“I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione del film
Regia: Matt Shakman
Cast: Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Ebon Moss-Bachrach, Joseph Quinn, Julia Garner, Ralph Ineson, Paul Walter Hauser, Natasha Lyonne, Mark Gatiss
Paese: USA
Anno: 2025
Durata: 114 minuti
Genere: Avventura, Azione, Fantascienza
Distribuzione: Marvel Studios
Voto: ♥♥ (su 5)
Benvenuti nel multiverso Marvel, dove ogni nuovo inizio può tranquillamente coincidere con una fine annunciata. “I Fantastici 4: Gli inizi” arriva nelle sale con la grazia di un meteorite, portandosi dietro aspettative cosmiche, un cast blasonato e l’inquietante sensazione che tutto sia già stato visto. Perché, a dirla tutta, lo è.
Una missione spaziale, quattro cliché e un sacco di pixel – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Siamo onesti: Reed è intelligente (e ci mancherebbe), Sue è la madre coraggio che sembra uscita da una pubblicità. Sempre perfetta, sempre pronta al sacrificio, sempre pronta a salvare il mondo con lo sguardo fiero e un’inquadratura in controluce, Johnny fa la battuta ogni sei secondi come se fosse rimasto bloccato nel 2004 con Spider-Man di Sam Raimi, e Ben è il solito spaccatutto con cuore tenero, a metà tra Hulk e un peluche da cantiere. La missione nello spazio li ha trasformati? No, solo resi ancora più prevedibili.
La sceneggiatura decide di trattare i loro poteri come se fossero parte di una routine familiare: la Torcia Umana si accende per scaldare il caffè, la Donna Invisibile sparisce quando la conversazione si fa noiosa, Mr. Fantastic si allunga solo per prendere il telecomando. Non si avverte mai un vero senso di meraviglia o pericolo: siamo più vicini a un episodio di sitcom che a una saga epica.
L’idea di ambientare tutto in un retro-futuro anni Sessanta poteva essere intrigante, ma diventa solo un pretesto per colori pastello, set finti e una colonna sonora che vorrebbe essere vintage ma pare più il sottofondo di un ascensore a tema Marvel. I costumi sembrano disegnati da un algoritmo addestrato su cartoline d’epoca e gli effetti visivi alternano momenti riusciti a sequenze che sembrano uscite da una pubblicità del dentifricio.
Il cattivo viene dallo spazio. Come l’originalità, che però non è atterrata – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Galactus arriva. Mangia pianeti. Ha fame. Che novità. Il suo araldo, Silver Surfer, stavolta è una donna. Bene, ma anche qui, il film fa tutto il possibile per evitare di disturbare. Neppure una variazione, un rischio, un picco emotivo. Tutto è già previsto, calcolato, sterilizzato. Perfino l’araldo della distruzione planetaria sembra chiedere scusa quando compare: “Salve, sarei venuta a distruggere il mondo, ma se è un problema torno più tardi.”
E mentre Galactus minaccia di divorare la Terra, Reed e Sue devono decidere se sacrificare o no il figlio Franklin. Un dilemma etico, certo, ma trattato con la profondità di un questionario online. Hai dieci secondi per salvare il mondo: a) dai via il bambino, b) combatti Galactus, c) bevi un caffè e ci pensi dopo.
Franklin, questo infante simbolico che rappresenta la speranza di un mondo nuovo, è in realtà solo una scusa per inserire una crisi esistenziale che dura il tempo di uno starnuto. L’intero conflitto si riduce a dialoghi da manuale.
Cast da Oscar… dell’ovvio – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Pedro Pascal, che ormai interpreta più ruoli di una compagnia teatrale scolastica, qui si muove con il pilota automatico. Vanessa Kirby è la mamma coraggio senza una grinza (nemmeno nel trucco), mentre Joseph Quinn e Ebon Moss-Bachrach fanno quello che possono per rendere simpatici due personaggi scritti con lo stampino.
La loro interazione dovrebbe commuovere, farci sentire parte della famiglia. Invece ci fa pensare alla nostra, quando ci si costringe a sorridere alle cene di Natale con lo zio noioso. L’alchimia c’è, ma è di quella imbarazzante.
Pascal, con la sua solita serietà intensa da post-apocalisse HBO, sembra dimenticare che questa dovrebbe essere una saga d’avventura, non un monologo teatrale. Kirby recita ogni battuta con la solennità di una conferenza motivazionale, come se stesse istruendo l’umanità su come abbracciare i sentimenti con la postura giusta. Johnny e Ben tentano di portare leggerezza, ma sembrano due figuranti rimasti sul palco per sbaglio.
Gli effetti speciali? Belli, ma l’anima dov’è? – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
I set sono ben fatti. Galactus ha una resa visiva degna. Silver Surfer sembra uscita da una sfilata di moda nello spazio. Ma basta? No. Perché quando manca l’anima, il senso del pericolo, dell’inaspettato, anche il più spettacolare dei mostri galattici può annoiare come un bollettino meteo.
Il film cerca la commozione, ma trova la noia. Cerca la meraviglia, ma inciampa sulla prudenza. Cerca il pubblico, ma trova un algoritmo. Le scene d’azione sembrano inserite per contratto, tra un dialogo piatto e un altro. Nessuna creatività nei combattimenti, nessuna sorpresa nelle soluzioni. E quando si arriva al confronto finale, il tutto si conclude con una battuta fiacca e una dissolvenza che urla “ci vediamo nel sequel”.
