Sanremo 2019, ecco le nostre pagelle. A un passo dalla serata finale del Festival, proponiamo i nostri voti a tutte le canzoni in gara.
Sanremo 2019, le nostre pagelle: Ultimo, Irama, Shade con Federica Carta e Boomdabash
Ultimo – “I tuoi particolari”. Voto: 6. Vincitore della sezione ‘Giovani’ nella scorsa edizione, torna in gara all’Ariston anche quest’anno. Non si smentisce, ormai si è creato un folto popolo di fan e non li delude. Il pezzo è gradevole e la sua immagine è intatta. Svolge bene il compitino.
Irama – “La ragazza con il cuore di latta”. Voto: 5. Trionfatore della scorsa edizione di “Amici”, Irama sbarca all’Ariston coi galloni del papabile vincitore. Operazione furbetta: da idolo delle adolescenti, si cuce addosso il ruolo di salvatore di una ragazza sulla quale il destino si accanito (prima il pacemaker, poi il padre violento). Il testo ricorda molto quello di “Mary” dei Gemelli Diversi, ma le sue fan sono abbastanza giovani da non poterselo ricordare.
Shade, Federica Carta – “Senza farlo apposta”. Voto: 4.5. Altri due beniamini degli Under 18 sul palco dell’Ariston. Il testo è pensato per loro e la melodia pure. Il circuito della musica digitale ringrazia, noi un po’ meno.
Boomdabash – “Per Un Milione”. Voto: 5. Quest’estate, nei villaggi vacanze, questo pezzo sarà tra i più gettonati. Intanto, le radio hanno già cominciato a ‘bombadarci’ con continui passaggi. La primavera, del resto, è alle porte e, dunque, è meglio portarsi avanti con il lavoro. Ha l’unico merito di essere estremamente orecchiabile.
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Sanremo 2019, le nostre pagelle: Simone Cristicchi, Enrico Nigiotti, Achille Lauro e Mahmood
Simone Cristicchi – “Abbi cura di me”. Voto: 6.5. Fosse solo per il testo, questo pezzo meriterebbe il massimo dei voti. Trattandosi, però, di una canzone, bisogna dare anche il giusto peso alla melodia e, allora, il giudizio, inevitabilmente, si abbassa. La sensazione è che sia il brano giusto per Sanremo ma anche che, una volta spente le luci dell’Ariston, sarà troppo facile da dimenticare.
Enrico Nigiotti – “Nonno Hollywood”. Voto: 4.5. Il buon Nigiotti è un classe ’87, dunque è un (quasi) 32enne. E’ bene precisarlo, perché, a giudicare dal brano potrebbe sembrare che il “nonno” del titolo sia lui. Il testo di questo pezzo è tutto un ‘si stava meglio quando si stava peggio’ e “si parla più l’inglese che i dialetti nostri”. Senza buttarla in politica con l’apologia del “sovranismo” (tanto di moda da qualche mese a questa parte), ci limitiamo a invitarlo a svecchiarsi un bel po’.
Achille Lauro – “Rolls Royce”. Voto: 8.5. Arrivato all’Ariston con la fama di esponente della musica ‘trap’, Achille Lauro offre, invece, come biglietto da visita un omaggio ai suoi idoli rock. Ci voleva coraggio sia nel presentarsi come cantante pur essendo tremendamente stonato, sia nel proporre un brano così scorretto nel regno dei buoni sentimenti. Idolo.
Mahmood – “Soldi”. Voto: 8. Insieme ad Achille Lauro e Ghemon, è la vera sorpresa di “Sanremo 2019”. Questo pezzo è straordinario, sia per melodia che per canto. Chi l’avrebbe mai detto? Da ascoltare e riascoltare.
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Sanremo 2019, le nostre pagelle: Daniele Silvestri feat. Rancore, Loredana Bertè, Ex-Otago e Arisa.
Daniele Silvestri feat. Rancore – “Argentovivo”. Voto: 7. Quando Silvestri si presenta all’Ariston, non lo fa mai con un pezzo banale. Il testo è un cazzotto nello stomaco, che fa male al punto giusto. La melodia sembra strappata dalle sonorità di Eminem e funziona alla grande, così come i versi di Rancore. Qualche dubbio, invece, lo lasciano le capacità da rapper del buon Daniele. Un peccatuccio dal quale lo assolviamo senza troppe difficoltà.
Loredana Bertè – “Cosa ti aspetti da me”. Voto: 5. A Sanremo, lo abbiamo capito, è vietato dir male della Bertè. Ha delle gambe meravigliose, a dispetto della sua età, e il suo pezzo è uno dei migliori. Il messaggio è chiaro: i colleghi inviati nella città dei fiori hanno ottima vista e buon gusto per la bellezza femminile. Sull’udito, però, ci permettiamo di dissentire. Loredana, in passato, ci ha abituato a brani molto (ma molto) migliori di questo.
Ex-Otago – “Solo una canzone”. Voto: 4.5. Nella (lunga) lista dei cosiddetti cantanti indie che si sono giocati malissimo le proprie carte, loro ci sono sicuramente. Di questo brano non si può dire nulla di male. Ma nemmeno di bene. Insipido.
Arisa – “Mi sento bene”. Voto: 3. Il brano più pasticciato di questo “Sanremo 2019”. Si fa davvero fatica a capire da quale parte voglia andare, perché comincia come fosse uno scimmiottamento delle più cupe melodie di “Mary Poppins”, per poi sfociare in una sorta di sigla di “Fantastico”. Male, malissimo.
