subiscono lo stesso destino.
Il problema è che il film non spiega perché. Per quale motivo la futura nonna acquisita e una ragazza che a malapena conosce dovrebbero vivere questa esperienza? Quale legame devono comprendere o quale conflitto devono risolvere? La risposta è semplice: nessuno. È una scelta funzionale solo ad ampliare il cast comico, ma priva di logica narrativa. Il risultato è un intreccio più confuso, in cui il “chi è chi” diventa una distrazione invece che un arricchimento.
Il messaggio che non cambia dal 2003: adulti “cool” solo se adolescenti dentro – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
Uno dei difetti principali del film è la riproposizione, senza alcuna revisione critica, dello stesso messaggio che già nel 2003 poteva essere considerato discutibile: gli adulti sono veramente vivi, interessanti e simpatici solo quando assumono atteggiamenti e mentalità adolescenziali. Non c’è traccia di un’analisi più matura del rapporto tra le generazioni. Non c’è un tentativo di mostrare come la saggezza, l’esperienza e la prospettiva adulta possano essere un valore in sé.
Anzi, sembra che l’unico modo per tessere un legame con i più giovani sia “scendere al loro livello” e imitarne modi, gusti e linguaggio. In un contesto in cui il pubblico di riferimento del 2003 oggi ha circa quarant’anni, questa scelta appare anacronistica e riduttiva. La leggerezza, quando diventa infantilizzazione, smette di essere intrattenimento e si trasforma in compiacimento.
La superficialità come scelta produttiva – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
Più che un difetto accidentale, la mancanza di coerenza sembra una scelta consapevole. Il film non vuole impegnarsi a dare senso alle proprie premesse, perché sa che la maggior parte del pubblico non glielo chiederà. È un prodotto costruito per intrattenere chi si accontenta di poco e non si fa domande. Si punta sul ritmo veloce, sui richiami all’originale, su qualche gag slapstick e su momenti teneri abbastanza generici da non rischiare di alienare nessuno.
Il problema è che questa strategia funziona solo fino a un certo punto: chi cerca un minimo di coerenza o di profondità si trova davanti a un guscio vuoto, decorato con la vernice della nostalgia.
Curtis e Lohan: professionalità sprecata – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
Jamie Lee Curtis e Lindsay Lohan non sono il problema del film. Anzi, sono probabilmente l’elemento migliore. La loro chimica è intatta, la loro presenza scenica evidente, e riescono persino a strappare momenti di autenticità in un contesto che ne offre pochi. Curtis, in particolare, riesce a far sorridere anche quando il materiale è debole, grazie alla sua capacità di gestire tempi comici e linguaggio del corpo. Lohan dimostra di avere ancora carisma, e la sua Anna avrebbe potuto essere un personaggio interessante se solo le fosse stata data più consistenza. Il problema è che il film si affida completamente al loro richiamo mediatico senza costruire intorno a loro una storia che valga la pena raccontare.
Una commedia che scambia la sostanza per il ricordo – “Quel pazzo venerdì sempre più pazzo” la recensione
Quel pazzo venerdì, sempre più pazzo è un’occasione persa. Aveva a disposizione un cast collaudato, un’idea di partenza ancora valida e un pubblico pronto ad accoglierlo. Poteva aggiornare il messaggio, approfondire i personaggi, trovare nuovi modi di esplorare il conflitto generazionale.
Ha scelto invece di puntare tutto sulla nostalgia, sull’accumulo di gag e su un intreccio che non regge a un minimo di analisi. È un film che si può guardare distrattamente, magari sorridendo a qualche momento ben riuscito, ma che lascia ben poco una volta terminato. E per un’operazione che vive di ricordi, il paradosso è che ciò che resta in mente, dopo i titoli di coda, è soprattutto la sensazione che si potesse fare molto, molto di più.
Francesco G. Balzano
“UNA PALLOTTOLA SPUNTATA” LA RECENSIONE DEL FILM
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