Il vero superpotere? Non disturbare nessuno – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Ecco il punto: “I Fantastici 4: Gli inizi” è il manifesto di un cinema supereroistico che ha paura di osare. Un film-piumone, comodo, innocuo, che preferisce non rischiare neppure una mezza scelta creativa per paura di scontentare. Una pellicola che sembra uscita da un foglio Excel più che da una sceneggiatura.
Sembra fatta apposta per evitare il dissenso: un casting studiato per piacere a tutti, una trama che segue la guida dell’utente Marvel medio, un finale che non chiude ma apre (naturalmente) al prossimo episodio. Perché mica possiamo dare al pubblico una storia completa. Troppa responsabilità.
Non disturbare, siamo al lavoro su un sequel – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Che si tratti di costruire universi narrativi o di distruggerli con uno schiocco di dita, la Marvel sembra oggi più preoccupata di tenere insieme il merchandising che le linee narrative. I Fantastici 4 diventano così il trailer più lungo mai girato per il prossimo Avengers. Un teaser di due ore che si chiude con la promessa: “ci vediamo nella prossima puntata”. La differenza è che qui, a differenza di una serie TV, abbiamo pagato un biglietto intero per guardare l’episodio pilota di un franchise che ha paura di fare sul serio.
E mentre il film si affanna per creare connessioni con tutto l’MCU, strizzando l’occhio a Latveria, a Doctor Doom, al Multiverso, alla Fase 6, e persino al merchandising della LEGO, ci si dimentica della cosa più semplice: raccontare una bella storia. Una che ci faccia battere il cuore, ridere, piangere o almeno… svegliare.
Il paradosso del reboot – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Quante volte si può riavviare qualcosa prima che perda completamente senso? I Fantastici 4 sono ormai alla loro quarta incarnazione cinematografica. E no, non c’è due senza tre, ma il quattro viene solo se si continua a sbagliare e a non imparare nulla.
Questo reboot non ha il coraggio di prendere decisioni vere. Ha paura dei fan, dei critici, dei produttori, forse anche dei popcorn. Non vuole scontentare nessuno, quindi non emoziona nessuno. È la democrazia del tiepido. Il trionfo del “meh”.
Quando la nostalgia diventa un alibi – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
L’estetica anni Sessanta? Non basta un filtro color seppia e due elmetti retrò per evocare un’epoca. Serviva uno spirito, un cuore, un’anima che qui non si percepisce. La “nostalgia” si riduce a gadget visivi, mentre il contenuto è moderno solo nella sua pigrizia.
Si poteva usare l’ambientazione per creare un contrasto, una tensione, una riflessione. Invece diventa un fondale teatrale, bello da vedere ma senza profondità. Un contesto in cerca di una storia che non arriva mai.
Gli altri Fantastici 4 (e questo) – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Una domanda sorge spontanea: era davvero così difficile fare meglio dei precedenti? Pare di sì. Se il reboot del 2015 è ricordato con l’affetto riservato alle puntate brutte di Beautiful, questo nuovo tentativo sembra voler farci rimpiangere addirittura quel film. Almeno lì si rischiava. Male, ma si rischiava. Qui siamo nella comfort zone del cinema corporate: lucido, controllato, dimenticabile.
E no, non è sufficiente dirci che è solo il primo capitolo. Se il tuo primo episodio è debole, il secondo difficilmente sarà memorabile. Le fondamenta sono importanti. E queste traballano già al primo soffio.
Il pubblico e le aspettative tradite – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Il pubblico, oggi, non è più disposto a tollerare la mediocrità con il sorriso. Siamo sopravvissuti a decine di film Marvel, a trilogie zoppe, a crossover forzati. Ora vogliamo qualcosa che valga la pena. Qualcosa che, se non ci stupisce, almeno ci rispetti.
E invece no. Ci si affida alla formula. Si punta tutto sul sicuro. Si trattano gli spettatori come consumatori in fila alla mensa: pasta, carne, contorno. E se non ti piace, pazienza, tanto domani c’è un altro piatto. È questo che sono diventati i film Marvel? Episodi di una soap opera interstellare senza più ispirazione?
I Fantastici 4 sono tornati. Peccato. – “I Fantastici Quattro – Gli inizi” la recensione
Il film è tecnicamente corretto, visivamente gradevole e politicamente neutro. Ma tutto questo è il minimo sindacale. E quando il minimo sindacale viene venduto come grande evento, il pubblico, giustamente, comincia a sospettare.
“I Fantastici 4: Gli inizi” non è brutto. È peggio: è inutile. Non lascia il segno, non fa discutere, non cambia nulla. E per un film che dovrebbe rilanciare l’intero MCU, è un peccato capitale.
Francesco G. Balzano
“BRING HER BACK” LA RECENSIONE DEL FILM
Copyright © 2012 - 2022 FB Comunicazione di Francesco Girolamo Balzano Testata Giornalistica registrata presso Tribunale di Roma n.263/2012
Partita Iva: 11915641002 | Privacy Policy