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Sanremo 2019, le nostre pagelle: Motta, Francesco Renga, Ghemon e The Zen Circus
Motta – “Dov’è l’Italia”. Voto: 4.5. Prima che “Sanremo 2019” iniziasse, qualche critico lo aveva addirittura suggerito come possibile vincitore. In realtà, però, Motta è soltanto un altro ‘indie’ che ha gettato alle ortiche la grande occasione. Questo brano è troppo simile a “La nostra ultima canzone”, il suo brano più celebre prima dell’esperienza all’Ariston. Puntare sull’usato sicuro riduce al minimo le possibilità di fare brutte figure. Ma per vincere (non solo al Festival) bisogna saper rischiare. Un vero peccato.
Francesco Renga – Aspetto che torni. Voto: 4.5. Ora che è arrivato a 50 anni suonati, lo possiamo pure dire: Renga il meglio di sè, da un punto di vista artistico, l’ha dato quando era nei Timoria. Questo brano nulla aggiunge e nulla toglie a quanto ha già offerto da quando frequenta, con profitto, il mondo del pop mainstream.
Ghemon – “Rose viola”. Voto: 7.5. Come anticipato nel giudizio a Mahmood, Ghemon è una delle vere rivelazioni di questo “Sanremo 2019”. E’ un rapper che, all’occorrenza, ed è questo il caso, sa fare pure il vocalist. Il brano non è immediato e, dunque, difficilmente colpirà al primo ascolto. Ma, se provate a sentirlo e risentirlo, non potrete non innamorarvene. Il duetto di ieri sera con Diodato e i Calibro 35 è stato meraviglioso. Una perla.
The Zen Circus – “L’amore è una dittatura”. Voto: 4.5. A questo brano manca una parte fondamentale: il ritornello. Il testo è un fiume di parole da far invidia ai Jalisse. Impossibile da memorizzare per poi essere canticchiato. E no, non fate gli snob: non provate a dire che sono sprecati per il Festival. Nella loro ormai ventennale carriera, hanno dimostrato, con bravura, di saper mescolare poesia e orecchiabilità. Altri esponenti del mondo ‘indie’ ad aver sprecato questa grande occasione.
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Sanremo 2019, le nostre pagelle: Il Volo, Nek, Patty Pravo con Briga ed Einar
Il Volo – “Musica che resta”. Voto: 4. Fa, sinceramente, tristezza e rabbia sentire tre giovanissimi cantanti, peraltro vocalmente ben dotati, rimanere confinati nella ‘comfort zone’ del concetto di bel canto. E’ vero: all’estero hanno successo e piacciono tanto a mamme e nonne delle loro giovani fan. Ma siamo sicuri che, rischiando di più, possano dare un vero contributo alla nuova scena musicale italiana. Forza, ragazzi: è l’anagrafe che ve lo chiede!
Nek – “Mi farò trovare pronto”. Voto: 5. Brano pensato per scalare le classifiche di passaggi in radio. Missione compiuta. A chi gli fa notare (giustamente) che, però, da un punto di vista qualitativo, si poteva fare di meglio, lui risponde sprezzante di non essere interessato a questo genere di critiche. Se sta bene a lui…
Patty Pravo e Briga – “Un po’ come la vita”. Voto: 4. Una brutta canzone, peraltro molto facile da dimenticare. Il passaggio della coppia Pravo/Briga a “Sanremo 2019” verrà, probabilmente, ricordato solo per le intemperanze di lei sul palco.
Einar – “Parole nuove”. Voto: 4. Esattamente come Irama, arriva all’Ariston dopo essere stato uno dei protagonisti di “Amici”. A differenza del collega, però, è meno furbetto e punta sulla classica canzone d’amore, il cui testo, oltretutto, è tutt’altro che memorabile. Anche questo pezzo finirà presto nel dimenticatoio. Meteora.
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Sanremo 2019, le nostre pagelle: Negrita, Paola Turci, Livio Cori con Nino D’Angelo e Anna Tatangelo
Negrita – “I ragazzi stanno bene”. Voto 5. Dobbiamo essere sinceri: puntavamo molto su di loro quando li abbiamo visti nel cast di questo Festival. Al primo ascolto, però, siamo rimasti molto delusi. Poi, riascoltando la canzone, abbiamo apprezzato qualche spunto di bellezza, senza mai, comunque, rimanerne innamorati.
Paola Turci – “L’ultimo ostacolo”. Voto: 5. Per la Turci, vale lo stesso discorso della Bertè: pare proprio non se ne possa parlar male. E’ bellissima? Si, va bene. Ma siamo sicuri che lo stesso si possa dire della canzone? Artisticamente sopravvalutata.
Livio Cori e Nino D’Angelo – “Un’altra luce”. Voto: 4.5. Chi ben conosce il napoletano, assicura che il testo è davvero bello. Noi, nel dubbio, ci fidiamo. Però, non possiamo non notare che l’utilizzo del dialetto (o lingua, fate voi) partenopeo penalizza, e non poco, il brano alle orecchie del resto d’Italia.
Anna Tatangelo – “Le nostre anime di notte”. Voto: 4. Esattamente come Il Volo, è un altro esempio di cantante che sta buttando alle ortiche un talento vocale fuori dal comune. Il suo brano per “Sanremo 2019” conferma, ancora una volta, che a livello artistico, si è fermata al 2002, quando esordì all’Ariston. E aveva 15 anni.
Francesco G. Balzano
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